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Autore: Signorina Granger    23/03/2021    0 recensioni
Raccolta di varie OS dedicate a coppie/singoli personaggi delle mie Interattive.
I: Joseph Richardson
II: Charlotte Selwyn
III: Ivan Petrov/Irina Volkova
IV: Constance Prewett
V: Markus Fawley/Berenike Black
VI: Jude Verrater/Isabelle Van Acker
VII: Jake Miller/Scarlett Anderson
VIII: Nicholas Bennet
IX: Antares Black
X: Gabriel Undersee/Helene Bergsma
XI: Altair Black/Elizabeth Abbott
XII: Aiden Burke/Eltanin Black
XIII: Adrianus Stebbins
XIV: Cecil Krueger/Isla Robertson
XV: Regan Carsen/Stephanie Noone
XVI: Pawel Juraszek
XVII: Phoebus Gaunt/Nymphea McLyon
XVIII: Hooland Magnus/Rose Williams
XIX: Dante Julius/Jane Prewett
XX: Lilian Blackwell
XXI: Oliver Miller/Ingrid Braun
XXII: Noah Carroll/Mairne Connelly
XXIII: Seth Redclaw/Kate Bennet
XXIV: Emil Bach/Rebecca Crawley
XXV: Sean Selwyn
XXVI: Jade Bones
XXVII: Andrew Maguire/Iphigenia Ashworth
XXVIII: Gabriel Greengrass/Elena MacMillan
XXIX: Wyatt Hill
XXX: Erzsébet Bathkein-Horvàth
XXXI: Carmilla Bathkein-Horvàth
XXXII: David Maguire
XXXIII: Maxine Keenan/Erik Murray
XXXIV: Charlotte/Adela/Hector/William/Aurora/Regan/Stephanie
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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For all the multicolored Merlin's thongs!



Le persone a cui Maxine Keenan non riusciva a negare nulla erano molto poche. La prima era Hunter, il suo “fratellino” che mai avrebbe smesso di amare e di cercare di proteggere, anche se ormai era un vero e proprio adulto.
La seconda era Audrey Simmons, la sua più cara amica. Max non le negava mai un favore ed era sempre disposta ad aiutarla, ancor più quando quell’aiuto riguardava un bambino sorridente di quattro anni e i riccioli scuri perennemente spettinati.
Quella sera Audrey era impegnata con i suoi oneri da Auror, e la strega aveva chiesto all’amica di tenere il nipotino per alcune ore. Chiaramente, Max non aveva esitato nemmeno per un istante prima di accettare: adorava quel bambino.
“Piano piccolo, non scappa mica, la pizza! Mastica con calma.”
Seduta al tavolo della cucina, Maxine rise mentre accarezzava i capelli scuri di Henry, che sedeva agitando le gambe nel vuoto e sbocconcellando rapidamente la sua fetta di pizza al prosciutto. Il bambino posò i suoi vispi occhi scuri su di lei, sorridendo prima di trillare di dover tornare a giocare.
“Neanche i giochi scappano, zio Erik non te li ruba mica! Vero zio Erik?”
Max volse lo sguardo sul fidanzato, sorridendo mentre lo guardava stiracchiarsi dopo un’intensa sessione di giochi con il piccolo Henry, che sorrise allegro e indicò i LEGO abbandonati sul tappeto tra il divano e il mobile della televisione.
“Dobbiamo finire la macchina della polizia, così gli omini LEGO andranno a combattere i cattivi come fa Tia Odri.”
“Anche zio Erik e zia Max combattono i cattivi, sai?”
Erik si avvicinò al bambino, fermandosi alle sue spalle e chinandosi per dargli un bacio sulla fronte mentre Henry, addentata di nuovo la fetta di pizza, mormorava che però sua zia era la più brava di tutti.
“Ah, su questo non c’è dubbio.”
Erik sorrise e intercettò lo sguardo di Maxine, che ricambiò e annuì prima di tagliare ad Henry una terza fetta di pizza.
 
Tre ore dopo Maxine dispose dolcemente una coperta sul corpicino avvolto nel pigiama con gli aeroplanini di Henry, crollato addormentato sul divano dopo aver finito di montare il suo LEGO e aver guardato un po’ di cartoni.
“Spero non ti sia dispiaciuto se l’ho portato qui… Adora stare con te e ho pensato che avremmo passato una bella serata.”
“Hai fatto bene. E di certo sapendolo con entrambi Audrey sarà più tranquilla su cosa possa aver ingerito il piccolo.”
Erik circondò la vita della fidanzata con le braccia e appoggiò il mento sulla sua spalla per osservare il bimbo a sua volta, sorridendo divertito quando Max gli assestò una poderosa gomitata sul fianco:
“Ci sarebbe stato anche Hunter, se fossimo stati da me. E non mi sembra che tu sia uno Chef Michelin, mio caro!
“Mai affermato di esserlo, ma almeno so preparare un pasto senza mandare a fuoco l’appartamento.”
Erik ridacchiò mentre la strega, al contrario, s’incupiva pensando ai suoi noti disastri in cucina. Poi però Erik le diede un bacio su una guancia, mormorando che non importava e che l’amava in ogni caso.
 
*
 
“Mi vuoi spiegare che cazzo è successo da Harrods, esattamente?”
“No. Non ne voglio parlare.”
Seduta sul divano, una grossa ciotola azzurra piena di gelato in mano e una felpa con su scritto “I Tassorosso lo fanno meglio”, Maxine non alzò lo sguardo sul fidanzato e continuò a fissare truce un punto indefinito davanti a sé ripensando agli avvenimento di quella mattina.
“Audrey mi ha chiamato e si è messa a dire cose ridicole, non credo di aver compreso, rideva troppo… Ti hanno bandita da Harrods?!”
“Non è stata colpa mia! Non facevo niente di male!” La bocca piena di gelato, Maxine alzò implorante lo sguardo sul fidanzato, che sgranò gli occhi azzurri non sapendo come comportarsi: doveva imitare Audrey e riderne o consolare Maxine?
Di norma avrebbe seguito volentieri l’esempio della sua migliore amica, ma vedendo la fidanzata così giù di corda non poté che sospirare e sedersi accanto a lei, prenderle il gelato dalle mani e mettere la ciotola sul pavimento prima di costringerla a guardarlo:
“Max. Che cosa hai combinato?”
“Ho solo testato tutti i pouf, i divani e tutte le poltrone, non sapevo che non si potesse fare! Come si fa a comprare un divano e se prima non lo si prova, i Babbani sono ridicoli! Audrey dice che hanno messo una mia foto segnaletica!”
Mai come in quel momento Erik Murray dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non scoppiare a ridere davanti alla fidanzata, limitandosi a sollevarle le gambe coperte dalla tuta per mettersele sulle ginocchia e abbracciarla mentre Maxine si raggomitolava nella sua stretta.
“Su, dai, non è niente di grave… se proprio vorrai tornarci possiamo prepararti della Polisucco…”
“Ok… Grazie per non aver riso.”
La  voce della strega giunse soffocata mentre Erik le accarezzava la schiena, sorridendo e mormorando che per quella volta sarebbe stata esentata dalle sue prese in giro.
Ma solo per una sera.
 
*
 
Quando Erik le aveva chiesto di andare a vivere con lui, a Maxine non era sembrato vero. Una parte di lei, fin da quando si erano messi insieme, aveva pensato che prima o poi il bel mago si sarebbe stancato della sua bizzarra presenza e avrebbe troncato la loro relazione.
Hunter e Audrey l’avevano aiutata con il trasloco, radunando gran parte delle sue cose – alcune sarebbero rimaste lì, visto che a detta di Erik la fidanzata era “piena di cianfrusaglie che non avrebbe saputo dove infilare” – prima di portarle nell’appartamento del compagno. Separarsi da Hunter era stata la sola parte difficile: prima di uscire di casa la strega lo aveva stretto in una morsa soffocante, riempiendolo di raccomandazioni e ignorando le sue lamentele soffocate.
“Max, non ti trasferisci in un altro Paese, ci vedremo di continuo e puoi venire quando vuoi…
“Lo so, ma mi mancherai tanto comunque!”
“Anche tu mi mancherai. Ricorda di stare lontana dai fornelli.”

Maxine era così giunta a casa di Erik in compagnia di scatoloni e di Silver, il suo Demiguise, che aveva preso a guardarsi attorno pieno di curiosità prima di correre a frugare nella dispensa.
“Penso che ci vorrà un po’ a sistemare tutto, ma per fortuna possiamo contare sulla magia. Da dove vuoi iniziare?”
La strega si rivolse al fidanzato – e nuovo coinquilino – con un sorriso allegro che non venne ricambiato da Erik, che si limitò a baciarla prima di sollevarla prendendola per la vita e portarla verso la camera da letto, mormorando di volerle dimostrare quanto fosse felice di averla lì.
 
*
 
“Si può sapere chi è quella nuova in ufficio?”
“Come fai a sapere di Lucy?”
Erik, seduto sulla poltrona del salotto con Harmony in braccio e impegnato a dare il biberon alla piccola – avvolta in un body rosa confetto che aveva fatto storcere il naso a Max prima di vederlo addosso alla figlia e sciogliersi – alzò sconcertato lo sguardo sulla moglie: Maxine aveva smesso di fare l’Auror appena prima di sposarsi per aprire il negozio di antiquariato. Come faceva a sapere della nuova collega americana?”
“Ho ancora le mie fonti, ovviamente.”
Max incrociò le braccia al petto, alzando il naso per aria mentre stava in piedi di fronte al marito. Marito che inarcò un sopracciglio, scettico, e si diede mentalmente dello stupido per averlo chiesto:
“Le tue fonti sarebbero Audrey e Faye, suppongo.”
“Mi sembra ovvio, geniaccio. Beh, su, rispondi!”
“Non c’è niente da dire Max, è arrivata dal MACUSA una settimana fa.”
“Ah! Arriva una nuova collega super gnocca e lo ometti, bravo!”
“Non ho omesso nulla! Non mi risulta che tu mi abbia chiesto se ci fossero novità, altrimenti te lo avrei detto. … Ma come sai che è bella?”
“Ah! Allora pensi che lo sia! Sei fortunato a tenere in braccio Harmony, Murray.”
Gli occhi grigi di Max si ridussero a due fessure minacciose ed Erik deglutì, appuntandosi mentalmente di passare il resto della serata tenendo Harmony o Dorian in braccio. Forse così facendo si sarebbe salvato dalla furia gelosa della moglie.
“Ma Max, cosa c’entra, penso che Audrey sia una bella donna, ma non mi interessa affatto!”
“Ma Audrey è nostra amica, è diverso! Bah… vado a fare uno spuntino.”
Max si spostò solennemente verso la cucina ed Erik tirò un sospiro di sollievo, sperando che la moglie non decidesse di fargli visita al lavoro per vedere con i suoi occhi quella che da quel momento avrebbe chiamato “la rossa americana”.

 
*
 
Dopo essersi sposati e aver adottato Dorian, Max, Erik e Silver si erano trasferiti in una casa a schiera vicino a Londra. Le cose erano andate bene per qualche anno, ma quando Maxine restò incinta di Eris, dopo aver avuto Harmony, Selene e Jared, all’ormai numerosa famiglia si presentò un piccolo problema di spazio.
La strega insisteva per non volersi trasferire: il quartiere le piaceva, il giardino era grande, i bambini avevano fatto amicizia con i figli dei vicini e adoravano andare a giocare nel parco poco distante.
“Max, lo so che vivere qui ti piace, ma dove lo mettiamo il quinto marmocchio? Nel sottoscala?!”
“Certo che no! Non possiamo proprio aggiungere una stanza con la magia, vero?”
“Potremmo, ma poi chi glielo spiega ai vicini… no, non è fattibile, dobbiamo trovare un’altra soluzione.”
Seduto sul letto e appoggiato alla spalliera, Erik parlò assorto mentre lanciava in aria e riprendeva una palla da tennis con una mano.
La risposta ai loro dubbi arrivò una settimana dopo: la casa a schiera accanto venne ufficialmente messa in vendita.
“Erik! I Johnson si trasferiscono!”
“E quindi? Erano gli unici vicini che non mi piacevano con quella orrenda musica, tanto meglio.”
Erik parlò senza alzare lo sguardo dal giornale che stava leggendo, ignorando Harmony mentre la bambina gli attaccava delle mollette per stendere al bavero della giacca. Dorian faceva colazione con i suoi cereali a forma di animali e Selene mangiucchiava biscotti al cioccolato sul seggiolone.
“Piccola, se le usi tutte su papà poi come fa la mamma a stendere?”
Chinatasi sulla figlia, Max sorrise prima di prenderle dolcemente le mollette dalle mani e mandarla a fare colazione con i fratelli prima di rivolgersi al marito, più allegra e sorridente che mai:
 
“Non capisci? E’ perfetto! Possiamo comprarla, buttare giù qualche muro… insomma, ampliare questa casa! Così non dovremo nemmeno fare traslochi, è l’ideale! E così avremo anche spazio per eventuali bambini futuri.”
Udendo “eventuali bambini futuri” Erik quasi si strozzò col caffè, decidendo di soprassedere prima di lanciare un’occhiata di sbieco alla moglie:
“Non abbiamo bisogno di così tanto spazio extra, Max.”
“Lo so, ho pensato a tutto! Il piano di sopra sarebbe abitabile, così avremmo delle camere e un bagno extra… Il piano terra, ristrutturato, potrebbe diventare la nuova sede del negozio! Che ne dici? Così sarei sempre vicina ai piccoli senza dovermeli portare dietro, sarebbe perfetto!”
Erik non rispose, asserendo che ci avrebbero riflettuto prima di chiudere il giornale, darle un bacio sulla guancia, salutare i figli e andare al lavoro.
Il marito era appena uscito di casa quando Maxine si affrettò a chiamare Audrey:
 
“Ciao bellezza! Volevo dirti che ampliamo casa!”
“Davvero? Beh, mi sembra giusto, altrimenti avreste messo la numero 5 nel sottoscala…”
“E piantatela con questo sottoscala, per i tanga di Merlino!”
“Ma hai convinto il rompipalle?”

“No, ma è questione di giorni. Chiaramente avrò bisogno del tuo aiuto per l’arredamento, dobbiamo andare da Harrods. Urge della Polisucco, per caso ne puoi rubare un po’ dalla scorta di Pozioni degli Auror?”
 
*
 
Partire per le vacanze era, in assoluto, il momento peggiore dell’anno.
Erik Murray non avrebbe mai pensato di dire qualcosa del genere, ma ritrovatosi sposato con una squinternata e con una tribù di figli al seguito, dovette convincersene.
I preparativi impiegavano sempre almeno due giorni, e comunque finivano sempre per dimenticarsi qualcosa. I bambini non facevano altro che fare domande e cercare di portare più giochi possibili, infilandoli nei posti più impensabili e raggiungendo quote elevatissime di valige.
Mai come in quelle occasioni Erik ringraziava di essere un mago. Di certo un Babbano sarebbe impazzito.
“Ma come cazzo fanno i Babbani con tanti figli? Noi a stento sopravviviamo, e siamo maghi!”
“Non chiederlo a me… JARED, NO, non porti la caserma pompieri LEGO!”
“Sei cattiva!”
Il bambino, imbronciato, fece la linguaccia alla madre e fece dietro front per riportare in camera la fragile costruzione, lamentandosi a gran voce con il fratello maggiore Dorian mentre Harmony decideva quali bambole portare e quali lasciare a casa.
“Papino, i miei peluche non avranno paura a stare a casa da soli, vero?”
Eris tirò i pantaloni del padre, guardandolo con i grandi occhi chiari pieni di apprensione mentre Erik, sorridendole, si chinava per darle una carezza sui capelli:
“No tesoro, mettili tutti insieme sul tuo letto, si faranno compagnia a vicenda.”
La bambina sorrise e si allontanò sollevata per chiedere a Selene di aiutarla a scegliere quali portare con sé, e Max la seguì con lo sguardo prima di stringere la braccia attorno alla vita del marito e dargli un bacio sul mento:
“Sei così dolce con i bambini, a vederti da fuori è impensabile la trasformazione che avviene quando entri in casa e smetti di essere stronzetto e rompipalle…”
“Grazie Max, ti amo anche io.”
 
*
 
“Fermi tutti, prima di uscire… facciamo l’appello. Silver?”
“Eccolo!”
Max, che teneva il Demiguise sulle spalle, sorrise e lo indicò mentre il marito spuntava il suo nome dalla lista che aveva segnato su un pezzo di pergamena.
“Bene… Astrid? C’è. Dorian?”
“Presente!”
“Harmony?”
“Presente.”
“Selene?”
“Presente.”
“Jared?”
“Sono qua!”
“Eris?”
“Sì!”
La bambina, tenuta in braccio dalla madre, sorrise mentre stringeva il suo coniglietto bianco di peluche. Max le sorrise, dandole un bacio su una guancia mentre Astrid, la loro cagnolina, stava ubbidientemente accanto a Dorian.
“Damon?”
L’ultimo nome della lista seguì il silenzio più assoluto. Max ed Erik si scambiarono un’occhiata allarmata mentre gli altri figli si guardavano attorno spaesati, chiedendosi dove fosse il piccolo di casa.
“Max… hai svegliato Damon, VERO?”
“Per i tanga di Merlino, mi sono scordata!”
“MA BRAVA, adesso resterà sveglio e piangerà per tutto il viaggio! Dannazione… Aspettate qui, vado a prenderlo.”
Erik lasciò la lista a Dorian – l’unico su cui poteva fare affidamento in quella gabbia di matti, infatti non lo stupiva che l’avessero adottato – e andò a passo di marcia in camera per svegliare il piccolo, ignorando i sorrisi carichi di scuse della moglie.
 
*
 
Quando aprì lo sportello dell’armadietto, Max inarcò un sopracciglio nel ritrovarsi davanti uno dei suoi figli. Jared si portò un dito alle labbra, mormorando di essersi nascosto prima che la madre, annuendo con solennità, gli chiedesse in un bisbiglio di passarle un orologio a cucù.
Il bimbo obbedì e Maxine richiuse lo sportello facendo finta di nulla, tornando al bancone e sorridendo al cliente prima di porgergli l’oggetto di legno intagliato a meno.
“Eccolo qui, signor Bernards!”
“Mamma, hai visto Jared? Non lo trovo!”
Il cliente sussultò quando Harmony gli apparve accanto dal nulla, sbuffando quando la madre scosse il capo e le consigliò di cercare meglio.
La bambina si rimise alla ricerca del fratello zigzando da una parte all’altra del negozio e sotto gli sguardi curiosi dei clienti.
“Chiedo scusa, abitiamo qui sopra, i miei figli giocano… Allora, le piace?”
Prima che l’uomo potesse rispondere, un grido giunse chiaramente dalle scale poco distanti, facendo sospirare la donna dietro al bancone:
“MAMMAAAA, Eris mi ruba i colori a cera!”
“Non è vero!”
“Chiedo scusa.”
Max sfoderò il suo sorriso migliore prima di andare verso le scale, salire i primi gradini e poi urlare qualcosa a pieni polmoni.
“ERIS, RIDAGLIELI, NON E’ COLPA SUA SE PERDI SEMPRE I TUOI!”
Intanto anche Damon era apparso nella stanza, gattonando in giro sotto agli sguardi sempre più sconvolti della clientela.
“Ma quanti bambini ci sono qui dentro?”
“Si moltiplicano!”
“Siamo sei signora! Avete visto un bambino di cinque anni?”
Harmony sorrise allegra, ancora impegnata a cercare Jared mentre Maxine sbraitava ad Erik di “venire a rendersi utile”.
Poco dopo, Erik scese le scale che portavano al negozio sbuffando come una ciminiera, raccattando Harmony e Damon prima di portarli di sopra ignorando le proteste della figlia. Quando Maxine aveva appena venduto l’orologio a cucù lo sportello alle sue spalle si aprì cigolando e Jared sgattaiolò fuori dal suo nascondiglio, dando il cinque alla madre prima di tornare di sopra senza farsi notare.
Erano molti i clienti a scambiare quel posto per un asilo, e nessuno dei due proprietari poteva dar loro torto.
 
 
 
 
 
 
………………………………………………………………………………………..
Un sentito grazie alla mia cara ChemistryGirl per avermi fatto venire nostalgia dei nostri due squinternati pieni di figli. E’ sempre bello riprendere in mano vecchi personaggi, anche se Half-Blood ormai ha tre anni.
   
 
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