Il ritorno
di Papillon
*
Capitolo 6
*
Si
erano date appuntamento al bar dove erano solite ritrovarsi per un aperitivo
dopo lavoro, oppure in pausa pranzo.
Non
era molto distante ne dalla Casa di Moda e ne dalla redazione dove lavorava Alya.
Si
trovava esattamente al centro, così nessuna delle due, poteva arrancare delle
scuse del tipo “è più vicina dove lavori
te”, se si fosse presentata in ritardo.
Non
era il caso di Marinette, che questa volta era in anticipo di ben dieci minuti,
ed aveva già ordinato il suo solito cappuccino con caffè doppio e tanta
schiuma, accompagnato da un paio di pasticcini fatti in casa dalla padrona del
locale, una signora sulla settantina, ma ancora in gamba, che di andare in
pensione e lasciare tutto in mano ai due figli maschi, non ne aveva ancora
intenzione.
Marinette guardò
l’orologio sul display del telefono, non c’erano chiamate perse, oppure
messaggi di scuse di Alya che era in ritardo.
Ticchettava
nervosamente le unghie sul tavolino.
Ruppe
la bustina dello zucchero di canna e lo versò dentro la tazza.
La
schiuma era talmente densa, che il cumulo di dolcificante, ci impiegò qualche
secondo prima di affondare completamente, e permettere a Marinette
di addolcire il cappuccino.
Il
tipico tintinnio della campanella posta sopra la porta di legno bianca,
annunciò l’arrivo di un nuovo cliente.
Alya Cesaire entrò come un uragano, salutando con la sua solita
allegria i proprietari dietro al bancone, e qualche persona conosciuta seduta
ai vari tavoli.
Vide
la sua amica accomodata al solito tavolino riservato a due persone, posto vicino
al finestrone contornato da una tenda rosa.
Da
quella posizione, potevano godere di un bellissimo panorama, ma non era su
quello che si sarebbero soffermati in quel momento.
“Ciao,
amica mia. Fatto un buon viaggio?” Assottigliò gli occhi in maniera maliziosa.
“Ciao!
S-si.” Rispose balbettando distogliendo lo sguardo.
Alya si accomodò di
fronte a lei togliendosi la giacca di jeans blu, per appoggiarla sulla sedia
libera accanto a lei, assieme ad un paio di buste di plastica.
“Come
stai?”
“Solito.
Si lavora tanto e non ho mai tempo per me!”
“Ma
se sei un incanto!” Si era complimentata Marinette.
“Hai la fortuna di farti gratis trucco e parrucco
tutti i giorni, che vuoi di più?”
“Passare
un po’ di tempo con mio marito” Sospirò venendo interrotte dal cameriere, che
era arrivato a prendere la prenotazione dell’ultima arrivata.
“Vuole
ordinare, signora?”
“Un
caffè doppio nero, con latte caldo a parte, e un bignè. Grazie”
Il
cameriere appuntò tutto sul suo taccuino e si congedò, arrivando poco dopo con
il vassoio contenente quanto chiesto.
Addentò
avidamente il dolce, sporcandosi la bocca di crema; Marinette
rise, in tutti quegli anni, non era cambiata poi molto, sempre la solita tenera,
incostante e svampita Alya.
“Tutto
bene con Nino?” Aveva osato chiederle, sapeva che era in tour con una band
molto famosa, da qualche anno a questa parte era il deejay che apriva i loro
concerti.
“Si,
si. Torna domani. Finalmente tour finito.” Sospirò.
“Vuoi
che ti tenga i bambini?” Sogghignò sapendo che domani ci sarebbero state
scintille in camera da letto, e non era il caso che i loro figli fossero
testimoni di quello.
“Ma
smettila” Le aveva sorriso e dato una pacca sul braccio.
“Louis
sarebbe contento di giocare con Andrè, di fare un pigiama party con il suo
amico. Ti ricordi quando lo facevamo noi?”
Alya sospirò, era
passato così tanto tempo “Già…sarebbe bello tornare
indietro di qualche anno. I quarant’anni si stanno facendo sentire” Aveva preso
un cucchiaino d’argento e si era specchiata, giusto per controllare che le zampe
di gallina attorno gli occhi, fossero sparite e quella crema che spalmava ogni
giorno mattina e sera, stesse dando l’effetto desiderato.
“A
chi lo dici…”
La
castana la guardò torva “Parli tu che hai lo stesso aspetto e fisico di
vent’anni fa” Disse con una punta di invidia.
“Mmm…fisico proprio no. Ti ricordo che ho avuto tre figli e credimi…è tutto merito dei giusti vestiti” Ammiccò.
“Comunque
sei sempre bellissima, amica mia” Si complimentò sorseggiando l’ultima goccia
di caffè rimasta.
“Tu
mi lusinghi…ti serve forse qualche esclusiva?” Aveva
chiesto ridendo.
“Sai
che non ho bisogno di elogiarti per averne una, basta chiedere.”
Le
due amiche andarono avanti così per una mezz’ora buona, chiacchierando del più
e del meno, rivangando anche il passato, per poi passare a parlare dei bambini.
Avevano
bisogno di parlare come ai vecchi tempi, quando bastava solo una cioccolata
calda e un pomeriggio spensierato per scacciare via i pensieri cattivi e
ritornare ad essere più rilassate, pronte per affrontare una nuova giornata.
Ma
da quando erano diventate mogli, madri e donne in carriera, quel tempo
scarseggiava sempre e diventava sempre più difficile riuscire a far combaciare
tutti i tempi.
E
il tempo si accorciava ancora di più se c’era di mezzo una sfilata di moda.
Per
Marinette era quasi impossibile terminare il lavoro
prima delle otto di sera, per Alya invece era la
stessa cosa, doveva organizzare i servizi, le notizie e cercare i giusti
accrediti e pass per la sfilata, non poteva trovarsi di certo in ultima fila, o
a dover intervistare per ultima i protagonisti indiscussi.
Sapeva
anche che Marinette o Adrien,
non avrebbe mai permesso che accadesse, per questo Alya
Cesaire era stata inclusa in una lista speciale,
diciamo pure che era l’addetto stampa della casa di moda Agreste.
*
Quando
smisero di parlare, Alya si portò le mani dentro i
capelli sospirando, era giunto il momento di parlare ci cose serie, non che le
argomentazioni trattate prima fossero da meno.
Ma
quello non era il luogo adatto.
Fare
una passeggiata, godendosi il tramonto sulla Senna, lontano da occhi e orecchie
indiscrete, era la cosa più sensata da fare.
Dopo
essere uscite dal locale, attraversarono la strada e poi scesero giù per la
scalinata, che le avrebbe condotte entrambe sulla sponda del fiume.
Individuarono
poi una panchina verniciata di verde poco distante.
Presero
posto guardando l’orizzonte.
“Ho
ricevuto una telefonata in redazione la scorsa notte” Alya
ruppe il silenzio ricevendo l’attenzione di Marinette,
la quale era abituata a quel tipo di confessioni, non era strano che l’amica
ricevesse chiamate di informatori anonimi che l’avvisavano di un possibile
scandalo.
Fresca
fresca, il mese scorso, si vociferava di una
relazione extraconiugale di Adrien, smentita poi
dallo stesso alle telecamere con una dichiarazione d’amore alla moglie, non che
Marinette avesse creduto alle malelingue.
“Sentiamo,
di che si tratta sta volta” Sospirò.
“Di
Gabriel”
“E
perché vieni da me? Di solito vai dal diretto interessato, non hai nessun
problema a parlare con…”
“E’
Papillon?”
Quella
domanda arrivò come un secchio d’acqua gelida e a Marinette
si rizzarono i capelli, per fortuna non era visibile la cosa e la corvina,
cercò di fingere un’espressione tra le più meravigliate, anche se lo era
veramente.
“Cosa?”
“Marinette…te lo richiedo un’altra volta: Gabriel Agreste è
o era Papillon?” Era seria e la stava guardando dritta negli occhi.
Non
poteva farsi scoprire.
Non
poteva mettere in pericolo lei, Adrien o i kwami.
Doveva
mentire.
“Certo
che te ne dicono di cose strane, eh? Cioè tu credi che Gabriel sia il
famigerato Papillon? Colui che più di vent’anni fa terrorizzava Parigi?”
“Pensaci
bene. Da un giorno all’altro non si è più visto. Puff…sparito
e dissolto…Ti ricordo che Adrien
era anche venuto a stare da te un periodo perché aveva litigato con suo padre,
può darsi che lo avesse scoperto.”
“E
tu calunnieresti una persona solo in base a questo?”
Alya era
mortificata, sapeva che aveva appena sganciato una bomba, ma era evidente che Marinette era sorpresa quanto lei, di apprendere certe
notizie.
“Certo
che no, per chi mi hai presa?”
“Scusami,
è che sembra tutto così assurdo!”
“Lo
sai che prima di pubblicare qualcosa, devo esserne sicura, in particolare cose
che riguardano voi.”
“Non
hai mai pubblicato nessun scandalo su di noi, Alya.”
“Non
c’è mai stato nessun scandalo, siete le persone più importanti della mia vita,
non vi farei mai del male, anche se questo significa essere degradata o peggio
ancora perdere il mio posto di lavoro.”
Marinette aveva gli occhi
lucidi, sapeva che poteva contare su di lei per qualsiasi cosa.
“Chi
ti ha dato questa notizia?”
Alya scosse il capo
“Non lo so. Capita di ricevere delle informazioni da persone anonime, ma di
solito non camuffano la voce in quel modo.” Era spaventata e glielo poteva leggere negli occhi.
“Sarà
stato uno scherzo di cattivo gusto. Gabriel Agreste non è Papillon.”
“Ne
sei sicura?”
“Fidati
di me!”
“Ha
detto che se non pubblicherò la notizia, Gabriel verrà arrestato.”
“Con
quali prove? Nessuno è venuto da noi a minacciarci, di solito vogliono soldi”
Alya sbuffò ancora
una volta, si sentiva stupida a dire alla sua migliore amica quelle cose.
In
altri casi, avrebbe lasciato perdere certe informazioni, ma questa volta
sentiva che doveva indagare più a fondo, non per il fatto di scoprire se in
realtà il padre di Adrien nascondesse un segreto, ma
chi era stata a darle quella notizia, soprattutto perché aveva appena appreso
che nessuno aveva contattato direttamente la famiglia Agreste, con delle prove
in mano, avrebbe potuto spillare un bel po’ di quattrini.
“Forse
cercava un po’ di attenzione, magari è una persona sola che non ha di meglio da
fare.”
Ci
aveva preso ancora una volta, peccato non sapesse che la telefonata gliela
aveva fatta proprio Lila Rossi.
*
continua