Fanfic su artisti musicali > Demi Lovato
Segui la storia  |       
Autore: crazy lion    22/03/2021    1 recensioni
Crossover scritto a quattro mani con Emmastory tra la mia fanfiction Cuore di mamma e la sua saga fantasy Luce e ombra.
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti vissuti da Demi e dalla famiglia, raccontati nel libro di Dianna De La Garza Falling With Wings: A Mother's Story, non ancora tradotto in italiano.
Mackenzie Lovato ha sei anni, una sorella, un papà e una mamma che la amano e, anche se da poco, una saga fantasy che adora. È ambientata in un luogo che crede reale e che, animata dalla fantasia, sogna di visitare con i suoi. Non esita perciò a esprimere tale desiderio, che in una notte d’autunno si realizza. I quattro vivranno tante incredibili avventure con i personaggi che popolano quel mondo. Ma si sa, nemmeno nei sogni tutto è sempre bello e facile.
Lasciate che vi prendiamo la mano, seguite Mackenzie e siate i benvenuti a Eltaria, un luogo per lei e la famiglia diviso tra sogno e realtà.
Disclaimer: con questo nostro scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendiamo dare veritiera rappresentazione del carattere dei personaggi famosi, né offenderli in alcun modo.
Quelli originali appartengono alle rispettive autrici.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 22.

 

LEZIONI D’AMORE E MAGIA

 
Il giorno seguente, mercoledì, Demi si svegliò prima del solito. Erano solo le sei.
"Perché non sono rimasta di più a letto? Ho una giornata lunga davanti" mormorò.
Eppure non aveva più sonno. Rimettersi a dormire l'avrebbe solo innervosita. Non riusciva mai a rimanere a letto a lungo, se non dormiva. Sospirò, tornò in camera a prendere il libro che aveva comprato e ne proseguì la lettura una volta in sala. La storia la catturò in pieno e spesso si ritrovò con gli occhi lucidi, anche se era solo all'inizio. La protagonista e il suo futuro fidanzato si erano incontrati da poco, a mano a mano si conoscevano, scoprivano di avere interessi in comune come la scrittura, comprendevano pregi, difetti e abitudini dell’altra persona e stavano ancora cercando di capire se il loro rapporto si sarebbe evoluto in una vera amicizia o se, invece, fossero destinati a essere soltanto conoscenti. A Demi il tutto pareva realistico e ben costruito. Aveva letto tre capitoli ed era solo alla trentesima pagina. Il romanzo era parecchio corposo per un'autrice che, come scritto nella prefazione, era agli esordi. Doveva essere stato molto difficile, per lei, farlo pubblicare.
A Los Angeles, così come in tutto il mondo, un editore non prenderebbe mai in considerazione un libro tanto lungo di uno scrittore esordiente, a meno che non sia scritto divinamente.
Si sarebbe fatta fare volentieri un autografo se avesse incontrato l’autrice, ma lo riteneva poco probabile. Lesse un altro capitolo e poi un seguente, si immerse del tutto nella storia e immaginò di essere la protagonista. I capitoli erano lunghi, alcuni dieci pagine, altri arrivavano anche a venti ma non le importava. Più lo erano più li apprezzava, anche se contava la qualità, in quel caso eccellente.
Fu solo quando udì dei passi che alzò lo sguardo, lo puntò verso chiunque avesse interrotto la sua lettura e chiuse il libro con un tonfo sordo. Il tomo le scivolò dalle mani, ma riuscì a non farlo rovinare a terra.
"Scusami, Demi, non immaginavo fossi sveglia."
"Stavo leggendo, Sky, non riuscivo più a dormire.”
“Ah. Nemmeno io ho più sonno. Ero a letto, ma ci sono tornata da poco. Verso le cinque sono uscita per una passeggiata. È presto, lo so, ma avevo tanti pensieri e così ho preferito schiarirmi le idee."
"Pensieri di che tipo?" le domandò Demetria con dolcezza, mentre la fata si accomodava accanto a lei. “Se posso saperlo, ovvio.”
"Ma certo. Riflettevo su quello che avete raccontato tu e Andrew ieri pomeriggio. Mi ha colpita tantissimo. Non fraintendermi, non voglio dire che ho compassione di voi nel senso di "Oh, poverini", però mi dispiace comunque e sono anche rimasta positivamente impressionata dalla vostra forza, che vi ha aiutati a rialzarvi sempre. Molti al vostro posto si sarebbero arresi tanto tempo fa, ma voi no."
"Abbiamo fatto quello che potevamo" rispose Demetria con un sospiro. "E anche a me dispiace per te e Kia."
"È stata dura" ammise l'altra.
"Mackenzie ti potrebbe capire molto bene, se le spiegassi come non avere nessun ricordo dei vostri genitori vi ha sempre fatte sentire” mormorò la ragazza, attenta a non ferire i suoi sentimenti. Attese credendo che l’altra le avrebbe chiesto di smetterla, ma Sky non lo fece e sorrise appena, così continuò: “La psicologa la sta aiutando a ricordare e negli ultimi tempi è migliorata, ma ci sono ancora delle cose che non le vengono in mente. Ne soffre, ma lo fa anche quando un nuovo ricordo si affaccia. La psicologa la lascia libera di parlare di quello che le va e lei spesso si concentra sui propri ricordi. Disegna la casa in cui stava, per esempio, e poi le viene in mente qualcosa."
"E ritieni che non le faccia bene?"
La domanda diretta di Sky la lasciò spiazzata, perché non ci aveva mai riflettuto.
"Credo che la stressi. Non so, forse dovrei sentire cosa ne pensa la psicologa anche se credo che, se avesse notato qualcosa di particolare, me l'avrebbe detto subito."
"Penso sia obbligata a farlo. E sì, forse dovresti. Non dico che Mac non debba più ricordare, Però...I insomma, io non rammento niente dei miei genitori, ne soffro quando ci penso, ma ho comunque una vita felice. Secondo me, Mackenzie potrebbe averne una altrettanto stupenda anche senza tutti i ricordi."
"Già. La psicologa non la sta forzando, non si permetterebbe mai. Non so se mia figlia sarebbe dello stesso avviso, comunque. Quando torneremo a casa dovremo affrontare un bel po' di cose."
Si ripromise di raccontare tutto anche al fidanzato, voleva la sua opinione.
"Immagino di sì. Spero di non averti messa in crisi, desideravo solo farti riflettere."
"Tranquilla. Apprezzo che tu mi abbia detto ciò che pensi e poi non hai tutti i torti.”
“A otto anni mi sentivo come se ne avessi avuti almeno venti. Se Kia si allontanava mi preoccupavo, dovevo sempre assicurarmi che stesse bene, che fosse pulita per quanto possibile, che mangiasse, che restasse all’asciutto, proprio come farebbe una mamma.”
“Mi dispiace” sussurrò la ragazza dandole la mano.
L’altra la tenne nella sua per qualche secondo, poi strinse i pugni. Non ne parlò, ma Demi capì: non ricordare, non sapere se era stata abbandonata, se i genitori erano morti o che fine avevano fatto era un tasto dolente, tanto che non riusciva a dire nulla a riguardo. Sky trasse un profondo respiro.
“Da allora, sono sempre stata ancora più protettiva nei suoi confronti. Ma era una grande responsabilità per una bambina della mia età.”
“Lo posso solo immaginare.”
Il silenzio calò su di loro per qualche tempo, poi la fata batté le mani tre volte.
“Il villaggio è tranquillo di mattina, fare due passi ti aiuterà a svegliarti ancora di più e poi manca un quarto d'ora al suono della sveglia per gli altri."
"Perché no?"
Sky le prese la mano e Demi gliela accarezzò. Era liscia e morbida, un po' più piccola della propria, e trovò sicurezza nella sua stretta.
"Posso farti una domanda?" le chiese dopo un po'.
Stavano passeggiando sul selciato del villaggio. C'era poca gente in giro, che camminava o parlottava divisa in piccoli gruppi e non faceva caso a loro.
"Certo."
"Non ti piacerebbe diventare madre, vero? Non mi sembri molto a tuo agio, soprattutto con Hope e quindi ho dedotto che… Ma se mi sbaglio correggimi, non vorrei sembrare indelicata."
"Innanzitutto volevo chiederti scusa per quello che ho detto sui suoi disegni, mi sono comportata da vera insensibile."
"Non ti preoccupare, dai, è passato" la rassicurò la cantante.
"Comunque no, non sbagli. O meglio, in realtà non lo so. Non ci ho quasi mai pensato e non ho l'istinto materno come Kaleia."
"Forse invece ce l'hai, ma è solo nascosto. È anche vero, però, che non tutte le donne lo possiedono."
"Non so quale dei due sia il mio caso. Diciamo che, pur essendo sicura che Eliza mi ami, faccio per esempio fatica a capire cosa ti abbia spinta a volere un figlio e poi ad adottarlo. E ho paura di fare degli sbagli. Non aggiungo altro. Ho parlato di certe cose solo a Noah."
Demi annuì.
“Tranquilla, non si può dire ogni cosa a tutti. Se vuoi il mio parere, i genitori commettono sempre degli errori, ma non significa che non amino i loro figli. Voler essere mamma è una cosa che si sente da dentro, un desiderio di mettere qualcuno al centro della propria vita, di amarlo sopra ogni cosa e persona te compresa, di dargli tutta te stessa, di sacrificare la tua intera esistenza per lui se necessario. È un bisogno d'amore così grande e profondo che bisogna provarlo per comprenderlo."
"Lo capisco a parole, ma non sento un granché quando me lo spieghi, non so se sono stata chiara."
"Direi di sì."
"Non escludo di volerne avere, o forse ne adotterò uno, ma dovrò esserne convinta e non lo sono ora. Più avanti, quando mi sentirò pronta, io e Noah ne parleremo meglio."
Fecero il resto del giro del villaggio in silenzio, osservando il cielo. Demi non l'aveva mai visto così azzurro, nemmeno al lago Tahoe dov'era andata qualche volta in vacanza. Il sole era già sorto e mostrava i suoi raggi ancora pallidi proseguendo il suo viaggio nella volta celeste, limpidissima e senza nemmeno una nuvola bianca a solcarla.
"È pazzesco" mormorò.
"Bellissimo, vero?"
Rimasero con lo sguardo all’insù e ad ascoltare gli uccellini che cinguettavano allegri e che, già da tempo, salutavano il mattino.
Demetria sospirò.
"Posso solo sognare tutta questa pace a Los Angeles. Anche per questo è bello stare qui."
"Mi piacerebbe vedere la tua città!" trillò Sky, saltellando sul posto come una bambina.
"Non so se la troveresti interessante, è molto rumorosa."
"Magari la apprezzerei lo stesso."
Quel momento di chiacchiere e riflessioni dovette concludersi: era ora di colazione.
 
 
 
Ancora sotto le coperte, Kaleia e Christopher si tenevano la mano. Non parlavano, ma erano entrambi del tutto svegli. A volte era bello starsene lì sotto, distendere al massimo le gambe, godersi la freschezza delle lenzuola e alzarsi dopo qualche minuto.
“Buongiorno, fatina” sussurrò il ragazzo accarezzandole i capelli.
“Ciao, custode. Chissà cosa ci aspetta oggi!”
“Sei ancora più allegra da quando gli umani sono entrati nelle nostre vite.”
Lei sorrise.
Parlarono per qualche minuto di Cosmo e Willow: dovevano andare a casa a controllare che avessero acqua e cibo e a portare fuori il cane.
La fata sbadigliò e suo marito la prese fra le braccia, stringendola forte a sé. Kaleia si perse in quelle coccole godendosi il profumo fresco del suo amato, ma poco dopo si staccò controvoglia.
“Dobbiamo andare di là, altrimenti non ci alzeremo più e il piccolo finirà per farmi riaddormentare.”
Christopher la inseguì per la stanza, ma lei uscì e si nascose nel bagno mentre i due scoppiavano a ridere.
“Ti amo!” esclamarono insieme, poi si prepararono.
 
 
 
Appena fuori dalla grotta delle ninfe, anche Aster si stava godendo il sole, il cielo, il vento fra i capelli e i fiori rosa e azzurri sopra di essi, il cinguettio degli uccelli e, in generale, tutti i suoni della natura che la circondava. Inspirò ed espirò a fondo, riempiendosi i polmoni dell'aria salubre del luogo e poi osservò il lago appena increspato dalla brezza mattutina. I due cigni che anche Demi, Andrew e Mackenzie avevano visto volavano sopra di esso per poi entrarci, immergere la testa e mangiare qualche pesce. Erano una coppia, proprio come lei e Carlos. Volavano sempre insieme e, a loro modo, dovevano amarsi. Tutti quegli spettacoli diversi la aiutavano a meditare per affrontare al meglio la giornata. Alle ninfe piace farlo e, infatti, anche le sue sorelle presto sarebbero uscite per trovare un posto tranquillo nel quale riflettere, ognuna per conto proprio e per il tempo che avrebbe ritenuto necessario.
"Buenos días, mi amor!"
La ragazza avrebbe riconosciuto quella voce fra mille, non solo per lo spagnolo, ma anche perché alle sue orecchie suonava sempre come la musica più dolce del mondo. Tuttavia, in quel momento di meditazione non fu proprio così, perché la ninfa fece un piccolo salto e sbarrò gli occhi.
"Carlos, mi hai asustada!"
"Scusami, non volevo. Come stai oggi?"
"Bene, amore, e tu?"
Lui le si avvicinò, le cinse la vita con le braccia e la attirò a sé per baciarla. Aster non si oppose e anzi, adorava quelle coccole di prima mattina. Amò il momento presente soprattutto quando il satiro la fece distendere accanto a sé su un giaciglio di foglie che costruì in pochi minuti. La ninfa approfondì il bacio e le loro lingue si unirono in una meravigliosa danza mentre i due, innamorati più che mai, si isolavano da tutto e tutti. Se qualcuno li avesse visti non se ne sarebbero accorti, avvolti com'erano nel loro nido d'amore. Aster accarezzò le corna da capra di Carlos, mentre uno dei suoi zoccoli le batté piano contro un piede, senza però farle male. A degli stranieri come Andrew e Demi sarebbe parsa una creatura stranissima, ma non a lei, che considerava normale il suo aspetto. Stava, comunque, sempre attenta che le corna non la ferissero e Carlos faceva lo stesso. Aster gliele accarezzò.
“Non le temo” mormorò. “Non ho paura di te, né ne avrò mai.”
Lui la strinse di più e sorrise, ringraziandola con il solo uso dello sguardo.
I cuori dei due battevano all'unisono e sembravano esibirsi in continue capriole per la felicità.
"Ti amo tantissimo, Carlos. Non dimenticarlo" gli soffiò nell'orecchio, solleticandolo.
"Yo también" le rispose lui con altrettanta delicatezza e Aster sapeva che significava Anch'io.
"Come si dice Ti amo in spagnolo? Non me lo ricordo."
La baciò di nuovo, stavolta il bacio produsse uno schiocco più forte e si armonizzò alla perfezione con i suoni della natura.
La ninfa stava imparando quella lingua straniera grazie al suo ragazzo, ma la conosceva ancora poco.
"In due modi: Te amo e Te quiero. Il primo però vuol dire sia questo sia Ti voglio bene e il secondo Ti voglio, perché querer significa anche volere. Ci hai capito qualcosa?" ridacchiò.
"Sì, tutto, e mi piacciono da impazzire entrambi! Te amo, te quiero" sussurrò, non sapendo scegliere quale adorasse di più.
Però, se il primo era dolce e pieno di calore, il secondo pareva sensuale. Sì, era il termine giusto.
Ma che pensieri sto facendo?
Lo baciò con più foga, avvinghiandosi a lui con tutta la forza che aveva e piantandogli le dita nella schiena.
Il satiro ricambiò, con più dolcezza per non rischiare di farle male.
Non andarono oltre i baci e le carezze sul viso, sulla schiena e sui capelli di lei, e brividi di piacere corsero sui loro corpi. Quello non era né il luogo, né il momento di fare l’amore e si fermarono prima che la passione li travolgesse. Si separarono con difficoltà e rimasero seduti sul giaciglio per alcuni minuti a tenersi la mano, recuperare fiato e guardare il cielo. Lui la prese in braccio e si tirò su.
"Carlos, dai, mettimi giù! Per favore" insistette lei mentre rideva, anche se in realtà lo adorava perché lo facevano spesso.
Il fidanzato obbedì, ma solo dopo averle solleticato i fianchi per un po'.
"Devo parlarti di una cosa."
Si fece serio. Si era forse pentito delle coccole? Non poteva essere, tutto andava bene fra loro.
“Che c’è?”
"Oggi è la mia prima lezione di Pozioni con la classe in cui c'è anche Mackenzie. E sono preocupado" ammise con un sospiro. "Lei non è magica, non potrò coinvolgerla e temo possa sentirsi fuori posto, isolata dal resto degli alunni e non so come farle capire che non deve."
Aster gli sorrise con calore; il suo Carlos aveva un animo così sensibile!
"Se succederà, sono sicura che ci riuscirai. Non è detto che accada. In fondo la lezione sarà pratica, no? Quindi potrà seguirla senza problemi e anche se farai teoria sarà lo stesso. Sta' tranquillo, amore, andrà tutto bene. Posso venire anch'io?" chiese infine, imitando la voce della bambina che non era più.
"No, porque devo trabajar."
"Sì, so che hai il lavoro, ma mi sarebbe piaciuto vedere come te la saresti cavata."
"Non posso, amore, mi dispiace. Volveré presto, va bene? E ti racconterò tutto, promesso."
"Non tralasciare neanche un dettaglio, mi raccomando."
"De acuerdo. Cosa farò se la lezione finirà prima delle due ore?”
“Se manca parecchio tempo parla con loro, conoscili meglio.”
“Giusto. Ora devo proprio andare. Non sono in ritardo, ma prima di entrare a scuola devo fare una cosa importante e tu sai benissimo di che si tratta."
Lei annuì.
Si salutarono con un altro bacio e un "Te quiero" detto all'unisono.
 
 
 
Eliza stava preparando la colazione a tutti.
"Vuoi cacao e zucchero nel latte?"
Mackenzie annuì.
A casa usava il Nesquik, ma immaginava che lì non ci fosse e poi, in pratica, era la stessa cosa.
Demi e Sky erano tornate da un po' e stavano mangiando dei Waffle con la Nutella che avevano preparato per tutti. Hope stava già mangiando i Fairy O’s dalla sua ciotolina piena di latte caldo preferendoli all’altro cibo, mentre Andrew sorseggiava un caffè e mangiava qualche waffle.
"Sei pensierosa, oggi, Eliza. Tutto bene?" si informò l'uomo.
"Sì, tranquillo e grazie per averlo chiesto. Stanotte ho avuto un’idea, ma non so se è buona."
Quale idea? È una cosa divertente? volle sapere Mackenzie, agitando le braccia in aria.
"Spero di sì. Mi piacerebbe dare una festa, domani sera. Voi quattro avete conosciuto le mie figlie, Noah, Christopher, Marisa, Aster e Mackenzie e Hope avranno delle compagne con cui si trovano bene. Quindi pensavo: perché non organizzare qualcosa per passare un po’ di tempo tutti insieme? Se non siamo tanti potrei preparare tutto io, sempre che vi vada."
Sì, sì! Mackenzie si alzò. Voglio invitare Mahel e Harmony. Posso, vero Eliza?
“Si dice vorrei, tesoro” le fece notare la mamma.
"Chi sono, due compagne di scuola?" chiese la padrona di casa.
Sì.
"Certo, se mi dici i cognomi contatterò le loro famiglie, ma prima voglio sentire cosa ne pensano gli altri."
"Per me va bene, mamma, basta che non ci sia troppa confusione" disse Sky. “Non sopporto il casino.”
Christopher, Kaleia e Noah accettarono con gioia.
"Se non c'è tanta gente io non ho problemi, anzi, potrebbe essere divertente. Spesso l'ansia mi attacca proprio quando ci sono molte persone. Non accade in maniera allarmante, però a volte è come se il fatto di trovarmi in mezzo alla folla mi desse la sensazione di soffocare e allora vorrei solo sparire sotto terra, o scappare, o farmi piccolo piccolo, insomma qualsiasi cosa pur di non rimanere lì" spiegò Andrew parlando a macchinetta, sopraffatto dalle sue emozioni. “Se sto in un posto chiuso è ancora peggio.”
Gli mancò il fiato, proprio come se si fosse trovato in mezzo a una folla e solo dopo alcuni respiri profondi riuscì a calmarsi.
"D'accordo caro, vedrai che non ti sentirai male" gli promise Eliza che, poco dopo, si mise a stilare una lista.
Oltre alle sue figlie, Noah e Christopher avrebbe invitato Marisa, Aster e Carlos, gli Hall – sempre che le condizioni di Lucy le avessero consentito di venire –, Harmony Lightwood, la madre e il padre e Mahel Porter e i genitori. In tutto ventidue persone, compresa lei. Chiese ad Andrew se fossero troppe e gli assicurò che la festa si sarebbe svolta all'aperto.
"In questo caso non credo proprio, visto che spazio ce n'è."
Le sorrise.
“Avviso io Marisa” annunciò Kaleia.
 
 
 
Qualcuno bussò alla porta ed Eliza aprì.
“Aster? Ciao!”
"Ciao, Eliza! Mi sono detta che, dato che avevo aiutato Andrew, Demi e Mackenzie, sarebbe stato carino da parte mia venire a vedere come stavano." Quando fu in salotto, li guardò e continuò: "Scusatemi se non sono passata prima. Avrei dovuto, ma ho pensato che vi servissero alcuni giorni per ambientarvi e temevo di disturbare o stressarvi con la mia presenza."
"Ma figurati, Aster." Demi si alzò, le si avvicinò e, dopo un momento di esitazione, la abbracciò. "Siamo tutti felici di vederti."
"Anch'io sono contenta di incontrarvi di nuovo."
Mackenzie la salutò con la mano e poi le si avvicinò per stringergliela.
Ciao. Come stai?
"Molto bene, grazie Mackenzie. E tu?"
Anch’io, ti ringrazio.
“Oggi avrai la prima lezione con Carlos, il mio ragazzo."
Pozioni.
"Esatto."
Spero sarà divertente.
"Sono sicura di sì."
"Ti offro qualcosa, Aster? Ho colto delle fragole stamattina" le interruppe Eliza.
"Le mangerei volentieri, ti ringrazio."
La donna invitò lei e il suo ragazzo alla festa e la ninfa le assicurò che ci sarebbero stati. Mentre metteva in bocca un piccolo frutto alla volta per gustarselo al meglio, salutò Hope e le scompigliò i capelli.
"Sono davvero buone, Eliza. La tua mamma e il tuo papà erano preoccupatissimi per te, lo sai, Hope?"
"Ciao" rispose la bimba dopo un momento di pausa, facendola sorridere.
"Grazie per averci aiutati e rassicurati, e scusaci se abbiamo sclerato."
"Avete fatto cosa, Andrew?"
Aster lanciò loro uno sguardo interrogativo, non aveva mai sentito quella parola e non era nemmeno sicura di averla capita bene. La confusione era dipinta anche sui volti di Sky, Kaleia, Eliza, Noah e Christopher.
"Perdonaci se siamo usciti di testa e ti abbiamo urlato contro, eravamo impazziti di dolore."
"Ah! Non preoccupatevi per questo, posso solo immaginare cosa stavate provando. Nessun genitore vorrebbe viverli e sono felice che alla fine sia andato tutto per il meglio."
Dopo un abbraccio alle piccole, ai loro genitori e un ultimo saluto, Aster ringraziò e se ne andò facendo ondeggiare con la sua camminata leggera i lucenti capelli castani.
"Che creatura particolare" commentò Demi. "È molto gentile, ma intorno a lei ho percepito anche un'aura di mistero, non so come spiegare."
La cantante e le bambine corsero in camera. La donna le aiutò a vestirsi per andare a scuola e a preparare i rispettivi zainetti.
"Hai un quaderno per gli appunti?" chiese a Mackenzie che, intanto, stava leggendo l'orario.
Se l'era fatto dire il giorno prima da Harmony e l'aveva scritto su un foglio volante. Mostrò alla mamma due quaderni: uno per la lezione di Teoria Magica con Miss Godfrey e l'altro per Pozioni con Mister Ramirez.
"Benissimo, infilali nello zaino e metti dentro l'astuccio. Ma, Mackenzie, sai che voglio che lo prepari sempre la sera prima. Altrimenti rischi di dimenticarti qualcosa."
Hai ragione, mamma, ma ieri sera ero stanca e mi sono dimenticata. Mi perdoni?
"Sì, ma solo per stavolta" le rispose con un gran sorriso.
 
 
 
Quando tornarono in salotto, Andrew prese la fidanzata in disparte.
“Vedrai che anche questa giornata andrà benissimo” la rassicurò. “E ricorda che ti amo e che quei bambini hanno bisogno di te.”
“Grazie.”
Gli accarezzò la fronte, i loro nasi si scontrarono e i respiri si fusero durante il bacio. In seguito ce ne fu un altro, e più aumentavano più si facevano intensi mentre i loro cuori sembravano andare a fuoco. I due sudavano e bramavano con forza di volta in volta maggiore quel contatto. Si trovavano nel corridoio, la porta era semi-chiusa e nessuno li vedeva da lì. Avrebbero potuto sentirli, ma in quel momento i due non se ne curavano, tutto il mondo era sparito. Demi accarezzò la schiena del fidanzato provocandogli un brivido, lui le passò una mano vicino ai seni e la ragazza represse un gemito. Dopo un’ennesima stretta si divisero a fatica e Demi andò via con Eliza.
 
 
 
NOTE:
1. Asustada = spaventata
2. Trabajar = lavorare
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Demi Lovato / Vai alla pagina dell'autore: crazy lion