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Autore: Whatliesintheend    08/04/2021    0 recensioni
[...] Draco si fermò ad un certo punto.
S'inchiodò, per meglio dire, con lo sguardo perso all'interno di uno di quegli scompartimenti, quello dove Harry Potter e i suoi amichetti stavano ridendo, facendo incantesimi stupidi e condividendo dolciumi di ogni genere. Potter pareva pervaso da un'allegria irrefrenabile e travolgente, che dimostrava chiaramente quanto avesse sofferto la lontananza dal Mondo Magico per tutta l'estate.
Sul viso pallido e controllato di Draco si dipinse una smorfia nervosa.
Lo infastidiva così tanto fare caso a come quel Grifondoro se la spassasse del tutto ignaro della sua esistenza.
Fu per questo motivo che strinse i pugni e si ritrovò catapultato all'interno dello scompartimento esattamente come finiva per fare ogni anno. Non poteva farci niente: era più forte di lui... ed era forse un po' il suo modo di salutarlo che mascherava bene o male il suo devastante bisogno delle attenzioni di Harry Potter. [...]
(Dal Capitolo 1)
Insomma una fanfiction Drarry come tante altre, profondamente sentita, ma scritta senza pretese di dignità letteraria.
Buona lettura, Ary
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Blaise Zabini, Famiglia Malfoy, Famiglia Weasley, Il trio protagonista, Theodore Nott | Coppie: Blaise/Theodore, Draco/Harry, Ron/Hermione
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo, Più contesti
Capitoli:
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L'estate arrivò in un lampo, ma gli esami durarono comunque troppo nonostante gli studenti del settimo anno li stessero affrontando con una particolare malinconia, che arrivò più volte a tentare molti ragazzi di fallire almeno un paio di M.A.G.O.
Almeno sarebbero stati rimandati e non avrebbero dovuto dire addio così in fretta a quella che era stata molto di più di una scuola.

Con gli occhi persi fuori dal finestrino del treno, Harry Potter, Ron Weasley e Hermione Granger guardavano Hogwarts allontanarsi e rimpicciolirsi all'orizzonte e la lasciarono andare solo molto dopo che una curva delle rotaie portò un bosco a nascondere loro la vista del Castello.

Fu Hermione la prima ad abbassare gli occhi, spostandoli sulle proprie mani che teneva intrecciate in grembo, un singhiozzo la scosse e fece girare entrambi i due ragazzi nella sua direzione.
Ron si affrettò a circondarle le spalle con un braccio, Harry si spostò sul sedile di fianco a lei, le prese una mano mentre la ragazza tremava, sconvolta dal pianto col viso affondato nel petto del rosso e le dita strette attorno alla calda mano del suo migliore amico.

Ben presto anche Ron cedette, strinse a sè Hermione e si allungò per abbracciare anche Harry dietro di lei, poi scoppiò a piangere come un bambinone.
Il moro provò a resistere, ma era tanto che voleva cacciare fuori le lacrime e lasciarsi andare, trovò quel momento il più opportuno e pianse, stretto ai suoi migliori amici.

Un dolore lancinante squarciava il petto dei tre ragazzi, condividerlo, però, li rendeva uno e li confortava di fronte all'evidenza che il tempo avesse fatto il suo corso, la partenza fosse stata inevitabile.
Così i tre ragazzi dissero addio alla loro casa.

Intanto, delle dita affusolate e pallide sfiorarono il finestrino della porta di quello scompartimento, poi cadderlo lungo dei fianchi fasciati da un completo nero come la notte.
Un sorriso freddo e degli occhi malinconici rubarono qualche istante di quel quadretto, poi Draco Malfoy tornò al suo scompartimento.

Non versò nemmeno una lacrima perchè tutto andava finalmente nel modo migliore.
O almeno cercava di convincersi che fosse così, che un addio fosse l'unica scelta possibile.
Rise delle sue preoccupazioni, dei suoi dubbi e disse quell'addio a sua volta.

Non avrebbe potuto immaginare quanto inutile quel suo gesto fosse stato, quanto presto avrebbe rivisto Harry Potter.

Era una calda e umida notte di inizio Agosto, afosa e soffocante, il cielo nero era sgombro di nubi e le stelle vi brillavano alte e vivide oltre le cime degli alberi.

Draco si rigirava nel suo letto al Manor senza riuscire a prendere sonno, ottenendo, piuttosto, il solo risultato di  stropicciare il lenzuolo e sudare più del dovuto.
E lui odiava sudare, lo faceva sentire sporco e appiccicoso.
Tuttavia aveva perso il conto di tutti tentativi che aveva fatto di rimanere immobile e attendere di prendere sonno, perchè in ogni caso finiva con il tornare ad agitarsi nel letto.
La quiete prima di una tempesta lo aveva sempre reso irrequieto, il caldo debole e stanco, quella combinazione atroce stava trasformando la sua nottata in una tortura.

Verso le due del mattino capì di non poter sopportare un minuto di più e si mise a sedere sul bordo del letto, appoggiando i piedi nudi sul pavimento che odiò non trovare freddo come se lo aspettava.
Alzando il capo, indugiò sulle cime degli alberi del giardino del Manor, avvolti da un cielo nero, sommersi dalla gelida luce di una luna piena.

Il suo corpo seguì il suo sguardo, si avvicinò alla finestra e percorse il paesaggio tranquillo che si estendeva per ettari sotto la sua finestra, lo stesso di sempre dopotutto.
Guardarlo a lungo gli fece credere che, magari, fuori ci potesse essere almeno un filo di vento, optò per una passeggiata.

Non considerò, in quel primo momento, che l'insonnia potesse portarlo a decidere di Smaterializzarsi a Nocturne Alley, ma evidentemente fu così, perchè camminava, non più sull'erba curata del suo giardino, ma lontano da quella dimora infestata, per i viottoli lastricati della zona.

Camminava tenendo le mani in tasca e alzava di rado lo sguardo, intimorito dalla vivacità di quelle stradicciole intricate, sconnesse e del tutto diverse da come le aveva sempre ricordate.

La maggior parte delle case, scure e stagliate contro un cielo ancora più buio, aveva ancora le finestre illuminate da una luce arancione, molti negozi non erano chiusi e non lo sarebbero stati prima del sorgere del sole, il via vai di streghe e maghi che animava quella notte nera come la pece era più consistente di quanto Draco si sarebbe aspettato.
Certo, il luogo pullulava ancora di Magia Oscura, ma perfino questa faceva molto meno paura dopo che il Signore Oscuro era caduto.

Già, si sentiva ancora sulla pelle la magia che quel posto trasudava, volava insieme a piccoli gruppi di pipistrelli, risaliva le pareti delle botteghe scorrendo nella linfa di un edera troppo verde per quel caldo soffocante, sorrideva dietro ai denti marci e storti di un anziano venditore con una fiala dal dubbio contenuto tra le mani, toccava tutto e tutti e dava i brividi.
Nocturne Alley aveva assunto un fascino quasi caratteristico, in cui i nostalgici maghi oscuri sembravano crogiolarsi, innocui.

Un tempo lo stesso Draco Malfoy avrebbe trovato familiare l'odore di zolfo e carbone, le pietre che riflettevano sanguigne le luci delle candele tremanti, del resto era cresciuto circondato da quell'atmosfera, ma era un'allegria malsana quella che lo raggiungeva, lo rese circospetto.
E aveva ragione di esserlo: di quei tempi nemmeno a Nocturne Alley i Mangiamorte erano più visti di buon occhio.

Svoltò e uscì da uno dei vicoletti più bui, trovandosi in una delle strade principali, affollata da rumorose ciance, fervide contrattazioni, risate sinistre e illazioni urlate da roche bocche, intorbidite dal Whiskey Incendiario.

Non gli piaceva un granchè quell'atmosfera, anzi meditava di andarsene, quando, come sollevandosi al di sopra di tutto quello scompiglio, una risata famigliare gli fece balzare il cuore nel petto, alzare lo sguardo e sondare instancabilmente i dintorni, posando gli occhi su ogni scenario, anche il più sgradevole che componeva quel quadro perverso.

Nemmeno un minuto più tardi si stava dando dello stupido, non poteva essere lui, non alle tre passate del mattino, non a Nocturne Alley.
Evidentemente la stanchezza gli aveva giocato un brutto scherzo.

Fece per muovere un altro passo in avanti ed ecco che sentì di nuovo quella voce inconfondibile stonare in un altra risata.
Si voltò di scatto, seguendo il suono e, alle proprie spalle, dietro a una bancarella di erbe sormontata da una tettoia di tela sgualcita, si ritrovò a fare i conti con uno spettacolo pietosto.

Nientemeno che Harry Potter era appena crollato a sedere poco elegantemente contro un muro di mattoni e rideva sguaiatamente con una bottiglia di quello che doveva essere Whisky Incendiario stretta in una mano, mentre allungava l'altra verso una donna, in piedi davanti a lui.
Quella lo assecondava, fin troppo piacente, finse di aiutarlo ad alzarsi, ma agli occhi di Draco non sfuggì come si fosse lasciata cadere di proposito sul Prescelto, sbattendogli in faccia la mercanzia, già di per sè fin troppo in bella vista.

Il volto del Serpeverde era l'immagine perfetta dell'orrore e del disgusto; scattò in quella direzione prima ancora di rendersene conto, gli occhi che mandavano lampi.

"Signorina, permetta che le dia una mano."

Si inserì, caricando il tono di tutto l'autoritario disprezzo che possedeva mentre, senza troppi complimenti, sollevava la prostituta da addosso a Harry e  la allontanava da lui, ignorando le sue stridule proteste e frapponendosi fra i due, in modo che quella non tentasse di rigettarsi sul moro con qualche scusa del mestiere.

"Potter, ma che diamine combini?"

Non usò un tono preferenziale per rivolgersi a lui, anzi, forse lo inasprì ancora di più, tanto per far arrivare chiaramente il messaggio a destinazione, anche attraverso i litri di alcol che dovevano annacquare la coscienza del moro in quel momento.

Non parve servire a molto comunque, Harry sembrava non capire cosa fosse successo e ora si stava concentrando nel mettersi a carponi senza mollare la presa sulla bottiglia.
Il compito doveva essergli parso piuttosto difficile perchè fu risolto con un altro sorso di Whisky Incendiario.

Draco alzò gli occhi al cielo di fronte a quel siparietto pietoso, ma fece comunque per aiutarlo ad alzarsi, venendo però bloccato dalle sgradevoli spire della donna, adesso avvinghiatasi attorno al suo corpo.
Rabbrividì e se la scrollò di dosso senza nemmeno girarsi a guardarla mentre la congedava.

"Rispetto la sua occupazione signorina, ma rifiuto la generosa offerta. Quanto le deve questo disgraziato?"

Sul viso della donna si dipinse una smorfia, offesa dalla frase tanto educata quanto più tagliente di una lastra di ghiaccio che le era stata rivolta, ma si arrese.

"Trenta Falci, ma se lei non ci avesse interrotti sarei riuscita a pagarmi la cena."

Il biondo afferrò al volo il concetto, il che non gli evitò di alzare gli occhi al cielo esasperato, prima di girarsi a guardarla, mettendo mano al portafogli.
Non era una brutta donna ora che ci faceva caso, era approssimativamente sulla trentina, aveva dei lunghi capelli neri molto curati, un viso gradevole ma reso osceno da quel trucco esagerato, il ragazzo giurò di aver notato che avesse perfino un neo finto.

"Un po' tardi per la cena comunque"

Commentò con un sospiro mentre le lanciava tra le mani un Galeone.
La vide afferrarlo al volo stupita, doveva essere più di quanto si aspettasse e di fronte a quello sguardo qualcun altro avrebbe provato un moto di compassione, ma non Draco Malfoy.
No, lui nella testa in quel momento aveva solo Harry Potter e ora aspettava solo che la prostituta se ne andasse per potersi dedicare a quel Grifonidiota che, questa volta, sembrava davvero aver toccato il fondo.

Dunque, appena fu lasciato solo con lui, tornò a voltarsi nella sua direzione, rivolgendogli uno sguardo stanco prima di inginocchiarglisi davanti.

Potter aveva finito il Whisky e ora stava lì, sdraiato a pancia in giù con il peso su un gomito e l'altro braccio sollevato a tenere la bottiglia capovolta, come confuso dal fatto che non ne uscisse più niente.
Solo quando delle dita bianche, rese ancora più spettrali dalla luce argentata della luna, gliela sfilarono di mano il moro si voltò per automatismo a cercare il volto di chi aveva compiuto quell'azione. Ci fissò lo guardo con aria assente e confusa, aguzzandolo e chiedendosi come mai fosse tutto così sfocato, inconsapevole del fatto di aver perso gli occhiali.

Draco sospirò rassegnato, non preoccupandosi di quanto triste dovesse sembrare il suo viso in quel momento, tanto il moro non era nella veste di recepirlo, apoggiò a terra la bottiglia e riportò quella mano verso di lui, scompigliando affettuosamente la massa disordinata di ricci che aveva in testa, non potendo non lasciarsi scappare una debole constatazione.

"Fai proprio schifo, Potter"

   
 
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