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Autore: Aceaddicted_    06/04/2021    0 recensioni
«Ehi… una volta che avrò sistemato questa faccenda e avrò fatto di Barbabianca il Re dei Pirati…un giorno salperemo per mare, vivremo come vorremo più liberi di qualunque altro! Non perderò mai, hai capito Fanie?» disse con convinzione stringendola tra le proprie braccia, baciandole i capelli.
Una storia avvincente, in bilico tra il desiderio della ribalta e l'amore, che porterà Ace e Fanie a fare delle scelte difficili lungo il loro cammino. La Grande Era della Pirateria, sarà davvero giunta al capolinea?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marco, Monkey D. Rufy, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La distanza tra lei ed Ace iniziò ad accorciarsi, nonostante i mille ostacoli che continuavano a infrapporsi. Sotto di loro la guerra non trovava pace. Pirati e Marines cadevano come pedine su una scacchiera. Urla, boati e confusione. Doveva raggiungere l’uomo che amava a tutti i costi, pure della propria vita. Non le importava il giudizio di nessuno, non ascoltava. L’unico pensiero che restava fisso nella sua testa era portare Ace via da quel patibolo.
 
«Marco lasciami qui!» insistette Stefanie, scrutando con attenzione il campo di battaglia sotto i piedi per capire quale fosse il miglior punto d’atterraggio.
 
«È una follia questa! Ti farai ammazzare!» ribatté la Fenice.
 
La zona circostante Ace era attentamente sorvegliata da Garp e Sengoku, senza contare il numero di marines attorno a loro. Stefanie stava per infuriarsi con l’amico, quando la propria attenzione venne catturata completamente dal campo di battaglia. Quello era Rufy, il fratello minore di Ace.
 
«Marco me la caverò, promesso. Tu vai ad aiutare Rufy e mio padre!» lo supplicò con la voce tremante tra adrenalina e terrore.
 
La giovane pirata non era un’ingenua e nemmeno una sprovveduta, capiva perfettamente le difficoltà di Marco nell’aiutarla in quel suicidio nonostante lui stesso credesse in lei e nelle sue abilità. Aveva un forte orgoglio, ma soprattutto aveva un profondo legame con Ace, sicuramente non gli avrebbe perdonato di aver assecondato i voleri di Stefanie in una situazione così estrema.
La Fenice sospirò, scambiando uno sguardo d’intesa con la ragazza. Era una follia, ma sarebbe stato al suo fianco sempre e comunque.
 
«Cerca di non morire e salva quell’idiota!» concluse così Marco lasciando cadere Stefanie sotto di sé nel punto che avevano prestabilito, sentendo addosso lo sguardo sconvolto di Ace. Li guardava esterrefatto scuotendo la testa insistentemente in segno di dissenso.
«Scusa amico…» bisbigliò Marco cambiando rotta verso Rufy. Questa volta la testardaggine del capitano della 2° Flotta non avrebbe vinto.
 
La battaglia stava fomentando attimo dopo attimo. Gli ammiragli e la Flotta dei Sette si scatenavano su Barbabianca ed i suoi alleati in una guerra all’ultimo sangue, e fortunatamente Cappello di Paglia attirò tutta l’attenzione su di sé e la sua spietata avanzata verso il patibolo, dopo l’arrivo inaspettato.
 
Era il momento.
Stefanie sfoderò la propria katana facendosi strada tra i marines, abbattendoli inarrestabile uno dopo l’altro, tra un colpo di lama ed un’amnesia, grazie al suo frutto del diavolo.
Il patibolo era lì ad un passo da lei.
 
Quel corpo un tempo invincibile, che aveva sempre sprigionato forza a e maestria se ne stava inginocchiato sulla pietra, la braccia ammanettate dietro la schiena. La testa bassa. Era livido in diverse parti, in altre sanguinante. Inerme. Vederlo in quello stato le strinse il cuore, mozzandole il respiro e inumidendole gli occhi. Non aveva mai viso Pugno di Fuoco arreso al suo destino, tanto fragile da poter andare in pezzi da un momento all’altro. Iniziò a correre verso di lui, le gambe reggevano appena l’ansia, mentre il respiro affannava. Garp e Sengoku si erano allontanati andando incontro a Cappello di Paglia, sfogando verso di lui tutta la loro potenza. Sembrava quasi avessero studiato un piano d’attacco per il salvataggio, ma in realtà quando si parlava di affari di famiglia erano inconsciamente sulla stessa lunghezza d’onda.
 
Il capitano dei Forget Me Not giunse ad un soffio dall’amato. I loro sguardi si incontrarono, così intensi che avrebbero potuto incenerire chiunque si fosse messo in mezzo. Gli si gettò al collo abbracciandolo stretto a sé. Le lacrime defluivano contro il proprio volere. Le emozioni erano incontrollabili, la sovrastarono prima di quanto avesse voluto. Si ritrasse appena da quell’abbraccio, sigillando le loro labbra in un bacio quasi divorante.
Il suo sapore, il calore delle loro lingue che disperatamente si cercavano. Salsedine, sudore e sangue resero quel bacio ancora più intenso. Quanto le era mancato tutto questo in appena quattro mesi.
 
«Sei fredda…» le mormorò sulle labbra il corvino, tingendo il viso stremato con un debole sorriso.
«Così dicono.» rispose prendendogli il viso delicatamente tra le mani scostandogli i capelli dagli occhi, baciandogli nuovamente le labbra con estrema dolcezza. Finalmente era lì, erano riusciti a raggiungerlo. Assieme ci sarebbero riusciti.
 
«Fanie, devi andartene da qui…» mormorò stretto tra i denti Pugno di Fuoco in una guerra interna tra il volerla accanto e il proteggerla tenendola lontana da sé.
«Shhh… non credi nemmeno tu a quello che stai dicendo…» rispose la giovane baciandogli la fronte, iniziando successivamente a destrarsi con quelle manette nel tentativo di togliergliele.
«Sono fatte di agalmatolite, serve per forza la chiave.» la guidò Ace tirando a stento le labbra.
 
«Merda!» Stefanie imprecò, guardandosi attorno per trovare il prima possibile una soluzione.
 
Doveva capire chi avesse le chiavi. Forse le guardie dell’esecuzione o Sengoku stesso? Non c’era tempo. Sotto di loro il vociare si faceva sempre più intenso e in lontananza vide un gruppo di Marines correre nella loro direzione. «DIETRO DI TE!!!» urlò Ace.
Il capitano della Bloody Mary roteò su sé stessa facendo librare la katana nell’aria, colpendo senza esitazione il nemico alle proprie spalle, ma i suoi occhi si concentrarono su una figura che in tutta velocità li stava raggiungendo.
 
«Non ti avvicinare, Rufy!» gridò esasperato il corvino. «Dovresti capirlo, sei un pirata come me! Hai navigato anche tu dovunque hai desiderato! Io ho le mie avventure! Ho i miei compagni! Tu non hai nessun diritto di immischiarti così in questa situazione! Un moscerino debole come te si illude di poter salvare me? Ma hai battuto la testa? Pensi che potrei mai accettare un'umiliazione simile? Vattene Rufy, che sei venuto a fare?» le grida di Ace riecheggiarono nell’aria, quasi a sovrastare il rumore della battaglia che li stava attorniando.
 
«…Ace…» la giovane riuscì solo a mugugnare il suo nome con un soffio di fiato.
Chiunque conoscesse Pugno di Fuoco sapeva bene quanto fosse fiero del suo adorato fratellino, quanto tenesse a lui e quanto avrebbe lottato per proteggerlo. Orgoglioso fino al midollo, Ace non avrebbe mai permesso al fratello minore di salvargli la vita, era inconcepibile. Ne era del suo onore e della promessa che si era fatto in giovane età.
 
«ACEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!»
 
Un urlò a tutto fiato, fece cadere a terra tutta la folla attorno a loro. Era l’Haki. Rufy li raggiunse e con sé quel famoso cappello di paglia temuto sulla Red Line. Stefanie ed Ace rimasero spezzati in un primo momento vedendo la scena, ma il sollievo successivo fu una manna per tutti. Avrebbero guadagnato secondi preziosi.
 
«Rufy non abbiamo le chiavi, sono manette di agalmatolite!» si intromise la giovane, portando avanti gli inconvenienti cercando di ottimizzare i tempi. Dovevano sbrigarsi, Garp e Sengoku erano alle loro costole. Questione d’attimi e si sarebbe trovati circondati.
 
«Fanieeee! Ho un’idea, ma ci serve una mano!» continuò rivolgendosi verso la giovane, mentre il braccio destro di Rufy si allontanò dal proprio corpo allungandosi a dismisura andando ad avvolgere il corpo di una figura lontana da loro. Era Galdino, con il suo frutto del diavolo avrebbero potuto creare una chiave e aprire le catene.
 
La guerra tra marines e i pirati di Barbabianca diventava sempre più violenta, inarrestabili urla si disperdevano tra i rumori della battaglia. Sengoku avanzava rapidamente verso i novellini, ancora a le prese con le manette di Pugno di Fuoco, ma quando tutto sembrava volgere al termine… una fiamma si librò nell’aria sfociando in un fuoco fuori controllo. Ace era libero.
 
«Andiamo!» esclamò il corvino, avvolgendo un braccio alla vita di Stefanie e prendendo per un polso il fratellino minore, mentre il suo Rogia riprendeva pieno possesso del proprio corpo.
 
Gli occhi del mondo si concentrarono in quello scenario: gli Ammiragli, Barbabianca e tutta la flotta rimase esterrefatta. Pugno di Fuoco scendeva finalmente sul campo.
Un boato si alzò nell’aria, un grido di gioia avvolse le file dei compagni di Ace. Il moro posò i piedi al suolo, annullando l’effetto delle fiamme, in compagnia della sua famiglia. Gli occhi di Ace vagarono velocemente alla ricerca del Padre, ed incontrando il suo sguardò si rasserenò.
Stavano tutti bene, più o meno.
 
«UUUUUH! È stato pazzesco!»
 
Cappello di Paglia era alla ribalta, carico di adrenalina e pronto a combattere al fianco del suo amato fratellone. Era riuscito a salvarlo dopo tutto ciò che aveva passato tra Impel Down e lì a Marineford.
 
«Stai bene?» chiese Ace alla ramata, tenendole il braccio ancorato attorno alla vita.
«Ora che sei con me non potrei star meglio…» continuò Stefanie, prendendogli dolcemente il viso tra le mani ed allungandosi per baciarlo.
 
Il Capitano della Seconda divisione la strinse a sé e quando i loro corpi si toccarono, ebbe un momento di stupore, andando a cercare subito lo sguardo della più piccola. Il capitano aveva già capito, ma non era il momento giusto. Le baciò la fronte, lasciando furtivamente passare una mano sull’addome dell’amata, e sorridendo si voltò verso la battaglia. Doveva andare.
 
«Fanie, vai nelle retrovie… quand’ho finito ti raggiungo.» concluse Ace facendo un cenno a Marco che li raggiunse. Stefanie per la prima volta non ribatté, era riuscita a riavere il suo amore ed ora avrebbe dovuto preoccuparsi del loro futuro. Si aggrappò all’uomo fenice e venne portata nelle retrovie.
 
«Rufy ce la fai a combattere?» continuò Ace.
«Certo che posso! Ce l’ho fatta solo perché Barbabianca e gli altri mi hanno aiutato…» rispose Rufy affiancando il fratello pronto alla guerra.
 
Barbabianca continuava ad essere sotto attacco, Sakazuki era inarrestabile e sembrava non accettare un finale diverso da quello che avrebbe voluto ed Ace non era più disposto a guardare il Padre combattere per lui. Doveva essere il contrario. Raggiunse i due uomini, e nel sentire Akainu rivolgersi in quel modo verso il proprio capitano, o ancora meglio, verso il proprio padre…Ace perse la testa.
 
Si vide solo una nube di fuoco, fumo o cenere. Ace era stato attaccato?
Cos’era accaduto? Tutto era avvenuto così velocemente. Il fiato di Stefanie si fermò, essendo ormai lontana dalla prima linea non vide, così corse alla ricerca di un punto sopra elevato da cui poter vedere la situazione. Il ragazzo era in ginocchio, ma vivo, o al meno un secondo prima.
Ci fu uno scatto improvviso. Ace corse incontro a Rufy, che immobile cercava qualcosa al suolo, quando nell’istante dopo la scena fu agghiacciante.
 
“Ha colpito Ace!” fu l’eco che riempì la gola ghiacciata di Marineford. Immobili, esterrefatti e distrutti erano gli sguardi di tutti i presenti in quella battaglia. Akainu ce l’aveva fatta.
 
Marco corse in aiuto dei fratelli alla carica di Sakazuki, inutilmente. Si voltò verso i ragazzi.
Ace accasciato addosso a Rufy che lo sorreggeva disperatamente, mentre il maggiore sembrava aver ancora un soffio di forza per parlare. Il Jolly Roger che portava con fierezza sulla schiena non esisteva più.
 
«Ho solo un rimpianto… non sarò in grado di vedere il tuo sogno realizzarsi… ma ti conosco e so che ce la farai…sei mio fratello dopo tutto.» bisbigliò con un filo di voce Ace all’orecchio del fratellino. Che disfatta non essere riuscito a farsi salvare da lui, dopo tutti quelli sforzi. Rufy rimase in silenzio, ancora sotto shock dalla situazione, urlando disperatamente alla ricerca di un medico per aiutarlo.
 
«…La mia voce sta diventando sempre più debole Rufy… voglio che ascolti e riferisci a tutti quello che sto per dirti…» tossì appena. «…Anche se sono stato un buono a nulla per tutta la vita… anche se in me scorre il sangue di un demone… voi mi avete sempre voluto bene… vi ringrazio moltissimo!» la voce rotta iniziò a singhiozzare e le lacrime a bagnare la spalla di Cappello di Paglia.
«Rufy… proteggi Fanie al posto mio.» furono le ultime parole pronunciate dall’ex capitano della seconda divisione di Barbabianca, prima di crollare senza vita al suolo.
 
«…ACEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!» un urlo straziato e disperato partì dal fondo della battaglia, raggiungendo le orecchie di tutti, sino al fronte. Si tenne l’addome con l’avambraccio crollando sulle ginocchia. Una fucilata al petto. Il nulla attorno. Tutto si fece nero, gli occhi si riempirono di lacrime singhiozzando talmente tanto da mancarle l’ossigeno. Ace era morto.
Era morto davanti ai suoi occhi.
 
Da quel momento in poi ci fu un susseguirsi di eventi cui Rufy e Stefanie non avrebbero mai ricordato per via dello stato di shock ritrovatisi ad affrontare. La grande guerra si concluse con la sconfitta dell’Impero di Barbabianca.
  
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