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Autore: Marllexs    25/03/2021    0 recensioni
[Ruby Rose]
[Ruby Rose][Ruby Rose][Ruby Rose]Si nasce, si cresce, siamo amati, si muore. Ma mica lo capisci? Mica lo intendi subito che non è semplice? No, solo mentre vivi i tuoi giorni, capisci che la vita non è fottutamente semplice. Veniamo al mondo ma nessuno ci dice come viverla e superare ogni difficolta. Figuriamoci scegliere la strada giusta, quella che rende felice ogni essere vivente che puoi volere bene senza sentirti dire o avere la sensazione di essere una delusione. Perché sappiamo che esso ci mette davanti a delle scelte, che noi lo desideriamo oppure no.
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“Mi distrai è colpa tua. Sei in mutande”, si avvicina al mio corpo mentre vado a sbattere contro il muro. Poggia una mano tra il muro e il mio viso, “Mi distrai maledettamente e attiri l’attenzione degli altri e lo odio. Mi distrai Lilith” scandisce il mio nome lentamente vicino alle mie labbra prima di staccarsi velocemente
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Dai tempi antichi, dalle piramidi ai greci, dai mussulmani ai romani la società si divide in due. Una insegna agli esseri umani che la vita è stata già scritta da un destino a noi ignoto, da un gruppo di dei o dalle stelle di un firmamento in cielo; l'altra invece ci insegna e trasmette alle generazioni successive che sia solo l'essere umano a prendere le proprie decisioni. Le verità sono entrambi. Sono ipotesi che possono essere fottutamente vere, nessuno può negare che la vita è fatta di scelte da prendere che ci piaccia oppure no, che lo vogliamo oppure no. Bisogna calcolare i pro e i contro di ogni azione, tenere conto di cosa si perde e di cosa si ottiene, la mia non è stata una delle migliori scelte. Anzia posso affermare che essa sia stata la più difficile ma allo stesso tempo liberatoria per la mia esistenza. Mi sono ritrovata ad impacchettare tutti i miei beni, i miei ricordi e metterle in scatole apatiche e vuote, tutto ciò che mi era più caro, che avevo costruito per andare in un'altra nazione. Ero diretta lontano da dove sono cresciuta, lontano da quello che sono diventata e dalla mia cerchia affettiva; ero diretta finalmente a fare ciò per cui avevo studiato tanto. Ho passato la maggior parte delle mie giornate a studiare su mattoni di libri dove non capivo la metà delle cose mentre il mondo intorno a me continuava a girare senza di me. Avevo perso la metà dei migliori anni della vita per arrivare dove stavo arrivando adesso, per raggiungere quest'obiettivo che desideravo con tutta me stessa. Mi sono persa discoteche, concerti, uscite a tarda notte. Ma tutto porta alla fine, tutto porta alla conclusione: sono diventata una dottoressa in psicologia clinica che si sta per trasferire a Los Angeles. E' sempre stato il mio più grande desiderio e adesso, adesso si stava avverando. Ma come ogni decisione, al momento più difficile iniziavo a pormi delle domande. Ne valeva davvero la pena? Non sapevo cosa pensare, cosa decidere ma l'orologio faceva tic toc e il tempo scorreva velocemente. Sapevo in cuor mio che era una decisione difficile, ma parliamoci chiaro, ho sempre vissuto una vita che non mi apparteneva. Ho provato a tenere nascosta una parte di me per troppo tempo adeguandosi ad una società che mi stava stretta ponendomi come obbiettivo, rendere fiera la mia famiglia. I miei genitori mi amano follemente ma hanno una piccola pecca, una grande pecca; sono ignoranti sull'omosessualità. Più di tutti un padre che non crede sia giusto che una coppia lgbt adotti un figlio o si sposi, quando non si preoccupano perché non tocca a loro.  "Signori e signori, notizia del giorno, mi piacciono anche le donne ma ehi non diciamolo alla famiglia." Lo ammetto, sono stata una codarda. Codarda in un mondo d'ipocriti e di falsi; in un mondo del genere io non ne avevo. Probabilmente il punto focale era semplicemente che non ne avevo motivazione, non mi ero mai innamorata.

-flash back (3 mesi prima) –

Dopo anni interminabili a studiare, a impazzire per le lunghe sessioni, i lunghi anni non mi aspettavo che finita l'università ed essermi laureata sarei finita così. Non denigro nulla e non rinego nulla ma avevo altri sogni e invece, invece la mattina mi svegliavo presto e non facevo nulla. La notte non riuscivo a dormire ma questa era una conseguenza che capitava da una vita intera solo che in questo momento della mia vita mi uccide. Da quando tutto è finito, mi sembra di non riuscire a fare nulla nel mondo giusto, di non impiegare il tempo nel modo corretto o che non basta mai. Eppure sono una ragazza pigra, troppo, ma questo mi urta i nervi perché non è una scelta ma costrizione e mi annoia troppo rimanere con le mani in mano. Ennesimo giorno, ennesima mattinata. Sistemo la mia stanza mentre per tutto il piano notte riecheggia una musica assordante come rileva mia mamma. Ha un volume altissimo, confesso forse troppo tanto da poter rompere i muri ma proprio per questo volume alto, tutti i miei pensieri spariscono. Il ritmo è così coinvolgente che come per magia il mio corpo inizia a muoversi, senza pensarci troppo. Occhi socchiusi, capelli che si muovono insieme al mio corpo leggiadro per la stanza senza senso, solo io e la musica senza il mondo che mi circondava. Talmente estranea che non sento arrivare nemmeno mia mamma.

*URLO*

"Cazzo mamma" le dico guardandola male e prendendo aria. Ho preso uno spavento che sono saltata completamente in aria come un cartone animato, uno di quelli per bimbi. "Stavi per perdere la tua figlia adorata" le dico ridendo leggermente. Con il suo solito modo di fare, alza prima gli occhi al cielo per poi poggiarli in modo serio su di me. "Che succede?" chiedo nascondendo la mia preoccupazione ma un brivido percorre la mia schiena. Mille immagini passano la mia mente. Incidenti, esplosioni, immagini molto tragiche. La calma esterna non è quella che ho all'interno in più mia mamma non fa capire nulla. È sempre la stessa, immobile senza espressione fino a quando non mi mostra un oggetto. Confusione totale. Mille domande a cui non riesco a rispondere. "E' arrivata adesso. Il postino bussava ma non lo sentivi. Qualcuno aveva la musica troppo alta". Come sempre una nota di rimprovero nelle sue parole, come quando ripeti qualcosa fino allo sfinimento, per troppe volte senza ottenere risultati. Un disco rotto che si ripete all'infinito. "Non farlo, non come ogni giorno. Non criticare il mio modo di calmarmi e rilassarmi". Le dico girandole le spalle e aprendo la finestra. Stamattina la voglia di discutere è pari a zero, mi sembra sempre di sbagliare, di sentirmi in una gabbia che mi sono creata da sola. Una punizione. Mia madre richiama l'attenzione sulla busta che ha tra le mani ed è solo allora che mi soffermo sul suo viso e di come negli anni sia cambiata. Le continue lotte che lei stessa ha dovuto affrontare e la forza nel farlo. Conosco ormai ogni suo cambio di sguardo, ogni suo movimento ed è in quel momento che il suo sguardo cambia quasi a voler piangere. È sempre stata una donna che non ha mai mostrato mai le sue debolezze, mai e questo mi ricorda quando siamo simili, quando io e lei ci somigliamo più di quanto, ho sempre pensato. "Non aspettavo nulla. Sei sicura sia per me?" chiedo in modo stupido. Come a non volere quella lettere già consapevole in cuor mio di cosa poteva essere. Cambiamento, follia, pazzia, rinascita. "Sei sicura, sicura?" continuo a domandare, ancora e ancora. Voglio una finta illusione, voglio almeno crearmela questa illusione. Mia mamma non è d'accordo, per nulla e lo dimostra benissimo con uno sguardo omicida. Se gli sguardi uccidono, il suo mi ha sepolto. "Lilith Andrea Black" pronuncia in modo duro sottolineando il mio cognome con orrore. Mia madre ha sempre odiato il mio cognome, per lo più oserei dire schifato che ho osato tenere il cognome di mio padre. Tra i due non è mai sorto buon sangue e io non ho mai appoggiato nessuno di loro nella lotta di supremazia. Sono sempre stati cosi concentrati a lottare che non si preoccupavano dei danni che causavano, ma in compenso sono stata testarda e cocciuta su questo. Da brava Black non mi arrendo mai. Infondo se caratterialmente somiglio a mia madre, fisicamente sono un mix strano.

 Ventisei anni da compiere e sono alta un metro e sessantacinque e i capelli neri come la notte

 Ventisei anni da compiere e sono alta un metro e sessantacinque e i capelli neri come la notte. I capelli fanno a pugni con la mia pelle bianca e i miei occhi azzurri, un'altra caratteristica particolare, che mi appartiene sono le labbra rosse scarlatte. In più sono piena di tatuaggi, nascosti in punti non molto visibili. La mia insicurezza, l'essere, complicata e senza speranze si aggiungeva ai mille problemi e mostri da combattere forse era questa la motivazione della mia decisione, forse era per questo motivo che avevo deciso di aiutare gli altri. Ormai io non potevo più essere salvata. "Sei tu o sbaglio? È arrivata in ritardo e il postino si scusa" mi passa definitivamente la lettera sorridendo dolcemente mentre io sbianco solo a leggere quel nome. Prendo un respiro e mi appoggio al letto mentre fisso mia mamma. Le mani mi tremano mentre provo ad aprirla, lei m'incita dolcemente. Ma per quale motivo dovrei aprirla? Aprire qualcosa che potrebbe distruggermi? Una risposta, che sia negativa o positiva mi cambierebbe completamente. In negativo, tempo sprecato sui libri, in positivo dovrei lasciare tutto. Bivi sempre da dover prendere, scelte difficili ogni giorno. Ammetto che quello che ho adesso non è molto ma posso dire che almeno è una sicurezza a confronto di uno stupido sogno nel cassetto. Dove mi porterà tutto ciò? A casa o ad una nuova me? Probabilmente una versione di me che nascondo da un tempo così infinito da non ricordare nemmeno più. La paura mi assale mentre gioco con questa lettera. Potrebbe essere una magia, la fatidica lettera che speravo arrivasse a undici anni da Hogwarts. Essere una strega. "Forse è arrivata" sussurro a bassa voce. Mia madre, che fino a quel momento era rimasta alzata, si appoggia vicino a me. Sorride dolcemente mentre mi guarda "Sono orgogliosa di te in qualunque caso"

Egregio Dott.ssa. Lilith Andrea Black

Abbiamo ricevuto la sua domanda e nel leggerla sono rimasto molto stupito, molto di più di quanto potrebbe immaginare. Tra le tante domande non ci aspettavamo di poter ricevere e leggere una domanda con un percorso curriculare del genere. Com'è dovuto dalla mia posizione, ho impiegato molto tempo per studiare in ogni dettaglio il suo percorso. Ogni tirocinio che lei ha fatto, anche quelli facoltativi che con mio stupore sono molti. Allegato al suo curriculum ho letto anche tutte le lettere che ci ha mandato. Provengono da molti studi medici e centri clinici, dove lei ha lavorato. Sono molti per la sua giovane età e questo mi ha incuriosito, quindi s'immagini il mio stupore e i miei dubbi con tutte le possibilità nel suo paese. Con mio estremo piacere e le innumerevoli chiamate che ho fatto, tutti i miei dubbi sono stati eliminati. Di conseguenza la nostra struttura ha deciso che non può lasciarsi sfuggire una psicologa come lei e di conseguenza è stata presa per il posto di lavoro. Inizierà tra quattro mesi. Le consigliamo di venire prima, almeno per ambientarsi circa verso metà settembre. Inizierà un corso di lingua inglese, in una scuola pagata da noi più il salario.

Ancora congratulazioni e Cordiali Saluti.

Dott. Daniel Stuntman

La lettera mi scivola dalle mentre tremo. Non ci credo ancora, non penso sia possibile avercela fatta eppure è così. Guardo mia madre mentre non smetto di tremare. Posso cambiare vita, posso essere felice. Devo partire.

 

   
 
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