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Autore: Exentia_dream2    31/03/2021    2 recensioni
Esiste un castello che non sa raccontare favole, arena di un torneo in cui si può perdere tutto... persino la vita.
Harry Potter e Draco Malfoy sono stati sorteggiati dal Calice di Fuoco, legati indissolubilmente da qualcosa che non conoscono. Chi vincerà il Torneo Tremaghi? E cosa porterà Draco a tornare a Hogwarts per completare gli studi? Ma, soprattutto... chi risponde alle domande che lui scrive su un diario con l'inchiostro invisibile?
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Coppie: Draco/Hermione, Vicktor/Hermione
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Che misera cosa una sensazione! L’estasi stessa non è, forse, niente di più.
                                                                                                          Emile Michel Cioran.
 
 
 
 
I
L’annuncio
 
       Hermione Granger, studentessa modello, definita da molti la strega più brillante della sua età, quella mattina avvertiva una fastidiosissima sensazione all’altezza della nuca.
Una persona meno attenta, avrebbe semplicemente creduto di aver dormito male o di avere un qualche piccolo disturbo preciclo.
Una persona meno intelligente, forse, avrebbe collegato il tutto ai postumi della festa che si era tenuta la sera prima nella Sala Comune, per celebrare la riunione dei vecchi Grifondoro e dare il benvenuto a quelli nuovi.
Una persona che non avesse avuto come amici Harry Potter e Ronald Weasley, probabilmente, avrebbe creduto che quel malessere leggero e continuo fosse soltanto dovuto all’ansia da prestazione – il primo giorno di scuola, un nuovo programma da studiare e ripassare almeno tre volte, un nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure, l’ennesimo!
Insomma, una qualsiasi altra persona avrebbe dato tutt’altro significato a quella fastidiosissima sensazione all’altezza della nuca.
Ma non lei.
Difatti, la prima anomalia che scorse, entrando in Sala Grande per la colazione, fu l’espressione funerea dipinta sul viso della McGranitt e, subito dopo, quella assolutamente rilassata di Albus Silente che guardava gli studenti accomodarsi ai propri tavoli con un sorriso a chissà quanti denti.
Quello che Hermione aveva imparato nel corso di quegli anni da alunna di Hogwarts, non estrapolandolo dai voluminosi tomi presenti in biblioteca, era stata l’inaffidabilità delle espressioni sul viso del vecchio Preside: era accaduto, infatti, in una situazione che avrebbe terrorizzato persino il Dissennatore più incallito, che Silente se ne stesse beato a elargire con molto altruismo storie e massime che sembravano non avessero alcun senso, a sorseggiare il suo tè in una bella tazza o a offrire ogni tipo di dolciume esistente.
 Non di meno, pensò, almeno, sarebbe morto a stomaco pieno.
Quella mattina, Hermione si rese conto non essere l’unica a trovare inquietante il viso della professoressa di Trasfigurazione: anche se per motivi totalmente diversi dai suoi, anche Ron credeva che la McGranitt avesse il viso più cinereo del solito.
“Insomma, non vorrei proprio che Fred e George le avessero rifilato una Merendina Marinara.”
Non si aspettava di certo che uno dei suoi migliori amici avrebbe dato davvero peso alle sue impressioni, ma dopo quell’affermazione, non si sentì sollevata nemmeno un po’ di avere con lui un pensiero in comune, episodio più unico che raro, che la sconvolse indicibilmente, eppure riuscì in maniera impeccabile a mantenere la sua aria da ragazza educata qual era.
Quando Silente si avvicinò al leggio, tutti gli studenti caddero in un religioso silenzio e lei pensò finalmente di poter allontanare quella fastidiosissima sensazione all’altezza della nuca, lasciarla sotto al tavolo e dimenticarsene o perderla strada facendo… scrollarsela di dosso, ecco.
“Bentornati e benvenuti” disse il Preside. “Spero che la colazione sia di vostro gradimento. Per tanto, vorrei augurarvi una buona permanenza a Hogwarts e confidare in voi in un comportamento corretto sempre. E, inoltre, mi farebbe piacere informarvi delle novità che ci saranno in quest’anno scolastico, ma lo farò stasera: a stomaco pieno si accolgono con più piacere le novità! Perciò, buona giornata a tutti e tenetevi pronti per l’annuncio.”
In tutta risposta, Hermione si sbatté una mano sulla fronte, perché era risaputo in tutto il Mondo Magico e non che non fosse legale cominciare un discorso e lasciarlo a metà con la promessa di proseguirlo a  cena, soprattutto quando tra le fila di studenti, c’era chi moriva dalla curiosità per sapere cosa riguardasse l’annuncio.
La giornata proseguì normalmente. Se ne rese conto scorrendo con un dito l’orario scolastico e avviandosi verso i sotterranei, dove ci sarebbe stata la prima lezione dell’anno di Pozioni, ovviamente con i Serpeverde – come l’ora successiva − e con il professor Piton.
Pozioni non era quella che si poteva esattamente definire la sua materia preferita, non per questo, comunque, Hermione s’impegnava di meno a studiarla.
Anzi, a onor del vero, studiava il doppio, ore e ore a prendere appunti e a leggere fino a tarda notte, ma, a dispetto di questo, i suoi voti non andavano oltre l’Accettabile.
“Credo che il suo cervello sia occluso dall’unto dei suoi capelli. Forse, è per questo che non  si rende conto di quanto tu sia brava” le disse Harry al termine della lezione.
“O, forse, perché non sei una Serpeverde!” aggiunse Ron.
“O, forse,” disse lei, le labbra imbronciate e gli occhi lucidi “perché sono davvero una frana in Pozioni!”
L’euforia per l’annuncio, comunque, aveva serpeggiato tranquillamente per i corridoi e si era intrufolata in ogni aula, persino nella Sala Comune di ogni casa. 
E, proprio l’annuncio, sembrava animasse in maniera diversa anche i professori: infatti, Piton non aveva offeso Harry in alcun modo e la McGranitt aveva finto di non vedere l’ennesimo animale mezzo trasfigurato e Ruf, beh… Ruf non aveva fatto addormentare nessuno durante la lezione.
La prova inconfutabile arrivò quando gli studenti di Grifondoro misero piede nell’aula di Difesa contro le Arti Oscure, chiedendosi per il terzo anno di seguito in quale maniera avrebbero studiato la suddetta materia.
Il nuovo professore, Alastor Moody, soprannominato Malocchio, era stato presentato come un ex Auror in pensione, un uomo che affrontava il pericolo senza temerlo in modo alcuno, nonostante le ferite perenni che adesso si portava addosso, come per esempio, la gamba di legno che terminava in un piede a zampa di leone che si trascinava dietro a fatica, o la narice mezza squartata o l’occhio magico che teneva sul viso grazie a una benda, con cui sembrava riuscisse a vedere anche a chilometri di distanza e che copriva malamente la cicatrice sulla guancia.
 “Quando si tratta delle Arti Oscure, io credo in un approccio pratico” cominciò a dire. “Ma prima chi di voi sa dirmi quante sono le Maledizioni Senza Perdono?”
Era fastidiosa, fastidiosissima quella sensazione all’altezza della nuca, ma Hermione Granger,  studentessa modello, definita da molti la strega più brillante della sua età, alzò prontamente la mano e sciorinò come panni stesi al sole tutto ciò che sapeva dell’argomento, perché non si dicesse mai che lei, proprio lei, non conoscesse un argomento prima ancora che fosse presentato dai professori. “Tre, signore” disse.
“E si chiamano così…”
“Perché sono imperdonabili.”
E, imperdonabile, fu anche il modo in cui il professor Moody tenne su tutta la lezione, torturando Neville Paciock facendogli vivere a occhi aperti l’incubo che si premurava di tenere solo per sé.
Per questo, Hermione scattò in piedi e urlò di smettere, con gli occhi di tutti i presenti puntati addosso.
Si voltò per tranquillizzare Neville con uno sguardo dolcissimo, mentre i Serpeverde se la ridevano sotto i baffi.
Oh, ma insomma! pensò e, nel mentre, il professore si avvicinò pericolosamente a Harry.
Hermione lo sapeva benissimo: essere amica di Harry Potter, il Bambino Sopravvissuto che si portava il sacrificio dei genitori stampato in fronte con una cicatrice a forma di saetta, che attirava guai proprio come le luci attirano le falene, richiedeva una pazienza e uno sprezzo del pericolo che lei aveva acquisito da tempo e, proprio per questo, anzi, nonostante questo, tremò.
Il tremore passò in fretta, poiché, a fine lezione, tutti gli studenti, compresi e soprattutto i Serpeverde, corsero a gambe levate fuori dall’aula e si riversarono nel corridoio come una mandria di bufali inferociti, perché nessuno di loro moriva dalla voglia di assistere a un altro spettacolino macabro a suon di urla di ragni indifesi.
“Indifesi un accidenti!” aveva detto Ron quando lei aveva provato a discutere con loro. “Erano ragni. Ragni, hai presente?”
“Finalmente!” s’intromise Harry. “Questa giornata è finita.”
“Oh no, non che non è finita. Hai dimenticato una cosa importante, Harry. L’annuncio!”
Quando rientrarono in Sala Comune, Hermione si guardò intorno a cercare qualcosa di sospetto che prima non fosse presente: il camino era sempre stato lì, così come il tappeto e le poltrone, persino le scarpe in fondo alla scala erano lì da quella mattina e chissà chi le aveva lasciate e, quando appurò che nulla fosse stato toccato, si sedette, aprendo un libro sulle ginocchia.
“Ma dai, rilassati un po’, almeno qui” le suggerì Ron e lei lo guardò di sbieco perché proprio non capiva che c’erano delle priorità nella vita.
“No, Ronald, devo recuperare.”
“Ma cosa? Oggi è stato solo il primo giorno di lezione.”
“Appunto.”
“Beh, fai un po’come ti pare…”
Quasi sorrise, poi, però, la fastidiosissima sensazione all’altezza della nuca tornò a farle visita e, questa volta, le sembrò più forte e decisa, come quei mal di testa che non riusciva a mandare via nemmeno con l’aspirina.
Se ne stava lì, tra capo e collo, e Hermione seppe che quel giorno sarebbe successo qualcosa.
Forse, uno di loro sarebbe caduto per le scale e si sarebbe rotto una gamba o, magari, le sarebbe davvero venuto il ciclo e tutto sarebbe passato.
O, probabilmente, sarebbe iniziata la solita scaramuccia tra Grifondoro e Serpeverde o Serpeverde e qualsiasi altra casa… in poche parole, sarebbe successo qualcosa!
 
 
~•~
 
       Hermione Granger continuò a sopportare in silenzio quella fastidiosissima sensazione all’altezza della nuca: se l’era portata dietro per tutta la mattina, l’aveva adagiata sul bracciolo della poltrona in Sala Comune e, adesso, se la portava a spasso per i corridoi che l’avrebbero condotta alla Sala Grande come un cagnolino fedele che richiede una passeggiata per espletare i propri bisogni.
Un po’ come tutti gli altri studenti si erano portati dietro l’entusiasmo e le ipotesi riguardanti l’annuncio.
“Ehi, Granger” la chiamò qualcuno.
Lei si voltò a guardare la persona con cui avrebbe dovuto interloquire per i successivi due o tre minuti e lo trovò: spalle al muro, atteggiamento aristocratico, sorriso bianchissimo e un’espressione che avrebbe voluto togliergli dal viso a suon di schiaffi – un’espressione che non aveva nulla a che fare con quella funerea della McGranitt né con quella assolutamente rilassata di Silente.
“C’è qualcosa che non va?”
“Oh, no.” disse l’altro. “Volevo solo accertarmi che stessi bene dopo la lezione di Difesa contro le Arti Oscure.”
“Sto benissimo, grazie.”
Quando l’altro fece un passo in avanti, Hermione ne mosse due indietro perché non si dicesse mai che una Grifondoro onesta e leale come lei s’intrattenesse in compagnia e in atteggiamenti equivoci con un Serpeverde. 
“Bene, ne sono davvero contento. Non dimenticare quella cosa” le aveva detto all’orecchio.
Oh, ma quella cosa, Hermione non l’aveva affatto dimenticata e, anzi, ci aveva pensato per tutta l’estate e sapeva bene che non sarebbe potuta andare avanti per le lunghe, perché prima o poi la scuola sarebbe finita e loro due si sarebbero separati e probabilmente non si sarebbero mai più rivisti e, nonostante questa consapevolezza, non si erano affatto risparmiati, anzi, entrambi si erano dati parecchio filo da torcere, fino all’ultimo secondo e l’ultima volta l’aveva avuta vinta lui soltanto perché era un Serpeverde e non perché fosse realmente più preparato di lei.
Proprio per questo, non appena lui fu lontano abbastanza, Hermione gli urlò dietro: “Zabini! E’ soltanto il primo giorno di scuola!”
La cena riempiva già gran parte della tavolata quando lei raggiunse i suoi amici e si concesse un’abbondante porzione di patate arrosto, il bicchiere già pieno di succo di zucca.
Mangiava di gusto e rideva insieme a Harry perché Ron si era quasi infilzato l’ugola con una forchetta quando Silente batté le mani per attirare l’attenzione degli studenti.
“Buonasera a tutti” cominciò il Preside. “vi ho promesso che per cena avrei dato l’annuncio, ebbene, nei prossimi mesi avremo l’onore di ospitare un evento assai emozionante, un evento che non ha luogo da più di un secolo. È con grandissimo piacere che vi informo che il Torneo Tremaghi quest’anno si terrà a Hogwarts… be’, alcuni di voi forse non sanno di che si tratta, quindi spero che quelli di voi che lo sanno mi perdoneranno questa breve spiegazione, e sono liberi di pensare a quello che vogliono.”
Hermione aveva letto Storia di Hogwarts un numero di volte  che non poteva essere quantificato, eppure, l’unica cosa che ricordava del Torneo Tremaghi riguardava l’incidente avvenuto qualche secolo prima a causa di una creatura mortale.
    “Il Torneo Tremaghi fu indetto per la prima volta settecento anni fa” riprese il Preside. “come competizione amichevole tra le tre maggiori scuole europee di magia: Hogwarts, Beauxbatons e Durmstrang. Venne scelto un campione per rappresentare ciascuna scuola, e i tre campioni gareggiarono in tre imprese magiche. Le scuole si alternavano nell’ospitare il Torneo ogni cinque anni, e tutti convennero che fosse un modo eccellente per stabilire legami tra giovani streghe e maghi di diverse nazionalità… almeno fino a quando il tributo di morti non divenne così elevato che fu deciso di sospendere il Torneo.”
A quelle parole, la fastidiosissima sensazione all’altezza della nuca tornò prepotente e Hermione alzò lo sguardo su Harry, perché sapeva che in quel momento stesse immaginando se stesso prendere parte a quelle missioni suicide e magari uscirne vittorioso, stringendo tra le mani la coppa del Torneo, festeggiare ancora una volta la scampata morte prematura, perché se non c’era riuscito Tu-Sai-Chi non l’avrebbero mica ammazzato un paio di creaturelle mortali.
“Ci furono parecchi tentativi nel corso dei secoli di riportare in auge il Torneo” disse ancora Silente. “nessuno dei quali ebbe molto successo. Comunque, i nostri Uffici per la Cooperazione Internazionale Magica e per i Giochi e gli Sport Magici hanno deciso che i tempi sono maturi per un nuovo tentativo. Abbiamo lavorato molto nel corso dell’estate per far sì che questa volta nessun campione o nessuna campionessa si trovi in pericolo mortale.”
Sì, Harry stava decisamente valutando l’ipotesi di partecipare al Torneo e, anzi, aveva già deciso di farlo, se ne rese conto dallo sguardo febbricitante e dal sorriso che gli spostava gli occhiali.
    “I Presidi di Beauxbatons e di Durmstrang arriveranno in ottobre con la loro squadra scelta di campioni, e la selezione dei tre sfidanti avverrà due giorni dopo Halloween. Un giudice imparziale deciderà quali studenti saranno più degni di gareggiare per la Coppa Tremaghi, la gloria della loro scuola e un premio personale in denaro pari a mille galeoni.”
Furono Fred e George a catturare la sua attenzione, questa volta, mentre elencavano i modi più assurdi per spendere tutti quei soldi e Ron, che dava loro man forte.
   “Pur sapendo quanto ciascuno di voi sia desideroso di portare a Hogwarts la Coppa Tremaghi, i Presidi delle scuole partecipanti, assieme al Ministero della Magia, hanno convenuto di imporre un limite d’età per gli sfidanti di quest’anno. Solo gli studenti dell’età giusta — cioè da diciassette anni in su — potranno proporsi per la selezione.”
Fred si alzò in un gesto di ribellione, ma Silente quasi lo notò o, comunque, non gli diede agio di sfogare la propria frustrazione per una regola così alienante a dispetto di chi, pur non avendo diciassette anni, si sentiva comunque in grado di fronteggiare chissà quali bestie feroci.
 “Questa è una misura che riteniamo necessaria, dal momento che le prove del Torneo saranno pur sempre difficili e pericolose, quali che siano le precauzioni che prenderemo, ed è altamente improbabile che gli studenti al di sotto del sesto e del settimo anno siano in grado di affrontarle. Mi assicurerò personalmente che nessuno studente di età inferiore inganni il nostro giudice imparziale e lo induca a nominarlo campione di Hogwarts”. soltanto in quel momento, il Preside guardò i due gemelli e proseguì: “Pertanto vi prego di non perdere tempo a iscrivervi se avete meno di diciassette anni. Le delegazioni di Beauxbatons e Durmstrang arriveranno in ottobre e resteranno con noi per la maggior parte dell’anno. So che tutti voi tratterete con la massima gentilezza i nostri ospiti stranieri durante il loro soggiorno, e darete il vostro sincero sostegno al campione di Hogwarts quando verrà designato o designata. E ora è tardi e so quanto è importante che ciascuno di voi sia ben sveglio e riposato quando comincerete le lezioni domani mattina. Ora di andare a letto! Forza, veloci!”
Lo sguardo deluso di Harry, le fece dedurre che l’immagine di se stesso vittorioso gli era appena sfumata dal cervello – e menomale! – e Ron, che di suo non aveva già chissà quale interesse a partecipare, adesso si stava dimostrando un ragazzo intelligente, elencando per quali motivi loro non fossero realmente pronti per quell’evento. 
 
~•~
 
       L’entusiasmo per l’annuncio si era trasformato nello scontento di Harry e dei gemelli e Hermione non ne poteva più.
“Non è giusto” continuava a ripetere Fred, mentre George trafficava con qualche pozione che teneva conservata nel baule.
“Eccola” disse, sollevando un’ampolla. “Questa sarà la nostra porta per accedere al Torneo! Ci presenteremo al giudice imparziale così… chi sarà, tra loro, secondo te?”
“Sono morte delle persone” disse Hermione per l’ennesima volta.
“Sì, ma è stato tanto tempo fa.”
“Non preoccuparti, Hermione, vedrai che vinceremo noi.”
“Sì, vinceremo noi” dissero tutti i maschi in coro e quasi li paragonò a un gruppo di scimmie saltellanti, mentre si stringevano in cerchio con le mani sulle spalle e saltavano in un coro stonato e fuori tempo di “Grifondò, Grifondò, Grifondoro!”
Scosse la testa e si rassegnò quasi subito, perché cosa poteva lei, che era figlia unica e non sapeva come contrastare i capricci di un fratello quasi per niente capace di intendere e di volere, contro una coppia di fratelli,  Weasley tra l’altro? Proprio niente, ecco.
Soprattutto se, a quel duo che correva veloce fuori dalla Sala Comune per presentare il proprio nome al giudice imparziale, si univano Ron e Harry.
Il punto era che lei, quella sensazione fastidiosissima all’altezza della nuca ce l’aveva ancora e non era mai buon segno: lo aveva imparato nel corso degli anni che, se insisteva a starle addosso, era soltanto perché voleva essere ascoltata, perché aveva fondamenta solide su cui sarebbe stato facile camminare, se soltanto avesse mosso i piedi; lo aveva imparato nel corso degli anni che, alcune di loro, sapevano essere invadenti, pretenziose, quasi viscide e s’insinuavano dovunque e poi si sparpagliavano nel cervello come fossero schegge di uno specchio rotto – e no, non li avrebbe sopportati altre sette anni di guai –e potevano far male, sapevano far male, soprattutto quando venivano ignorate.
D’altra parte, però, quella sensazione fastidiosissima all’altezza della nuca, sembrava un po’ campata per aria e, allora, Hermione pensò che non avrebbe avuto alcun senso spremersi le meningi e trovare una soluzione a qualcosa che non aveva lasciato alcun indizio, che era un po’ come vagare in tondo o come chiedersi perché quella volta non era stata in grado di rispondere in un determinato modo in una scaramuccia: inutile, appunto. Imperdonabile.
Pensò che nella vita c’erano delle priorità e che lei aveva il sacrosanto diritto di posizionarle a suo gradimento nella sua lista personale e poco importava se per Ron fosse più importante vivere piuttosto che essere espulsi: a pro di che sarebbe vissuta, se fosse stata mandata via dalla scuola o, peggio, se avesse perso? Perché era meglio morire, era mille volte meglio morire piuttosto che vedere quel sorriso bianchissimo farsi beffe di lei. 
Che poi, a ben vedere, chissà quali sarebbero state le priorità di Ron o quelle di Harry… anzi, tra quelle di Harry, rientrava tra i primi posti sicuramente quella di non arrivare vivo ai vent’anni e non trascorrere una vecchiaia tranquilla tra amici e parenti.
Perciò, la sua, di lista, era sicuramente la migliore, quella definita in maniera precisa, senza scopiazzi vari e quant’altro che non fosse importante per il suo futuro da strega più brillante della sua età.
Quindi, si accoccolò sul divano, con il libro di Pozioni aperto sulle gambe e che si ammazzassero pure, i suoi amici: lei aveva una questione importante da risolvere, perché quella cosa con Zabini, questa volta, voleva proprio vincerla lei, a costo di diventare un tutt’uno con il banco o con la panca in biblioteca o anche con il divano e la poltrona o, addirittura, aggraziandosi in qualche modo il professore di Pozione, anche se le venne il voltastomaco soltanto a pensarci.
Hermione Granger, studentessa modello, definita da molti la strega più brillante della sua età, quella mattina aveva avvertito una fastidiosissima sensazione all’altezza della nuca.
Una sensazione che l’aveva accompagnata tutta la giornata − come un cagnolino fedele che richiede una passeggiata per espletare i propri bisogni.
Una sensazione che, a un certo punto, le aveva fatto credere che sarebbe successo qualcosa, perché era una verità inconfutabile che a Hogwarts sarebbe successo qualcosa, prima o poi, che fossero cani a tre teste o professori che nascondevano brutte persone sotto i turbanti, o Troll in bagno o diari maledetti che portavano nei bagni e permettevano l’apertura della Camera dei Segreti, liberando un serpente strisciante che se ne andava in giro per la scuola a pietrificare le persone.
Ma, quando vide i suoi amici rientrare con i volti addolorati e delusi, Fred e George invecchiati di parecchi anni, depressi perché in giro non c’era nessun giudice imparziale da corrompere o da convincere, e Harry e Ron che ancora se la ridevano un po’, pensò che, in fondo, quella fastidiosissima sensazione all’altezza della nuca sarebbe davvero potuta essere il risultato di  una notte durante la quale aveva dormito male, o un qualche piccolo disturbo preciclo, o una serie di postumi della festa che si era tenuta la sera prima nella Sala Comune, per celebrare la riunione dei vecchi Grifondoro e dare il benvenuto a quelli nuovi o l’ansia da prestazione – il primo giorno di scuola, un nuovo programma da studiare e ripassare almeno tre volte, un nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure, l’ennesimo! – e che non era affatto una di quelle invadenti che potevano e sapevano far male.
Insomma, quella fastidiosissima sensazione all’altezza della nuca non era proprio niente: quell’anno sarebbe andato tutto bene.
O, almeno, così sperava.
 
 
Angolo Autrice:
 
Io lo so, che forse un po’ vi siete stancati di me, ma beh… io proprio non ce la faccio a non condividere con voi le mie pazzie.
Ora, però, voglio presentarvela.
Questa storia si svolge nel 1994, tenendo conto soltanto in parte degli avvenimenti di Harry Potter e il Calice di Fuoco e, ovviamente, alcune situazioni saranno del tutto stravolte, anche per quanto riguarda il seguito della Saga.
Il discorso di Silente riguardante il Torneo è esattamente quello che ha scritto la Rowling, perché, diciamocelo, non avrei saputo presentarlo in maniera migliore.
E sì, lo so che questo discorso si sarebbe dovuto svolgere la sera dello Smistamento, ma per esigenze di copione l’ho spostato di un giorno, mi sono presa questa piccola licenza che spero non faccia storcere il naso  a troppi di voi.
Anche la coppa del mondo verrà raccontata più avanti, con un salto temporale non indifferente, ovviamente, sempre ai fini della trama, perciò, per favore non odiatemi.
Ho inserito l’OOC perché, sì, molte situazioni o atteggiamenti o personaggi risulteranno, appunto, OOC.
 
Questa non sarà una storia d’amore o, almeno, non soltanto.
E niente, spero che questa storia vi piaccia e che io possa ritrovare la vostra compagnia in questa mia nuova avventura. Per le novità, per gli aggiornamenti e spoiler, vi aspetto su Instagram e Facebook: Exentia_dream2. Poi, appena saprò come fare, inserirò il link del booktrailer della storia.
 
   
 
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