Anime & Manga > Haikyu!!
Segui la storia  |       
Autore: Raven_Stark22_    03/04/2021    4 recensioni
[BOKUAKA]
"Senza qualcosa per cui vivere, che senso ha continuare?"
Questa era la domanda che da mesi tormentava Akaashi.
E più trascorevano le settimane, più quel pensiero si faceva vivido nella sua mente.
Una sera, stanco di un mondo portava solo a sofferenza, decise di mettere fine al suo dolore.
Su quel tetto, per caso, si trovava Bokuto.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Akinori Konoha, Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto, Kozune Kenma, Tetsurou Kuroo
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La vita reale non è un film.

Quando perdi qualcuno che ami, nei romanzi o nelle pellicole romantiche, ti limiti a convivere con il dolore per giorni, mesi, settimane.

Per anni.

Impari ad abituarti alla sofferenza.

Non fu il mio caso.

Cosa significa adattarsi al dolore?

Andare avanti nonostante il vuoto incolmabile che si avverte nel petto?

Perché io non riuscivo proprio a capacitarmene.

E' davvero possibile condurre la propria esistenza fingendo di essersi abituati alla mancanza di qualcuno che reputavamo indispensabile?

Bokuto non si era portato via solo metà della mia anima, ma anche quel poco di felicità che aveva iniziato a sostituire le mie giornate vane.

Avevo avuto modo di riflettere su quello che avrei provato dopo la morte di Koutaro.

Pensavo che sarei tornato l'apatico di un tempo, indifferente davanti a qualunque tipo di emozione.

Avrei tanto desiderato che fosse andata così.

Ma la verità è che mi sentivo vivo proprio a causa del dolore.

-Keiji, amore... posso entrare?-

-Sì, mamma.- 

La donna spalancò lentamente la porta e la sua espressione parve condividere almeno un po' nel mio dolore: -Ti ho portato la tua tisana preferita.-

-Grazie.- Riuscii solo a mormorare, freddo.

Mia madre depositò un bacio fugace tra i miei capelli e appoggiò la tazza fumante sulla scrivania: -So di avertelo già ripetuto diverse volte, ma chiamami, se hai bisogno.-

-D'accordo.- Dissi, girando la pagina del libro che stavo facendo finta di leggere.

Lei annuì e si richiuse dolcemente la porta alle spalle.

Appoggiai il romanzo sul letto e mi alzai per raggiungere la scrivania.

Il rumore di un piccolo oggetto che si rompeva interruppe a mezz'aria il mio passo successivo.

Spostai il piede e mi chinai a terra.

Avevo sicuramente calpestato qualcosa di molto fragile.

Raccolsi dal suolo le due metà spezzate di una conchiglia a forma di ventaglio.

La stessa conchiglia che Bokuto mi aveva regalato durante la gita alla spiaggia di Chigasaki.

-No...- Sussurrai, notando come le mie dita stessero tremando -No, no, no!-

Mi alzai di scatto alla ricerca di qualcosa che potesse aggiustare i due pezzi, ma finii per inciampare sui miei stessi passi.

-Cazzo!- Impecai, sentendo gli occhi che si facevano lucidi.

Il ventaglio era andato totalmente in frantumi.

-Non è giusto...- Dissi, stringendo il pugno con forza -Perchè?-

-Keiji!- Mia madre si catapultò nella stanza, attirata da quella serie di rumori improvvisi -Che succede?-

-La conchiglia...- Sussurrai, mostrandole il palmo -Sono... sono inciampato e...-

Sembrava una cosa talmente banale e infantile che non trovai il coraggio di completare la frase.

-Tu stai bene?-

Alzai lo sguardo e le lacrime iniziarono a bagnarmi le guance: -No...-

-Oh, tesoro.- Mia madre si inginocchiò al mio fianco, scostandomi un riccio nero dalla fronte.

-No...- Proseguii con la voce rotta dal pianto -Non sto per niente bene...-

Mi tuffai tra le braccia di mia madre e iniziai a singhiozzare istericamente.

Lei mi accarezzò i capelli in silenzio, stringendomi con più insistenza di tanto in tanto per trasmettermi forza.

Urlai per sfogare tutta la tristezza che avevo represso in quei giorni.

E non soffocai nemmeno la rabbia.

-N-Non è g-giusto- Balbettai, strigendo la camicia di mia madre come se lei potesse scappare da un momento all'altro -P-perchè a me? Perchè a l-lui?-

-Mi dispiace, piccolo.- Sussurrò mia madre -Mi dispiace così tanto...-

-L-lui era... era tutto per me...-

-Lo capisco, amore.-

-N-no, invece.- Mi scostai da lei e incrociai i suoi occhi stupiti -Tu non puoi sapere cosa si prova. Tu e papà n-non eravate innamorati. Non mi avete mai voluto. Non puoi sapere cosa si prova.-

Realizzai di aver esagerato solo dopo aver osservato attentamente l'espressione sbigottita di mia madre.

Non che avesse più importanza, comunque.

Inaspettatamente, la donna si piegò in avanti e mi strinse in un altro abbraccio: -Hai ragione. E' stato egosita, da parte mia, pensare di potermi mettere nei tuoi panni. Ti chiedo scusa.-

Singhiozzai sulla sua spalla e per un po' nessuno dei due aprì bocca.

Quando decisi di aver esaurito tutte le lacrime, tornai a sedermi normalmente.

-E' questo quello che pensi?- Domandò dolcemente mia madre -Che sei un figlio indesiderato?-

Annuii debolmente.

La donna sospirò, avvilita, ma matenne il suo tono gentile: -Perchè non me ne hai mai parlato?-

Distolsi lo sguardo.

-Keiji.- La solennità della sua voce mi costrinse ad alzare la testa -Sei la cosa più importante che abbia al mondo.-

Strabuzzai gli occhi: -Davvero?-

-Santo cielo, tesoro. Non dovrebbe neanche esserti sorto il dubbio.- Mi asciugò una lacrima con il dorso della mano e mi accarezzò la guancia.

-Credevo... ero convinto che tu e papà sareste stati bene senza di me.-

-E come potremmo, se tu sei la ragione del nostro stare bene?-

-M voi due... voi due non facevate altro che litigare a causa mia...-

Mia madre fissò un punto distante, come se stesse rivivendo quei ricordi nella sua mente: -Io e tuo padre ci siamo amati tanto, Keiji. A volte... a volte volersi bene non è sufficiente. Ma non puoi nemmeno immaginare quello che i genitori sarebbero disposti a fare per amore del proprio figlio.-

Improvvisamente mi sembrò tutto così semplice.

Chiaro persino agli occhi di un bambino.

Avrei potuto evitare così tante cose, se solo mi fossi espresso prima.

-Si è raffreddata la tisana.- Le feci notare, interrompendo il silenzio.

Mia madre scoppiò a ridere e mi baciò la fronte: -Te ne preparo un'altra.-

E, dopo giorni di sconforto e sofferenza, mi parve quasi di aver trovato uno spiraglio di luce.

×××××


C'era aria di pioggia, quella domenica pomeriggio.

Il cielo si era fatto grigio nel giro di mezz'ora e le nuvole avevano oscurato completamente il sole.

Mi ero salvato per un pelo dall'imminente acquazzone che stava per colpire Tokyo, rintanandomi in casa il prima possibile.

Quella stessa mattina avevo trovato la forza di visitare le cascate di Shirato, prendendomi del tempo per riflettere in pace.

Ero rimasto in mezzo alla natura per chissà quante ore.

In settimana, avevo persino trovato il tempo di passare nella segreteria della Fukurodani per accettare la proposta di Kaori.

"Hai deciso di iscriverti al club di pallavolo per lui?" Mi aveva domandato la manager, senza incrociare il mio sguardo.

Come se non pronunciare il suo nome alleviasse in qualche modo il mio dolore.

"No." Avevo risposto "Non lo sto facendo per Bokuto-san."

Dopo essermi rinchiuso in camera, mi ero messo a fissare il soffitto in attesa che anche quella giornata giungesse al termine.

Probabilmente saresti così deluso da me, Bokuto-san.

-Dicevi che è l'amore a renderti umano.- Pensai a  voce alta -Ma sai una cosa? In questo momento, mi sembra che a farlo sia il dolore.-

Silenzio.

Mi morsi un labbro e mi presi la testa fra le mani: -Lo sai, tutto questo è... tremendamente insopportabile.-

Sarei rimasto volentieri a discutere con il soffitto, se mia madre non avesse urlato dalla stanza opposta: -KEIJI, HANNO SUONATO ALLA PORTA! PUOI ANDARE AD APRIRE? STO RITIRANDO LA BIANCHERIA!-

Scivolai giù dal letto e feci una corsa fino all'ingresso.

Quando riconobbi la figura davanti alla soglia, feci un passo indietro per la sorpresa.

-Takara?-

-Hey.- La sorella di Bokuto si strinse nelle spalle, senza guardarmi negli occhi.

-Vuoi...- Scossi la testa e cercai di ritornare in me -Ti va di entrare?-

-Sono solo di passaggio.- 

-Ma sta per piovere.-

-Sono di fretta, però ti ringrazio. Davvero.-

Preferii non insistere e aspettai che fosse lei a continuare.

Non mi domandò come stessi, cosa che apprezzai molto.

Si limitò a scrollare le spalle: -Stiamo pensando di traslocare in un appartamento più grande, ora che Naoki ha trovato un lavoro fisso.-

Sorrisi, sincero: -Dovrete darmi il nuovo indirizzo, allora.-

Takara non mostrò di aver recepito il messaggio.

Nonostante la sua corporatura fosse ancora tutta pelle e ossa, notai con piacere che aveva riacquistato un po' di colore.

-Ho trovato questa, sotto il suo letto.- Takara tirò fuori dalla borsa una scatola rossa rovinata sui bordi. -Immagino fosse indirizzata a te. Probabilmente non si aspettava una crisi così improvvisa, o te l'avrebbe consegnata per tempo.-

Afferrai l'oggetto e lessi il mio nome scarabocchiato con un pennarello sopra al coperchio.

"Akaashee"

Mi venne quasi spontaneo abbozzare una risata.

-Grazie, Takara.-

-Non l'ho aperta- Aggiunse la ragazza -Potrebbe anche essere vuota, per quanto mi riguarda. Ma credo che debba essere tu a scoprirlo.-

-Non importa. Non so nemmeno se riuscirò a togliere il coperchio.-

Takara indietreggiò senza mai alzare lo sguardo: -Mayu dice che le manchi tanto.-

-Cercherò di passare da voi entro il finesettimana.-

La ragazza era sul punto di incamminarsi, ma esitò ancora un istante.

-Koutaro...- Deglutì, come se  pronunciare quel nome le facesse ancora male -Lui...-

-Lo so.- La interruppi.

-No, non intendevo...- Si prese un secondo per riformulare la frase -Lui ti amava, ma... non c'era solo quello. Koutaro... Kou era felice quando stava con te. Lo so. L'ho visto.-

La ringraziai con lo sguardo e tra di noi regnò un triste silenzio.

-Quindi... io vado.-

-Anche Bokuto-san ti adorava.-

Lei soffocò un singhiozzo: -E allora perchè mi ha fatto questo?-

Fissai il pavimento, non sapendo come reagire.

-Lo so che non è colpa sua e che lui ha sofferto più di tutti, però non riesco proprio... non ce la faccio a...- la ragazza scosse la testa -Scusa, Akaashi. Dimentica tutto. Ci vediamo.-

-Non scusarti. Non devi.-

-Io vorrei solo... vorrei solo che fosse ancora qui.-

Mi morsi un labbro. -Anche io.-

Pensai non fosse il caso di aggiungere altro.

Lei chinò il capo e si avviò per la sua strada, lasciandomi pietrificato sull'ingresso.

Aspettai qualche secondo e mi chiusi la porta alle spalle.

-Chi era?- Domandò mia madre, facendo capolino dalla cucina.

-La sorella di Bokuto.- Risposi, avanzando imperterrito verso la mia camera -Ti spiace se salto la cena? Non ho molta fame.-

Mi rifugiai nella mia stanza e appoggiai la scatola sul materasso.

Non avevo la più pallida idea di cosa avrei dovuto fare.

Sarebbe stata una buona idea controllarvi all'interno?

Forse avrei trovato ricordi che Bokuto voleva mantenere per sè.

E se fosse stata vuota?

La curiosità mi stava uccidendo, ma il timore di soffrire ulteriormente mi impedì di aprire il contenitore.

Avevo paura.

"O la va o la spacca" Decisi.

Alla fine, presi un bel respiro e afferrai con mani tremanti la scatola.

Inizialmente non compresi di cosa si trattasse.

Fu necessaria una seconda occhiata per realizzare quali erano state le intenzioni di Bokuto.

Mi catapultai giù dal letto e mi avventai sul vecchio televisore che tenevo in camera.

Inserita la videocassetta, mi affrettai a premere play e indietreggiai, impaurito.

Trascorse qualche secondo di assoluto silenzio.

Il cuore mi stava battendo all'impazzata.

Lo schermo rimase nero.

"Forse non ha mai portato a termine l'idea" Pensai, con una punta di delusione.

Feci per avvicinarmi al televisore, ma mi interruppi quando udii un fastidioso ronzio di sottofondo.

Il rumore fu seguito da uno scoppio improvviso che mi fece sobbalzare.

Lo sfondo scuro venne sostituito da pareti bianche molto familiari.

-Come diav- La voce inconfondibile di Bokuto proveniva da un punto indefinito della sua stanza -OH! Ci sono riuscito!-

L'inquadratura tremò un istante e la telecamera venne coperta da una mano.

-Ora dovrebbe funzionare.- Koutaro comparve sulla scena e si sistemò nel campo della ripresa -Ragazzi, che fatica.-

Mi chinai in avanti e bloccai il video.

Il mio intero corpo era percorso da brividi.

"Cosa ti è saltato in mente, Bokuto-san?" Pensai.

Non avevo il coraggio di proseguire la visione.

Era troppo.

Un troppo improvviso.

Presi un bel respiro per mantenere la calma.

"Puoi farcela. Devi farcela." Mi imposi da solo.

Aspettai ancora un po' prima di decidere che era arrivato il momento di fare il passo successivo.

"E va bene".

Cliccai il pulsante di avvio e tornai a sedermi sul letto.

-Uh, sì, dunque.-

I capelli di Bokuto erano tirati indietro dal gel e lui stava indossando la felpa della Fukurodani, segno che era rientrato a casa da poco.

Il ragazzo pareva accaldato, a giudicare dalle guance paonazze.

Stava quasi... bene.

Dovetti combattere l'impulso di spegnere tutto.

-Ho girato mezza Tokyo per trovare un negozio che vendesse videocassette vuote.- Spiegò Bokuto -E il tipo non mi ha voluto nemmeno fare lo sconto.-

Koutaro rimase a fissare l'inquadratura per qualche secondo, prima di riprendere a parlare: -Spero tanto che quest'aggeggio funzioni. Kenma mi ha prestato una telecamera e mi ha spiegato come convertire la registrazione in un file ma, ecco... credo di essermi già dimenticato tutto.-

Abbozzai una risata e ruotai gli occhi al cielo.

"Bokuto." Pensai solamente.

-Poi mi ha dato il nome di un tecnico a cui portare il video perchè, per riuscirci autonomamente, dovrei possendere un certo "gabber" e degli adattatori specifici per le VH... CHS ....WHS? Ahh, non importa, quelle cose lì.-

Koutaro corrugò la fronte, come se si fosse dimenticato per quale motivo si trovava davanti ad una videocamera.

-Quindi... sì, insomma- Si schiarì la voce -Mi sarebbe piaciuto preparare una lettera, ma non sono bravo a scrivere. E poi, tu parli spesso di "nostalgia del passato", di come la gente tenda a definire "superate" troppe cose e, beh, io  volevo che questo fosse speciale, perciò...-

Avvertii una morsa al petto.

-Questa è... la lettera finale, suppongo.- Concluse Bokuto -Personalizzata e improvvisata. Ma decisamente più originale.-

Bokuto si passò una mano tra i capelli, agitato: -Non... non so bene da dove iniziare, in effetti. Non ho stilato un copione o organizzato alcuna scaletta. Forse avrei dovuto pensarci prima di iniziare a registrare.-

Koutaro inclinò la testa di lato.

-Magari questa parte si può tagliare. Non so nemmeno se deciderò di consegnarti questa cassetta, perchè significherebbe ammettere di non avere più tempo a disposizione e...- Si morse un labbro, esitando -Mi auguro di essere forte come tu credi che lo sia, Akaashi.-

Avrei dato qualunque cosa per aver avuto la possibilità di rispondergli.

-Probabilmente la conserverò fino all'ultimo. Chissà- Alzò le spalle, rassegnato -Alcuni affermano che una persona, sul letto di morte, sente quando questa sta per incombere. In quel caso, potrei anche pensare di rivelarti il mio nascondiglio.-

Chiusi gli occhi e trattenni il respiro.

-Oppure, al massimo, Takara troverà la mia registrazione. E' una maniaca dell'ordine, dopotutto. Mi fa saltare continuamente i nervi.-

Bokuto rilassò la schiena e guardò dritto nella telecamera: -Beh, ormai siamo qui. Tanto vale che parli, a questo punto.-

"Non posso prometterti che riuscirò ad ascoltarti fino alla fine, Bokuto-san" Pensai, sentendo che gli occhi si stavano facendo già lucidi.

-Dovrei anche sbrigarmi, considerando il fatto che questa potrebbe essere una delle ultime occasioni in cui mi sarà permesso di uscire dal Nishi. Un peccato, tra l'altro, visto che tra due settimane ci sarebbe stato il Sanja Matsuri... Aahh, mi sto perdendo! Scusa, scusa.-

-Vediamo... potrei...- Il ragazzo riflettè un po' prima di continuare -Ti ricordi della nostra gita in spiaggia?-

"E come potrei dimenticarmene?"

-Immagino non ti sia difficile, visto che ti sei beccato un'influenza durata una settimana. E, apro parentesi, è stata tua l'idea di fare una battaglia d'acqua a Dicembre.-

Scossi la testa e sorrisi.

-Era Gennaio.- Sussurrai.

-Quella mattina dovevo andare ad allenarmi, ma i medici mi hanno telefonato per un ulteriore controllo. Ho lasciato la palestra solo per scoprire che la situazione era ancora più grave di quanto immaginassi.-

Non volevo continuare quel filmato.

Faceva troppo male.

-Ero demoralizzato. Ho fissato a lungo il mare e ho pensato che, probabilmente, non lo avrei più rivisto. Così mi sono detto...- Alzò le braccia per enfatizzare le sue parole -"Fanculo."-

Aggrottai le sopracciglia, confuso.

-"Fanculo", sìFanculo, proprio così. Sai che c'è?- Bokuto sorrise e, nonostante la tristezza nella sua voce, non sembrava si stesse sforzando di farlo.

-Voglio gettarmi nel Pacifico con dieci gradi? Voglio distruggermi lo stomaco bevendo frappè disgustosi di una gelateria in rovina? Voglio farmi quindici chilometri di strada a piedi alla ricerca di un fottutissimo negozio che venda videocassette? Voglio innamorarmi sapendo che la mia storia d'amore non avrà un lieto fine?-

Avrei giurato di aver sentito il mio cuore spezzarsi.

-Cos'ho capito? La vita è una sola. E, a quanto pare, è fatta solo di domande. Una persona passa la sua intera esistenza aspettando che qualcun'altro fornisca risposte.-

-Beh, fanculo. La vita è troppo breve e io non ho tempo di attendere che sia qualcun altro a dirmi cosa fare. Le risposte me le do io.- 

Bokuto scrollò energicamente le spalle.

-Sì, mi faccio un bagno in pieno inverno. Sì, mi ostino ad ordinare decine di milkshake al pancacke. Sì, giro mezza Tokyo solo per registrare un video di qualche minuto. E sì, mi innamoro adesso. Mi innamoro nel presente perchè, se non mi è concesso un futuro, allora vivo il momento.-

-Siamo tutti così preoccupati da quello che "potrebbe succedere" da non apprezzare ciò che "sta succedendo".-

Il ragazzo inarcó un sopracciglio: -E alla fine, qualcuno che sta morendo, si rattrista per ciò che è o non "è successo".-

-"Non sono riuscito a diventare una star della pallavolo". "Non ho potuto dare il massimo agli esami". "Non ho vissuto abbastanza per ritenermi soddisfatto". Sono mesi che sento queste frasi ripetersi nella mia testa.-

-Il mondo è così complicato. Però io so di essere innamorato ora. Adesso, in questo preciso istante.-

-Sono innamorato di quel ragazzo che ho incontrato casualmente su un tetto, il giorno in cui aveva deciso di gettarsi da un palazzo. Sono innamorato di quel ragazzo che era pronto a perdere la vita, quando io avrei dato di tutto per tenermela stretta.-

-Sono innamorato di quel ragazzo che si chiude in se stesso, preferendo i libri o i vecchi film alle relazioni sociali. Di quel ragazzo che adora la tisana calda al limone e zenzero ma si dimostra freddo con chiunque tenti di avvicinarsi.-

Bokuto fissò un punto lontano e sorrise: -Quel ragazzo che deve pianificare la sua intera settimana e che arriva agli appuntamenti sempre in perfetto orario, mai in anticipo o mai in ritardo.-

-Di quel ragazzo che tutti vedono inespressivo, ma che a me risulta chiaramente leggibile. In fondo, basterebbe osservarlo abbastanza per decifrare tutte le sfumature delle sue espressioni, anche quelle appena accennate.-

-Di quel ragazzo che nasconde il suo sorriso per paura di attirare troppo l'attenzione, quando io potrei perdermi soltanto nei suoi occhi.-

-Sono innamorato di quel ragazzo convinto di avere bisogno del mio aiuto per trovare un valore alla sua vita. Di quel ragazzo che... beh.... invece, ha dato valore alla mia.-

Koutaro fece una lunga pausa.

-Tu hai...- Si asciugò una lacrima fugace con il dorso della manica -Hai detto di aver individuato almeno trentasette mie debolezze. Ti sbagli.-

-Non sono bravo con i significati, ma quelli della tua lista sono difetti, mancanze, imperfezioni. Solo i coraggiosi sopravvivono a questo mondo. Ma penso anche che sarebbe tutto più semplice se io mi lasciassi andare e basta.-

Bokuto prese un respiro profondo.

-Akaashi, tu sei il motivo per il quale non mi sono ancora arreso alla malattia. Sei tu la mia unica debolezza.-

-Ci ho riflettuto parecchio, in questi giorni. In fin dei conti, non credo di avere rimpianti. E' sufficiente per dire di aver vissuto?-

-La gente è convinta che una vita "bella" debba essere allegra. Fatta di sogni realizzati e speranze portate a termine. Chi ha deciso che solo la felicità porta a cose belle?-

-Ci sono stati momenti in cui ho riso, altri in cui ho pianto. Ho sofferto per il mio futuro, sono stato bene per il mio presente. Eppure sono soddisfatto. Perchè è questo che rende bella la vita.-

Koutaro si bloccò e si grattò la testa, a disagio.

-Probabilmente verrò segregato in una stanza del Nishi nel giro di qualche giorno. Oh, beh... anche se non potrò uscire, troverò un modo per scappare almeno un'ultima volta.-

-Se stai vedendo questo video significa che ti avrò già detto addio, perciò...- Si drizzò in piedi e scosse la testa -Anzi, dimentica tutto. Io odio gli addii.-

Bokuto si avvicinò all'inquadratura e armeggiò un po' con la telecamera.

-Trasformiamola in una promessa. Ci facciamo promesse a vicenda, no?-

-Promettimi che tornerai su quella terrazza solo per guardare il tramonto. Perchè il cielo non è mai lo stesso, giusto?-

Il video terminò nell'istante successivo e io tornai a vedere la mia immagine riflessa sullo schermo nero.

Avevo un'espressione che non avrei dimenticato facilmente.

Appoggiai la fronte sul televisore e rimasi in silenzio per quelle che mi parvero ore.

Quando mi spostai da quella posizione, le lacrime si erano già asciugate da tempo.

-Esco un attimo.- Annunciai, intascando il telefono e aprendo la porta d'ingresso.

-Non fare tardi!- Sentii urlare mia madre.

Camminai in silenzio, tenendo lo sguardo fisso sulla strada.

Non feci nemmeno caso alle prime gocce di pioggia che avevano iniziato a scendere dal cielo.

Superai il viale alberato e mi lasciai condurre dai miei piedi.

I passanti che si erano procurati un ombrello mi sfilavano accanto senza che ci facessi caso, mentre i restanti avevano aumentato il passo per rifuguarsi sotto una qualche tettoia.

Proseguii fino al negozio di alimentari e presi l'ascensore che collegava gli altri appartamenti al tetto panoramico.

Solo allora realizzai di essere fradicio dalla testa ai piedi.

La terrazza era deserta, come avevo immaginato.

Mi accostai al parapetto e osservai quel piccolo spiraglio di sole che tramontava dietro le nuvole scure.

Il ticchettio incessante della pioggia sembrava essere l'unico legame con la realtà.

Abbassai lo sguardo e mi concentrai sulla città.

Le automobili stavano rallentando sull'asfalto mentre i passanti si infilavano nei negozi per trovare riparo.

Sul palazzo di fronte, uno dei tre monitor pubblicitari tremoló impercettibilmente.

Nessuno prestó attenzione al sole scomparso dietro gli alti grattacieli di Tokyo.

Nessuno si fermó ad ammirarlo.

Nessuno alzó la testa.

Nessuno mi vide.

Questo perché ognuno era impegnato a vivere il momento per prestare attenzione al panorama.

-Sai.... non credo che riuscirò più a tornare su questa terrazza.- Sussurrai, staccandomi dal parapetto e indietreggiando di qualche passo.

Feci per dare le spalle al tramonto, ma indugiai un ultimo istante.

-Però avevi ragione, Bokuto-san.-

Sorrisi.

-E' proprio una bella vita.-

×
×
×

FINE

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: Raven_Stark22_