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Autore: ballerina 89    22/03/2021    2 recensioni
Prima di introdurvi questa storia voglio rassicurare tutti i miei lettori dicendo loro che a differenza di alcune storie scritte in precedenza e lasciate purtroppo incompiute, questa storia è stata già portata a termine prima di essere pubblicata. Ho già tutti i capitoli pronti, compreso l’epilogo finale e non aspettano altro che essere letti da voi. E’ per questo che sono sparita per un po’ ma sono pronta a tornare in carreggiata e darvi compagnia.
Bene... dopo questa piccola premessa ecco un piccolo anticipo di quello che stiamo per affrontare.
Emma Swan è una giovane ginnasta che sogna di prendere parte un giorno ai famosi giochi olimpici ma che aimè proprio ad un passo dalla realizzazione di tale sogno è costretta, cause di forza maggiore, a rinunciarvi. Riuscirà a raggirare l’infausto destino e a trovare la strada per il successo o il suo sogno rimarrà per sempre solo ed esclusivamente un sogno?
Scopriamolo insieme.
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills, Zelena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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AMORE OLIMPICO 
CAPITOLO 2

 
Erano passati già un paio di giorni dal mio incidente e io ancora non mi ero emotivamente ripresa. Passavo le mie giornate a piangere e a disperarmi tanto che il medico che mi aveva in cura pensò fosse il caso di farmi parlare con uno psicologo per aiutarmi a risolvere il mio problema e provare ad accettare la cosa. Feci quattro o cinque incontri, non ricordo esattamente, ma non ebbero buon esito: non dissi mezza parola in nessuna delle sedute e alla fine lo psicologo incaricato decise di sospendere la terapia in quanto secondo lui stavo ancora assimilando la notizia e di conseguenza non ero ancora emotivamente pronta a parlarne con qualcuno. Consigliò ai miei di non lasciarmi mai troppo da sola quindi, anche negli orari non destinati alle visite, ero sempre affiancata da qualcuno. Regina si offrì di farmi compagnia durante tutta la prima settimana dando il cambio ai miei genitori che poverini erano emotivamente e fisicamente stremati, ma poi dovette tornare a lavoro per cui non potè più tenermi compagnia per tutte quelle ore. 
  • Mi hanno chiamata dalla federazione, devo allenare una ginnasta, perciò non potrò essere presente tutti i giorni ok? - cercò di essere il più carina possibile. 
  • Wow... mi hai già rimpiazzata vedo... - erano davvero rare le volte in cui parlavo, l’ultima volta che lo avevo fatto  fu quando li mandai tutti fuori dalla mia stanza subito dopo aver appreso la notizia del mio stop e ogni volta che lo facevo ero sempre molto scontrosa e cattiva. 
  • Emma no, ma cosa dici?  Non ti sto rimpiazzando. Non scelgo sempre io chi allenare e visto che per ora sono “libera” da incarichi mi hanno assegnato qualcun altro da allenare. 
  • se non è rimpiazzare questo...
  • Dai non fare così... verrò a trovarti prestissimo promesso, non ho alcuna intenzione di farti affrontare la cosa da sola. Ogni weekend sarò qui da te a vedere i progressi che hai fatto quindi lavora solo e rendimi orgogliosa di te.
  • Non sei più la mia allenatrice, fatti rendere orgogliosa da quella che allenerai, io ho chiuso... con la ginnastica e da adesso anche con te! Sparisci!
Non ero mai stata un tipo aggressivo e chi mi conosce lo sa ma non stavo per nulla bene in quel periodo e lo manifestavo sparendo veleno su chiunque mi passasse davanti.
Regina nonostante il modo in cui la trattai si fece in quattro per mantenere la promessa che mi aveva fatto e nonostante non le diedi mai modo di poter venire in stanza a trovarmi, non volevo assolutamente vederla, non smise mai di recarsi in ospedale a chiedere ai miei genitori dei miei progressi o anche solo per sedersi su una panchina davanti la mia camera e aspettare.
Il prendere atto  che Regina non sarebbe stata più una presenza constante nella mia vita mi destabilizzò tanto quando l’apprendere della fine della mia carriera artistica e questo si ripercosse anche nei miei progressi in fatto di riabilitazione. Dopo venti lunghissimi giorni di assoluto riposo mi venne dato il via libera per iniziare la fisioterapia di conseguenza due ore al mattino e una il pomeriggio sarei stata impegnata in delle noiosissime sedute di riabilitazione. I miei ne furono felici sapendo che non me ne sarei stata stesa su un letto a contemplare il soffitto tutto il santo giorno ma non immaginavano certo  che mi sarei comportata peggio dei giorni precedenti.
 Il mio fisioterapista era un nonnino tutto coccole che accarezzava i suoi pazienti piuttosto che farli lavorare pertanto, in collera con il mondo e ritenendo inutile un lavoro del genere visto che non avrei potuto più allenarmi, non fu difficile prendere il comando. Mi rifiutai di collaborare e per una settimana intera non mi sforzai di fare neanche un solo esercizio. Ci provò in tutti i modi a convincermi a collaborare ma fallì miseramente tanto che il medico che mi aveva operato decise di dargli un nuovo incarico mentre a me venne affidato un nuovo fisioterapista: un vero stronzo questa volta. 
Non avevo idea di questo cambio di personale, me ne stavo tranquilla sdraiata sul lettino della grande palestra di fisioterapia ad aspettare il mio nonnino senza speranze quando davanti a me si presentò una persona mai vista prima: un ragazzo che avrà avuto si e no qualche anno in più di me. 
  • Guarda guarda chi è già pronta per la sua seduta: la paziente più complicata e capocciona di questo ospedale. - esordì  avvicinandosi e sfoggiando un sorrisetto che li per li avrei voluto far scomparire dalla sua faccia a suon di pugni. - Piacere io sono Killian Jones, il tuo nuovo fisioterapista. -  lo guardai per un paio di secondi con aria di sfida senza proferire parola dopodiché estrassi dalla tasca della tuta il mio iPod e mi misi ad ascoltare musica non prestandogli la minima attenzione. Se ero riuscita a raggirare un medico più anziano e con più esperienza sarebbe stato un vero scherzo farlo anche con un giovanotto alle prime armi. Chiusi gli occhi, cercando di concentrarmi sulla musica e non pensare a niente quando quel cretino mi tolse le cuffie e prima che potessi accorgermene si impossessò del mio iPod.
  • Ehi tu! Chi ti credi di essere? - gli dissi incenerendolo con lo sguardo.
  • Ma parli allora... e io che pensavo che avrei dovuto lavorare anche sulla riabilitazione della tua lingua. - sfoggiò una faccia da maniaco. - te l’ho già detto, sono il tuo nuovo fisioterapista e sono qui per farti lavorare. 
  • Ridammi il mio iPod! - ordinai senza calcolare tutto ciò che aveva detto. 
  • È vietato ascoltare musica mentre si lavora, devi ascoltare me e le mie direttive non i tuoi cantanti preferiti e ora fammi vedere fino a che altezza riesci ad alzare questa gamba. - come fatto per i giorni precedenti ignorai le sue direttive sperando che gettasse la spugna al più presto, odiavo la sua voce da maestrino, ma le cose, per mia sfortuna, non andarono come immaginavo. Senza che me ne accorgessi mi aveva già preso la gamba incriminata e l’aveva alzata di circa cinque centimetri dal lettino facendomi urlare di dolore. 
  • Ehi... ma che problemi hai!!!! - gli dissi se possibile ancora più scontrosa che agli inizi. - mi hai fatto male!
  • Lo so che fa male ma se collabori sarà più sopportabile la cosa. Avanti provaci tu adesso.
  • No! Mi fa male sul serio idiota! Ma non hai di meglio da fare piuttosto che stressare l’anima a me? 
  • Si dia il caso che stia lavorando, quindi no... non ho di meglio da fare. 
  • Lavora da un’altra parte allora! 
  • Tu sei la mia paziente adesso! Sarai colei che mi farà avere un bel voto a fine tirocinio.  E ora avanti, morditi la lingua, concentrati e muovi questa gamba. 
  • Sei un tirocinante???? Sul serio? E io dovrei farmi toccare da uno che non ha ancora neanche una laurea? Ma neanche morta! - esclamai totalmente contrariata.
  • Credo che tu non abbia scelta tesorino quindi o ti affidi a me e mi ascolti o inizi a correre a gambe levate, cosa assai difficile al momento.... - sogghignò - Avanti su,  basta chiacchiere, non ho tutto il giorno: lavoriamo! - alzai gli occhi al cielo per quella sua stupidissima battuta dello “scappare a gambe levate”, non era affatto spiritoso anche se credeva di esserlo e continuai dritta per la mia strada continuando a scioperare. Non fu affatto una buona idea, come precedentemente annunciato iniziò a lavorare con la mia gamba nonostante non collaborassi e questo mi porto parecchio dolore. 
Sarebbe dovuto bastarmi di lezione, la stessa sera ricordo di aver pensato “ok, mi conviene collaborare”, ma il giorno seguente quando mi presentai per la seconda terapia commisi lo stesso errore. Non mi stava simpatico è vero, ma non era un capriccio il mio. Era come un blocco: non riuscivo a collaborare perché nella mia testa milioni di pensieri si accavallavano senza sosta dicendomi che tanto quel lavoro sarebbe stato inutile. Forse avrei dovuto esternate la cosa, parlarne con lui e trovare un punto di incontro ma non volevo farmi vedere fragile da un perfetto sconosciuto e così continuai imperterrita ad avere quell’atteggiamento strafottente da ragazzina viziata. 
Passai settimane in preda ai dolori, la fisioterapia con Killian era davvero difficoltosa  e quando arrivò il momento di mettere il tutore e iniziare il secondo step di terapia, che prevedeva un lavoro in piedi e non più sul lettino,  le cose furono ancora peggiori perché fu lì che cedetti alle mie paure più profonde. 
  • Tieniti a questi due corrimano e prova a fare un paio di passi. - mi disse. 
  • Un paio di passi? Ma per chi mi hai preso, guarda che so ancora camminare! - credevo che una volta messo il tutore sarei riuscita almeno a camminare senza problemi, visto anche il fatto che la gamba da in piedi non mi faceva alcun male ma non avevo fatto i conti con il chiodo chirurgico impiantato e con la massa muscolare che ormai era inesistente. 
  • Dici? Bene allora fammi vedere! - quel suo sorrisetto sul volto non faceva altro che provocarmi e pur di dimostrargli che avevo ragione, senza aggrapparmi a sostegni, c’era il tutore tanto che mi avrebbe sostenuta, provai ad avvicinarmi a lui con disinvoltura. Risultato? Persi l’equilibrio già al primo passo e se non fosse stato per lui, che prontamente mi afferrò, molto probabilmente mi sarei finita per rompere anche altro oltre alla gamba. 
  • Perché non vuoi darmi ascolto è? È il mio lavoro, so quello che faccio. Sei stata immobilizzata per oltre un mese, il tuo tono muscolare si è drasticamente ridotto, non puoi alzarti e camminare come prima del tuo infortunio. Ci vorranno mesi credimi, o anni se ti ostini a non collaborare. - prese un respiro - Avanti ora fa quello che ti dico: afferra i due corrimano e prova a fare un paio di passi. Sorreggiti bene con le mani, fa forza con le braccia e vedrai che andrà bene. - il mio cuore iniziò a battere all’impazzata all’idea di non saper più neanche camminare ma la cosa che più mi mandò fuori di testa quasi tanto da farmi sentire male fu poggiare le mani su quei due corrimano. Ebbi la sensazione di impugnare le mie tanto amate parallele e questo mi procurò un crollo emotivo non indifferente in quanto realizzai per la prima volta da quando ero stata ricoverata che i medici avevano ragione: se non sapevo più neanche camminare sarebbe stato impossibile per me tornare a saltare come prima. Iniziai a boccheggiare, mi mancava il respiro  e credo di aver perso completamente il mio colorito naturale perché Killian corse verso la mia sedia e afferrandomi per le braccia mi fece sedere prima che potessi perdere i sensi. Per la prima volta da quando lo avevo conosciuto vidi il suo volto preoccupato. - per oggi basta così! Ti faccio riaccompagnare in stanza. - non avevamo neanche iniziato ma non obbiettai... non mi sentivo affatto bene.
Passai l’intero pomeriggio stesa sul letto della mia camera a piangere, rifiutandomi di mangiare e di fare la mia solita passeggiata in giardino con i miei genitori e la mia tanto odiata sedia con le ruote. Volevo restare da sola e avevo chiesto esplicitamente di non far entrare nessuno nell’orario delle visite; di solito venivano a trovarmi come minimo una ventina di persone alla volta tra parenti e amici della federazione ma quel giorno non avevo voglia di parlare con nessuno, volevo piangere fino a perdere i sensi, ma ancora una volta qualcuno disobbedì alle mie direttive ed entrò nella mia stanza come se niente fosse. 
  • Che accidenti voi! Vattene! - dissi non appena vidi quel babbeo del mio fisioterapista sedersi sulla sedia accanto al mio capezzale. 
  • Sono venuto a vedere come stai. Non ti ho lasciata nelle migliori condizioni prima. 
  • Sto uno schifo contento? Ora vattene! - risposi portandomi un cuscino sulla faccia
  • Si può sapere perché ce l’hai tanto con me? Io voglio solo aiutarti.
  • Non puoi aiutarmi sei un cretino anche solo a pensalo e ora sparisci. - mi diede ascolto? certo che no.
  • Sai... ho chiesto in giro un po’ di informazioni sulla mia paziente preferita e mi hanno raccontato del tuo incidente...
  • hai chiesto informazioni su di me? Che c’è: sei un maniaco per caso??? 
  • Spiritosa.... ma no! Certo che no! Volevo solamente cercare di capire cosa ti ha reso così scontrosa verso il prossimo e credo di averlo capito finalmente. 
  • Ma che bravo... vuoi un applauso? - ma cosa ne voleva sapere lui di cosa avevo passato.
  • No! Voglio che inizi a fidarti di me! 
  • E per quale motivo? 
  • Perché  capisco cosa provi! - disse zittendomi - so cosa significa perdere l’opportunità di raggiungere il sogno di una vita mah... 
  • Mah cosa è???? Cosa ne sai tu? tu non sai proprio nulla di quello che provo quindi non fare finta di interessarti a me!  Sei qui solo per guadagnarti la mia fiducia in modo da renderti il lavoro più semplice e ottenere una cazzo di A. 
  • Pensi davvero che lo sto facendo solo per me? - non gli risposi - hai ragione... ho fatto male a venire a parlare con te! Non si può parlare con una ragazzina viziata! 
  • Io non...
  • Ci vediamo domani mattina nella piscina al piano di sotto alle ore 7:30, non un minuto più tardi mi sono spiegato? -  per un momento mi sembrò di parlare con Regina. - inizieremo un nuovo tipo di allenamento! - si alzò per poter raggiungere la porta  ma prima di uscire tornò a comunicare con me. - che tu lo voglia o no io ti rimetterò in piedi Emma Swan! Fosse anche l’ultima cosa che faccio. 
Non so se fosse dovuto al fatto che volesse farmela pagare o meno ma la nuova terapia fu ancora più massacrante della precedente. Due ore in acqua di cui una di esercizi e una di sola camminata. Non potevo rifiutarmi di collaborare, sopratutto quando facevano gli esercizi nell’acqua alta, sarei annegata altrimenti.
 Lo Scopo di quella terapia era rinforzare con il minimo dolore la massa muscolare per poi riprendere i vecchi esercizi con cui avevo seriamente difficolta. Ogni volta che tornavo in stanza, anche se stremata provano a mettermi in piedi da sola ma nonostante la massa muscolare in aumento non riuscivo a muovere un solo passo. Mi demoralizzai e se con l’allenamento in acqua avevo preso  un po’ più  di  sicurezza ecco che non appena tornammo nella palestra tornai ad essere la solita scontrosa Emma che non voleva collaborare. Killian non disse nulla per i primi tre giorni, si sedeva di fronte a me e aspettava che gli dicessi io che ero pronta. Niente più ordini, niente più battutine.... niente di niente,  mi stava letteralmente lasciando fare. Naturalmente da parte mia non arrivò mai l’iniziativa di voler provare a fare qualcosa, tutt’altro... giocavo con l’iPad o con il cellulare per tutto il tempo.
 Il quarto giorno mi recai nella palestra in ritardo rispetto al solito ma per mia fortuna Killian non c’era ancora . Mi misi alla mia solita postazione, anche se sapevo giá che neanche quel di l’avrei utilizzata e aspettai che quel babbeo si presentasse guardando gli alti pazienti allenarsi. Incredibile quanta gente era nella mia stessa situazione ma loro a differenza mia stavano reagendo... ci stavano provando almeno. Forse dopotutto non eravamo nella stessa situazione, forse loro avevano un obbiettivo da raggiungere ancora possibile mente io... io ormai avevo perso tutto....
 Ero immersa nei mei pensieri, quando qualcuno, senza preavviso, si avvicinò a me e mi baciò a tradimento una guancia. Mi alzai di scatto e mi girai a guardarlo dritto negli occhi per potergli dare un ceffone a quel cafone che aveva osato avvicinarsi ma mi morirono le parole di bocca quando vidi Killian davanti a me. 
  • Ma che accidenti fai? - lo riproverai per quel gesto poco consono 
  • Ti dimostro che non ti manca nulla per poter tornare in carreggiata. Guardati.... sei in piedi e nessuno ti ha aiutato. - aveva ragione, ero in piedi, mi stavo tenendo in piedi da sola senza nessun appoggio. Fu una bellissima sensazione lo ammetto ma durò solo pochi secondi, le mie gambe cedettero poco dopo facendomi tornare seduta. - il tuo problema Emma è nella tua testa, non nelle tue gambe. Le tue gambe non hanno nulla di sbagliato è il tuo cervello che si ostina a dire il contrario. Non dargli ascolto, tu puoi farcela. 
  • È... è stata solo fortuna! - mi limitai a dire - in camera ho già provato molte volte ma non funziona... le mie gambe non vogliono collaborare. 
  • Non dovresti provarci in camera, potresti farti male, dovresti farlo qui. È qui che devi superare i tuoi limiti. - prese un respiro - e a  proposito  di limiti... te la senti di provare a fare un paio di passi? Ti ho visto come ti sei alzata prima, sono sicuro che puoi farlo anche senza corrimano. 
  • Tu bevi per caso??? Ti ho detto già che non ci  riesco! Tze...  ma mi ascolti quando parlo? 
  • Dammi il tuo iPad! - disse improvvisamente cambiando discorso.
  • Cosa? E perché dovrei dartelo? Vuoi forse sequestrarmelo come feci con l’iPod agli inizi? Non...
  • ok ammetto di essere stato un tantino  stronzo agli inizi ma tu non mi hai lasciato altra scelta. A dire il vero non me la stai lasciando neanche adesso... - mi rispose con il suo solito fare odioso che tanto odiavo. 
  • A che ti serve il mio iPad? - domandai ancora.
  • Voglio farti vedere una nuova tecnica, quella che intendo usare con te. Credimi...Inizierai a camminare in men che non si dica. 
  • Non dire stronzate! 
  • Perchè per una volta non provi a fidarti di me è? provare non costa nulla infondo! Vedi il video di questa terapia e proviamoci per un paio di giorni: se non funziona ti prometto di ritirarmi come tuo ex fisioterapista ma se funziona devi darmi almeno una possibilità. - ci pensai per qualche minuto.
  • ok ci sto! - era un cretino se pensava di rimettermi in piedi in un paio di giorni. Gli diedi il mio iPad e lo vidi cercare il video di cui tanto parlava. Era leggermente distante e non appena schiacciò play, girando successivamente il display verso di me, si allontanò ancora di più. Non tantissimo, saranno stati si e no tre o quattro metri. Rimasi senza respiro non appena vidi il video in questione: non era nessun video riguardante possibili terapie, come mi aveva precedentemente spiegato, no... il video che mi mise davanti  era niente di meno che la mia esibizione alle parallele, l’esibizione che mi aveva ridotta in quello stato.
  • Il tuo blocco è qui Emma!!!! - mi disse - È da qui che devi ripartire! Dopo una caduta ci si deve rialzare più forti di prima ma tu non lo stai facendo. Guardati ... guardati mentre eri felice, guarda la vita che hai sempre desiderato: sei ancora in.... - non riuscì a dire altro in quando gli misi  una mano davanti la bocca per zittirlo. Con l’altra mano afferrai  l’iPad e  lo lanciai il più lontano possibile da me. Sarebbe stato meglio chiudere semplicemente il video ma... beh ero troppo sconvolta per capirlo. 
  • Sei... sei un idiota.... - dissi con il viso ricoperto dalle lacrime. - ma che accidenti vuoi da me? Che... che ti ho fatto di male? - rivedere quel video mi aveva letteralmente uccisa.
  • Volevo dimostrarti che i tuoi limiti sono solo nel tuo cervello e avevo ragione Emma! Complimenti, hai appena fatto i tuoi primi cinque passi. 
Lo guardai non capendo ma poi mi girai e notai che la mia sedia era decisamente lontana da me. Avevo camminato di nuovo... da sola e senza aiuti. Piansi ancora più forte, avevo avuto un bel mix di emozioni quel giorno  tra ricordi brutti e primi traguardi positivi, ma le mie lacrime erano dovute più che altro a quel ricordo appena  vissuto. Killian se ne rese conto e dopo aver chiesto all infermiera di portarmi la sedia a rotelle mi chiese se poteva portarmi in un posto speciale. Non risposi, ero troppo impegnata a piangere per farlo così lui prese il comando della mia sedia e mi portò a prendere una boccata d’aria. Uscimmo dall’ospedale, cosa assolutamente vietata, e andammo in un parco li vicino. 
  • Sto rischiando grosso a portarti fuori senza permesso vista la tua linguetta biforcuta ma voglio parlare con te e di sicuro un po’ d’aria lontano dai soliti giardinetti ospedalieri potrà solo farti bene. - disse fermandosi in prossimità di un laghetto. - Mi dispiace molto essere stato così duro con te poco fa ma credo che sia importante per la tua guarigione riuscire a superare l’ostacolo e se non ci riesci da sola qualcuno deve pur farlo non trovi? - continuai a non rispondere - L’altra sera ti ho detto che capivo benissimo cosa provassi e in effetti è vero. Anche io, quattro anni fa, ho perso la mia possibilità di prendere parte alle olimpiadi. - alzai immediatamente lo sguardo dai miei piedi e mi girai per poterlo guardare negli occhi.
  • Eri... eri un atleta? - domandai incredula.
  • Ero... lo sono... non lo so più ormai - scrollò le spalle. - praticavo la scherma e a detta di tutti ero un vero fuori classe.
  • Che è successo? Ti sei infortunato? - incredibile... stavo seriamente parlando con colui che mi aveva appena ricordato la mia fine? 
  • Magari... avrei preferito guarda, ma no... ho fatto di peggio: mi sono rovinato con le mie stesse mani. La scherma era al centro del mio universo, non esisteva altro che palestra e allenamenti per me ma poi... poi conobbi una ragazza che mi rubò letteralmente  il cuore ed è li che le cose sono sfuggite al mio controllo. Si chiamava Milah, era più grande di me ed era qui a New York in villeggiatura. Ci siamo frequentati per tre mesi, mesi in cui ho continuato  i miei allenamenti anche se non assiduamente come prima, ma poi arrivò il giorno in cui dovette  tornare a casa e... beh mi chiese di seguirla e andare a vivere con lei. Avevano parlato molto dei nostri progetti futuri come coppia in quei mesi ed era una ragazza davvero speciale così... beh feci la valigia e partii con lei senza soffermarmi molto su cosa stessi facendo. 
  • Non mi dire... idiota fino al midollo proprio. Hai rinunciato al tuo sogno per una donna?? Ma dove hai il cervello? Fossi stata nel tuo allenatore ti avrei segregato in casa e riempito di esercizi extra al primo segnale di sbandamento.
  • Ho sbagliato su tutta la linea lo so, ma ai tempi non immaginavo... credevo di poterlo gestire e invece sì è rivelato un incubo. Ero il suo autista, facchino nonché bancomat personale. Mi ha sfruttato come meglio ha potuto insomma e poi come se non bastasse...beh, mi ha cornificato facendosi mettere incinta da un’altro. 
  • Idiota è dirti poco. - non potevo credere alle mie orecchie. E credeva anche che eravamo simili? Che riusciva a capirmi? 
  • Andiamo... bella come sei vorresti farmi credere che nessuno ti ha mai fatto battere il cuore? - arrossii a quel complimento e cercai in tutti i modi di nasconderglielo. Era odioso quel tipo perché arrossivo come se mi piacesse?
  • Due ragazzi della mia squadra hanno dimostrato simpatia per me ma... beh la mia insegnante per un giorno che mi ha visto semplicemente parlare con uno di loro mi ha fatto fare cinque volte di seguito l’esercizio a corpo libero che stavo preparando. Amore e olimpiadi non vanno d’accordo secondo lei e se vuoi ottenere un posto nella storia devi lasciare da parte le faccende di cuore. 
  • Simpatica la tua allenatrice, andrebbe di sicuro d’accordo con mia madre.... anche lei era una patita per lo sport.   Insegnava.. ora non credo lo faccia più e la sua prima regola era: mai innamorarsi. Quando ha saluto la mia decisione di lasciare mi ha praticamente chiuso tutte le porte in faccia e non gli è importato nulla sapere del resto della storia. 
  • C’è  un seguito? 
  • Certo... forse ancora peggiore di quanto detto fino ad ora. Mi sono dato all’alcol dopo aver scoperto del suo tradimento e ho frequentato amicizie sbagliate mettendomi spesso nei guai per oltre un anno. Non riuscivo a vedere la luce in fondo al tunnel ma poi ebbi un incidente d’auto ed il mio fisioterapista fu il mio angelo custode. Mi fece un po’ da psicologo e mi motivò a tornare dal mio primo amore: la scherma. Iniziai ad allenarmi nuovamente e questo mi aiutò a smettere di crogiolarmi con alcol e gente da poco conto. Ero rinato... ero di nuovo me stesso. Tornai a casa da mio padre, i miei sono divorziati, a New York e andai a parlare con il mio allenatore per chiedergli di inserirmi nuovamente nella squadra nazionale. Mi ha praticamente riso in faccia, disse che non aveva tempo da perdere con uno come me ma visto che mi conosceva e sapeva che ero bravo mi avrebbe dato modo di potermi allenare nella struttura come autodidatta ma lontano dagli allenamenti della squadra. Quello che è successo a te è totalmente differente dalla mia storia, tu non ti sei cercata l’infortunio, ma veramente posso capirti... quando sono tornato in me ho capito di aver fatto un grosso errore a mollare tutto e mi sono maledetto per questo perché a causa della mia stupidità ho perso tutte le mie chance per poter inseguire il mio sogno. 
  • Tu sei un idiota! Ti sei fermato solo perché il tuo allenatore ti ha detto no? Ma che hai nel cervello????? Se davvero ti interessa realizzare il tuo sogno rimboccati le maniche e datti da fare. Se sei il migliore non potrà di certo lasciarti in panchina. Cercati un allenatore altrettanto preparato, ci sarà qualche ex allenatore della federazione da qualche parte. Fatti allenare e fatti iscrivere a qualche gara. Già ai regionali il tuo ex allenatore ti vedrà e se gli piacerai.... sai com’è funziona no? 
  • Per essere una ragazzina capricciosa non ragioni poi così male. Peccato che non riesci a motivarti allo stesso modo con cui hai provato a motivare me. 
  • È differente la nostra storia. Tu non hai avuto un infortunio che ti ha precluso ogni possibilità, a me è successo invece. - ed ecco i miei occhi tornare a farsi lucidi. - avevo organizzato tutto il mio futuro: mondiali, olimpiadi e a 25 anni mi sarei data all’insegnamento: per sedici anni ho lottato con le unghie e con i denti per ottenere questo  e poi a causa di una caduta del cavolo ho dovuto dire addio tutto. Non sono nulla senza la ginnastica io e non voglio assolutamente insegnare in una scuoletta stupida nel mio paese. La mia allenatrice dice di volermi come assistente con le giovani leve ma parliamoci chiaro: senza un titolo mondiale o almeno un bronzo olimpico non mi terranno in federazione per sempre. 
  • Vuoi sapere come la penso? - annuii -    Credi di essere determinata ma non lo sei, non ti arrenderesti così altrimenti. 
  • pronto???? Mi ascolti????? Mi hanno detto che non posso più gareggiare, cosa pensi che significhi?
  • Anche a me lo hanno detto ma tu credi che io debba battermi ugualmente per ciò che voglio: perché per te non dovrebbe essere lo stesso? 
  • Per me a te manca qualche rotella. Ho un chiodo conficcato nel femore lo sai? Dovresti visto che sono una tua paziente. 
  • Si mah.... 
  • no lascia stare, apprezzo lo sforzo ma non voglio più parlare di questo! È finita.... punto. 
  • Emma...
  • Riportami in camera per favore, sono stanca. - lo vidi sbuffare e vi giuro che la voglia di prenderlo a schiaffi tornò più forte di prima. 
  • D’accordo testa di marmo ma ricordi il patto? Se il mio metodo funzionava avresti collaborato nelle sedute. 
  • È la gamba il mio problema non il cervello! Ricordo ancora le cose. - risposi altezzosa 
  • Mmmh farai la brava quindi? 
  • si! Ma non perché mi stai simpatico, anzi.... non ti sopporto proprio. 
  • Tu dici????  Io non credo! Sono il tuo medico preferito tesoruccio. - e ridendosela alla grande mi scompiglió i capelli e mi riportò in stanza. 
Quella passeggiata mi aveva fatto bene sul serio ma non dissi nulla a Killian, non volevo si facesse strane idee e conoscendolo di sicuro se le saprebbe fatte. Per ringraziarlo però mi diedi un gran da fare con il lavoro di recupero come promesso in precedenza e contro ogni pronostico e aspettativa nel giro di un mese recuperai tutto quello che non avevo  fatto nei due precedenti.   
  • Te lo dicevo che il tuo blocco era nella testa! La tua gamba  sta recuperando alla grande ed è ora di passare alle stampelle. Ti faccio dimettere seduta stante a patto che continuerai a fare gli esercizi da sola e che almeno una volta a settimana passerai da queste parti per farti dare un’occhiata. - mi disse Killian orgoglioso del suo operato. 
  • Posso... posso tornare a casa????? - chiesi non credendo di aver capito bene.
  • Direi di sì. Non c’è più alcun motivo per tenerti qui ma ricorda: non farmi vedere che peggiori che ti ci lego in quel letto che stai per lasciare.  - per la prima volta gli sorrisi. - wow... non credevo che ne avrei mai visto uno. Te l’ha mai detto nessuno che hai un sorriso meraviglioso Swan? - ti pareva che non doveva farmi pentire? Alzai gli occhi al cielo. - suppongo di sì .... avanti vai a prepararti per tornare a casa, i tuoi sono stati già avvisati, ma poi torna qui per il foglio di dimissione. 
Obbedii e corsi a vestirmi... corsi... camminai con le nuove stampelle alla mia migliore velocità. Optai per un paio di shorts nero, visto il tutore ingombrante e una maglietta verde militare, mi feci una treccia al volo e dopo essermi truccata leggermente per acquisire un po’ di colorito lasciai i miei a sistemare le mie cose e tornai al piano di sotto per il mio foglio di dimissioni. 
  • Accidenti Swan... - fischio Killian in segno di approvazione - sembri  un’altra persona fuori dalla tenuta ospedaliera. 
  • Tu sei il solito idiota invece - Risi. 
  • Sarò anche idiota ma ti mancherò bellezza. Sappilo.
  • Chi tu??? - Risi - non credo proprio. 
  • Vedremo... ecco a te: questo è il figlio di dimissioni, i tuoi lo hanno già firmato. 
  • Ah si? Se lo hanno già firmato perché non l’avete consegnato direttamente loro? - chiesi ingenuamente. 
  • In primis perché  volevo essere io a regalarti la libertà e poi perché... - lo vidi grattarsi l’orecchio un po’ impacciato - beh ci tenevo a chiederti una cosa in realtà. 
  • Ok... dimmi pure! - cosa voleva adesso? 
  • Beh da questo momento non sarò più il tuo medico, farai le terapie di controllo con un altro mio collega quindi... beh visto che non sei più la mia paziente mi stavo chiedendo se magari qualche volta ti andasse di andarci a prendere un caffè insieme. - il mio cuore perse un battito: mi stava chiedendo di uscire? così... su due piedi? Andai nel panico non sapendo minimamente cosa rispondergli.
  • Ehm.... io... - sillabai qualcosa di incomprensibile.
  • Potremmo fare domani pomeriggio se ti va, che ne pensi? Ho il giorno libero domani. - continuai a guardarlo scioccata non sapendo cosa dire... domani???? - dai di di sì, con la scusa vedrò anche come procede con le stampelle. - mi fece l’occhiolino e non ne come ne perché ma dalla mia bocca uscì un si in men che non si dica. Accettai il suo invito senza rendermene neanche conto... che avrei dovuto fare adesso???? Non potevo di certo mangiarmi la parola data.
  • Davvero??? Wow.. cioè.... bene mi fa piacere! Allora... ci vediamo domani davanti il nostro laghetto ok? - nostro???? Ok stava correndo decisamente un po’ troppo, bisognava rimetterlo in riga subito ma aimè ancora una volta il mio corpo si trovò ad agire senza il mio consenso e come un’ ebete mi ritrovai ad annuire. 
  • Va bene... - ebbi anche il coraggio di rispondergli... Ero posseduta non vi erano altre scusanti. - A... a domani Killian.
  • A domani piccola Swan. 


Note dell’autore: in due giorni due capitoli.... sto forse correndo un po’ troppo? 🤣 può darsi ma sono mesi e mesi che tengo questi capitoli in caldo per voi e muoio dalla voglia di rendervi partecipi. A domani con il terzo capitolo, spero di riuscire a postare quotidianamente fino alla fine della storia ma se così non fosse tranquilli: come vi ho già accennato ieri la storia è già conclusa quindi in caso bisognerà solo attendere uno o due giorni in più 😘
 
 
  
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