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Autore: breezeblock    21/03/2021    2 recensioni
[...]Hanno raggiunto un punto tale nella loro tribolata conoscenza, che gli slanci esagerati, gli affanni e i sospiri gli scivolano addosso. Non che il suo cuore non batta all’impazzata ogni volta che lo incrocia per i corridoi, ma è una sensazione diversa, nata da una stabilità raggiunta a fatica, ciò nondimeno conquistata. È un tipo di passione addomesticata, di quella che intercorre solo tra chi è arrivato a conoscersi così in profondità, che ha visto i lati peggiori e più oscuri dell’altro, e che proprio tra questi angoli bui si è creato uno spazio per sé.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Robins, Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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 Cose Semplici 
 
1.
Passione taciuta
resta qui ancora un minuto
 
 
 
Hermione non avrebbe mai voluto che succedesse tutto questo. Prima di lui non avrebbe mai pensato così male di sé stessa, di essere meschina, scorretta. Se dicesse di non averlo fatto intenzionalmente, comunque non le crederebbe nessuno, quindi non ha senso tentare di confutare le loro teorie approssimative e giudicanti. 
Non le crederebbe nemmeno lei.
Demelza Robins è una ragazza davvero in gamba. Eccellerebbe in qualsiasi disciplina se si impegnasse almeno la metà di quanto si impegna nel Quidditch, ma è il volo la sua vera passione, e dal momento in cui è entrata in squadra non fa che dedicarvisi anima e corpo. L’ha conosciuta al sesto anno, dopo una partita tra i Grifondoro e i Corvonero, la prima della stagione. I Corvonero avevano vinto ma Demelza è riuscita a dar prova di sé e a conquistarsi la fiducia dei compagni, ottenendo persino la stima invidiabile e preziosa che il capitano Potter ha sempre provato per pochi. Hermione e Demelza non si erano mai rivolte la parola prima di quel giorno, e la differenza d’età non c’entrava nulla, Hermione aveva solo un paio di cose per la testa che la tenevano lontane dal terreno fertile dell’amicizia; prima fra tutte la necessità di sopravvivere alla guerra imminente, così da poter completare i suoi studi. 
Da quel giorno sono diventate praticamente inseparabili, se si tralascia il periodo in guerra in cui erano separate. Demelza ha un carattere opposto a quello di Hermione, di solito poco avvezza alla socialità se non estremamente necessaria. La ragazzina Grifondoro invece, è un vulcano di energia, di risate sguaiate e vestiti appariscenti. Nonostante la differenza d’età, la più piccola può vantare più esperienza di lei in qualsiasi cosa non riguardi lo studio, ha già provato il brivido della trasgressione, fumando insieme a Ginny Weasley nel bagno delle ragazze, si è procurata un paio di punizioni per aver contravvenuto a innumerevoli regole, ma lei è fatta così e a Hermione piace proprio per questo, perché lei è la dose di irresponsabilità di cui ha bisogno. Hermione non ha mai avuto tanti amici, nemmeno durante gli anni di scuola babbana; si è sempre vergognata del suo aspetto, della sua intelligenza, credendo che il motivo per cui tutti prima o poi l’abbandonavano dipendesse solo ed esclusivamente da lei e dai suoi comportamenti, dalle parole dette ma soprattutto da quelle non dette, le quali trasparendo dal suo viso limpido e sincero, la tradivano senza che lei riuscisse a porre un freno alle sue vere emozioni. Si fionda sui libri cercando di annegare questo suo senso d’inadeguatezza, ma è lei stessa un libro aperto, e questo le ha provocato non pochi problemi in passato. In Demelza, credeva di aver trovato un’amicizia che prima di tutto sapeva celebrare le debolezze, e i difetti, senza alcun giudizio.
 
 
“Mi piace Draco”, le rivela un giorno, mentre siede sulla tazza del bagno a una festa privata tra Grifondoro. 
Hermione si sta ripulendo il trucco parzialmente scioltosi vicino alla coda dell’occhio. Emette un risolino sommesso, sicuramente dovuto all’alcool ingerito, di fronte al quale Demelza finge di offendersi mettendosi a braccia conserte. In questa posizione è ancora più buffa, perciò Hermione comincia a ridere più forte, seguita dalla compagna qualche secondo dopo, accortasi anche lei della sua posa poco seria.
“Malfoy?”
“E chi sennò? Conosci altri ragazzi che hanno un nome così assurdo?”, Demelza continua a sorridere, paonazza in viso.
“Lo sa qualcun altro?”. Hermione sta cercando di sistemare i capelli, gonfiatisi per l’umidità e pertanto ancora più difficili da domare.
“Ginny, ma parlare di Draco con lei è del tutto inutile, scoppia a ridere appena sente pronunciare il suo nome”.
Parlare di Draco, era una cosa che nemmeno Hermione fa spesso. Per giunta, le poche volte che è il soggetto in qualche frammento di conversazione con Ron e Harry, nessuno si riferisce a lui chiamandolo per nome. 
Perché Ginny lo sapeva e nessuna delle due aveva mai pensato, fino a quel momento, di dirglielo? È sempre l’ultima a sapere le cose, non importa se più o meno importanti, è sempre lasciata all’oscuro fino all’ultimo, come se fosse un oracolo da consultare solo quando qualsiasi altra soluzione si dimostra vana. Senza volerlo, si trascina dietro quest’aura di magnificenza e sacralità che quasi la svuota della sua umanità, mentre tutto ciò che vuole è invece così semplice. 
“Perché me lo stai dicendo adesso?” la voce le trema e il cuore ha accelerato il suo normale incedere, tanto che sembra le stia per scoppiare in petto. Le da le spalle sperando riesca a dissimulare quel suo subbuglio interiore, e con la scusa, lascia a Demelza la privacy per ricomporsi prima di uscire.
Chiusa in quel bagno con lei, Hermione sente improvvisamente l’aria mancarle nei polmoni. È come un cucciolo indifeso, ancora ignara della sua funzione all’interno del gioco che Demelza le avrebbe rivelato di lì a poco.
“Perché potresti intercedere per me! Seguite le stesse lezioni, siete dello stesso anno, chi meglio di te potrebbe?”
“Ma…Demy, non lo conosci nemmeno…sai benissimo che…”
“Era un Mangiamorte, lo so”, la interrompe. “Ma ormai è acqua passata, lo sai anche tu, la guerra lo ha cambiato, gli è sparita persino quella sua ruga d’espressione così…aristocratica! È poi ha un fisico niente male, è così atletico, vedessi come vola su quella scopa, e come ride!”
L’entusiasmo di Demelza è sempre stato contagioso, e questa volta non è da meno; Hermione sorride con lei, un po’ scossa dall’impeto dell’amica, un po’ sconcertata per quella passione adolescenziale che la possiede come un demonio incastrato tra le costole e il cuore. Conosce bene quella passione smisurata, quell’improvviso eccesso di gioia che scuote le viscere riempendole di farfalle. 
Ha provato la stessa cosa per Ron, una volta. È una di quelle passioni così sconvolgenti che per un momento ti fanno credere di essere immortale, di poter vincere su chiunque e di poter avere chiunque. Sensazioni così inebrianti quanto letali, che mancano d’equilibrio, di misura, fanno buttare a capofitto il malcapitato per poi osservarlo precipitare dal burrone. 
Infatti, dopo la prima caduta, Hermione guarda quegli entusiasmi con diffidenza, non li ha più provati con nessuno, visto come è andata a finire con Ron. Si sono spenti subito dopo quel primo bacio, esauritisi con la stessa facilità con cui si sono fatti strada nel suo corpo, abbandonandola alla realtà delle cose, sempre deludente.
“E poi è così alto! Non trovi?”
Ha colto appena la metà di tutti quegli apprezzamenti su Malfoy, ma dati i suoi occhi così avidi e ciechi d’amore (così crede Demelza), Hermione arriva a pensare che l’amica desideri manforte, una legittimazione. 
Non si è mai soffermata su nessun dettaglio fisico di Malfoy, giacché qualsiasi parvenza di bellezza (indubbiamente presente), è schiacciata dal peso della sua dubbia moralità, però deve constatare che si, pensandoci bene, effettivamente è alto.
“Suppongo di sì…sempre se l’altezza sia un criterio di bellezza imprescindibile”. Stavolta quella paonazza è Hermione. 
L’ironia sottile della sua battuta non è stata sufficiente a smorzare gli slanci eccessivi di Demelza, e il bagno si sta facendo sempre più stretto per Hermione, che adesso appoggia una mano sul pomello sperando che la compagna colga la sua intenzione di fuggire e non le si opponga.
“Puoi scoprire se potrebbe essere interessato? Ti prego Herm!”
Fa un cenno di assenso sbrigativo, senza guardarla negli occhi, poi esce di corsa dal bagno, afferra due bicchierini di Incendiario e li butta giù uno dietro l’altro, sperando riescano ammansire il rossore sulle guance e il disordine nel cuore. 
È tutto vano, ovviamente. 
 
 
Hermione non aveva mai mentito prima di quell’episodio. Se avesse detto la verità, avrebbe sicuramente confessato a Demelza che si è già avvicinata a Malfoy. Le avrebbe detto che è successo per caso, che l’avvicinamento è stato dovuto principalmente a scopi accademici, dato che condividono quasi tutte le lezioni e che entrambi concorrono per i N.E.W.T. Le ore in biblioteca dedicate allo studio sono le medesime, e la pila di libri sul banco non basta a ostacolare gli sguardi, che serpeggiano tra uno scaffale all’altro e sfondano qualsiasi presunta difesa eretta a ostacolarli. 
Le ha detto che lui è stato un Mangiamorte come se fosse ancora un particolare importante, ma la verità è che questo dettaglio ha smesso di interessarle già da tempo. La sua mente è un vero e proprio archivio, riesce a tenere a mente anche il più piccolo, insignificante appunto a margine, pertanto ricorda benissimo il giorno in cui il suo tatuaggio ha smesso di rammentarle gli orrori del passato. 
 
Erano in aula di Pozioni, preparandosi per l’esame del giorno dopo. Avevano chiesto alla preside McGrannit il permesso per utilizzare il laboratorio dopo cena, richiesta che Draco voleva risparmiarsi perché secondo lui sarebbe bastato semplicemente entrare senza chiedere, ma che alla fine la professoressa fu ben lieta di concederglielo. Il Serpeverde continuava a sostenere che stesse sbagliando il taglio di un ingrediente, ma lei era così orgogliosa che si rifiutò di dargliela vinta e di controllare il libro, continuando imperterrita nel suo procedimento. 
Non era stato affatto irruento, né si era imposto su di lei, ciò nonostante, rimase spiazzata dal suo gesto repentino. Non le sembrava che Draco fosse il tipo da compiere azioni non adeguatamente calcolate, ma in quel frangente, il suo respiro accelerato le diede la prova di cui necessitava la sua supposizione. Si era avvicinato a lei, prendendole la mano che impugnava il coltello. Standole dietro, si abbassò verso la sua spalla destra per riuscire a guidare meglio la direzione e il movimento della mano, procedendo al taglio corretto.  
“Visto?” le chiese pacato. Non c’era nessuna sfumatura derisoria nel suo tono, nessuno sfoggio di superiorità. Niente di niente, solo i loro visi vicini come non lo erano mai stati, guancia a guancia, mentre con una mano appoggiata sull’altra manovravano lentamente il coltello. 
Poi si allontanò e le si mise a fianco, con la schiena rivolta verso il bancone e le braccia conserte, l’espressione sul viso indecifrabile.
Loro due parlavano poco, gli insulti e gli scherni avevano lasciato il posto ai silenzi, così spessi che nemmeno la spada di Grifondoro sarebbe riuscita a fenderli. Eppure, nonostante l’inesistenza di parole, i loro occhi danzavano, le braccia si sfioravano, i loro corpi ruotavano l’uno intorno all’altro come due pianeti tenuti distanti per via della loro traiettoria orbitale, apparentemente parallela ma mai incidente. Congiunzioni simili si verificano saltuariamente nel firmamento, uno spettacolo tale proprio per la sua rarità. Ovviamente nessuno dei due lo aveva capito, allora. 
Quando Draco le prese il braccio e se lo portò più vicino al petto, Hermione sussultò per la sorpresa, ancora una volta colta impreparata da quel gesto improvviso. 
“Ti fa ancora male?” le chiese, così come avrebbe potuto chiederle se avesse una matita da prestargli, con una naturalezza che non riteneva possibile prima di allora attribuire ad uno come lui, di solito così costruito, nascosto dietro quella campana di vetro di nobiltà e grandi speranze.
Le mani erano fredde a contatto con la sua pelle, ma il contrasto non era insopportabile. 
“Solo quando cambia il tempo”, cercò di risultare il più sciolta possibile nella risposta, ma il suo imbarazzo era fin troppo chiaro a tutti e due. Hermione era come un libro aperto. Il Serpeverde annuì sovrappensiero, continuando a fissare la cicatrice. 
Era effettivamente alto.
“A te?”, azzardò poi. Era chiaro intendesse il tatuaggio, ora ben visibile dalla camicia sollevata fin sopra i gomiti.
“Solo quando cambia il tempo”, la prese in giro facendole eco, seguitando un sorrisetto sghembo che fece comparire due fossette agli angoli della bocca. 
Scosse la testa un po’ divertita e tornò al lavoro. Draco le lasciò il braccio qualche secondo più tardi, ma tutti e due ci misero un po’ a lasciare andare il sorriso.
 
Dire che nessuno dei due abbia incoraggiato quell’avvicinamento, vuole dire sostenere l’ennesima bugia. Non ci sono stati più stati contatti del genere dopo l’episodio nell’aula di Pozioni, ma forse quello che sta succedendo è di gran lunga peggiore di due mani che si toccano per scopi accademici. Quando fuori piove e hanno qualche ora di buco, hanno iniziato a parlare del più e del meno, improvvisando qualche partita a scacchi, da dove curiosamente, Hermione esce sempre perdente, ma altrettanto curiosamente, quelle sconfitte le lasciano sempre un sorrisetto di sfida sul volto, dispettoso come il ragazzo che ha di fronte, che la guarda con altrettanta aria di finta sfida. 
“È bello perdere ogni tanto, vero Granger?”, le dice, convinto di stuzzicarla. Quello che Draco ignora è che Hermione ci ha preso davvero un insolito gusto a perdere. Quando c’è il sole, se ne stanno seduti uno accanto all’altro nei giardini della scuola senza dire niente, lei legge l’ennesimo saggio su Rune Antiche e lui prepara la sua scopa prima delle partite. A cena, durante uno dei soliti discorsi sconclusionati di Lumacorno si lanciano occhiate da un tavolo all’altro schernendo il professore o imitandone le mosse nascosti da una tazza di succo di zucca. 
Hanno raggiunto un punto tale nella loro tribolata conoscenza, che gli slanci esagerati, gli affanni e i sospiri gli scivolano addosso. Non che il suo cuore non batta all’impazzata ogni volta che lo incrocia per i corridoi, ma è una sensazione diversa, nata da una stabilità raggiunta a fatica, ciò nondimeno conquistata. È un tipo di passione addomesticata, di quella che intercorre solo tra chi è arrivato a conoscersi così in profondità, che ha visto i lati peggiori e più oscuri dell’altro, e che proprio tra questi angoli bui si è creato uno spazio per sé. La loro è una passione muta, ma ben salda, che non fa gonfiare il petto di vane promesse, che non millanta di essere amore ma che proprio a questo lascia lo spazio adeguato a crescere e prendersi il nome che gli spetta. Insomma, è una cosa semplice.
Se lo avesse capito prima, probabilmente avrebbe detto a Demelza tutta la verità che merita, ma Hermione si trova ancora in quel punto in cui è difficile ammettere che tali sentimenti possano essere reali, che pensieri così profondi possano avere una consistenza al di fuori di sé e prendere il nome di Draco Malfoy. Se solo avesse conosciuto le vere intenzioni di Demelza, forse i suoi sentimenti avrebbero raggiunto una definizione molto prima. 



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Questa storia nasce dall'esigenza di svuotare la mente da pensieri, ricordi. 
Mi sono permessa carta bianca sul personaggio di Demelza Robins, anche se ovviamente non corrisponderà alle caratteristiche originali. 
Vorrei fare un ringraziamento speciale a Thomas Hardy perché è uno dei pochi che trova la verità dietro i sentimenti e la spiega con semplicità. In questi mesi mi fa compagnia con le sue parole, rare e bellissime. Spero che questa piccola introduzione vi sia piaciuta, conto di aggiornare presto perché la storia è quasi ultimata. 
A presto,
Lu. 

 
  
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