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Autore: Greenleaf    03/04/2021    4 recensioni
Sotto l’ombra degli alberi di Amon Hen giace il corpo di una ragazza di nome Eldihen. Quando riapre gli occhi ed incrocia lo sguardo di Legolas, entrambi avvertono una sensazione intensa, qualcosa di inspiegabile e ancestrale.
La storia di Eldihen però, prenderà forma attraverso delle scoperte che le indicheranno il percorso giusto da seguire e, tra intrighi e falsi nemici da combattere, si ritroverà a vivere momenti mai pensati. Stregata da parole, sguardi e mostri che in realtà non sono poi così crudeli come lei temeva.
Vivrà l’incanto di un amore minacciato dalla guerra. Sarà vittima di un nemico tanto incantevole quanto misterioso. La sua storia inizia ad occhi chiusi, e per giungere alla fine Eldihen dovrà imparare a camminare nel buio.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eowyn, Gandalf, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6
 
 
L’oscurità della foresta riuscì a rabbuiare completamente i pensieri della compagnia. Erano tutti molto sorpresi di vedere Eldihen: Gimli la fissava impressionato, era certo che non l’avrebbe più incontrata, ed invece era proprio lì di fronte a lui. Aragorn sospirò, sentendosi un po’ in colpa, visto che lui stesso aveva insistito per condurla da Nihil, pensando di metterla in salvo, ed invece la sua fiducia era stata mal riposta. Se Legolas lo avesse rimproverato avrebbe fatto bene.
 
Il falco si appollaiò comodamente su un albero, Gandalf gli lanciò un’occhiataccia trattenendo un commento. Avanzò senza timore con il bastone bianco in mano “Anche nei momenti più bui può spuntare una luce nell’ombra, soccombendo i pensieri negativi. Ci hai sorpreso ragazza!”
 
Eldihen puntò gli occhi oltre il torace di Legolas, per osservare il vecchio con la barba bianca. Incrociò per sbaglio lo sguardo di Gimli, gli sorrise dolcemente, felice di rivederlo.
 
“L’ombra che dobbiamo affrontare sarà in grado di spegnere ogni luce Gandalf!” Legolas espresse saggiamente il suo pensiero, voltando leggermente il suo viso in direzione del fidato amico. Non poteva accettare il comportamento di Nihil, per lui rappresentava l’ennesima mancanza. Dopo lo sbigottimento iniziale pensò approfonditamente riguardo la faccenda: era molto strano che Epon conoscesse la loro posizione, come aveva fatto a scoprire dove si trovavano portandosi Eldihen appresso?
 
“Fai bene a preoccuparti, dinanzi a noi vi è il male ed il nostro compito è proteggere le persone di questa terra!” batté il bastone al terreno, sorridendo alla ragazza. Gandalf non conosceva la storia di Eldihen, era la prima volta che vedeva il suo volto “Di certo Fangorn non è un posto sicuro per una fanciulla, ma avvicinati e dimmi il tuo nome, io sono Gandalf!”
 
“Lei a quest’ora sarebbe dovuta trovarsi al sicuro” spiegò Legolas a Gandalf, girando successivamente il collo per scrutare Eldihen “Come mai sei venuta qui, affrontando tutte queste leghe da sola?”
 
“Per salvarmi dagli orchi!” spiegò cercando di essere quanto più credibile. I suoi occhi erano pieni di timore e incertezze, Legolas se ne accorse all’istante.
 
“Sei venuta sola. Perché invece di tornare da noi, non hai pensato di continuare il tuo viaggio verso Lorien?” chiese portando l’arco in avanti. La ragazza guardò l’arma, ricordando il suo compito, il motivo che l’aveva  allontanata  da Lorien portandola a Fangorn.
 
“Ho preso alla lettera le parole di Nihil: lui mi ha detto di venire da voi ed io l’ho fatto” ed era vero ciò che diceva. Guardò Legolas in viso, era decisamente nervoso, le sue labbra erano serrate ed i suoi occhi ricercavano dentro quelli di Eldihen una risposta diversa. La guardò dubitando delle sue parole.
 
“Come ha fatto quel falco a trovarci?” indicò con un cenno di capo Epon, senza allontanarsi da Eldihen.
 
“Non me lo chiedere, non so nemmeno io come ha fatto, ha preso anche lui le parole di Nihil!”
 
Per i gusti di Legolas,  l’elfa stava coprendo fin troppo Nihil, era palese che gli stesse nascondendo qualcosa, ma non la capì. Le lanciò uno sguardo dubbioso, vedendola abbassare le palpebre.
 
“Eldihen, dimmi la verità!” le sollevò il volto con due dita, sfiorandole la pelle morbida, anche se impensierito il suo tocco era dolce e protettivo. Lei era tremendamente agitata, la scrutò, rispecchiandosi nei suoi occhi limpidi che, a differenza dell’ultima volta che l’aveva vista, avevano un qualcosa di diverso, una luce strana.
 
“Io ti dico che è questa la verità, ma se non mi vuoi credere, me ne andrò” incerta dinanzi l’occhiata indagatrice che le stava rivolgendo Legolas, Eldihen si allontanò, facendogli spostare le dita di dal suo mento. Le sembrò che l’elfo non volesse più avere a  che fare con lei, sembrava che fosse  quasi come un peso del quale avrebbero già dovuto sbarazzarsi. Fece per girarsi ma, Legolas prontamente l’afferrò dal polso, trattenendo la stoffa vellutata delle maniche. Le si avvicinò, Eldihen percepì il suo torace dietro la schiena e le sue labbra vicino alle orecchie. A stento riuscì a mascherare il suo imbarazzo, piegando leggermente il viso verso le labbra di lui.
 
“E dove vorresti andare?” gli sussurrò all’orecchio, stringendole maggiormente il polso.
 
Eldihen stava tremando, sperò che Legolas non se fosse reso conto, era imbarazzata e allo stesso tempo felice di avvertire il corpo di lui dietro di sé, il suo profumo di quercia e la morbidezza della sua pelle erano gradevoli, quanto la delicatezza che aveva nei suoi confronti.
 
“Se non mi vuoi torno da Nihil” disse con  un filo di voce, giusto per constatare la veridicità dei suoi pensieri. Un fascio di luce si rifranse al suolo, vicino all’albero in cui si trovava sul terreno, quasi raschiando la ghiaia a terra.
 
“Eldihen…” le spostò una ciocca di capelli, cercando di mostrarsi quanto più serio possibile “Adesso che Nihil ti ha lasciata venire da me, difficilmente ti ritroverà. Non tornerai da lui” era tremendamente riflessivo e seducente mentre parlava. Preoccupato guardò la ragazza, con le sue iridi color del cielo, rivelandole la profondità del suo animo gentile.
 
“Ma tu non mi vuoi Legolas” continuò lanciando lo sguardo ai tronchi robusti “Sembra così”
L’elfo era vicino a lei, lo percepì, rimanendogli distante di qualche centimetro, anche se si sentì ugualmente spiazzata dalla sua presenza.
 
“Sai che ti ho sempre protetta, desiderando che tu fossi al sicuro”
 
“Sai che mi sento al sicuro solo con te!” ammise disarmata. Non avendolo di fronte riuscì a rivelare ciò che il suo cuore avvertiva, anche se era difficile confrontarsi. Aveva desiderato a lungo rivederlo, ascoltare  la sua voce. Si sentì felice percependo il suo interesse, aveva fatto di tutto per trattenerla.
 
“Infatti con me sei al sicuro, lo sai, ma devi essere sincera: Nihil ti ha fatto qualcosa? Perché sei fuggita?”
 
“Gli orchi ci…”
 
“Non è vero!” la interruppe sapendo che lei stava mentendo. Cercò di essere quanto più delicato possibile, nonostante la confusione che gli annebbiava la mente. La conosceva abbastanza da sapere che Eldihen non avrebbe retto un attacco degli orchi, non avrebbe mai corso il pericolo di essere trovata da sola. Perché li aveva raggiunti?
 
“Nihil mi ha detto di venire da te” spiegò girandosi con il busto. Era davanti a lui, lo guardò, sfiorandogli la mano. Da quando si erano avvicinati Legolas era divenuto calmo, la guardava intensamente. Non vi era più rabbia nei suoi occhi, Eldihen era riuscita a tranquillizzarlo, attirandolo a sé.
 
“Perché?” curioso assottigliò le palpebre.
 
“Te l’ho detto!” prese a giocherellare con la camicia argentata di Legolas, sfiorandogli il collo con i polpastrelli caldi. L’elfo si bloccò, osservandola completamente catturato da suoi movimenti, dalla sua espressione ingenua, dagli occhi chiari e pensierosi. Rimase immobile, lasciandola muovere come desiderava con un’espressone seria.
“Hai rischiato la vita, non perdonerò mai Nihil per questo, gli avevo detto di badare a te” proferì con apprensione.
 
“So basare a me stessa Legolas”
 
“Questo posto non è adatto a te, non so per quale ragione sei venuta qui dentro, in questa foresta, è pericoloso!” gli occhi di Eldihen erano così limpidi che a Legolas sembrò che non esistesse più Fangorn, né l’oscurità che ricopriva gli alberi.
 
“Te l’ho detto, me ne andrò” alzò un sopracciglio roteando gli occhi, giusto per comprendere meglio la sua reazione.
 
“Si, te ne andrai, ed io verrò con te stavolta” la prese dal braccio girandosi verso i suoi compagni.
 
Gandalf era sorpreso di trovare Legolas così impensierito per quella fanciulla, aveva chiesto ad Aragorn chi fosse, senza però ricevere una risposta esauriente.
 
“Mi spiace rovinare i tuoi piani Gandalf, ma non posso lasciare Eldihen in questa foresta, adesso andate pure, io vi raggiungerò” Si avvicinò a loro, sotto lo sguardo stupito di Aragorn e Gimli. Eldihen si lasciò trasportare. Completamente meravigliata alzò la sua gonna per procedere meglio.
 
“E dove pensi di andare?” Aragorn si portò in avanti, alzando la voce contrariato, aprì le mani, inclinando il viso. Ricercò l’attenzione di Legolas mostrando tutto il suo dissenso.
 
“Non posso lasciarla sola!”
 
“Non puoi nemmeno andartene, abbiamo bisogno di te!”
 
“Lascerò Eldihen a Lothlorien e tornerò presto da voi, non vi lascerò, lo sai che puoi fidarti di me”
 
Eldihen si sentì in colpa per aver creato scompiglio ancora una volta nella compagnia. La sua gonna era nera a causa della polvere che aveva trasportato con sé, si guardò e sospirò, cercando gli occhi di Gimli. Il nano le sorrise flebilmente, mostrandosi felice di vederla, nonostante i problemi che si erano creati.
 
“Ha ragione Aragorn!” prese la parola Gandalf, scrutando la mano di Legolas stringere il braccio di Eldihen “Lorien è lontana e ora come ora nulla è più al sicuro, lascia perdere giovane principe, lascia che il mio consiglio ti guidi: non abbandonare la compagnia proprio adesso, non cavalcare l’onda di un sentimento, rimani inflessibile.”
 
“La ragazza non può stare con noi Gandalf” considerando il pericolo che correvano, Legolas pensò che fosse meglio salvare Eldihen, conducendola in un luogo sicuro. Sarebbe già dovuta essere a Lorien, ma  Nihil aveva fatto qualcosa per spingerla da loro, ancora doveva capire bene cosa.
 
“Si, e troveremo una soluzione vedrai, intanto partiamo, Rohan ci aspetta, fidati di me, ho un piano in mente”
 
“Abbiamo già visto questa scena!” commentò Gimli scrutando le fronde degli alberi ondeggiare come sottili ragnatele.
 
Eldihen ammirò le sue trecce spesse e scompigliate, l’elmo sulla testa ed i suoi calorosi occhi marroni. Era sempre un piacere vederlo “A me dispiace” si rattristì, pensando a Nihil ed alla sua missione: lei doveva prendere ad ogni costo l’arco di Legolas, non avrebbe mai voluto arrecargli un dispiacere simile ma, ogni qual volta abbandonava l’idea, un forte dolore le stringeva la testa, si sentiva male, sia fisicamente che moralmente, come se ci fosse qualcosa dentro di lei che le proibiva a cambiare intenzione. Come una voce che la invitava a compiere il furto, una voce che però non apparteneva alla sua mente.
 
I suoi occhi divennero spenti, il suo viso affranto, non riuscì a camuffare la sua espressione, troppo amareggiata e combattuta.
 
“Eldihen che c’è?” l’elfo con apprensione le sfiorò di poco la mano.
 
“Nulla caro il mio Legolas. Tu figliola vieni vicino a me, fatti guardare bene!” Gandalf posò la sua mano sulla spalla di Eldihen, le maniche bianche ricaddero dietro i lunghi capelli della ragazza. Camminò con lei accanto, aiutandosi con il  suo bastone. Le sorrise, osservando furtivamente la reazione di Legolas. Pensò che fosse meglio allontanarla da lui, l’elfo aveva bisogno di riflettere e, a parer di Gandalf Eldihen non gli era d’aiuto, era riuscita a deconcentrarlo fin troppo.
 
Epon, dopo aver assistito impassibile alla scena, spiegò le sue ali mastodontiche, schiamazzando fortemente. Si alzò dal ramo in cui era appoggiato, volando sulle teste dei cinque viandanti.
 
Gimli alzò l’ascia in direzione dell’animale, saltando dal punto in cui era “Dannato uccellaccio, mi hai fatto prendere un colpo, che tu sia maledetto!” sbraitò nervosamente. Era molto teso da quando aveva messo piede in quella foresta marcia, ed ogni singolo movimento per lui rappresentava una minaccia.
 
“Non ti preoccupare, non sarà più un nostro problema” Legolas repentinamente impugnò il suo arco, aveva già posizionato la sua freccia, puntando il colpo in direzione di Epon.
 
“No Legolas!” gridò Eldihen, trattenuta dalle mani di Gandalf.
 
 Richiamò completamente l’interesse di Legolas, permettendo ad Epon di fuggire, scomparendo tra gli alberi, lontano dalle frecce del principe elfico. Legolas abbassò il suo arco, lanciando uno sguardo inquisitorio ad Eldihen, non parlò, si limitò ad alzare le sopracciglia, mostrando una smorfia contrariata.
 
“Epon mi ha solo guidata, non merita di morire!” spiegò rivolgendogli uno sguardo compassionevole. Legolas annuì. Sempre più confuso, non riusciva a comprenderla, ma esaudì la richiesta, lasciando l’animale scappare liberamente, anche se fosse stato per lui sarebbe rimasto per sempre dentro Fangorn.
 
“Eldihen, dico bene?” lo stregone non tardò a raggiungerla, portandola davanti a sé con fare paterno “Gradirei che tu mi seguissi ragazza, mi occuperò io di te, non voglio che tu corra dei rischi” contemplò le iridi di Eldihen, brillare come zaffiri nel suo volto, spostò il suo viso solo per lanciare uno sguardo deciso alla compagnia, cercando di mostrarsi quanto più autoritario possibile “Il vostro compito è di proteggere la gente libera, questo è vero, ma non voglio che nessuno di voi si faccia carico di ulteriori mansioni. La ragazza sarà al sicuro, per cui prodi e lesti vi voglio, l’arrivo di Eldihen non dovrà turbarvi, né intaccare il vostro operato”
 
Legolas ripose il suo arco dietro le spalle, sentendosi toccato dalle parole di Gandalf più di tutti. In realtà era legato ad Eldihen, avrebbe voluto accompagnarla di persona, per essere certo di lasciarla al sicuro. Ancora ricordava il momento in cui l’aveva vista la prima volta. Non riuscì a rinnegare i suoi sentimenti, ma lasciò che Gandalf la prendesse sotto la sua ala, rimanendo in disparte.
 
“Cosa intendi fare?”Aragorn affiancò Gimli, attendendo di conoscere i piani di Gandalf, infondo la presenza di Eldihen avrebbe potuto modificare tante cose.
 
“Intendo proseguire e alla svelta!”
 
Eldihen imbambolata ascoltò la voce saggia dello stregone, ammirandolo per la sua presa di posizione e le parole influenti. Le piacque molto, lo trovò sapiente e fiero, le ispirava fiducia solo a vederlo in viso. Lasciò correre lo sguardo sui suoi amici, posando infine i suoi occhi sul mantello bianco del vecchio.
 
“Andremo a Rohan” disse ciò, guardando l’espressione contrariata dell’elfo “ma prima di ogni cosa usciamo dalla foresta, svelti!” si girò senza aggiungere altro, assicurandosi che Eldihen camminasse davanti a lui e che gli altri dietro lo seguissero.
 
Mentre si spostava lungo il sentiero ricoperto di grosse radici, Gandalf lanciò uno sguardo a Legolas, notando che i suoi occhi più volte si erano posati sulle spalle della giovane Eldihen. Aragorn rizzò le sopracciglia e si avvicinò allo stregone, anche lui pareva essersi reso conto di quel particolare, infatti, ricambiò lo sguardo facendogli un cenno con il mento.
 
Superarono gli alberi scuri, ammirando in lontananza i primi raggi del sole, filtrare dai rami, illuminando il percorso cosparso di foglie e pietre.
 
Eldihen si guardò intorno, mordendosi un labbro. La foresta era oscura e  l’aria troppo densa. Quando un raggio di sole le illuminò il torace rimase immobile qualche istante per bearsi del calore che avvertiva sulla pelle, poi seguì Gandalf, voltando il capo solo per incrociare gli occhi dell’elfo che di tanto in tanto la guardava, senza dir nulla. Avvertì la sua occhiata su di sé, ricambiò, rimanendo  colpita dai suoi occhi azzurri e profondi che le causavano un turbine di emozioni.
 
Uscirono finalmente dalla selva. Il cielo azzurro si presentò a loro, sfoggiando la propria bellezza. Il sole illuminò la distesa erbosa, gli alberi verdi, i cespugli, riscaldando i cuori della compagnia che a lungo si era trattenuta sotto gli alberi di Fangorn. Un leggero venticello mosse i capelli ondulati di Eldihen, i raggi del sole riflettevano dentro i suoi occhi limpidi, illuminandola e riscaldandola. Gimli sorrise, trovandola graziosa, posò la sua ascia e lanciò uno sguardo al suo amico elfo che, a sua differenza la esaminava  impensierito, con aria dubbiosa.
 
“Mhh che ti prende?” domandò sottovoce non distogliendo lo sguardo da Legolas.
 
“Gimli, secondo me Eldihen nasconde qualcosa” sentenziò senza spostare il suo  viso dalla ragazza.
 
Gimli non sembrò sorpreso, osservò le spalle di Eldihen avvolte dalla tunica rossa “Lo penso anch’io, ma c’è qualcos’altro che ti preoccupa”
 
“Avevo disposto un ordine ad un mio vecchio soldato e lui mi ha tradito un’altra volta” rispose leggermente irritato “Eldihen sa qualcosa, ma non vuole parlare” pensieroso drizzò la schiena, allargando le spalle avvolte dalla veste verde muschio.
 
“Vedrai che scopriremo ogni cosa!”
 
Vennero bloccati da un fischio acuto che rimbombò per tutta la pianura. Gandalf richiamò un cavallo bianco che spuntò dagli alberi, correndogli incontro. Il suo manto era candido come la neve, Eldihen spalancò gli occhi, avvicinandosi allo stregone.
 
“E’ bellissimo!”
 
“Quello è uno dei Mearas, se un incantesimo non inganna i miei occhi” Legolas colpito lasciò il suo cavallo a Gimli, ammirando come Eldihen la bellezza del destriero che si era avvicinato a loro, abbassando la sua testa candida.
 
“Ombromanto. E’ il signore di tutti i cavalli, ed è stato mio compagno in molti pericoli” Gandalf accarezzò la criniera del cavallo, sorridendogli. “Cavalcheremo verso Edoras…” si girò per osservare Aragorn, Gimli e Legolas, ognuno vicino al proprio destriero “Vieni Eldihen, monta a cavallo!” fece un cenno alla fanciulla, trovandola immobilizzata dallo stupore.
 
“Posso accarezzarlo? è bellissimo!” intenerita camminò in direzione di Gandalf, guardando gli occhi dolci di Ombromanto. Posò la sua mano sul suo muso e sorrise, accarezzandolo con le dita, piano, come se non volesse infastidirlo. Si girò, i capelli si mossero dietro le sue spalle, incrociò gli occhi di Legolas, meravigliata alzò il mento, offrendogli un flebile sorrido. L’elfo ammirò in lontananza la sua bellezza: vicino al cavallo bianco Eldihen sembrava parte di un dipinto, il paesaggio alle sue spalle rendeva tutto surrealistico,  facendola apparire tenera.
 
 Eldihen abbassò il suo sguardo, Gandalf chiuse di poco le palpebre, abbagliato dalla luce così forte del sole “Vuoi che ti aiuti?”
 
“No” Eldihen appoggiò la mano sulla schiena di Ombromanto, scostò la sua veste, stringendo meglio lo zaino dietro le spalle, ed aiutandosi con le mani montò  a cavallo, continuando a coccolarlo dolcemente. Lo stregone la seguì, salendo sul destriero, sostenendosi con il suo bastone.
 
Anche Aragorn lo imitò, seguito da Legolas e Gimli. Loro due,  con un agile balzo furono in groppa ad Arod, un cavallo mansueto e leale. L’elfo gli sussurrò delle parole in elfico, aiutando l’amico Gimli a rimanere in sella al loro destriero.
 
Gandalf si lanciò in una corsa frenetica, seguito dai compagni dietro di lui.  Attento portò la sua mano sulla vita di Eldihen che, attonita osservava gli alberi scorrere veloci davanti ai suoi occhi, il vento agitarsi sulle sue gote arrossate, percependo sotto di sé, il corpo caldo del cavallo, che correva lungo il sentiero, libero come l’aria. Galoppava fieramente con le sue zampe. Le sembrò che in groppa ad Ombromanto avrebbe potuto visitare ogni posto della Terra di Mezzo. Strinse tra le mani la sua criniera bianca, godendo pienamente del contatto intimo con l’animale. Si sentì libera mentre correva, anche se Gandalf le stava stringendo il torace, ugualmente Eldihen percepì l’adrenalina salire, le sembrò che potesse volare, alzò una mano percependo il  vento scorrerle tra le dita, come se fosse acqua, come se fosse vita pura, un energia indomita e  forte. La sua tunica rossa danzò all’aria, lasciandole scoperte le gambe. Legolas osservò da dietro la ragazza, sperando che lei rimanesse al sicuro, non si sarebbe mai opposto a Gandalf, anche se non avrebbe voluto condurla a Rohan.
 
 
 
Quando il sole tramontò dietro le montagne,  sul cielo si dipinsero delle bellissime sfumature rossastre, in netto contrasto con le nuvole bianche ed i monti verdi e marroni. Il prato si dipinse di un verde intenso, Eldihen respirò profondamente il profumo delle foglie ed ammirò, completamente rapita, le rocce che si innalzavano, spuntando da terra.
 
“Mi puoi spiegare brevemente cos’è successo ragazza? e ti prego non guardare gli altri, non vorrei che ci ascoltassero” lo stregone proseguiva adagio, non veloce come aveva fatto per tutto il pomeriggio. Eldihen presa alla sprovvista, si piegò in avanti, osservando il manto candido del cavallo.
 
“Cos’è che vuoi sapere?”
 
“Ogni cosa!” la voce dello stregone era profonda, ma amichevole. Sembrava saggio e maturo.
 
“Beh,  io devo molto ai ragazzi, mi hanno salvata: sono scappata da un massacro, Legolas mi ha trovata priva di sensi sotto un albero verde, mi ha curata ed insieme ad Aragorn mi hanno condotta a casa di Nihil, loro non potevano accompagnarmi a Lothlorien, l’unico posto che mi avrebbe accolta …”
 
“Nihil, conosco questo nome” Gandalf assottigliò le palpebre, cercando di ricordare chi fosse la persona che Eldihen aveva menzionato, sicuro di saperlo. Appoggiò la sua mano sulla sua gamba, lasciando muovere liberamente Eldihen, ormai non correva più il pericolo di cadere a terra “Oh ma certo, Nihil di Bosco Atro!” riconosciuto Nihil, Gandalf annuì, ricordando le imprese del guerriero “Non scorre buon sangue tra lui e Legolas, mi chiedo come mai ti abbiano portata da lui!”
 
“In effetti Legolas si era opposto, ma era l’unica scelta e…” Eldihen ricordò il viaggio con i suoi amici e la dura permanenza dentro la casa di Nihil, le loro discussioni ed infine il pensiero che si era fatto largo nella sua mente: prendere l’arco a Legolas. Nihil le aveva lanciato un incantesimo tanto potente, difficile da scorgere o da debellare, ed Eldihen ne sentiva il peso, ma non comprendeva cosa le stesse accadendo.
 
“Ragazza ti sto ascoltando” incuriosito Gandalf la incoraggiò a parlare, lisciandosi la barba con una mano.
 
“Poi nulla, siamo partiti per Lothlorien e sono stata costretta a raggiungervi perché Nihil è stato trattenuto”
 
“ Che storia curiosa!” commentò Gandalf guardandola perplesso. In realtà, le parole di Eldihen non furono convincenti, gli venne il dubbio che lei gli stesse mentendo, ma non  disse nulla, credendo che la fanciulla fosse scappata da quella casa per i comportamenti dell’elfo, infondo Nihil era conosciuto soprattutto per la vita solitaria che conduceva.
 
Galoppavano, uniti e vicini. Aragorn guardò il cielo, apprezzando la bellezza e le sfumature rosa, si era creata un’atmosfera magica e rilassante. Gimli era stanco, più volte si era lamentato con Legolas, osservando l’erbetta verde ed i ciuffi di felce che sbucavano dal terreno.
 
“E tu da dove vieni?” Gandalf sempre più curioso fece scivolare le sue mani lungo il bastone, osservando le spalle minute della ragazza.
 
“Da Gran burrone” sorrise, ricordando casa, bella quanto il cielo sulla sua testa.
“Oh ma allora conoscerai Aragorn, lui è stato cresciuto dagli elfi di Imladris sai?” tentò di deviare il discorso, notando che Eldihen si era rattristita, forse il ricordo di Nihil le aveva fatto venire il cattivo umore.
 
“In realtà non lo conoscevo. Ho viaggiato molto, mio padre è un nobile uomo e un esperto carpentiere. Ho passato con lui gran tempo nel Lindon, spostandomi continuamente da Gran burrone ai Porti Grigi. Per questo non conosco Aragorn” confessò respirando l’aria fresca. I grilli canterini sbucarono dalle buche del terreno, iniziando a frinire, saltellando da un punto all’altro. Il loro canto crebbe, e in poco tempo si udì una melodia rilassante per tutto l’altopiano. Gli uccelli stavano volando verso i loro nidi, Eldihen li guardò, ammirandoli come se fossero dipinti in quel bellissimo cielo pieno di colori.
 
“La tua signora Arwen gli è legata” Gandalf camminò ascoltando la leggiadra melodia degli animaletti, immerso nella natura selvaggia, tra i fili di erba verde, il terreno polveroso e le rocce intorno a loro.
 
“Arwen Undòmiel!” esclamò felice Eldihen, sbattendo le ciglia. Sorrise ricordando il volto serafico di Arwen, figlia del suo signore Elrond.
 
“So che lei ama un uomo, ma ignoravo che fosse Aragorn” si girò incrociando gli occhi furbi di Gandalf. Sorrise, curvando le labbra serenamente, era stata una piacevole scoperta, dunque era lui l’erede di Isildur.
 
“Che ne dite…” Gandalf alzò la voce, attirando su di sé gli occhi di Aragorn, Legolas e Gimli “Accendiamo un fuoco e riposiamo? sta calando la notte!”
 
“Penso che…”
 
“Si!” Eldihen non lasciò concludere la frase ad Aragorn, girandosi verso Gandalf. Avrebbe tanto voluto passeggiare su quel prato fiorito, sotto il cielo dalle venature rosa, attendendo che le stelle illuminassero il mondo.
 
Aragorn le accennò un sorriso, fermando con un colpo il suo destriero “E va bene” lanciò uno sguardo a Legolas che, comprendendo perfettamente, si bloccò dinanzi ad un tumolo di terra.
 
Gandalf osservò Eldihen scendere da cavallo ed andare di corsa verso l’elfo. Non poteva far nulla in contrario, comprendendo perfettamente il legame che la legava alla compagnia.
 
Superata la distesa erbosa, Eldihen si bloccò guardando Legolas aiutare Gimli, incrociò le braccia sotto il seno impacciata, passandosi la lingua sulle labbra. L’elfo era impegnato, sembrava pensieroso, ma Eldihen era sicura che l’avesse vista “Come state?”chiese guardandoli.
 
“Ho mal di schiena e ho fame” Gimli gettò l’ascia malamente terra, stiracchiandosi.
Eldihen sorrise, spostando il suo sguardo su Legolas “E tu?”
 
“Sto bene” la osservò, per poi guardare in lontananza lo stregone bianco. Era leggermente irritato, aveva riconsiderato per tutto il viaggio il ritorno di Eldihen, pensando a quanto fosse stata strana la sua giustificazione. Lui sapeva la paura che aveva per gli orchi, non poteva essere scappata da un altro attacco con così tanta indifferenza, rischiando di essere seguita, con Epon a guidarla poi, conducendola nel posto in cui si trovavano. Non poteva credere.
 
“Legolas andate a raccogliere della legna!” gridò Gandalf sistemando il suo mantello sulla groppa di Ombromanto.
 
L’elfo pensò subito che Gandalf lo avesse richiamato per allontanarlo dalla ragazza, ne era convinto. Fece per andarsene, lasciando Eldihen con Gimli.
 
 “Vengo con te!” vedendolo pronto ad andare Eldihen lo affiancò. Non comprendeva il suo stato d’animo, la sua improvvisa freddezza. Ci teneva a lui, l’aveva sempre pensato e desiderato, richiamandolo in ogni istante, non poteva accettare di vederlo così accondiscendente nei confronti di Gandalf.
 
“Meglio che tu stia qui” la guardò deciso, camminando in direzione dei cespugli vicino alle rocce. Eldihen pietrificata corrugò la fronte, osservando le spalle di Legolas muoversi in avanti.
 
“Ma che gli prende?” si girò velocemente verso Gimli, abbassandosi per raggiungerlo.
 
“E’ un po’ nervoso lascialo stare!” spiegò il nano accomodandosi comodamente a terra.  Era stanco, i muscoli erano irrigiditi ed i nervi tesi. Le palpebre erano troppo pesanti, se avesse chiuso gli occhi si sarebbe sicuramente addormentato su quel bel prato verde. Alzò  e abbassò il capo, l’elmo pesava troppo, quanto avrebbe voluto infilarsi dentro il suo bel letto, tra le calde coperte.
 
 Eldihen prese a sedersi vicino a lui, incrociando le gambe. Fissò inquieta Legolas, indecisa se seguirlo o stare ferma lì. Si morse un labbro, sobbalzando, piegò il volto velocemente, appoggiando la sua mano sul torace di Gimli.
 
“Che c’è? chi è stato?” il nano aprì le palpebre di scatto, drizzandosi prontamente.
 
“Non  gridare”
 
“Ragazza, ma non vedi che stavo per addormentarmi?”  spiegò grattandosi il naso fiaccamente.
 
“Gimli scusami, ma cosa gli prende a Legolas? Secondo te ce l’ha con me?” torturò le sue povere dita, come soleva fare quando era nervosa.
 
“Si preoccupa per te, sa benissimo che sei in pericolo insieme a noi e non riesce a digerire il fatto che Nihil ti abbia lasciata andare. Ma anch’io sono un po’ arrabbiato con te, ti interessa sapere il motivo?” la sua voce rude incuriosì Eldihen, catturata completamente dal volto sudato di Gimli.
 
“E perché saresti arrabbiato con me?” domandò non comprendendo le parole di Gimli, infondo non gli aveva fatto nulla.
 
“Per il pennuto!” agitò il capo, le sue trecce si posarono sulla pancia tonda.
 
“Epon?”
 
“Si Epon o come si chiama. Sai che bontà arrostito sulla brace, e invece no, l’hai lasciato andare via e stasera mangeremo lattuga ah!”
 
“Lascia perdere la lattuga, Gimli, sono un po’ preoccupata” confessò strattonando di poco il nano “Legolas ti ha detto qualcosa di me durante il viaggio?”
 
“I nani non fanno la spia!” sentenziò congiungendo le mani con aria autorevole.
 
“Quindi si”
 
“Non te lo dico”
 
“Forza!” era determinata a scoprire cosa  stesse accadendo, appoggiò le dita sul braccio di Gimli, attendendo che lui parlasse.
 
“Non ti capisco, tu sai che l’elfo odia quel Nihil e tu lo difendi?” sembrava mezzo addormentato quando parlava, muovendo le sue mani freneticamente per esporre bene il discorso.
 
“Ma io non l’ho difeso, ho detto semplicemente che…” chiuse le palpebre sospirando “Basta non ce la faccio più, vado da lui” si alzò da terra decisa  a seguire Legolas, gli avrebbe parlato senza tanti giri di parole.
 
“Ragazza!” la fermò Gimli.
 
“Che c’è?”
 
“Quel giovanotto ci tiene a te” alzò un dito, chiudendo lentamente la palpebre dalla stanchezza.
 
 
 
I rami a terra non erano tanti, ma ugualmente riuscì a radunare un bel mazzetto, mettendolo da parte.
Legolas si era avvicinato alla piccola collinetta, osservando sotto di sé lo splendido panorama: trovò pace nel contemplare le montagne ed i piccoli sentieri che si interrompevano, cercando di acquetare i suoi pensieri, che tumultuosi si ammassavano nella mente. Gli occhi inquietati si alzarono dal paesaggio campestre, posandosi dubbiosi sulle nuvole. Un luce investì il suo viso, illuminandolo. Era bello e irraggiungibile, come le stelle di Varda, i suoi occhi avrebbero potuto incantare qualunque creatura della Terra di Mezzo.
 
Afflitto da troppe preoccupazioni sospirò, lasciando che il mantello scivolasse sulle sue spalle, nascondendo i tormenti della sua anima dilaniata. Non comprese Eldihen, era deluso, e rimuginando sulle parole che si erano detti, un moto di rabbia lo travolse, ma lui abilmente nascose i suoi sentimenti, risultando riflessivo e contenuto, come era sempre stato.
 
“A cosa stai pensando? Non ti sei nemmeno accorto della mia vicinanza”  con titubanza Eldihen si bloccò dietro le sue spalle, spostando il viso per guardarlo meglio.  Il vento trascinò con sé un fresco profumo di campagna, di fiori selvatici ed erbetta.
 
“Ti avevo detto di non seguirmi” non si girò, parlandole pacatamente. Sentì i suoi occhi addosso, come se lei lo stesse in silenzio richiamando “In realtà non saresti dovuta venire proprio Eldihen” solo in quel momento si voltò, autorevole come non mai, mostrandole tutta la saggezza, la regalità del suo animo.
 
“Non mi volevi” commentò immobile, come se non avesse capacità di movimento, sconcertata dagli occhi azzurri dell’elfo.
 
“Ti volevo lontana da questi pericoli…” pescose la breve distanza che li separava, fermandosi a meno di un metro da lei.
 
“Io dovevo venire!” stregata dalle parole di Nihil, Eldihen avvertì in cuor suol’esigenza di concludere la sua missione, a qualunque costo, senza rendersi conto del male che avrebbe fatto a Legolas. La sua mente era ottenebrata da quel pensiero, che si era insidiato dentro di lei, offuscandole le idee. Soltanto i sentimenti nei confronti di Legolas non erano cambiati, Nihil non aveva potuto far nulla.
 
“Eldihen spiegami perché, ma sii onesta” sapeva di aver ascoltato un mucchio di fandonie, ed aveva anche cercato di assecondarla, per non ferirla, ma gli riuscì impossibile trattenersi ulteriormente. Perché Eldihen si nascondeva? Era stato lui a salvarla ed era difficile accettare di essere ripagato in quel modo, ricevendo un doppio tradimento, da parte di Nihil e della fanciulla che aveva aiutato.
 
“Io ti ho spiegato”
 
Le lanciò uno sguardo severo e colmo di frustrazione, annuendo, come se si aspettasse quella risposta. Era cambiata, non la riconosceva più, i suoi occhi sembravano diversi, eppure nessuno si era accorto, nessuno aveva notato il modo in cui parlava o difendeva Nihil.
 
 
“Pensavo che ci tenessi a me!” leggermente delusa per l’atteggiamento dell’arciere, strinse le sue spalle, mostrandogli il suo volto imbronciato. Legolas fu leggermente irritato, la sua reazione era inaccettabile. Aveva sempre agito per il bene di Eldihen, perché ci teneva e l’aveva presa a cuore, proteggendola anche se gli tornava difficile in un momento così delicato. I suoi sforzi contavano così poco? Le si avvicinò, prendendole gentilmente il braccio tra le mani, la guardò, lasciando che i suoi occhi potessero valutare la profondità del suo sdegno.
 
“Tu non tieni a te stessa. Un conto è essere rincorsa dagli orchi, un conto è andare a caccia di guai, nonostante io ti abbia favorita e protetta. Ricordo ancora come tremavi tra le mie braccia il giorno che ti ho trovata, eri mezza morta Eldihen, ed io mi sono impegnato aiutandoti, promettendomi che mai ti avrei rivista in quello stato, perché mi stai a cuore. Ho cercato di metterti in salvo, ma tu sei andata appresso alle parole di Nihil. Non ce l’ho con te perché sei tornata da noi, vanificando i miei sforzi, ce l’ho con te perché cerchi di nascondere il motivo che ti ha spinta a seguirci. Non pensare che io creda alle tue menzogne, non pensare che io non dubiti delle tue parole. Volevo solo metterti in salvo, ma poco posso fare se tu stessa corri verso il pericolo” proferì quel discorso senza interrompersi, senza abbassare mai lo sguardo, stringendo il braccio della ragazza con una dolcezza che si contrapponeva alla severità delle sue parole, guardandola dritto negli occhi.
 
“So quel che hai fatto per me e anche tu mi stai a cuore Legolas, ma ti ho già spiegato perché sono tornata”sentì una stretta al cuore, più guardava i lineamenti del suo viso, più si sentiva in imbarazzo. Respirò, osservando la foglia di Lorien incastrata nel mantello di Legolas. Aveva ragione ma non poteva dirgli del suo incarico.
 
Sentì la presa sul braccio farsi sempre più lenta, Legolas la lasciò, schiudendo di poco la bocca. Che cosa le era successo?
 
“Torna da Gandalf!” la ammonì pacatamente, piegando il suo arco tra le mani. Era distaccato, anche se la presenza di Eldihen non gli era indifferente, anzi. Aveva capito che non poteva far nulla, Eldihen non si sarebbe confidata. Doveva accettare quel cambiamento.
 
 
 
 
Calò la notte, ma le stelle non spuntarono in cielo come Eldihen aveva sperato. Il fuoco consumò lentamente la legna, affievolendosi sempre di più. Gandalf come un buon condottiero osservava il panorama, fumando dalla sua pipa, assorto nei suoi pensieri. Eldihen mordicchiò con i denti le sue unghie, guardandolo distrattamente, seduta a  terra, con il suo zaino come cuscino, vicino a Gimli che russava peggio di un ghiro.
 
Agitò una mano per spostare la nebbia intorno a lei, si accucciò nel mantello che le aveva donato Gimli, ormai suo da un bel po’, conficcò le dita nel terreno tastando la terra arida. Alzò il volto verso il  cielo e rimase immobile per svariati minuti. Si sdraiò a terra, ripensando in quelle ore silenziose al discorso che le aveva fatto l’elfo. Si portò una mano in faccia, girandosi da un lato all’altro, cercando di trovare pace, di trovare riposo, anche se non sentiva l’esigenza di dormire, no. Il petto le bruciava ardentemente, avvertì dei brividi lungo la schiena, si costrinse a rimanere inchiodata al terreno, a serrare le palpebre e far finta di dormire, ma non riuscì a controllare le sue emozioni, ogni qual volta chiudeva gli occhi, rivedeva davanti a sé il volto di Legolas, le sue labbra muoversi, ascoltando nella sua testa la sua voce che gli ricordava che era salva grazie a lui.
 
Spostò il mantello dal suo corpo, si alzò di scatto. Era inutile rimanere immobile a terra quando dentro il cuore avvertiva tutte quelle sensazioni. Portò la sua mano al collo e attorcigliò tra le dita la catenina che portava da tempo immemore, fermandosi a guardare la pietruzza bianca. Non si spiegò perché provasse tutta quella gran confusione, poteva comprendere lo stato d’animo dell’elfo, ma non riuscì ad accettare le sue parole, velate da rimproveri. Pensò che Legolas le avesse rinfacciato ogni cosa che aveva fatto per lei, ed anche se non era vero e sapeva che l’elfo realmente ci teneva, ascoltò la voce dentro la sua testa, pensando che Nihil infondo aveva un minimo di ragione.
 
Eldihen sospirò amareggiata, non rendendosi conto del suo stesso cambiamento.
 
Slacciò il gancio della collana dal suo collo, ammirandola rattristita. Richiuse la mano nascondendo il gioiello nel pugno.
 
Diede uno sguardo dietro lei, trovandosi davanti l’elfo alzato, il suo arco dietro la schiena, i capelli biondi semiraccolti ed il suo mantello verde. Impulsivamente si alzò dal suo posto, superando Gimli che indisturbato dormiva, continuando a russare rumorosamente.
 
Si coprì con il mantello, camminando verso Legolas, con la testa abbassata,  la mente offuscata da troppi pensieri, molti dei quali non avevano senso di esistere. Si fermò dietro di lui, schiarendosi la voce per richiamare la sua attenzione.
 
Sbigottito dalla presenza di Eldihen, Legolas spostò il collo assottigliando le palpebre, stupito di trovarsela davanti. Non le disse nulla, soffermandosi a guardare il suo volto abbassato, intravedendo un broncio nascosto dai lunghi capelli. Pensava che stesse riposando, avrebbe creduto di trovarla sveglia nel cuore della notte. Si girò completamente verso di lei, sempre più curioso.
 
”Eldihen…”                    
 
“Stavo pensando alle parole che mi hai detto” spiegò alzando di poco il viso “ ho capito perfettamente quanto sia stato difficile per te accudirmi e medicarmi quando ne ho avuto bisogno, mi spiace essere stata una delusione, me ne farò una ragione, ma di certo non posso ignorare il tuo impegno, ecco!” alzò la mano stupendolo ancora di più, schiuse il suo pugno rivelando la sua preziosa collana “E’ una gemma molto antica e pregiata, l’unica cosa di valore che posseggo al momento, tieni” afferrò la mano di Legolas, sfiorando i manicotti di ferro che indossava.
 
“Ma che vai dicendo Eldihen? io non voglio niente!” completamente stravolto ritrasse la mano, guardando gli occhi infelici di Eldihen, ma cosa le stava passando per la testa?
 
“Quando ne avrò la possibilità ti ricompenserò generosamente, come meriti, prendi questa intanto” conficcò la piccola collanina tra le dita di Legolas, le richiuse saldamente, impedendogli di rifiutare il suo dono. Ricacciò le lacrime dagli occhi, sbattendo le ciglia nervosamente. Girò le spalle, incapace di reggere l’occhiata dell’elfo, il suo volto riusciva a disorientarla, lasciandole addosso un sentimento sconosciuto.
 
“Questa è l’ultima cosa che voglio” scosse la testa, rifiutandosi di accettare il gioiello che Eldihen gli aveva donato, avrebbe perso il suo onore se avesse assecondando quell’assurda decisione. Non ci pensò due volte ad afferrarla dal braccio girandola in sua direzione, con uno sguardo tenero e delle movenze delicate. Eldihen oppose un minimo di resistenza, cedendo poi alla volontà di Legolas, si voltò con il viso abbassato, gli occhi accecati dai dubbi, ascoltando il suo cuore, che batteva per Legolas, per il suo respiro caldo, i suoi occhi sfilati, le labbra sottili. Non poteva ignorare ciò che stava provando, era da un po’ che percepiva calore al solo pensiero di averlo vicino.
 
“Indossala, non mi interessano le ricompense o i gioielli. Sicuramente avrai frainteso le mie parole”  spiegò intensificando la stretta, giusto per essere convincente. I suoi occhi erano dolci e amichevoli. Anche se impensierito lui teneva ad Eldihen. Non riuscì a mostrarsi duro, anche se non appoggiava le sue scelte, specie in quel momento di confusione. Le accarezzò il braccio con fare protettivo, vedendola sciogliersi sotto le sue dita.
 
“E allora cosa ti intessa avere?” chiese contemplando i suoi occhi azzurri, brillare anche nel buio della notte, godendo delle attenzioni dell’elfo. Si avvicinò, lasciando che lui continuasse ad accarezzarla, guardando i suoi occhi profondi, tanto che desiderò tuffarsi il quelle due pozze azzurre.
 
“Mi interessa saperti sana e salva. E’ questa l’unica cosa che voglio!” sistemò la collana sul collo di Eldihen che sentendosi toccata da Legolas rabbrividì, chinando il volto imbarazzata. Le lasciò una carezza sui capelli, pensando di volerla vedere felice, detestava scorgere il suo volto triste.
 
 


Note autrice:
Salve a tutti. Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Io nel rileggerlo mi sono incuriosita perché adesso non ricordo cosa succede XD (siamo apposto) ma col fatto che sto completando la storia, la mia mente è lontana dalla parte iniziale. In realtà ci sono dei capitoli che ho amato profondamente e non vedo l’ora di postarli. Io non so se vi piaceranno quanto sono piaciuti a me, non so se sarà vista e “vissuta” allo stesso modo, ma so di averci messo tutto il mio impegno ed essermi goduta la storia, parola per parola durante mesi, giorni ed ore di scrittura, perché dietro c’è un lungo lavoraccio e arrivati alla fine manco ci credo di esserci riuscita. Personalmente mi ritengo abbastanza soddisfatta, ma non starò a dirvi cosa ne penso io perché sono di parte, se ho deciso di condividerla è perché spero di rendere soddisfatto almeno un lettore (autostima a zero) non so se piacerà, ho sempre avuto dei dubbi perché non conosco i gusti degli altri e non so nemmeno che dire, spero vi pronuncerete voi, per uno scrittore/scrittrice il confronto è importante, ma sono cose che tutti ormai sanno no? In verità in questa settimana ero demoralizzata, pensavo che la trama non piacesse e cose varie e purtroppo mi sono lasciata influenzare, non scrivendo nemmeno una riga, cosa strana visto che io mi alzavo con il pensiero XD giusto per capire quanto ci tenga, e devo ringraziare di cuore _Son Hikaru che nonostante sia stata male mi ha ugualmente sostenuta e, ovviamente chi recensisce, legge e segue.
Riguardo gli aggiornamenti: il prossimo sarà lunedì 12.04, vi direi l’ora ma con ‘sto html è difficile farlo, perché io che sono un’incompetente ci perdo anche mezz’ora ecco XD
Auguro a tutti una felice e serena Pasqua, nonostante il lockdown. Spero tanto che anche voi siate vicino alle persone care, che possa essere una bella giornata e l’ultima festa in zona rossa perché non se ne può più.
Ci si sente. Un abbraccio
   
 
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