Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: damnslyth    17/04/2021    0 recensioni
Sono passati tre anni da quando Eren è morto e Mikasa ancora non riesce a darsi pace.
Attraverso un racconto indirizzato direttamente a Eren, Mikasa tenta di elaborare il lutto e dopo vari avvenimenti cerca un modo per poterlo vedere un'ultima volta.
- - -
"Disciplina le tue emozioni e i tuoi sentimenti come fai quando combatti. Non lasciarti fagocitare, devono essere in tuo potere, non viceversa" aggiunge ancora mentre si alza piano grazie alla stampella. Non immaginavo avesse ancora problemi alle gambe.
Sono grata per questa conversazione. "Lo sai perché sono qui?".
Mi guarda di sbieco, con il viso leggermente inclinato, e ci pensa: "No, ma lo intuisco. Fa’ quello che ritieni giusto, ma sappi discernere il momento in cui devi lasciar andare una persona". Lui l’ha saputo fare con Erwin Smith, salvando Armin.
Si allontana lentamente, sorretto dall’ausilio, e attraversa il cortile. Quando giunge al portico opposto, fa qualcosa che mi lascia sbigottita: posa la stampella e prosegue a camminare con le sue gambe e la sua solita andatura.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Armin Arlart, Eren Jaeger, Jean Kirshtein, Mikasa Ackerman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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All my friends ask me why I stay strong
tell them when you find true love, it lives on
that's why I stay here.
Every time I close my eyes,
it's like a dark paradise.
No one compares to you,
I'm scared that you won't be waiting on the other side.
Every time I close my eyes,
it's like a dark paradise.
No one compares to you,
but there's no you, except in my dreams tonight.



E’ il giorno del loro ritorno. Ho pulito a fondo la casa e preparato una torta. Sono andata nel giardino a bagnare le campanule violette che, non so perché, mi ricordano te. Ho raccolto delle rose e sono venuta a compiangerti, seduta al solito tronco.
<< Eren, presto saranno tutti qui per incontrarti. Sei felice, giusto? Vorrei… vorrei poterti vedere di nuovo >>.
 
<< Eren, mi hai avvolta in questa sciarpa. Grazie >>.
 
Eri tu, Eren, quell’uccello? Dove sei? Ancora rinchiuso nel Sentiero? Oppure sei diventato vento? Ti sei dissolto tra le stelle e l’universo? Sei libero di volare dove vuoi?

 
<< MIKASA!!! >>
Sono i ragazzi. Oh… sono passati tre anni. Ci sono tutti: Armin, Connie, Jean, Reiner, Annie, pure Pieck. Mancano Levi, Falco e Gabi. Chissà come sono cresciuti.
Armin mi abbraccia per primo, seguito da Connie. Pieck mi fa un cenno con il capo, anche Reiner. Jean arrossisce e si guarda intorno, distratto. E’ vestito elegantemente con i lunghi capelli laccati indietro: << Ti sei fatta ricrescere i capelli. Stai bene >>.
<< Grazie >>.
<< Ehi Mikasa, vivi qui? Non è un po’ troppo isolato? Come procede nell’isola? >> mi chiede Connie, curioso. << Il villaggio dove Historia ospita mia madre è molto bello e popolato >>.
<< Si, io… sto bene, qui. Dopo vi porto a vedere la mia casa >>.
Reiner si avvicina per primo alla tua lapide. La guarda in silenzio, gli altri lo seguono. Appoggia un fiore a terra, sopra i miei, poi si accovaccia e posa la sua mano sopra, guardando le scritte: << Eren, noi siamo uguali. Spesso mi chiedo perché io abbia avuto una seconda possibilità e tu no. E’ ingiusto, ma mi sto sforzando di vivere. Cerco di vivere bene per entrambi. Non sprecherò il dono che ci hai fatto >>.
Mi sembra di invadere una conversazione intima tra voi. Sembra a tutti così. Reiner si scosta, e Connie aggiunge: << Sì, ti ringrazio tutti i giorni. Anche mia madre lo fa. Ci manchi, Eren >>.
Jean posa un altro fiore e rimane in silenzio alla tua altezza, sedendosi di fronte. Il suo pensiero per te è privato, non lo condivide con noi. Sussurra solo un finale << Grazie, dannato >>.
Annie rimane lì dov’è, dicendo con tono quasi di rimprovero ma velatamente affettuoso: << Volevi fare il martire, ve’? Pensavo di averti insegnato qualcosa. Dovevi fare il vero egoista e pensare solo a te stesso. Lasciarci marcire tutti, peccatori come te, e viverti la tua di vita e felicità. I nostri crimini sono come i tuoi, non è il numero delle morti a peggiorare le cose, il valore di una vita tolta è uguale a quello di cento vite sottratte e schiacciate. Salvando noi hai condannato due persone, o forse direi che ne hai condannata più una che te stesso, la quale adesso deve imparare a vivere senza di te >>.
<< Annie… >> Armin la ferma e tutti rimangono in silenzio. Pieck mi fissa profondamente, da mettermi a disagio. Il discorso di Annie è tanto crudo quanto vero. Ha dato voce a ciò che una parte di me spesso pensa e reprime. Abbasso gli occhi di nuovo pieni di lacrime. Armin mi prende una mano, Annie fa lo stesso. Jean si stende nel prato accanto a te, Connie lo segue. Pieck si lancia poco più in là a fissare le fronde dell’albero. Sento per un attimo il cuore riscaldato dalla loro presenza. Mi sdraio anche io in mezzo ad Armin e Annie. Reiner bofonchia un: << Ah, fanculo >> e fa lo stesso. Rimaniamo tutti a fissare il cielo, in silenzio, godendoci la presenza reciproca.
Uno stormo di uccelli vola sopra le nostre teste, lento. Poco dopo una folata di vento piacevole e calda, come una carezza, ci sfiora. Ci godiamo quel saluto, sentendo che ci sei anche tu con noi. Hai visto, Eren, quante persone ti vogliono bene?
 
 
-  -  -

 
<< Questa torta è strepitosa! >> Jean sembra apprezzare particolarmente. Sono tutti seduti attorno al mio piccolo tavolo, si sono fatti stretti. Li guardo, non abituata ad avere qualcuno in casa, ma è una sensazione piacevole… di famiglia. Di affetto. Di amore.
<< Ho saputo che sei diventata comandante >> osserva Pieck dopo aver finito di masticare.
<< Esatto, racconta! Hai sempre spaccato, Mikasa! >> esclama Connie, entusiasta più di me.
<< Il capitano Levi sembrava orgoglioso. Ci chiede spesso di te >> aggiunge Reiner. Arrossisco imbarazzata, guardandomi le mani in grembo.
<< Non è stato nulla di che, una piccola cerimonia. Ho addestrato qualche recluta e tenuto a bada dei ferventi estremisti >>.
Armin sorride addolcito: << Non essere così modesta, io c’ero alla tua nomina. Sei stata acclamata da tutti! E hai salvato Historia più volte sventando dei complotti interni alla corona >>.
Rimango un po’ in silenzio prima di domandare: << Quali sono ora i vostri piani? >>.
Mi risponde Annie, seria: << Proporremo la pace tra Marleyani e Jeageristi, dato che qui nell’isola i cittadini sono rimasti tutti dell’ideologia di Eren. Diremo la verità su quello che è successo quel giorno. Non so come la prenderanno. Qui devi entrare in gioco tu, Mikasa >>. Annuisco.
 
Trascorriamo il resto del pomeriggio a prepararci la cena. Il chiasso dei nostri vecchi compagni mi ricorda i tempi del nostro addestramento e mi fa sorridere.
<< Mikasa >> è Reiner che si avvicina a controllare lo stufato mentre asciugo i bicchieri. Lo facevo sempre con la zia, Carla. Lo guardo, ha la solita espressione dura ma anche fragile. Ha ripreso qualche chilo. << Come fai a essere così forte? Io ho creduto di impazzire. Pima quando Bertholdt è morto, poi quando ho avuto i sensi di colpa per ciò che avevo fatto. A volte ho pensato di… >> non finisce la frase. Lo guardo e leggo nei suoi occhi una grande sofferenza. Intuisco dove voleva arrivare. Poso un bicchiere e ne prendo un altro. << Ho continuato solo perché c’erano Gabi e Falco. Dovevo prendermi cura di loro e dare a entrambi un futuro migliore. Tu come ce la fai? >> me lo chiede come se cercasse una risposta a qualche altro suo dolore.
<< Io… >> la verità è che non me lo sono mai chiesto. E’ vero… tu non ci sei più. Cosa mi spinge a rimanere?
Guardo oltre la finestra e il tuo ricordo mi fa sorridere. << Provo a tenere fede a quello che Eren mi ha insegnato: vivere. Penso che il mondo sia crudele, ma anche bellissimo. Crudele perché mi ha tolto la persona che più amavo al mondo, bellissimo perché non tutti hanno la fortuna di incontrarla >>. Arrossisco.
Sento una tazza frantumarsi a terra. Ci voltiamo entrambi.
<< Ah, dannazione. Scusami, Mikasa >>. E’ Jean. Gli è scivolata dalle mani mentre sistemava. Mi avvicino e accovaccio accanto a lui per raccogliere i pezzi. << Stai tranquillo, è una normale tazzina >> lo rassicuro, ma lui si alza bruscamente ed esce a prendere una boccata d’aria. Lo guardo un po’ confusa, e noto anche Pieck dissolversi infastidita da un’altra parte. Butto i cocci di vetro e guardo Reiner che mi fa spallucce prima di tornare a occuparsi dello stufato, come se fosse soddisfatto della mia risposta. Sorrido un poco. Grazie, Reiner. Mi hai ricordato perché sono ancora qui.
 
 

 
-  -  -


Historia sta annunciando pubblicamente che sono tornati i membri del vecchio Corpo di Ricerca e che riveleranno la verità su ciò che è successo esattamente tre anni fa. Ci sono tantissime persone. La guardo, poi scruto in ogni direzione. Sono nervosa. Gli altri sono alla nostra destra che attendono di salire ed essere interpellati.
Mette subito in chiaro che saranno sempre i benvenuti nell’isola e che non ci saranno ulteriori questioni da discutere.
Armin sale e di istinto faccio un passo per essergli più vicina. Spero nessuno decida di attaccarlo.
Sta facendo il suo discorso chiaro e giusto su ciò che è accaduto, omettendo la mia parte e dichiarando che ti ha ucciso lui, Eren. La folla rimane come pietrificata. Non sapevano chi ti avesse dato il colpo di grazia. Continua dicendo che l’umanità oltre le mura è sopravvissuta solo al 20% e che nessuno ha intenzione di intraprendere una guerra. Sono consapevoli sia accaduto tutto ciò perché loro hanno fatto la stessa cosa a noi Eldiani. Il Potere dei Giganti si è dissolto per sempre. Propone ora la pace a nome di tutti i superstiti. C’è silenzio.
Sento una voce dal fondo.

<< CI ATTACHERANNO DI NUOVO! >>.

<< SE VINCIAMO, VIVREMO. SE PERDIAMO, MORIREMO >>.

<< SE NON COMBATTIAMO, NON VINCEREMO >>.

<< COMBATTI! COMBATTI! >>

<< SI!!! >>.
 
Stringo i denti. Dannazione. E’ cambiato così poco in questi tre anni. Non pensavo si tornasse a questo pensiero.
 
<< LA REGINA NON PUO’ CONSENTIRE LORO DI RESTARE QUI LIBERI! SONO DEI TRADITORI! >>. Faccio per sfoderare la spada. Historia mi ferma con lo sguardo e prende parola.

<< La mia decisione è presa. Chi farà loro del male sarà considerato nemico della corona. Noi ci terremo sempre pronti al peggio, ma gli abitanti al di fuori dell’isola in questo momento non possono più essere considerati dei nemici. Cercate di capirlo >>.
Sembrano acquietarsi le acque. Historia è sempre molto rispettata, anche se qui si è generato il malcontento.

Mi rilasso un poco, ma nel momento in cui Armin scende le scale seguito dagli altri e Nicolò gli si avvicina per salutarlo, alle loro schiene uno dei più ferventi tuoi seguaci fa per attaccarlo. Intervengo prontamente e lo ferisco, ma scatta una rivolta. Mi attaccano e puntano ai nostri compagni. Inizio a combattere, rapida e scaltra nonostante la mia generale inattività dalla “Battaglia tra Cielo e Terra”. Non riesco più a essere lucida, attacco senza sosta chi mi si para davanti. Quasi non vedo niente. Urlo, attacco e combatto. E piango arrabbiata mentre lo faccio.  
Colpisco con la spada, sento i lembi di carne saltare, insieme al sangue. Smettetela, dannazione, di pensarla in questo modo! Smettetela di voler uccidere i miei amici! Smettetela di vedere nemici ovunque! Il tuo sacrificio non può essere stato così vano, Eren! Non posso averti perso per niente… Eren.
Mi ritrovo con le lacrime attraversare le guance e l’espressione feroce, finché non sento qualcuno fermarmi alle spalle, trattenermi: sono Armin e Reiner. Forse nella furia ho colpito per sbaglio entrambi.
<< FERMATI, MIKASA!!! >> mi urla il primo, e in quel momento mi riprendo. Mi guardo intorno: non conto quanti ne ho uccisi. Gli altri hanno indietreggiato, nessuno più osa fare un passo verso di me. Mi portano via, nell’ufficio della regina. Sento il cuore battere all’impazzata, l’adrenalina a mille.


La porta alle mie spalle si chiude. E’ Historia. Si avvicina all’enorme vetrata mentre stringe il mantello su di sé.
<< Hai agito di impulso, ma forse ricordare loro la tua forza servirà a non farci attaccare più, almeno per un po’ >>.
Fisso le mie mani posate sulle gambe. C’è qualche goccia di sangue. Sembra che… il potere degli Ackerman sia rimasto. E’ possibile? Ho agito per quello? Lo sguardo di Historia è puntato su di me.
<< Mikasa, devi vivere a testa alta. Iniziare a pensare a te stessa e basta. Smettila di devastarti per una persona che ha scelto il suo concetto di libertà personale sopra di te >>.

Alzo gli occhi. Non posso crederci. L’ha detto sul serio? << Eren… si è sacrificato per tutti noi! Ha fatto ciò che ha fatto per poterci dare un futuro!!! >>
Mi interrompe, secca: << Ne sei così sicura? Sei sicura sia stato spinto solo da quello e non da altro, come dal desiderio di vendetta personale? Dalla rabbia? Sei sicura non abbia goduto neanche un po’ a schiacciare quelle persone? >>.
<< NON TI PERMETTO DI PARLARE COSI’ DI LUI! >> alzo la voce mentre sono in piedi, con gli occhi colmi di lacrime e i denti stretti.
<< Sii lucida, Mikasa! Conoscevi Eren. Non è mai stato solo quello che volevi vedere. La rabbia che lo accecava era spesso più forte di qualsiasi altra cosa. Il mondo oltre le mura era un nemico, IL nemico, che gli toglievano la sua preziosa libertà personale. Non avrà avuto altra scelta? Forse. Non è stato in grado di controllare il suo potere? Probabile. Fatto sta che ha massacrato milioni di persone. Ha continuato ad avanzare anche dove poteva fermarsi, come se non desiderasse altro che radere al suolo l’intero continente e poterlo riformare da capo! Tu l’avresti fatto? Per poter garantire un futuro a noi, avresti schiacciato così civili, bambini e innocenti? Rispondimi!!! >>.

La fisso in silenzio, ammutolita. Le sue parole mi feriscono come centinaia di pugnali affondati nel mio corpo. Sto male. Sento le lacrime cadere a fiotti dal mio viso. Io… no, non l’avrei fatto.
Historia mi posa le mani sulle spalle. In questo momento mi ricorda te, Eren, quando mi hai ferita dicendo di avermi sempre odiata, ma con la determinazione da condottiero di Erwin. << Giuste e sbagliate che siano, Eren ha fatto le sue scelte e queste scelte hanno portato a delle conseguenze. E le conseguenze hanno sempre in qualche modo coinvolto te, Mikasa. Anche adesso, a pagarne per la sua morte sei solo tu >>.
Non voglio pensare a niente, ma la ascolto. Tu sei sempre stato per me la cosa più importante, Eren. Tu e Armin. Sarei morta per proteggervi, ma soprattutto per poterti avere accanto per sempre. Non avrei voluto altro che vivere con te, come nel nostro sogno condiviso… il sogno. Volevi anche tu restarmi accanto. Ma allora… perché non hai cercato un modo? Perché non ce ne hai parlato? Hai davvero agito solo per noi? O Historia ha ragione? Credo entrambe. Ma è vero, a pagarne le conseguenze sono di nuovo solo io. Ho mal di testa. Vorrei… vorrei solo dormire e non svegliarmi più.
 
 
 -  -  -
 
<< EREN!!! >>.
Mi sveglio nel bel mezzo della notte, sudata. Di nuovo lo stesso sogno. Io che ti vedo, allungo la mano verso di te per toccarti, tu fai lo stesso, ci siamo quasi… poi il vuoto.
Guardo l’ora: 3.33. E’ presto. Fuori è buio, ma i raggi della luna illuminano un po’ la mia stanza. La tua sciarpa è sopra la cassettiera. Mi alzo, la prendo e la indosso. Mi sembra di impazzire. Non ce la faccio più, e non so cosa fare.
 
 

 
-  -  -

 
E’ passato un altro anno. Gli altri stanno sistemando le loro nuove abitazioni. Mi hanno chiesto di raggiungerli per aiutarli, ma non sono andata. Non li vedo da qualche giorno. Annie e Armin stanno preparando i festeggiamenti per le nozze ormai prossime. Historia, dopo la discussione, si comportò con me in egual modo. Io le chiesi scusa. Non avrei dovuto alzare la voce con lei, né rivolgermi in quel modo. E’ una mia amica, ma prima di tutto la Regina.
Prendo Ymir per mano e la intrattengo mentre la sua mamma discute con il resto del Consiglio. Sembra ci sia una missione pacifica e preventiva da intraprendere a Marley. Durerà due anni. Si tratta di infiltrarsi e vedere l’andamento delle cose. Eventuali solite ideologie di vendetta, estremismi… mi sembra tutto un disco rotto.
Ymir mi desta dai pensieri. << Chi te l’ha data quella sciarpa? >>. Mi coglie alla sprovvista. La tocco e la avvicino al mento. << Me l’ha data una persona a me cara >>.
<< La conosco? >> i suoi occhi azzurri brillano di innocenza e curiosità.
<< No… questa persona non c’è più >>.
<< Oh >>.
<< Ma gli saresti piaciuta molto >> mi affretto a dire, cercando di smorzare. Sì, ti sarebbe piaciuta, Eren. In un certo senso se è venuta al mondo è anche grazie a te.
Lei prende due bambole di pezza e continua a giocare. Ora il suo tono sembra… strano, quasi adulto. E consapevole. << Vi rivedrete, un giorno >>.
<< Come? >>.
<< Tutti si rivedono. La mamma mi dice sempre che niente finisce davvero, cambia solo forma. E’ che le persone che si appartengono sono destinate a ritrovarsi >>.
Sento un groppo in gola. Chissà se Historia glielo dice riferendosi alla “sua” Ymir, morta per aiutare Reiner e Bertholdt restituendo il potere al loro amico Porco.
Eppure, in quell’istante, mentre guardo gli occhi di quella bambina, mi sembra di vedere la donna apparsa quando ti ho baciato dopo averti ucciso, Eren.
 

 
 -  -  -

 
Sento la porta bussare. Deve essere Armin, ultimamente corre da me per pormi domande come “secondo te i fiori sono meglio blu o bianchi?”. Vive a dieci minuti distante da me.
Apro la porta e rimango sorpresa: è Jean.
<< Ciao, Mikasa, io… ero qui nei dintorni, mi chiedevo come stessi, così ho pensato di passare >>.
Lo faccio entrare e gli offro del tè. Sembra imbarazzato. Ha la barbetta leggermente più folta, i capelli sempre lunghi e chiari. So che da un po’ di tempo ha iniziato una relazione con Pieck o almeno, così giravano le voci.
<< Come stai? >> cerco di rompere il ghiaccio.
<< Oh, bene! La casa è finalmente a posto. Trascorro le giornate con Connie e Nicolò, esploriamo i dintorni, ogni tanto andiamo al mare. Sono entrato a lavorare nel comune del distretto come rappresentante del popolo >>.
<< Davvero? Ti ci vedo >> ammetto sincera. Jean sa farci con le parole e con le persone. E’ sempre riuscito a motivarle, rimanendo schietto e coerente.
<< E Pieck? >>.
<< Ah sì, bene anche lei >> taglia corto, e non insisto oltre.
Ci dilunghiamo ancora poco in chiacchiere di convenienza, poi se ne va. Esita un po’ dalla porta, come preoccupato e sincero: << Se hai bisogno di qualsiasi cosa fammi un fischio >>.
<< Certo. A presto >>.
Dopo l’episodio della piccola rivolta, e il mio agito, ha cominciato a passare a trovarmi. Usava spesso scuse improponibili, a volte veniva con Connie come per non farmi sentire nessun tipo di pressione, altre mi portava della frutta e della verdura fresche. Poi ha smesso, suppongo quando ha iniziato a frequentare Pieck, o quando ho dimostrato palese fastidio al suo esordio nel dirmi che gli ho ricordato te, Eren, durante la mia rabbia cieca contro gli Jaegeristi.

Qualche minuto seguente sento bussare di nuovo la porta: apro, è lui. Con una grossa… cacca di uccello tra i capelli, le spalle, la faccia e il cappello.
<< Ehm… ho bisogno di pulirmi >>.
Rimango un po’ esterrefatta dalla scena che mi si affaccia e lo lascio rientrare. Vorrei ridere, ma mi trattengo. E’ una scena divertente. Lui lo coglie e diventa rosso. Vado a prendere un panno, lo bagno e glielo porgo. Si pulisce disgustato mentre impreca. Gli rimane qualcosa tra i capelli e mi avvicino a toglierglielo piano. Mi sembra di vederlo ancora più rosso.
<< Ecco fatto >>.
<< Grazie >>.
Cala il silenzio, e butto il panno nella roba da lavare.
<< Mikasa >> il suo tono è rigido, leggermente incrinato. Sembra agitato.
<< Mh? >> mi volto a guardarlo e lui distoglie lo sguardo.
<< Tu… hai qualcuno? >>.
Ci metto un po’ a realizzare il senso della sua domanda. Mi risiedo imbarazzata e scuoto la testa. Rimaniamo di nuovo in silenzio.
<< E’ una cosa che proprio non ti interessa? Ci hai mai pensato? >> mi chiede, stavolta guardandomi a lungo. Ricambio per poco, sentendo come una fitta al cuore, lui capisce.
<< Io e Pieck ci siamo lasciati. E’ durata otto mesi… breve, certo, però piacevole. Ma non ha funzionato. Avevo altro per la testa, lei lo sentiva. Quindi sì, in verità fai bene a stare da sola e a non cercare un ripiego. Ti capisco >> si passa una mano sul volto.
Lo osservo, un po’ sorpresa.
<< Aaah, dannazione >> scuote ora la testa, come in conflitto, e guarda oltre la finestra.
<< Mikasa, io…penso tu sia sprecata a condurre una vita così, da vedova eterna. Hai solo 23 anni >>.
La sua frase mi colpisce. Continuo a guardarlo.
<< Potresti avere chi vuoi. Lo so, non proprio chi vuoi, ma Eren… Eren non tornerà >> lo dice sinceramente dispiaciuto e affranto, come se a nominare il suo nome sentisse per un istante quello che io invece provo tutti i giorni.
Io lo so che non tornerai, ma… non riesco ancora ad accettarlo. Dentro spero ingenuamente di poterti rivedere. Sento di appartenerti, e che tu mi appartieni. Siamo legati da un filo che porta a due realtà che viaggiano in parallelo: la mia, e quella dove invece ci sei tu. Come se ci fosse un impercettibile varco a dividerci, che non so in che modo squarciare, ma io ti sento accanto, Eren. Lo so che ci sei.

<< Mikasa, >> mi riprendo e torno a osservarlo << io so di non essere lui. So che non potrò mai esserlo, e che non potrai mai guardarmi come guardavi lui, né amarmi come ami lui. Ma… ti chiedo di pensarci, Dammi una possibilità. Prova a uscire con me >>.
Cosa… davvero? Me lo sta chiedendo davvero? Lui, che ha sempre saputo cosa provassi per te, glielo sto pure ripetendo ora tra le righe, me lo chiede sul serio?
Fa un sospiro e si morde leggermente il labbro: << Non dico con certezza che riuscirò a renderti felice, ma vorrei mi lasciassi provare. Vorrei alleviare le tue pene, farti soffrire un po’ meno. Ci sono tanti tipi di amore, alcuni non li hai nemmeno sperimentati >> arrossisce di nuovo, fervidamente << altri certo, non saranno forti quanto il primo, ma non per questo non vale la pena viverli >>.

Non so cosa pensare. Non so se sono pronta, o interessata. In fondo sto bene così, a lavorare per Historia, a stare con i nostri amici, a ricordarti e compiangerti.
Ma cosa dico… forse non conosco altri modi per stare bene, e non piangere per un giorno mi sembra la massima felicità realizzabile. Inoltre, quello che mi ha detto Historia mi ha portato a riflettere a lungo. Forse non sono mai stata la tua priorità, Eren, come tu, invece, sei stato e sei per me. Mi guardo le mani sul ventre.
<< Sei un bravo ragazzo, Jean. Sei oggettivamente carino, affascinante, adesso circondato dalla fama di eroe, potresti tu avere chi vuoi >> alzo gli occhi per guardarlo << allora perché ti ridurresti a stare con una donna che non ti amerebbe come prima scelta? >>.
<< Per lo stesso motivo per il quale tu non vuoi provare a stare con me o con qualcun altro >> mi sento irrigidire, spiazzata << tu sai che non ci potrà essere nessun altro come Eren, io so che non ci potrà essere nessun’altra come te. Quando negli anni guardavi Eren in silenzio, io lo facevo con te >>.
E’ una dichiarazione forte. Davvero… mi vuole a tal punto? Da pensare che valga la pena essere “un ripiego” pur di starmi accanto? Che non troverebbe nulla di meglio di me? Jean… non posso spezzarti il cuore così.
<< Mia madre dice sempre che il tempo lenisce tutte le ferite. Magari un giorno arriverai ad amarmi, scalino dopo scalino, anno dopo anno. Non voglio subito una risposta, solo… pensaci su >>.
Si alza, rimettendosi il cappello ancora sporco. Fisso il vuoto. Mi sento strana. Non posso tradirti così, Eren. Non posso sforzarmi di amare qualcuno, ma forse non posso neanche passare la vita a essere un’ombra.

Quando mi accorgo che sta per uscire mi alzo di scatto, come inebetita, e lo accompagno alla porta. Jean è sempre stato così diretto e destabilizzante.
<< Allora io vado >> mi guarda dalla sua altezza, con gli occhi un po’ addolciti. Ricambio lo sguardo, imbarazzata. Si avvicina lentamente. Mi sale un po’ di ansia. Sta davvero per baciarmi? Sento il suo viso accanto al mio. Non posso farlo. Non sei tu. Avrei voluto baciare te per la prima volta, Eren. Un bacio vero, non quello che ti ho dato. Sentire le tue labbra, il loro calore e sapore. Le tue mani sul mio viso.
Jean è più vicino, indugia. Avverto il suo respiro. E’ una sensazione strana. Ha un buon profumo. Mi sposta una ciocca di capelli dietro le orecchie. Ha le dita affusolate. Mi sento come accaldata e nervosa al contempo. Sta per posare le labbra su di me…

TAC!
TAC!
TAC!

Sussultiamo entrambi. Lui si ritira in fretta, imbarazzato. Guardiamo alla nostra sinistra: un uccello sta beccando contro il vetro della finestra che dà sulla cucina. Ci guarda torvo. Sbatte le ali minaccioso, sembra andare verso Jean, poi vola via rumoroso.
<< Ma che cazzo hanno gli uccelli contro di me, oggi? Stupidi idioti! >>.
Eren…? Sei di nuovo tu?
 
-  -  -
 

Busso forsennatamente alla porta di casa di Armin. Lui apre dopo qualche istante, visibilmente sorpreso di vedermi ma anche felice: << Mikasa?! >>.
<< Armin, ho bisogno di parlarti >>.
Entro senza neanche lasciargli il tempo di aprirmi la porta. Mi guardo intorno per assicurarmi non ci sia nessuno.
<< Dimmi >> si avvicina e mi guarda, leggermente preoccupato. Noto sul tavolo un quaderno ricoperto della sua calligrafia slanciata e ordinata: credo stia scrivendo un libro, probabilmente sulla nostra storia. Sulla tua, Eren. Armin è ora il simbolo della pace, vorrà esporre la sua versione dei fatti, quella vera. Riscattare la tua figura.
<< Io credo Eren esista ancora >>.
Mi fissa, prima di distogliere lo sguardo come se il tuo ricordo gli provocasse ancora dolore. Sistema i fogli, dandomi la schiena.
<< Cosa te lo fa pensare? >>.
<< Lo sento >> ammetto, con gli occhi leggermente lucidi << non hai… mai avuto la sensazione che fosse un uccello che veglia su di te? >>.
Rimane in silenzio per un po’, poi si passa le dita di una mano tra gli occhi, voltandosi verso di me, in conflitto. << Sì, ma ciò non cambia che è morto >>.
<< Armin, lui è entrato in possesso di un enorme potere, proprio come la Progenitrice Ymir. E lei in un certo senso non è mai morta, è rimasta intrappolata nel Sentiero per duemila anni. Sei stato tu a dirmi che… ha aspettato me per liberarla, per qualche strana ragione >> sento il cuore battere all’impazzata. Mi guarda in un modo particolare. Annuisce piano.
<< Non sappiamo in cosa consistesse quel potere, ma sappiamo che Eren ha annullato tutto. Non esiste più il Sentiero, non esistono più i giganti, noi Eldiani non siamo più interconnessi >>.
<< E se non fosse così? Se il Sentiero fosse ancora presente ed Eren intrappolato? Spiegherebbe perché riesce a manifestarsi attraverso i volatili. Armin, lui… ha preso questa sciarpa con il becco e me l’ha avvolta ancora una volta!!! >> il mio tono ora è tremante, i miei occhi lucidi, il mio cuore… vivo. Lui mi guarda, ulteriormente turbato. So che sta processando le informazioni come solo lui sa fare.
<< Se tu avessi ragione, cosa possiamo fare? Non esiste nessun modo di poterlo contattare, ora che ha eliminato per sempre il potere dei giganti >>.
<< Magari non tutto è andato perduto. Parliamo di un potere immenso e a noi sconosciuto. Ti prego, Armin, aiutami >> gli prendo le spalle e lo guardo negli occhi, supplicante << non posso andare avanti sapendo che lui potrebbe essere lì ingabbiato. Ho bisogno di parlargli ancora una volta, voglio essere sicura sia davvero libero e che riposi in pace >>.
<< Mikasa, sei sicura tu non stia solo facendo del male? >> mi chiede con enfasi, stringendomi le braccia che sono posate sulle sue spalle mentre mi guarda con i suoi occhi color del mare.
Tolgo lentamente le mani da lui, abbassando lo sguardo: << Non lo so. Ma se mi aiuterai, prometto che qualunque sia il responso della nostra ricerca me ne farò una ragione definitiva e andrò avanti per la mia vita >>.
Esita ancora un momento, poi sospira e scuote la testa: << E va bene >>.
Sorrido sollevata e mi asciugo gli occhi.
 
Mi siedo accanto a lui e passiamo tutta la notte a fare ipotesi, parlare, scrivere, appuntare. Lui mi dice ciò che sa su Ymir la Fondatrice e io rimango sorpresa. Mi rivela anche di aver incontrato Zeke nel Sentiero.
<< Tu credi lei abbia aspettato me perché voleva vedere se sarei stata in grado di uccidere la persona che amo per il bene comune, come non è riuscita a fare lei? >>.
<< Si >>.
Dannazione. Povera ragazza… duemila anni ad aspettare me e te, Eren. Davvero?
Mi appoggio allo schienale della sedia a pensare. Lo so, il tempo nel Sentiero è relativo, ma quanto deve aver sofferto?
Armin ha una mano affondata tra i capelli biondi, un po’ teso, come se cercasse di venirne a capo. Sbadiglio assonnata ma serena. Otterrò qualcosa, me lo sento.
<< A proposito, i tuoi mal di testa? >>.
Lo guardo. E’ vero, me ne sono dimenticata. Non li ho più avuti da quando sei morto. Ma ricordo l’ultima volta e arrossisco.
<< L’emicrania finale c’è stata quando Eren mi ha passato un ricordo >>. Non proseguo oltre e Armin non mi chiede. Quanto è strano. Per me quello è stato come un lungo sogno, non una visione o un ricordo, se contiamo che noi Ackerman non potevamo farci manipolare dal Fondatore.
<< Armin, io ho avuto la sensazione la Progenitrice fosse dentro la figlia di Historia >>.
<< Che intendi dire? Come se si fosse reincarnata? >>.
<< In un certo senso… >>.

Si appoggia anche lui alla sedia, osservando il soffitto. Lo guardo e penso che mi è mancato passare del tempo insieme. Quando tu ci hai lasciati per rimanere a Liberio come infiltrato, io e lui ci siamo uniti molto. Compensavamo insieme la tua mancanza.
Si alza e va a riempire due bicchieri di acqua, corrucciato e pensoso: << Ci stiamo addentrando in questioni troppo complicate da comprendere, non so cosa riusciremo ad ottenere >>.
<< Lo so >> ammetto.
<< Si potrebbe… >> il suo tono è ora tipico di quando ha un’idea geniale e risolutiva << andare a Marley. So che lì ci sono degli studi fatti e raccolti da un certo signor Xavier, colui che Zeke considerava come un padre. Gli fece ereditare il Bestiale >>.
Lo ascolto. Come fa a saperlo? Ora che ci penso anche tu, Eren, ci dicesti che Zeke ti aveva passato molte informazioni. Tra cui quella degli Ackerman.
Potrei andare a Marley con la scusa di partecipare a quella missione pacifica di cui parlava Historia l’altro giorno. Oh, Armin, sei sempre stato così geniale.
<< Mikasa, perché adesso dopo quattro anni? Cosa è successo da portarti a intraprendere questa pista di ricerca? >>.
Mi alzo e stiracchio, avvicinandomi per prendere l’acqua. << Jean stava per baciarmi e un uccello ha beccato la finestra, interrompendoci, poi l’ha quasi attaccato >>.
Gli va l’acqua di traverso e tossisce: << Che… CHE COSA? >>.
Sussulto per la sua reazione e arrossisco, pensando sia per Jean: << Non c’è niente tra di noi >>.
Lui cambia espressione. Si paralizza come se ricordasse qualcosa e poi, lentamente, incupisce rigido. Quasi mi fa paura.
<< Ritiro tutto quello che ho detto. Continuare è inutile >>.
Armin, che stai dicendo?
Prende i fogli e li strappa, buttandoli nel cestino. Seguo i suoi movimenti mentre resto senza fiato. << Ma cosa… >>.
<< Mikasa, Eren è morto. MORTO! Per sempre. Smettiamola con questa farsa. Non lo rivedremo mai >> sbotta. Rimango inerme, iniziando a sentirmi ferita.
<< Armin, no! L’hai detto anche tu, è possibile! Perché cambi idea proprio ora? >>.
<< PERCHE’ E’ TUTTO INUTILE!!! >> urla paonazzo, con gli occhi lucidi. << E’ una mera illusione, lo capisci? E’ controproducente, non serve a niente! Devi lasciarlo andare, Mikasa >>.
<< No… no >> scuoto la testa e inizio a piangere in silenzio, indietreggiando. Armin, perché mi fai questo?
<< Mikasa, ti prego. Smettila di insistere e vai avanti, te lo stanno dicendo tutti >> mormora incontestabile, guardando il suo quaderno.
<< Come puoi arrenderti adesso? Come riesci a vivere pensando che Eren potrebbe essere intrappolato come Ymir? >>. Di nuovo appare quel dolore che inizia dal cuore e si striscia in tutto il mio corpo come un lento, fluido, veleno caldo e letale.
<< Eren non ha nessun conto in sospeso, dunque non ha motivo di essere rimasto lì. Il Sentiero non esiste più >>.
<< Armin, io… io pensavo tu potessi capirmi >> singhiozzo in lacrime, profondamente ferita, mentre raccatto veloce il cappotto e lo zaino << ma la verità è che nessuno può farlo, voi alla fine state riuscendo a essere felici, e tu stai per sposare la persona che ami >>.
Esco di casa sua sbattendo la porta. Sento solo un “MIKASA!!!”, seguito da un calcio dato al punto dove sono uscira.
Lo so che lo fai per il mio bene, Armin, ma mi hai fatto male.
 

 
-  -  -
 
 
<< Eren, questo non avresti dovuto farglielo! Lo so che mi stai sentendo! >>.
Che freddo.
E’ tutto così… bianco.
Vedo tanta luce intorno a me.
Oggi mi sento stanco. Ho attraversato forse troppi continenti in breve tempo.
<< Sei il solito egoista! Devi lasciar andare Mikasa! >>.
Mikasa? E perché dovrei lasciarla andare?
I suoi racconti sono così… vivi. Mi sembra di riuscire a sentire quello che provate voi che ancora respirate.
La sua voce mi tiene cosciente, mi fa sperare.
Il suo amore per me mi scalda in mezzo a questo freddo. Lo sento.
In che epoca siamo?
Quanti anni sono passati?
<< EREN! CAZZO, SMETTILA! >>.
Presto, Armin, presto. La smetterò. Non adesso… ne voglio ancora un altro po’.
In fondo,
non sono uno schiavo,
non sono un Dio,
sono solo un uomo.
Ora torno a dormire.
  
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