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Autore: Dream_City    26/03/2021    1 recensioni
E se Aang non si fosse più ripreso dopo il fulmine scagliato da Azula? Fino a che punto si sarebbe spinta Katara pur di salvargli la vita?
[Dal testo] Lo sollevò lentamente fino a farlo sedere e lo avvolse in un abbraccio, sostenendogli con una mano la nuca. "Ti prego" sussurrava con la voce rotta dai singhiozzi "Aang no, ti prego".
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aang, Katara, Yue | Coppie: Katara/Aang
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Katara lo sapeva, sapeva che andava fatto. Doveva farlo per lei, per il mondo, ma soprattutto, per Aang.
All’inizio sembrava che stesse rispondendo bene alle cure, la ferita si stava rimarginando velocemente. Da una settimana a questa parte però, la giovane aveva notato che il battito cardiaco era diventato lento e irregolare. Non disse nulla al resto del gruppo; un po’ per evitare di farli preoccupare, in quel periodo già difficile, e un po’ perché non riusciva ad accettarlo neanche lei. Continuava a sperare, a dire a se stessa che Aang era forte e ce l’avrebbe fatta anche questa volta.
Ma quella sera le sue condizioni erano peggiorate: il suo corpo, che prima amava tanto abbracciare per il calore intenso e confortevole che emanava, era quasi freddo. In quel momento le sue speranze svanirono come granelli di polvere: non avrebbe superato la notte. Un colpo sicuro e preciso, dritto al suo cuore. Non resistette più, cadde in un pianto disperato seguito da piccoli singhiozzi, che sciolsero quel nodo alla gola che si portava dietro dall’inizio della settimana.
Lo sollevò lentamente fino a farlo sedere e lo avvolse in un abbraccio, sostenendogli con una mano la nuca. “Ti prego” sussurrava con la voce rotta dai singhiozzi “Aang no, ti prego”. Si staccò leggermente per posargli un candido bacio sulla fronte, forse l’ultimo che gli avrebbe potuto dare. A quel pensiero lo strinse di nuovo a sé ma lo fece sempre con molta delicatezza, quasi a temere di poterlo rompere. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di salvargli la vita, persino... la vita. Perché non ci aveva pensato prima? C’era ancora una speranza.  
Al Tempio dell’acqua del Nord le avevano insegnato una mossa capace di salvare la vita di una persona, ma con il prezzo della propria; era molto difficile da effettuare, pari alla scelta da fare per compierla. Ma ora che era lì, davanti a lui, e che riusciva a vedere chiaramente gli effetti di quel dannato fulmine, si convinse che fosse la scelta migliore.
Così gli rimboccò le coperte, si alzò e si sedette sullo sgabello vicino allo scrittoio; gli rivolse un piccolo sorriso, poi si volse e cominciò a scrivere. Quando ebbe finito arrotolò il foglio su se stesso e lo chiuse con un nastro rosso. Posò la lettera sul tavolino vicino al letto, assicurandosi che non fosse troppo vicino alla lanterna, e tornò a sedersi sul letto. Si tolse la collana e gliel’avvolse intorno al polso destro a mo di bracciale, poi si distese accanto a lui posando la testa sul suo addome.
Non era  facile, non lo era per niente ma doveva farlo per lei, per il mondo, ma soprattutto, per Aang. Ricominciò a piangere e, senza rendersene conto, si addormentò.

Caro Aang,
Non essere arrabbiato con me, non potevo più vederti così. Ho sperato fino all’ultimo come mi hai sempre consigliato tu, ma questa volta  non ha funzionato. Mi sono sempre chiesta quale fosse il mio scopo nella vita: fino a qualche mese fa o andavo a pescare con Sokka o mi esercitavo con il mio dominio, quindi le mie aspettative non erano molto alte. Ma da quando ti ho incontrato è diventato tutto così diverso; insidioso, si, ma anche sorprendente.
Questo viaggio mi ha aiutato a capire molte cose su me stessa, una di queste è forse il mio comportamento materno nei tuoi confronti e in quelli di Sokka e Toph. È stata proprio lei a farmelo notare, quando le ho vietato di sedersi sul bordo della nave e mi ha urlato che ero assillante; non la reputo però una cosa negativa. Il giorno in cui ho perso mia madre è stato devastante per me, e lo è stato ancora di più vedere mio fratello e mio padre piangere per la prima volta. Giurai a me stessa che mi sarei presa cura di loro, con tutto l’amore con cui l’aveva fatto lei. Poi ho incontrato te e quella piccola testarda, siamo diventati una famiglia e questa volta non avrei permesso a niente e nessuno di dividerla, a costo della mia stessa vita.
So che mi capirai, ho solo paura che ti possa sentire in colpa. Con la morte di una persona impari a conviverci, ma con il senso di colpa no e lo sai bene. È stata una mia scelta, nessuno mi ha obbligato a farlo, ed è proprio per questo che dovresti solo accettarla. Se tornassi in dietro la rifarei,  altre mille volte se fosse necessario. Per quanto può sembrare brutto da dire, questo mondo ha più bisogno di te che di me. Se ti avessi detto questa frase di persona ti saresti preoccupato tantissimo e avresti fatto di tutto per farmi sentire importante, quando a me sarebbe bastato solo farti sorridere.
Mi manchi Aang, non puoi immaginare quanto. Rivoglio i tuoi sguardi imbarazzati addosso, i teneri baci che mi davi sulla guancia, sentirti ridere, perdermi in quei tuoi occhietti vispi, stringerti quando ti senti vulnerabile e ricordarti che qualsiasi cosa succeda, potrai sempre contare su di me. Per questo motivo vorrei regalarti la mia collana, così da non dimenticartelo mai; ti basterà stringere il ciondolo e mi sentirai lì, accanto a te, a sostenerti e proteggerti da ogni tipo di male. Ti ricordi le parole del maestro Pakku? Questa collana simboleggia una promessa d’amore eterno e quindi, come da tradizione, intendo fartela. Potrà sembrarti una mossa troppo avventata ma ho pensato a lungo al nostro rapporto.
Sentivo che più il tempo passava, più il sentimento che nutrivo per te cresceva ma all’inizio decisi di nasconderlo; siamo in guerra e non potevo permettere che ti distraessi per una storiella d’amore. Naturalmente mi accorgo della verità sempre troppo tardi, uno dei miei tanti difetti. Quello che provo per te Aang non è qualcosa che si può spiegare a parole: quando ti guardo vedo la pace, l’amore e la felicità che questo mondo desidera da cento anni e che io riesco a vedere solo da un tuo sguardo.
Promettimi che ti prenderai cura degli altri. Ricorda a Toph che essere una ragazza non vuol dire avere i capelli in ordine, indossare vestiti ed essere sempre educata e gentile con tutti; una ragazza si riconosce dalla sua forza interiore, dall’affetto che prova per i suoi amici, dalla sua intelligenza, scaltrezza e dalla sua bellezza capace di ingannare chiunque. È stata come una sorella per me e mi ha ricordato quanto sia importante ridere e divertirsi. A Sokka invece ricorda che non ha bisogno di essere un dominatore per sentirsi utile; ha la forza di volontà, il coraggio e le abilità che servono a un vero guerriero e che molti gli invidiano. Certe volte è insopportabile, testardo e presuntuoso ma non cambierei il mio fratellone con nessun’altro al mondo. Mi mancheranno molto entrambi, spero che sia stata una buona amica e sorella per loro. Abbraccia forte Appa e Momo da parte mia e dì a mio padre che l’avrebbe fatto anche lui, se fosse stato possibile, per la mamma.
Abbi cura di te Aang, non andare a dormire troppo tardi e copriti quando fa freddo; e non perdere mai la fiducia in te stesso, sei un grande avatar ma prima di tutto, una persona dal cuore d’oro.
Io ne sono certa, salverai il mondo.
Katara
 
Le sue lacrime si unirono a delle chiazze sul foglio, formate probabilmente dall’autore della lettera. Tornò a guardarla, nonostante il bruciore agli occhi fosse insopportabile; aveva delle profonde occhiaie sul viso e i capelli slegati sparsi sul letto che gli ricordavano le onde del mare, era incantevole. Aveva rischiato di perderla per sempre, non riusciva ancora a crederci. Quante, quante persone avrebbero ancora dovuto sacrificarsi per colpa sua? Se l’avesse fatto anche lei non se lo sarebbe mai perdonato.
Dentro di sé aveva tanta rabbia e tanto dolore, i due sentimenti che portano alla distruzione. Ed era proprio questo il problema, come avatar aveva il compito di rappresentare la pace, l’amore e la felicità per assicurare al mondo un futuro luminoso. Invece non riusciva più a percepirle, figuriamoci a rappresentarle. Il luogo non aiutava, ovunque si girasse si sentiva oppresso dagli stendardi della nazione del fuoco, come a ricordargli continuamente chi fosse a comandare.
Però poi tornava a guardarla, rannicchiata sulle sue gambe, così vicina che sembrava volesse proteggerlo, e riusciva a tranquillizzarsi. Ma era sbagliato, doveva essere lui a proteggerla e rischiare la vita per lei, per tutti, e non il contrario. Non poteva più continuare così.
Si asciugò le lacrime e si avvicinò lentamente a lei per non rischiare di svegliarla; chissà quante notti insonni e quanto tempo aveva passato a occuparsi di lui trascurandosi completamente. Le accarezzò la guancia e con il pollice massaggiò delicatamente la parte violacea sotto l’occhio. Sentì spostarsi leggermente la coperta e vide le dita della ragazza muoversi, come alla ricerca di qualcosa. Un po’ insicuro avvicinò la sua mano; le sue dita vennero avvolte in un caloroso intreccio e sul volto di lei apparve un piccolo sorriso.
Quel gesto lo stupì e gli fece tornare le lacrime agli occhi ma non le stesse di prima, queste erano di gioia e racchiudevano un briciolo di speranza. Si sarebbe ripreso e avrebbe riportato l’armonia di un tempo a tutte le nazioni. L’unica garanzia che aveva era la fiducia di quelle dita intrecciate alle sue e visto da fuori sembrava un po’ come arrampicarsi sugli specchi, ma per lui erano sufficienti; il brivido che gli trasmetteva quel contatto era così piacevole e confortante che si sentiva invincibile.
Con estrema cura tolse le sue gambe da sotto le coperte e si distese accanto a lei; riusciva a sentire il lieve rumore del suo respiro e in quel silenzio gli sembrava come una melodia. Sarebbe rimasto lì a guardarla fino a quando non avesse aperto gli occhi; voleva che non fosse sola e stesse tranquilla, come lo aveva fatto sentire lei a ogni suo risveglio. Sciolse l’intreccio, tolse la collana dal polso e l’appoggiò sulla mano della ragazza; con questo non intendeva rifiutare la sua promessa, l’amava e l’avrebbe sempre amata ma quel ciondolo aveva un significato troppo importante per lei ed era giusto che lo tenesse. Magari in futuro le avrebbe costruito qualcosa come simbolo del suo amore.
Futuro, era buffo pronunciare quella parola dopo aver sfiorato la morte. Sentiva di dover ringraziare qualcuno per questo, ma chi? E perché poi, cosa aveva fatto di così importante da meritarsi una seconda possibilità.
Piano piano Katara aprì gli occhi ed Aang avrebbe voluto dirle tante cose, ma decise di darle prima il tempo di svegliarsi completamente. Aveva un espressione tranquilla e delle lacrime ogni tanto le rigavano il viso, un po’ come quando piove con l’arcobaleno. “Quanto mi piacerebbe che fosse tutto reale” disse con voce dolce e flebile. Di scatto Aang l’avvicinò a sé e l’avvolse in un abbraccio; cominciò a piangere anche lui. “Non permetterò mai più che arrivi a pensare di toglierti la vita per salvare la mia, mai più”, a differenza di prima, questa voce era sconnessa dai singhiozzi e nascondeva molta sofferenza. Katara la percepì insieme a mille altre emozioni e si rese conto della realtà; ricambiò la stretta.

Un abbraccio è un gesto d’amore semplice, ma non per questo meno prezioso degli altri. Anzi, forse è l’unico gesto da considerare essenziale. Quelli tra due innamorati sono i miei preferiti, hanno qualcosa in più. Non si limitano a stringersi, loro si uniscono in una sola anima e si parlano, senza parlarsi. Sorrise e mandò un piccolo bacio verso un’altra cabina della nave, dove dormiva beatamente, il ragazzo con il boomerang.  Poi sparì e lasciò spazio al sole di sorgere e annunciare un nuovo giorno, di cui Aang avrebbe avuto un po’ meno paura.
 
   
 
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