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Autore: The_Storyteller    20/04/2021    0 recensioni
Londra, 1868. Anna Wilson è la classica ragazza di buona famiglia: colta, beneducata, in attesa che il suo fidanzato le faccia la fatidica proposta.
Tutto normale… o forse no.
Una strana ferita, il mistero delle ricerche di suo padre e il caotico quanto affascinante leader dei Rooks avvicineranno Anna alle vicende degli Assassini, e scoprirà l'antico legame che la lega a loro.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Evie Frye, Henry Green, Jacob Frye, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ormai era mattina inoltrata, ma Anna era ancora rinchiusa in camera sua nel tentativo di dare un senso alle parole di Eivor.
Era stata così presa dalla faccenda che aveva rifiutato di uscire con Charlotte e sua madre, col disappunto di quest’ultima. Suo padre, invece, ne aveva approfittato per rilassarsi in biblioteca insieme al figlio minore.
Davanti al suo scrittoio era stesa una mappa di Londra, e la giovane stava osservando ogni strada, ogni edificio, ragionando sulla posizione che potesse aver avuto il Tempio di Mitra.
Si concentrò, tentando di richiamare il dono di Eivor, ma stavolta i suoi occhi non videro nulla di differente dalla solita visuale.
“E va bene, vuol dire che me la caverò da sola.”
Ripensò ancora alle parole della guerriera: tra le radici della casa dei corvi.
Radici, il sostegno dell’albero. Qualcosa che sta in basso, sottoterra, nascosto. La spada, dunque, si trovava sotto le strade di Londra, come le aveva suggerito la norrena.
Mugugnò fra sé e sé: come era successo con la cattedrale di St. Paul, il tempio era stato abbattuto nel corso dei secoli, per abbandono, un disastro o per volere degli antichi inglesi. Ma dalle sue ceneri poteva essere nato qualcos’altro, che secolo dopo secolo era sopravvissuto alla Storia.
Poi i corvi, uccelli molto comuni in città. Così stranamente legati sia a Eivor che ai Rooks di Jacob.
Qual era il significato di “casa”? Sicuramente non un classico nido.
Doveva essere un luogo preciso, dove erano una caratteristica…
Scorse gli occhi sulla mappa, finché non si bloccò su un punto preciso.
- Ma certo!- esclamò, puntando il dito sulla Torre di Londra.
Emozionata dalla sua scoperta, Anna corse fuori da camera sua e si precipitò giù per le scale.
- Papà, papà! So dove si trova!- disse ad alta voce mentre scendeva.
Raggiunse suo padre in salotto, e si bloccò dall’orrore.
- Mi fa molto piacere saperlo, mia cara- replicò Richard, mentre puntava la pistola contro Harold Wilson.
 
Anna si avvicinò lentamente, notando tre Templari che tenevano sotto tiro Theo e Margareth.
- Che cosa significa tutto questo?-
Richard le rivolse un sorriso, stonando terribilmente con l’atmosfera piena di tensione che si era creata nella sala: - Vedete, cara Anna, stavo chiedendo a vostro padre di parlarmi dei suoi ultimi risultati. E quando gli ho chiesto qualcosa in particolare, si è stranamente rifiutato di dirmelo. È una situazione molto spiacevole, lo capisco, ma io e i miei amici avremmo tanto bisogno delle sue informazioni.-
Harold gli lanciò uno sguardo furioso: - Avete un bel coraggio a parlare così, signor Earnshaw, mentre minacciate me e la mia famiglia!-
Richard fece un cenno a uno dei Templari, che prese il suo posto davanti al professore, mentre il giovane si voltava verso Anna, la quale notò una spilla a forma di croce rossa sul bavero della sua giacca.
- Voi… voi siete un Templare!- esclamò Anna, sentendo la rabbia salirle dal petto.
L’uomo sollevò un sopracciglio, apparentemente sorpreso, ma in breve tempo riprese la sua espressione pacata: - Ah, bene. Sapete già. Per caso è stato quel farabutto di Frye a dirvi tutto? Ho saputo che lo avete visto spesso, in questi mesi. Che cosa disdicevole, mia cara Anna, frequentare un uomo che non sia il vostro fidanzato…- commentò con fare paternalistico.
- Come la vostra gita notturna a St. Paul, no? I miei amici non hanno affatto gradito il modo in cui vi siete fatti beffe di loro. Ma sono pronti a perdonarvi, se adesso venite con noi con ciò che avete trovato nella chiesa- aggiunse, rivolgendole la pistola contro.
Anna sussultò alla vista dell’arma. Guardò suo padre, notando l’incredulità del suo volto, per poi dirigere il suo sguardo su Theo.
- Ho bisogno dell’aiuto di mio fratello- disse, scagliando un’occhiata torva a Richard.
Quest’ultimo fece una smorfia e ordinò al Templare che lo teneva in ostaggio di rilasciare il ragazzino, che corse immediatamente tra le braccia della sorella.
- Vi do cinque minuti- intimò loro il Templare, quindi Anna portò Theo in camera sua.
 
Senza perdere tempo, Anna prese la scatola con il pugnale dei due intendenti, quindi si rivolse a suo fratello: - Ascoltami Theo, devi fare una cosa molto importante. Devi andare dai signori Frye alla stazione di Charing Cross e dirgli tutto quello che sta succedendo qui. Loro ci aiuteranno di sicuro.-
Il ragazzino impallidì, sconcertato dalla richiesta di sua sorella: - Anna, ti prego… Non ce la posso fare!-
La giovane si accovacciò e gli mise una mano sulla spalla per rassicurarlo: - Lo so che è difficile, ma sei la nostra unica speranza, Theo. So che ce la puoi fare, sei il più veloce della tua classe! E sappi che nelle tue vene scorre sangue vichingo.-
Per un attimo, gli occhi del ragazzino si riempirono di meraviglia: - Davvero? E come lo sai?-
Anna gli accarezzò i capelli con affetto: - Te lo dirò dopo, una volta che questa brutta faccenda sarà risolta. Mi raccomando Theo, devi dire ai Frye che saremo nei sotterranei della Torre di Londra. Sii forte, fratellino- gli disse infine, prima di stringerlo tra le sue braccia.
Quando ebbero sceso le scale, Anna e Theo videro i Templari intenti a uscire da casa loro insieme al padre, sempre puntandogli la pistola alla schiena.
Un Templare intimò la ragazza di seguirlo, sbarrando il passaggio al ragazzino.
- Non gli fate nemmeno salutare suo padre?- sbottò lei dura. Il Templare rifletté un attimo, quindi concesse a Theo di raggiungere il professore già sulla strada.
Anna osservò la carrozza davanti a casa sua, con lo sportello già aperto in attesa dei passeggeri.
Studiò i Templari e Richard, che si trovavano di fronte a suo padre intento ad abbracciare suo figlio; la strada verso la stazione era libera. Era l’occasione perfetta.
Si avvicinò a suo padre, posizionandosi al suo fianco per ostruire il passaggio, e diede un’ultima occhiata di incoraggiamento al fratello.
- Ora possiamo andare, signor Earnshaw- disse in tono piatto.
Richard stortò la bocca in una specie di ghigno: - Via, non c’è bisogno di questa freddezza. Vedrete che una volta che avremo risolto tutto mi ringrazierete di avervi reso partecipi di…! -
- Ehi, il moccioso sta scappando!- gridò un Templare.
Approfittando delle chiacchiere degli adulti, Theo si era silenziosamente allontanato, e in quel momento stava correndo lungo il marciapiede.
Due Templari tentarono di inseguirlo, ma Harold Wilson fu più veloce di loro: non fecero in tempo a superare il professore che quest’ultimo li afferrò per la collottola e, sollevandoli appena da terra, li fece sbattere uno contro la testa dell’altro, facendogli perdere conoscenza.
- Non osate fare del male a mio figlio!- gridò, ma sentì nuovamente la pistola di Richard contro la schiena.
- Salite immediatamente in carrozza!- abbaiò, mentre fece un cenno all’ultimo Templare di inseguire Theo.
Anna cercò di fermarlo, ma venne afferrata violentemente da Richard, che la spinse dentro il veicolo. Caricò uno dei Templari svenuti dentro la carrozza, l’altro invece in cassetta vicino al cocchiere, a cui diede l’ordine di partire per la Torre di Londra.
Entrò in carrozza, che partì immediatamente, e rivolse un’occhiata crudele ad Anna: - Non crediate di riuscire a fermarci, mia cara. Quel moccioso non riuscirà mai a chiamare i soccorsi…- ghignò.
La giovane distolse lo sguardo e guardò fuori dal finestrino, pregando che Theo arrivasse sano e salvo a Charing Cross.
 
Theo si fermò un attimo a riprendere fiato. Si guardò intorno, cercando di orientarsi, ma vide con orrore che uno dei Templari lo stava inseguendo.
Riprese a correre, mischiandosi tra la folla che si accalcava per le vie di Londra, mentre il Templare sbraitava e imprecava dietro di lui.
Svoltò in vie secondarie, scavalcò muretti e raggiunse St. James’s Square, facendo perdere le sue tracce all’interno del parco.
Con enorme sollievo, vide il suo inseguitore proseguire per un’altra via, quindi uscì da dietro un cespuglio e si diresse nuovamente sulla strada per ritrovare l’orientamento.
Si stava guardando intorno, quando udì il richiamo di una coppia che stava fermando una carrozza pubblica.
- Charing Cross, per favore!- esclamò l’uomo mentre osservava preoccupato l’orologio.
“È la mia occasione!” pensò il ragazzino, avvicinandosi cautamente al mezzo.
Approfittando della distrazione dell’uomo, che stava aiutando la sua signora a salire, Theo raggiunse furtivamente la carrozza e si arrampicò sul portabagagli posizionato sul retro.
L’uomo guardò un’ultima volta l’orologio, promettendo al cocchiere un extra se li avesse portati in stazione entro cinque minuti; il postiglione fu più che lieto di esaudire la sua richiesta, e spronò i cavalli con la sua lunga frusta, facendo partire finalmente la vettura.
Assicurato al suo appiglio, Theo si lasciò scappare un sospiro di sollievo, ma non permise a quel piccolo trionfo di offuscare il suo obiettivo: doveva avvertire i Frye il prima possibile.
 
*****
Evie si trovava per l’ennesima volta davanti alla porta che portava al vagone di Jacob. Era ormai due giorni che non lo vedeva, da quando era ritornato dal suo appuntamento con Anna Wilson.
Aveva discusso con Henry su cosa potesse essere successo, e l’Assassino indiano le aveva confessato il sospetto che tra i due ci fosse del tenero.
Evie scosse la testa, quindi bussò alla porta: - Jacob, posso entrare?-
Nessuna risposta, ma stavolta la porta era aperta. Inspirò, quindi entrò nel vagone di suo fratello.
 
La giovane studiò l’interno del vagone. Cercò Jacob e lo vide sdraiato sul divano, mentre le dava le spalle.
Si avvicinò, osservando un paio di bottiglie vuote vicino a lui. Scosse la testa e lo guardò in faccia, constatando la sua espressione vuota, persa in chissà quali pensieri.
- Spero che tu non abbia passato questi giorni solo a bere- sospirò, sedendosi dall’altra parte del divano.
- Tranquilla, sorellina. Ho trovato anche il tempo per autocommiserarmi un po’…- replicò lui, accennando un sorriso mesto.
Evie lo guardò con apprensione: - Ascolta Jacob, mi stai facendo preoccupare. Sei chiuso qua dentro da due giorni, senza avermi detto il perché del tuo stato. Mi puoi dire cosa è successo?-
Jacob chiuse gli occhi, abbassandosi il cappello sul volto: - E perché? Tanto stavolta non puoi risolvere nulla…- replicò con malinconia.
Evie restò turbata dalle parole di suo fratello: le vennero in mente tutte le volte che il loro padre lo spediva in camera sua come punizione per qualche guaio che aveva combinato, e di come lei vi entrasse di nascosto per consolarlo e per portargli dei biscotti.
Stavolta, tuttavia, era diverso: non c’entravano papà o gli Assassini, ma qualcosa che sapeva solo Jacob.
Si alzò dal suo posto e si portò accanto a lui, accovacciandosi per mettersi alla stessa altezza del suo volto. Jacob notò il cambio di posizione e si tolse il cappello, accorgendosi degli occhi preoccupati di sua sorella.
- Ti prego. Sei mio fratello, Jacob, e nonostante i nostri diverbi ti voglio bene. Sei la mia famiglia e mi piange il cuore a vederti così misero, a compiangerti nel tuo dolore. Lascia che ti aiuti- lo implorò.
L’uomo si tirò su, mettendosi a sedere e facendo spazio alla sorella.
Rimase in silenzio per lunghi minuti, mentre Evie attendeva con pazienza che si sentisse pronto a parlare.
- Quel giorno ti ho detto che dovevo vedermi con Anna Wilson per la faccenda del pugnale della cattedrale. Beh, alla fine avevi ragione tu. È stato una specie di appuntamento- raccontò lui, sorridendo appena.
- Le avevo organizzato una piccola sorpresa, presentandole Dickens e Darwin. Dovevi vederla in faccia, Evie, era felice come un bambino il giorno di Natale. Siamo stati insieme, abbiamo parlato di tante cose e… ci siamo baciati.-
Evie si mostrò sorpresa, ma non disse nulla, in attesa del resto del racconto. Notò uno sprazzo di gioia negli occhi del fratello; ma con la stessa velocità con cui era apparso, altrettanto rapidamente scomparve, sostituito da uno sguardo cupo mentre Jacob continuava a narrare: - Mi sentivo così felice, Evie. E anche lei lo era, la sentivo sorridere contro le mie labbra. Ma all’improvviso si stacca da me, con il viso sconvolto, dicendomi del suo matrimonio con quell’idiota del suo fidanzato…-
- E tu cos’hai fatto?- chiese l’Assassina.
Jacob si guardò i guanti, ci giocherellò un po’, quasi a voler evitare di rispondere alla sorella, ma infine replicò: - L’ho lasciata andare... per il suo bene.-
Un pugno gli arrivò dritto sulla spalla, cogliendolo di sorpresa. Si girò verso Evie, che lo guardava sconcertata: - Perché, Jacob? Perché stai rinunciando a lei? Dov’è finita la tua impulsività, il tuo agire senza pensare per fare ciò che è giusto?- lo rimproverò.
- Perché, per una volta, tutto questo non riguarda solo me, ma anche qualcuno a cui tengo! Io non sono così egoista da voler costringere Anna a una vita di pericoli! Perché la vita da Assassino coinvolge chiunque ti stia attorno, che sia un passante a caso o qualcuno a cui vuoi bene!- le rispose a voce alta.
- E se per tenerla al sicuro devo accettare il suo matrimonio con quel baffetto impomatato... così sia.-
Evie rimase un attimo in silenzio, colpita dalla maturità del fratello. Attese che si calmasse, quindi gli mise la mano sulla schiena per consolarlo: - Tu la ami, non è vero?-
Jacob annuì: - Credo di non aver mai provato queste sensazioni con nessun altro in vita mia...-
- E allora va da lei e diglielo. Diglielo a sua madre, o aspetta il ritorno di suo padre, e parlagli dei tuoi sentimenti verso Anna. Forse potrebbero annullare il matrimonio col signor Earnshaw- suggerì Evie.
- O forse mi beccherei una fucilata in faccia... Sicura che ci tieni alla mia incolumità?- scherzò Jacob.
L’Assassina lo vide finalmente sereno in volto. Sorrise per incoraggiarlo e lo abbracciò: - Sono certa che si risolverà tutto, Jacob. Sono felice che tu abbia trovato qualcuno di così speciale.-
 
Jacob stava per risponderle, ma all’improvviso qualcuno bussò con insistenza.
Si alzò e aprì la porta, trovandosi davanti Henry con un’espressione molto preoccupata.
- Venite. Abbiamo un’emergenza- annunciò, facendo un cenno ai gemelli di seguirlo nell’altro vagone.
I Frye seguirono l’indiano, turbati da ciò che aveva detto, e una volta giunti nell’altra carrozza videro un ragazzino biondo seduto su una sedia, ancora con il fiatone.
- Theo? Cosa ci fai qui?- chiese Jacob dopo averlo riconosciuto.
Appena sentì la sua voce, Theo si alzò e gli corse incontro, scoppiando a piangere: - Richard ha portato via Anna e papà! Era insieme a degli uomini cattivi con una croce rossa al braccio! Anna mi ha detto di venire qui per chiedere aiuto! Vi prego, dovete salvarli!- li implorò tra i singhiozzi.
Evie si avvicinò a lui, abbassandosi per mettersi alla sua altezza: - Calmati, Theo. Sai perché li hanno portati via?-
Il ragazzino tirò su col naso e annuì: - Richard ha detto che stanno cercando qualcosa sotto la Torre di Londra, e che Anna ha la chiave per trovarla. Io non ho capito niente, voglio soltanto che tornino a casa e che Richard se ne vada per sempre!- piagnucolò.
Anche Jacob si abbassò all’altezza di Theo e gli mise una mano sulla spalla: - Salveremo tuo padre e tua sorella e li riporteremo da te sani e salvi. Hai la mia parola- gli promise.
Theo accennò un sorriso: - Adesso capisco perché Anna ti vuole bene...-
 
Dopo aver affidato Theo alla signora MacBean, i tre Assassini si precipitarono fuori dalla stazione ferroviaria.
- E quindi quel bastardo di Earnshaw è un Templare! Se lo avessi saputo prima...- grugnì Jacob, in preda alla rabbia.
- Ci occuperemo di lui una volta che avremo messo in salvo i Wilson. Te lo prometto- lo rassicurò Evie con uno sguardo deciso.
Henry prese una carrozza vuota, facendo cenno ai Frye di salire sulla vettura, e partì immediatamente alla volta della Torre di Londra, sperando di arrivare in tempo per fermare i Templari.
   
 
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