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Autore: Marllexs    25/03/2021    0 recensioni
[Ruby Rose]
[Ruby Rose][Ruby Rose][Ruby Rose]Si nasce, si cresce, siamo amati, si muore. Ma mica lo capisci? Mica lo intendi subito che non è semplice? No, solo mentre vivi i tuoi giorni, capisci che la vita non è fottutamente semplice. Veniamo al mondo ma nessuno ci dice come viverla e superare ogni difficolta. Figuriamoci scegliere la strada giusta, quella che rende felice ogni essere vivente che puoi volere bene senza sentirti dire o avere la sensazione di essere una delusione. Perché sappiamo che esso ci mette davanti a delle scelte, che noi lo desideriamo oppure no.
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“Mi distrai è colpa tua. Sei in mutande”, si avvicina al mio corpo mentre vado a sbattere contro il muro. Poggia una mano tra il muro e il mio viso, “Mi distrai maledettamente e attiri l’attenzione degli altri e lo odio. Mi distrai Lilith” scandisce il mio nome lentamente vicino alle mie labbra prima di staccarsi velocemente
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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POCHE ORE DOPO

La giornata si era trasformata in una di quelle giornate nuvolose e nere, con il sole che tentava di apparire dalle nuvole. La notizia era ancora fresca, il cuore batteva ad una velocità elevata mentre camminavo in direzione della casa della mia migliore amica. Più che migliore amica era una sorella, una gemella, non di sangue ma per scelta eppure eravamo completamente diverse, ma siamo inseparabili da sempre. In tanti anni di amicizia nulla ci ha diviso ogni avvenimento, ogni dolore, ogni separazione ci ha reso più forte di prima. Qualsiasi cosa succedeva ad una delle due, l'altra era la prima a saperlo, perfino una cazzata. Tutto si stoppava per ascoltare anche una chiamata, un audio su what's app e forse proprio per t67questo, sto andando da lei per questa notizia bomba. Io e Helena ci conosciamo da una vita intera. Non avendo una sorella con cui confidarmi, con cui crescere o stare male per mio padre, lei era tutto ciò che potevo desiderare. Confesso che un fratellastro lo avevo ma nulla da competere con lei e forse proprio per questo nostro legame, mi rendo conto dalla chiamata, che la sua voce non era la solita voce da Helena, la mia Helena.  Le notizie camminano sempre a due a due. Non so quale sia la motivazione, il perché, ma quando abbiamo una notizia subito, si chiama l'altra senza se e senza ma. Quando finalmente arrivo a casa sua, il mio corpo in automatico torna a respirare, a rilassarsi. Casa sua possiede un odore di casa più delle mie quattro mura. Non è cattiveria verso mia madre o i suoi sacrifici per mantenerci ma alcune volte casa semplicemente non è davvero casa. E' in questo posto che ho avuto molto spesso, quasi sempre un senso di calore familiare che non avevo sentito nemmeno quando c'era mio padre; un senso che faceva sparire come per magia tutte le cose brutte e difficili della mia vita. Devo ammettere che in parte è sempre stato così essendo cresciuta in questa casa. Mia mamma spesso e volentieri era in viaggio per lavoro ed io rimanevo a casa da sola e quindi mi "trasferivo" in questa casa. Pomeriggi a chiacchierare, notti sul divano con fame notturna mentre studiavo o ascoltavo lei e le sue litigate con i ragazzi. I gelati poi finivano in quantità a qualsiasi periodo dell'anno. Noi non potevamo essere altro che Lilith e Helena. Arriva da me come un uragano che mi stravolge mentre mi stringe forte, un abbraccio che trasmette paura infinita. Ci sediamo sul balcone, il nostro posto, mentre si accende una sigaretta con uno sguardo spento, morto. Non è da lei, ha sempre uno sguardo così allegro che trascina chiunque con sé anche nelle giornate più nere. Le cose non sono buone. La guardo attentamente mentre si guarda intorno "Dimmi su anzi, sputa il rospo" affermo per incitarla. Le sorrido pronta ad ascoltarla, come lei ha fatto ogni volta con me ma mentre mi guarda, la vedo tremare e mordersi il labbro con forza. Cattivo segno. E' titubante come quando prendi una delle decisioni peggiori della tua vita, come quando testarda come sei, la prendi ma in cuor tuo sai di aver fatto la cazzata peggiore della tua vita. Helena ha fatto questo. Entrambe viviamo in una gabbia costruita con le nostre stesse mani. "Mi sposo" afferma sottovoce. Una voce talmente bassa che penso di averlo semplicemente immaginato ma lei non mi guarda negli occhi, anzi evita il mio sguardo a tutti i costi. Adesso collego il suo atteggiamento, la sua titubanza, la sua insicurezza dalla nostra chiamata. E' arrivata ad un bivio che temeva già da mesi di dover affrontare, ammettere a se stessa di non essere più innamorata. Ma parliamoci chiaro stiamo parlando di lei, e lei non riesce ad ammetterlo per la paura e chi sono io per incutergli più timore? Sono sua sorella e sarò il suo appoggio sempre. Attiro la sua attenzione con uno schiocco di dita e finalmente mi guarda, ha uno sguardo stanco e distrutto di una ragazza persa in futuro che non gli appartiene ma che si ostina a portare avanti. E' più coraggioso continuare una vita che si è costruita con le proprie mani o avere il coraggio di cambiarlo? ? Potrei dichiarargli tutta la verità, tutto quello che entrambe stiamo pensando, che è un errore, che sarà la sua rovina, ma il suo sguardo chiede pietà. "Possiamo dire che essere giovani per sposarsi ti permette di fare tanto ma tanto sesso, così da provare mille posizioni nuove" sorrido " ma oltre a questo, mi troverai sempre al tuo fianco, ovunque io sia, ovunque tu sarai, anche se io sarò a Los Angeles". Il suo sguardo si gela mentre riceve la notizia.

VENTISETTE AGOSTO

Un secondo prima avevo ricevuto la lettera e la notizia e un secondo dopo mancava poco al fatidico giorno. Il tempo era passato talmente in fretta quasi in un batter ciglia che non mi ero accorta che mancava poco a tutto, al matrimonio e al mio andar via. Come potevo essere stata così concentrata da non pensarci prima? Era come se il mio cervello aveva deciso di cancellare tutto fino ad oggi. Si era concentrato sul matrimonio e sui pacchi che ero stata occupata al massimo, un bene per entrambe noi. Si, perché Helena alla fine aveva deciso di sposarsi non per se stessa ma per gli altri come un dovere, un obbligo e questo lo avevo capito. Era stato inutile il mio chiedere in modo sottile se era sicura, non cambiava idea e solo il fatto che metteva la felicità altrui davanti agli altri, mi preoccupava. Ironia come cazziata da parte mia, ma il bene che le voglio è enorme. In questo momento ero in chiesa, io in chiesa. La odio. Se non fosse stato per il suo matrimonio, io non ci sarei entrata nemmeno per sogno. Avevo uno strano ripudio per la chiesa. Era come se ogni volta che ci entro, prendo fuoco come un demone ma ciliegina sulla torta sono damigella d'onore con un vestito che non metterò più. Impazzisco, lo sento. La scena che si presenta è emozionata, per gli estranei. Gli invitati tutti con i lacrimoni all'oscuro che la persona più importante per me, sta andando al patibolo. Cocciuta. Erano tutti seduti su quelle panche con ansia di vedere la sposa senza rendersi conto di cosa stava succedendo. Aveva uno sguardo spento, privo di felicità che stona con la situazione.  Le spose non dovrebbero essere felici, sprizzare gioia? Ma tutto intorno a lei stona con la sua faccia. Il suo vestito era un vestito ampio che fasciava nei punti giusti, i capelli sciolti che scendevano sulle spalle. Ho maledetto ogni giornale che ho visto negli ultimi mesi per ore, tutti. Inizia la musica, lei inizia a camminare. Passo dopo passo la seguo con lo sguardo pronta ad un'imminente crisi. Ed eccola, si blocca, si guarda intorno e poi guarda me. Il suo viso truccato per l'occasione si ricopre di lacrime mentre volge lo sguardo velocemente sulla persona all'altare che doveva essere suo marito sussurrando "mi dispiace". Come in un film strappalacrime si alza un po' il vestito e inizia a correre sparendo dalla navata. Rimango improvvisamente immobile a quel coraggio prima di togliere i tacchi velocemente e iniziare a correre svelta per seguirla. Non riesco ad evitare di urlarle dietro con tutta la voce "Aspettami", sembra un'atleta professionista, proprio lei che odia correre. La raggiungo, mi manca l'aria e i miei respiri sono pesanti mentre lei ha lo sguardo incredulo per aver fatto una cosa del genere. Prova anche ad aprire bocca, ma non esce nulla scena muta. Mentalmente mi ero preparata a questa eventualità, anche se ero più sicura che non sarebbe successo, ma nulla nella vita è sicura. "Prendo le chiavi della macchina e andiamo" affermo seria prendendo in mano la situazione. Non si poteva rimanere immobile davanti alla chiesa, qualcuno sarebbe arrivato e il coraggio che aveva trovato sarebbe sparito. Lei non ci pensa due volte e corre verso la macchina scappando da un qualcosa che non aveva mai voluto, scappa dall'enorme sbaglio che stava facendo. Assolutamente non penso che non lo abbia mai amato ma a un certo punto ha messo lui davanti a se dimenticando chi era davvero, cancellando parti di sè. Lui gli ha portato via piccole parti di lei e lei glielo ha permesso fino a questo giorno. Helena inizia a piangere disperatamente mentre si prova a distruggere il vestito anche graffiandosi, accosto mentre la blocco. "Calma i bollenti spiriti" le dico bloccando le sue mani con calma e aiutandola. Quanto sono simpatica delle volte. Mi volto verso i sedili posteriori prendendogli una cambiata, lei mi sorride come sempre. "Sai sarebbe ora che prendessi in considerazione l'idea di venire con me" la guardo "vieni con me. E' sempre stato il nostro sogno, il nostro desiderio. Lontano da tutti quelli che ci conoscevano e adesso abbiamo quest'opportunità. Tu ed io all'avventura come sempre. Siamo sorelle, entrambe o nessuno." Termino seria. Lei, la vera Helena sorridendo alza gli al cielo scoppiando a ridere riempiendo con quel suono l'intera macchina come una musica non suonata per troppo tempo. "Mi avevi già convinto a Los Angeles."

TRENTUNO AGOSTO

Questo era il giorno peggiore, peggiore del matrimonio. Il mio fatidico giorno era arrivo. Oggi sarei partita. L'aeroporto mi sembrava più caotico del solito, per una persona abituata a viaggiare, a causa di un padre inglese e di un'eterna lotta padre-madre. Ma io, Lilith Andrea Black ero davvero pronta, pronta a salire su quell'aereo che ci avrebbe portato ad una nuova vita senza sapere cosa sarebbe successo ad entrambe? E se fosse successa, una catastrofe mi sarei sentita in colpa per sempre per aver trascinato la mia migliore amica nella follia con me. Nel baratro con me. Salutiamo i nostri genitori con le ultime raccomandazioni che si fanno ai bambini di dieci anni quali siamo per la mia, poi abbraccio forte la donna che mi ha visto crescere come una seconda madre, la sua. Mi era stata affianco in ogni momento della mia vita prendendosi cura di una ragazza che non era sua responsabilità eppure l'ha fatto. In quell'abbraccio c'era un semplice grazie da parte di entrambe. Helena aveva provato a discutere sugli acquisti di mia madre per entrambe, sull'acquisto di un appartamento molto carino che avevamo trovato vicino al lavoro, ma Helena obbiettava sulle spese che si era accollata, ma il colonello che è mia madre l'ha subito rimesta in riga. Mai dire un no o obbiettare a mia madre, non vincerai molto facilmente. Tutto era pronto, anche quello che voleva fare Helena. Studiare con me e provare ad entrare nella mia stessa clinica, visto la sua passione d'infermiera mai inseguito per paura, ma questa volta insieme, come sempre c'è l'avremo fatta. Eravamo sull'aereo mentre Helena dormiva beatamente.                                                                                                                

                                                                                                                

Helena è l'opposto di me, una ragazza di ventisei anni che sembra una modella. Alta un metro e settantacinque con i capelli biondi e gli occhi azzurri, l'unica cosa in comune, per il resto fa invidia al mondo per il suo corpo. Coraggiosa, simpatica, altruista e sicura di se anche se delle volte non sembra. Sicuramente più dolce di me ed una santa per sopportare una pazza come me e proprio mentre dorme penso se siamo pronte a questa pazzia che entrambe stiamo compiendo. Italia-America, direi che non è dietro l'angolo. Scuoto la testa, troppi pensieri, ho bisogno di spegnere questa testa, questo cervello che gira e gira senza fermarsi mai tranne quando ascolto musica. Mia madre mi domandava spesso come riuscissi a dormire con la musica. Ma chi glielo spiega che mi salva dal mio lato nero? Chi glielo spiega che mi aiuta dal baratro che si trova sempre ad un passo da me? Dai miei incubi che bussano ogni notte a trovarmi? Ogni ragazza/donna nasconde i suoi segreti ma i miei sono più difficili che mai. Fai l'abitudine a tutto nella vita ma a certi mostri, ci convivi solo creando mura alte. Certe cose ti trasformano semplicemente.          

 

   
 
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