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Autore: Xine    20/04/2021    3 recensioni
Hinata Hyuga poteva essere definita in molti modi, ma non era certo una stupida.
“Come posso rendermi utile, padre?” domandò allora con voce decisa.
Un pesante silenzio piombò nella stanza. Era così opprimente che iniziarono a fischiarle le orecchie.
“Sposerai Sasuke Uchiha”
Post-Guerra.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Hinata/Sasuke
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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II. Dovere

 

“Nii-san” singhiozzò Hinata accarezzando con la punta delle dita pallide la lapide bianca.
Ricalcò lentamente gli anagrammi che componevano il nome. Neji Hyuga.
L’eterna dimora di un eroe di guerra, il cimitero di Konoha. Una lapide tra le tante. Un sacrificio tra i sacrifici.
Lui non sarebbe dovuto essere lì, metri e metri sotto terra.
Non avrebbero dovuto essere castani i lunghi capelli sparsi sul cuscino funebre, ma blu.
Non avrebbe dovuto esserci un sigillo maledetto sulla fronte, ma solo bianca pelle.
Non avrebbe dovuto esserci lui, Neji, il genio Hyuga, ma lei, Hinata, ereditiera debole e miserabile.
Si portò le mani alla bocca, cercando di soffocare i rumorosi singhiozzi. Il dolore che le attanagliava il petto non faceva che crescere. Giorno dopo giorno il senso di colpa la logorava.
Ma quel giorno, la ferita, bruciava più del solito.

“Hinata-sama, Lord Hiashi vuole vedervi” la voce autoritaria di Ko la fece sobbalzare.
L’ereditiera sbattè le palpebre incredula, lasciando cadere la pietra che teneva in mano. 
Era piuttosto strano che suo padre la convocasse, negli ultimi giorni lo aveva visto a malapena. La guerra aveva provocato danni ingenti al Clan Hyuga. Molte vite erano state sacrificate e il quartiere era devastato, specialmente l’ala est. Hiashi cercava abilmente di preservare l’antico splendore prebellico, supervisionando personalmente gli affari esteri del Clan e reinvestendo gli utili nella ricostruzione. Se normalmente le pressioni dell’essere capo erano piuttosto gravose, in quella situazione suo padre e il consiglio degli anziani sembravano costantemente in allerta.
Hinata annuì e si alzò in piedi, pulendo i pantaloni dalla terra accumulatasi sulle ginocchia. Cercava di rendersi utile nel ripulire il quartiere dalle macerie. Forse, almeno in quello, non avrebbe fallito.
Sospirando si fece strada attraverso il complesso, salutando con un sorriso stentato i membri del clan che le si inchinavano rispettosi. Arrivò alla dimora principale, dove le venne segnalato che Hiashi l’attendeva nella sala del consiglio. Uscì nuovamente, superando il laghetto artificiale e sorridendo nel notare come i pesci Koi sfiorassero la superficie nella speranza che fosse gettato loro del cibo. Le piaceva pensare che la riconoscessero. Tutti i giorni lanciava loro una manciata di cereali e li vedeva emergere boccheggiando. Erano buffi. Ma non quel giorno. Quel giorno non c'era tempo.
Una volta giunta a destinazione aprì il shoji sul porticato anteriore e si stupì nel constatare che suo padre non era solo. Seduti in semicerchio, al lato destro e sinistro di Hiashi, c’erano tutti i membri rimasti del consiglio Hyuga. I sei anziani. Sembrava aspettassero qualcuno però, poiché alla destra del padre c’era un posto libero.
“Hinata. Vieni dentro” ordinò Hiashi con un’espressione imperscrutabile.
Silenziosa come sempre, Hinata entrò nella stanza, inchinandosi rispettosamente davanti agli anziani e al Capo Clan. Dopo un breve cenno della mano di Hiashi, ottenne il permesso di prendere posto sul tatami e si inginocchiò mantenendo la schiena dritta e il capo chino.
Una dolorosa stretta allo stomaco la fece trasalire. Qualcosa dentro di lei urlava di andarsene.
“Hinata, la guerra non è stata clemente con questo Clan” iniziò suo padre.
“Il quartiere è in via di ricostruzione e gli affari con gli altri paesi stanno risentendo della miseria causata dalla guerra. Abbiamo perso tanto, molto di più del povero Neji” Hiashi si interruppe in quello che sembrava un momento di silenzio per i fratelli caduti.
Hinata strinse convulsamente la stoffa dei pantaloni tra le mani.
L’immagine del cugino, che le aveva fatto scudo con il suo corpo, le tornò alla mente con un intensità tale che le venne a meno il respiro. Avvertì il familiare pizzicore degli occhi che preannunciava le lacrime, ma si sforzò di trattenerle. Non aveva il diritto di piangere, non quando era lei la causa della morte di Neji.
“La lealtà di questo Clan va a Konoha ed è per Konoha che i nostri fratelli si sono sacrificati. Ora viviamo in pace, ma lo sforzo che ci è stato richiesto non può essere vano.” sentenziò Hiashi.
Hinata annuì inconsciamente, mossa da un profondo senso del rispetto e dell’educazione.
Il rumore del shoji che si apriva catturò l’attenzione dei presenti.
“Perdonate il ritardo!” esclamò Kakashi.
Hinata sgranò gli occhi, confusa dalla presenza del Sesto.
“Hokage-sama” si inchinarono i presenti.
“Hyuga-san, Hinata-chan” salutò l’Hokage prendendo posto accanto ad Hiashi.
Hinata osservò i due uomini di fronte a sé.
Suo padre sedeva compostamente, l’espressione severa sembrò ammorbidirsi per un attimo quando i loro occhi bianchi si congiunsero. 
L’Hokage, invece, le riservò uno sguardo dispiaciuto, quasi colpevole.
Hinata Hyuga poteva essere definita in molti modi, ma non era certo una stupida. 
Non si sarebbe nascosta, non questa volta. Neji non l’avrebbe salvata, nessuno l’avrebbe fatto. Era arrivato il momento di rendere onore alla sua memoria. Si sarebbe assunta finalmente la responsabilità di essere una kunoichi. Era pronta ad accogliere il suo destino.
“Come posso rendermi utile, padre?” domandò Hinata con voce decisa.
Un pesante silenzio piombò nella stanza. Era così opprimente che iniziarono a fischiarle le orecchie.
“Sposerai Sasuke Uchiha”

Hinata sfiorò con delicatezza i gigli bianchi che aveva sistemato ordinatamente nei vasetti in bronzo, nella parte inferiore della lapide. Li guardò bagnarsi delle sue lacrime, come impreziositi da gocce di rugiada. Accese l’incenso, respirandone l’odore delicato e legnoso.
Chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dal ricordo del sorriso rassicurante di Neji. Per questo aveva scelto quella fragranza, perché gli ricordava lui, perché aveva il potere di farle sentire la sua presenza. Ne aveva bisogno più che mai.
“Non lasciarmi Nii-san” pregò congiungendo le mani al petto.
Hinata aveva accettato.
Lo aveva fatto per il villaggio, perché era stata richiesta dall’Hokage e dal consiglio una garanzia che tenesse legato l’Uchiha alla Foglia. Era pur sempre il secondo shinobi più potente in circolazione.
Lo aveva fatto per il suo Clan, perché la controdote sarebbe stata pagata con parte dei fondi Uchiha sequestrati ed avrebbe permesso alle finanze Hyuga di rimettersi in sesto dignitosamente. Il prezzo di un ereditiera era davvero considerevole.
Lo aveva fatto per Hanabi, perché se non avesse accettato il dovere sarebbe passato alla secondogenita. Meritava di succedere al padre più di quanto lei non avesse mai fatto.
Lo aveva fatto per Neji, perché il suo sacrificio per lei e il villaggio non fosse vano.
Lo aveva fatto per Naruto-kun, perché Sasuke era la cosa più vicina ad una famiglia che avesse.
Lo aveva fatto per dovere, per amore.
Eppure non smetteva di fare male.



 


Cari lettori,
so che l'inizio di questa storia può sembrare lento, in verità è tutto un esperimento. Spero abbiate la pazienza, la voglia e la curiosità di proseguire, facendomi sapere effetttivamente cosa ne pensate! Ringrazio 
ecila94hina per aver commentato, oltre che chi ha letto e chi ha aggiunto la storia tra le seguite! 

A presto!

Xine

 

   
 
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