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Autore: LunarBlade Valentine    28/08/2009    2 recensioni
Come ha fatto il Vincent del gioco a diventare il Vincent di AC? E poi come e quando ha sviluppato l'amicizia con Marlene che si vede nel film?
[Ambientata un anno prima di Advent Children e dopo il gioco.]
Genere: Drammatico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cid Highwind, Marlene Wallace, Tifa Lockheart, Vincent Valentine
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Advent Children
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Blindness & Faith



È stato solo diverse ore dopo, quando ormai tutti se ne erano già andati da tempo, che mi sono azzardato a lasciare il mio letto. Al momento mi tengo occupato nel salone delle riunioni, dove sto leggendo un libro di storia recente. Ho molto da studiare per rimettermi in pari. L’orologio si avvicina pigramente alle undici di sera. L’Highwind è silenziosa. Marlene dorme, e quantomeno posso avere un po’ di pace e tranquillità.

Suppongo che dovrei riporre il libro e concedermi di riflettere sulla più grande questione che mi si pone davanti: il mio futuro. Vivo nel passato, questo lo so. Per me è come se fossero passati solo pochi mesi, non una vita intera. Magari è una vita fa. Penso che avrei dovuto cambiare dall’inizio di questo viaggio. Forse sono soltanto io.

Il peccato non può mai essere perdonato. Quando dormivo non lo sentivo. Ho davvero la forza di proseguire? Ho la forza di buttarmi il passato alle spalle? Ne ho il diritto? Ho il diritto di continuare a vivere, molto tempo dopo che tutti coloro che ho ucciso sono stati dimenticati? Cosa potrei mai fare della mia vita? Trovarmi un lavoro? Cosa, qualcosa tipo, ‘L’Antiquariato Di Vincent: con molta probabilità lui è più vecchio della roba che portate a restaurare!’? Non lo so.

Non lo so.

Non voglio andare a dormire perché non voglio svegliarmi domani mattina. Non voglio pensarci. Non voglio più sentirmi così. Non c’è un luogo al mondo che mi appartenga a parte la mia insignificante stanza sull’Highwind.

Sono così confuso. Sono così perso.

Perciò riprendo la lettura. È molto più facile che affrontare le mie paure e i miei dubbi. E molto più semplice che ammettere e dimenticare e andare avanti.

Non sono forte abbastanza.

Scorgo qualcosa che si muove e alzo lo sguardo, incontrando gli occhi da gazzella di Marlene. Ma non dormiva? Maledizione. Non so che fare con i marmocchi…

“Sono usciti tutti?” chiede docilmente. È mezza acquattata dietro l’uscio: fa capolino con la testa e si copre la bocca con una manina.

Ho mai avuto delle mani così piccole io? Non riesco a resistere all’impulso di adocchiare le mie dita di carne. Sono lunghe e affusolate e le nocche sono grosse, contornate da tante rughe. Quanti anni ho, tecnicamente?

Quando torno su Marlene non è più lì. Che sollievo.

“Che leggi?”

Argh, mi si appiccicata al gomito!

Non ha notato il mio sobbalzo. Per la miseria, come ha fatto ad arrivare fin qui senza fare rumore? Dannata marmocchia

“Un libro.” le rispondo. Aggrotta le sopracciglia e poi dimentica tutta la questione. Giuro, la durata dell’attenzione di questa marmocchia è di cinque secondi netti. Si arrampica e si siede accanto a me. Marmocchia, non ti ha mai detto nessuno che sulle sedie reclinabili c’è posto per una sola persona? Va’ a sederti sul divanetto.

Non cerco nemmeno di fermarla perché immagino si renderà conto che due masse fisiche non possono occupare lo stesso luogo allo stesso tempo. Questa è fisica, bimba.

Ne viene fuori che mi sbaglio; perché i marmocchi sono piccoli e… beh… ora ha deciso che sono il suo nuovo cuscino. Si raggomitola in una palla nel mio grembo come un dannatissimo gatto, e sento lentamente ogni muscolo del mio corpo contrarsi a causa del contatto indesiderato. Ogni volta che mi è vicina ho paura di muovermi. Non voglio spaventarla o farle del male. Il mio artiglio non è mica finto.

Cosa stai facendo?” le domando, forse con più severità di quanto voluto. Lei tira fuori il peggio di me. Volta quegli occhi innocenti verso di me, ma io mi rifiuto di togliere il cipiglio minaccioso.

“Nella mia cameretta ho paura.” replica. Sì, la sua stanza è spaventosa - ho visto camera sua - trovo quell’ammontare di animaletti di peluche alquanto inquietante, ma a rigor di logica a lei dovrebbero piacere. Perché collezionarli altrimenti? Io non ho mai potuto sopportare tutte quelle paia di occhi morti che mi fissano, senza mai battere le palpebre…

“Cosa ti fa paura?” chiedo. Magari se riuscissi ad eliminare l’elemento pauroso - devono essere le tendine rosa - mi lascerà in pace.

“Non torna più nessuno.” risponde lei in modo enigmatico. Sa anche essere enigmatica? Forse è solo tonta? Sospiro. Non se ne andrà via se non la spingo io, e nemmeno io sono così senza cuore.

“Di che parli?” Volevo dire ‘di che cazzo parli’, ma lei è piccola. Bisogna osservare un certo linguaggio attorno ai bambini. Almeno è questo ciò che Tifa continua a ripetere a Cid.

“Quando fuori fa buio non torna più nessuno.” spiega, “Io posso rimanere sdraiata per ore, non importa dove, ma loro non torneranno.” Sembra triste. Mi sento a disagio. Perché me lo sta dicendo?

“Chi non torna?” provo, ancora accigliato.

“Papi, Tifa, Cloud… Tutti… Nessuno.”

“Torneranno domani.”

“Ma adesso non ci sono. Potrebbero non tornare mai più.” Si rannicchia in posizione fetale.

Povera piccola. Barret, sei un idiota. Non hai pensato a cosa avrebbe potuto provocare la Crisi ad una bambina piccola? Non hai pensato che essere vicina a tutto quello che è successo potrebbe seriamente scombussolarla?

Scopro con sorpresa di essere piuttosto arrabbiato con Barret, e piuttosto solidale nei confronti del dolore di questa ragazzina. Forse sono soltanto io.

“Perché sei venuta da me, allora?”

“Tu sei qui.”

Perbaccolina, grazie.

… Che cosa mi aspettavo?

Poi mi guarda dritto negli occhi e dice con una purezza che solo una bambina di sei anni potrebbe raggiungere, “Tu sei fighissimo.”

Sto sicuramente arrossendo per la sua cieca sincerità, ma credo sia troppo ingenua per accorgersene. Certo, non ha la minima idea di quello che sta dicendo, ma è comunque commovente quella… quella… fiducia in quegli occhioni giganteschi. Per me è un’esperienza tutta nuova.

“Quando tutti sono usciti quella volta hanno detto che non saresti tornato. Ma invece sei tornato, e Tifa e tutti quanti erano molto felici.” Mi sorride radiosamente. Lo sapevate che un marmocchio che vi sorride non dà una sensazione poi così spiacevole? Vero, lei non sa nulla, va bene. Ma resta comunque… adorabile.

Per un lungo istante ci guardiamo a vicenda perché si aspetta che io dica qualcosa e io non so cosa dire. Alla fine mi limito a ripetere schifosamente, “Torneranno domani.”

Lei annuisce e affonda la testa nelle pieghe della mia maglia. I muscoli del mio stomaco sono così agitati attualmente che oso appena respirare. Sei così abituata alle persone che ti coccolano, bambina, che diventi cieca con coloro che non sanno cosa fare con te? Anche se volessi prenderti in braccio e riportarti a letto dovrei saltellare. Non sarebbe un giretto comodissimo né per te né per me.

“Grazie per avermi protetto.” mormora alla fine rotolando sulla schiena sulle mie gambe. Scendi, ti prego.

“Non rifarlo più.” le dico, e osservo i suoi occhi divenire - impossibile - ancora più grandi. Forse il mio tono è di nuovo troppo duro? Con lei sono sempre più cattivo di quanto vorrei. È perché ha bisogno di capire che il mondo è difficile e che io non sono una buona persona. Ad ogni modo è troppo tardi per rimediare dato che sento la mia voce dire, “La prossima volta che farai una cretinata del genere potresti morire. Io non sarò sempre vicino a te tutto il tempo e non potrò salvarti sempre.”

Ahi. Che qualcuno mi uccida in questo preciso istante. E poi dopo che mi ha confessato di aver paura che le persone l’abbandonino? Tu sì che sei furbo, Vincent.

I suoi occhi brillano di lacrime non versate, e dentro vi vedo un terrore che mi stringe il cuore- Perché?

Santo cielo, fa fisicamente male guardarla negli occhi. Vuole che io sia il suo eroe? Io non sono l’eroe di nessuno. Non mi servono le grandi speranze altrui. Non l’ho fatto per te, marmocchia.

Non so perché l’ho fatto, ma non l’ho fatto per te.

Maledizione, fa male. Come se qualcuno stesse inzuppando il mio cuore in idrogeno liquido. Il mio petto si contrae e si espande incomprensibilmente recandomi dolore e stupore. Ma sono arrabbiato con lei, per qualche motivo- sono arrabbiato con lei che si fida ottusamente, così ciecamente. E sono arrabbiato con l’incantevole sensazione che provi quando qualcuno vuole credere in te, anche se si tratta di una poppante ritardata.

È proprio allora che alzo lo sguardo e vedo Tifa che ci scruta dall’uscio. Ha uno sguardo pensieroso sul viso.

Imbarazzante.

Mi alzo in tutta fretta per salutarla.

Lei sgrana gli occhi.

Oops.

C’è uno squittio, e poi un ‘thump’ mentre Marlene capitombola sul pavimento.



Note dell’autrice: Bene! Un altro capitolo. Povera Marlene. Mentalmente la tratta veramente malissimo, vero? Non badategli- è solo un musone. Non pensa davvero che sia ritardata: semplicemente non capisce i bambini. Spero di non deludere nessuno man mano che vado avanti - per favore, fatemi sapere se avete qualcosa di cui lamentarvi. Sto cercando di imparare a prendere meglio le critiche, tra l’altro…

Ci saranno più parti dedicate a Marlene e Vincent nei prossimi capitoli. E fino ad allora, ci sarà qualche accenno Vincent/Tifa! Spero che vi piaceranno. Ho sempre paura di rovinare la storia ad ogni capitolo…Ho bisogno di coraggio. Datemi tempo :o

Lucian’s Angel87 (una tizia di una recensione inglese, ndY) ha detto giustamente che le gambe di Vincent non sono artificiali, e l’artiglio? Chi lo sa. Devo ammettere che la prima volta che ho giocato a FFVII ero certa che le sue gambe fossero finte per via delle sue caviglie- sono così sottili! E’ impossibile che un piede si possa infilare nelle caviglie di quegli stivali. Ma *fa spallucce* consideratelo qualcosa che fa parte del mio universo. Per il bene di questa storia le sue gambe sono artificiali. Spero che la cosa non vi infastidisca.
   
 
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