Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Segui la storia  |       
Autore: Frida Rush    30/03/2021    2 recensioni
Armin è una matricola. Timido, insicuro e schivo si rifugia nello studio e nei libri.
Erwin frequenta la sua stessa università ma è sicuro di sè, per nulla timido e fortemente interessato allo studio.
Il loro incontro casuale potrebbe cambiare la loro vita e quella di chi sta loro a cuore, ma non nel modo in cui pensano.
Erwin x Armin, Eren x Levi
Il rating probabilmente diverrà rosso
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Armin, Arlart, Eren, Jaeger, Irvin, Smith
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Erwin addentò l'ennesimo biscotto, gustando la dolcezza della glassa. Il locale dove si erano appartati era piccolo e accogliente, arredato con tavolini e separati da assi di legno, i quadri appesi rappresentavano paesaggi più svariati, dal mare alla montagna e qualche scena di caccia. Il più grande aveva fatto accomodare il compagno ad un tavolo quadrato sistemato in un angolo, in modo da non essere disturbati o infastiditi dalle chiacchiere degli altri studenti e delle persone che erano sedute lì vicino. 
Tra vassoi di biscotti, tazze di caffè e bevande calde avevano portato avanti per qualche ora degli interessanti discorsi sulla vita dei loro personaggi storici preferiti. Avevano parlato a lungo di Hitler e si erano scambiati pareri sulle sue strategie di guerra, più che altro del suo errore nel voler conquistare il territorio russo, non tenendo conto dell'inverno imminente ed entrambi si erano lasciati andare alle più svariate ipotesi riguardanti le alternative che aveva avuto ma che non aveva saputo cogliere e sfruttare.
- È anche vero che la storia non si fa con i se e con i ma, tuttavia è interessante poter fare supposizioni e ipotesi - diceva Erwin. 
Si erano anche soffermati sulla figura di Mussolini, anche se era passata in secondo piano, e ne avevano discusso ampiamente. Legandosi al discorso della Russia erano passati a Napoleone Bonaparte, dal momento che sia Hitler che quest'ultimo avevano commesso lo stesso identico errore.
- Gli esseri umani non imparano mai - disse Armin ad un certo punto, finendo di bere il suo tè caldo. 
- Che vuoi dire? - 
- Pensaci, Napoleone ha tentato di conquistare la Russia in un momento in cui essa era impossibile da penetrare, ma pur sapendo di non avere i mezzi necessari per sopravvivere a tutto quel freddo ha ugualmente deciso di attaccare. Poco tempo dopo Hitler fa la stessa cosa. Eppure le situazioni sono completamente identiche, avrebbe potuto imparare dalle mosse di un stratega antecedente, invece non lo ha fatto. Con questo discorso sto solo riflettendo sulle sue abilità guerrigliere, non sto dicendo che avrei voluto che vincesse la guerra o altro... -
- Non preoccuparti, è di questo che stiamo parlando, no? - sorrise Erwin, affabilmente. 
- Comunque sì, se la metti così hai pienamente ragione. Avrebbe potuto agire in modo completamente diverso - 
- Tipo evitare del tutto di andare contro la Russia - 
- O, al massimo, non mandare quella grande quantità di uomini a fare quella spedizione, ma personalmente avrei scartato anche questa manovra - 
Il più alto si grattò la testa, scoraggiato. 
- Sai, il problema fondamentale dell'uomo è la sua mania di grandezza e di potere. Tutti i grandi uomini hanno commesso errori, a volte anche stupidi, ma grandi errori, a causa della loro sete di potere e della loro vanità. Nella vita, ma soprattutto in guerra, serve sempre essere umili perché l'umiltà aiuta a non montarsi la testa. Se hai raggiunto un certo livello di potere e autorità devi avere il buon senso ma soprattutto la capacità di non farti accecare dal desiderio di averne sempre di più - 
- Un po' come Luigi XIV - sorrise Armin, ricambiato da Erwin che incrociò le braccia sul petto e si sporse in avanti per poggiarle sul tavolo. Lo guardò intensamente per due secondi. 
- Armin ma dov'eri nascosto? - gli disse scherzosamente, facendolo ridacchiare. 
- Diciamo che... Sono uno che non si nota - 
- Oh, io penso che sia tu a non volerti far notare. Non dovresti nasconderti così, hai grandi potenzialità e un intuito non indifferenti, fidati - 
La verità era che Armin era convinto di non valere molto. La sua insicurezza e timidezza lo avevano sempre spinto a sottovalutarsi e nessuno gli aveva mai parlato in quel modo. Adesso un ragazzo che era un perfetto sconosciuto gli diceva di credere in se stesso, il che era una situazione quasi assurda. Senza considerare il fatto che quando si erano seduti al tavolo si era sentito spaesato e quasi a disagio, senza sapere cosa dire, eppure man mano che andavano avanti a parlare si era sentito sempre più coinvolto e compreso, si era sciolto e sentito a proprio agio. Aveva iniziato ad aprirsi e a esprimere le sue opinioni senza preoccuparsi di nulla, senza farsi problemi inutili, senza preoccuparsi di essere giudicato ed era una sensazione meravigliosa, liberatoria, come se dopo una lunga apnea avesse ripreso a respirare d’improvviso. 
Trascorsero ancora qualche minuto seduti nella saletta fino a quando Erwin non annunciò di dover andare via, così si alzarono e, dopo aver pagato, si diressero verso l'uscita del locale. Una volta fuori, Erwin gli si mise davanti e accennò un sorriso. 
- Allora... ci vediamo alla prossima lezione!- 
Armin annuì e deglutì a fatica. C'era una cosa che gli ronzava in testa da un quarto d'ora e che non aveva il coraggio di chiedergli. E se non avesse accettato? O se avesse balbettato come al suo solito facendo la figura dell’idiota? 
Non si era quasi accorto che Erwin si stava allontanando, finché non si diede un bello scossone. 

“Fanculo!”

Pensò, e fece due passi verso di lui, tendendo una mano in avanti. 
- Aspetta! - urlò e l'altro si voltò, con aria interrogativa. 
- Ah... È che... Stavo pensando che, visto che ancora non si sa quando si terrà il prossimo incontro... Magari ti va di scambiarci i numeri del cellulare? Potremmo tenerci in contatto…- 
Ecco, aveva balbettato e anche gesticolato, di nuovo. Avrebbe sicuramente pensato che era un idiota. Poi gli sembrò di vedere un luccichio negli occhi cerulei del compagno, che stava tornando indietro. 
In realtà, Erwin non avrebbe desiderato altro che sentire quella frase, in quel momento.
 
 
 
Tre settimane dopo
 
Erwin sbarrò gli occhi sentendosi ferito nell'orgoglio quando vide il suo re accerchiato dalle pedine avversarie e il ragazzo davanti a sé esclamare un sonoro 'scacco matto'. Armin afferrò la pedina e la dondolò davanti al naso aquilino del giovane, con un sorriso strafottente stampato sul volto. Erwin si lasciò andare contro lo schienale della sedia e si passò le mani nei capelli, poi guardò il suo giovane avversario diritto negli occhi.
- Sono shockato, è la prima volta che qualcuno mi straccia in questo modo! - 
- C'è una prima volta per tutto. Non me l'aspettavo nemmeno io, in realtà. Considerando che non gioco da secoli, penso che sia un buon risultato - 
Erwin lo guardò come se avesse appena detto la più grande eresia del mondo. 
- È stata una delle partite più emozionanti che io abbia mai giocato! Facciamolo di nuovo, un'altra volta - 
Erano diversi giorni che frequentavano insieme quel club di giochi, giochi particolari che molta gente non sapeva apprezzare perché considerati noiosi e/o da secchioni, giochi come gli scacchi, il Risiko, Inkognito e molti altri. Quando Erwin, la prima volta che l'aveva portato lì, si era sentito rispondere che non giocava spesso a scacchi, lo aveva trascinato ad una scacchiera libera, gli aveva fatto una rispolverata delle regole e aveva attivato il timer. Armin non ci aveva impiegato molto a prenderci la mano, la prima partita era stata piuttosto breve, essendo tra l'altro la prima dopo tanto tempo, aveva perso ma era riuscito a tenere testa al compagno e a difendere il suo re. Poi si erano uniti ad altri due ragazzi per giocare ad Inkognito, che era un gioco di società in cui ognuno aveva un'identità e un travestimento segreti e una carta missione da completare con quella del loro compagno, compagno che dovevano scoprire. Armin ed Erwin erano casualmente finiti in squadra insieme e, ovviamente, avevano vinto, ma entrambi speravano in una seconda occasione in cui sarebbero stati avversari, spinti da un sano desiderio di competizione.
Armin sorrise timidamente e si morse un labbro. 
- Mi piacerebbe molto continuare a giocare qui! - 
- Nessuno ci impedisce di farlo - rispose Erwin. 
- Sì, nessuno tranne i capitoli da studiare. È tardi e io non ho ancora combinato niente... voglio dire… gli esami non sono così imminenti ma trovarmi sopraffatto dal lavoro mi agita troppo e mi metto a studiare praticamente di pari passo alle lezioni-
Sul viso del grande si dipinse un'espressione di delusione e tristezza, che però durò solo un secondo. Poi tornò normale e afferrò la sua borsa. 
- Studiamo insieme? - 
La proposta arrivò talmente inaspettata che Armin non seppe cosa rispondere, sul momento. Decise di non accettare ma nemmeno rifiutare. 
- Io... Non lo so, non ho mai studiato con nessuno, fino ad ora, l'ho sempre fatto da solo - 
- Posso immaginare... - 
Armin si bloccò, sentendo quelle parole uscire dalla bocca del suo amico, che lo guardò quasi mortificato, rendendosi conto solo in quel momento che ciò che aveva detto era facilmente fraintendibile. In effetti era facile immaginare che un tipo come Armin non avesse mai avuto una vita sociale molto ampia, ma l'ultima cosa che Erwin avrebbe voluto era ferire i suoi sentimenti o farlo sentire isolato o inadeguato. Aveva capito tempo addietro, se non addirittura la prima volta che l'aveva conosciuto, che era una persona molto sensibile, in gamba e intelligente sì, ma molto sensibile, così si avvicinò a lui. 
- Armin, scusami, non volevo offenderti, dico davvero! - si scusò il ragazzo e la matricola sorrise dolcemente. 
- Figurati, non hai detto niente di male, anzi, è la verità - 
- Ma avrei potuto essere più delicato - rispose amaramente Erwin. 
- Sul serio, non preoccuparti! Piuttosto, mi sembra una buona idea studiare insieme, non l'abbiamo mai fatto e finora ci siamo dedicati a discorsi informali sulla storia e agli scacchi - 
Il più alto si sentì leggermente sollevato nel vedere che il suo amico non si era offeso, ma si sarebbe preso volentieri a schiaffi lo stesso. Fu molto felice, invece, di ricevere una risposta affermativa da parte sua e lo guardò mentre si metteva la giacca e prendeva la borsa. 
- Andiamo in biblioteca? - domandò Armin e l'altro si grattò la nuca. 
- Beh, pensavo di andare a casa mia. Lì è tranquillo e non c'è gente che gironzola come nelle biblioteche. A te sta bene? - 
- Se va bene a te va bene anche a me. Te l'ho detto, non ho mai studiato in compagnia, perciò lascio a te la decisione - 
- Vada per casa mia, allora - 
Erwin girò i tacchi, seguito a ruota da Armin. 
La casa di Erwin era verso il centro della città e per raggiungerla dal punto dove si trovavano dovevano per forza prendere un autobus il quale arrivò alla fermata appena un attimo dopo che i ragazzi vi arrivassero. 
Si sedettero su due sedili vicini ed Erwin si mise ad osservare il panorama fuori dal finestrino, perdendosi nei suoi pensieri com’era solito fare quando prendeva i mezzi pubblici o viaggiava su una macchina come passeggero. 
Armin, nel frattempo, teneva stretta la sua borsa al petto, come era sua abitudine, ma non riuscì a fare a meno di tenere gli occhi fissi sul profilo mascolino e austero del suo amico. Si conoscevano da poco meno di un mese eppure si sentiva così diverso da quando Erwin era entrato nella sua vita. Se prima non parlava molto spesso a causa della paura di essere giudicato, adesso con lui accanto, si sentiva più sicuro, come se Erwin Smith fosse diventato il suo maestro, un'ancora a cui aggrapparsi quando ne aveva bisogno. Era un giovane sicuro di sé e decisamente forte, sia nel fisico, sia nella personalità. Armin aveva iniziato a socializzare di più, anche solo con i ragazzi del club che frequentavano, tanto che conversava più facilmente degli argomenti più disparati. Lui ed Erwin parlavano tanto insieme, gli aveva insegnato a non vergognarsi, gli aveva fatto capire che era importante esprimere la propria opinione ed Armin gli aveva confidato che, quelle poche volte in cui parlava a scuola veniva ignorato, o di quando i bulli che lo prendevano di mira lo invitavano a reagire. Rispondeva sempre che se avesse usato anche lui la violenza per difendersi si sarebbe abbassato al loro livello, con l'unico risultato di essere deriso e picchiato più forte. Tutto questo era leggermente diminuito da quando aveva incontrato Eren e Mikasa, i suoi unici e più cari amici, che lo aiutavano a difendersi. 
-Ti sei autoconvinto di essere debole - gli aveva detto Erwin un pomeriggio - Fidati di me, tu non sei debole, hai dalla tua parte il cervello e non è cosa da poco. I tuoi amici ti hanno sempre protetto e forse è stato proprio questo il loro sbaglio, anche se sono pronto a scommettere che non lo hanno fatto con cattiveria. Avrebbero solo dovuto spronarti a cavartela da solo - 
Armin amava la sincerità di Erwin, gli piaceva il suo modo di dirgli le cose in faccia senza però farlo star male. Era chiaro e diretto ma mai brutale. Quando gli raccontava della sua infanzia passata a subire violenze dai compagni si sentiva sempre a disagio perché l'ultima cosa che voleva era fare la vittima, ma sapeva che Erwin non la prendeva così. Quel biondo alto due metri gli ispirava fiducia e gli piaceva. Certo, non avendo mai avuto una fidanzata non si era mai domandato seriamente se gli piacessero gli uomini o le donne, dunque non era sicuro del perché gli battesse così forte il cuore quando stava con Erwin, aveva anche paura di prendersi una cotta per la prima persona che si fosse interessata a lui. Poi però ci ragionò su e comprese che se così fosse, avrebbe dovuto provare qualcosa di più dell'amicizia anche per Eren o Mikasa e non era successo. Decise che non si sarebbe più posto problemi di questo genere e che si sarebbe goduto il rapporto con Erwin, vedendo in seguito come si sarebbe sviluppato.
L'autobus si fermò all'improvviso ed entrambi vennero riportati alla realtà. Erwin diede un'occhiata fuori. 
- Poco mancava che perdessimo la fermata. Vieni! - 
Scesero dal mezzo ed entrarono in un palazzo moderno con degli ampi balconi, prendendo l'ascensore. 
- Non ti ho mai chiesto con chi vivi - disse Armin, mentre raggiungevano il quarto piano. 
- Oh, vivo con mio padre. In teoria - fu la risposta e quello alzò un sopracciglio. 
- In teoria? - 
- Sì. È un professore universitario molto stimato e richiesto anche fuori città per congressi e progetti di vario genere. In pratica vivo da solo perché non ci vediamo spesso, stiamo insieme solo nel fine settimana. Siamo molto uniti, ma mi piacerebbe passare un po' più di tempo insieme - 
- Ti capisco... - 
- Tu, invece? - 
- Io vivo con mio nonno - 
Erwin notò un velo di tristezza negli occhi cerulei del ragazzo e ringraziò di essere arrivati al piano scelto, in modo da usare la cosa come scusa per troncare la discussione. Non se la sentiva di chiedergli altro, perciò si affrettò ad aprire la porta dell'ascensore per raggiungere quella del suo appartamento. 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: Frida Rush