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Autore: Letsforgethim    21/04/2021    0 recensioni
Gli antichi greci credevano che originariamente gli esseri umani avessero quattro braccia, quattro gambe e una testa con due volti.
Gli dei, temendo che il loro senso di felicità e completezza placasse il bisogno di adorarli, li divisero in due, condannandoli a vagare infelici sulla terra, per sempre in cerca dell'altra metà dell'anima.
Forse è per questo che Harry, incontrando per la prima volta gli occhi di Brittany, ha la netta sensazione di conoscerla già.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologue

 



 

 

Mancava poco più di una settimana al compleanno di suo padre e Brittany non era ancora riuscita a trovargli un regalo.

A dire il vero i regali da trovare erano due: suo padre era nato il giorno di Natale di ormai quarantanove anni prima, per cui, oltre a quello di compleanno, la ragazza doveva sceglierne un secondo da incartare e mettere sotto il gigantesco e luminoso albero del soggiorno che, come da tradizione, aveva addobbato insieme alla sua famiglia il primo giorno di dicembre.

Si strofinò le braccia con le mani tentando di scacciare il freddo e tirò sul naso la sciarpa rossa che portava al collo per cercare di ripararsi meglio dal vento ostinato e pungente che soffiava sulla città in quella cupa mattinata.

Brittany detestava il caos di Londra, se c’era una cosa che proprio non riusciva a sopportare erano le strade del centro, i mezzi pubblici, i negozi e le caffetterie stipate di persone, ammassate una sull’altra – evento che in una città importante e piena di interessi come quella non era raro si verificasse, specialmente in periodi festivi o prefestivi, quando ai già numerosi abitanti del posto si aggiungevano migliaia di turisti provenienti da ogni angolo del mondo –, al punto che per passare bisognava sgomitare tra la folla, urlare “Permesso!” ogni tre per due e non si riusciva a trovare posto a sedere né in bus né tantomeno in metro, ti toccavano minuti interminabili in fila davanti al camerino per poter provare un vestito o davanti al bancone del bar, tanto che a un certo punto passava persino la voglia di bere quel caffè che solo pochi attimi prima si era desiderato così tanto.

Per questo motivo era uscita presto di casa, non erano nemmeno passate le otto quando si era chiusa la porta dietro le spalle e si era diretta alla fermata dell’autobus, perché preferiva mille volte affrontare il freddo gelido della mattina piuttosto che tutto quel caos.

E fortunatamente, aveva potuto osservare più tardi quando era giunta a destinazione, in giro non si vedeva ancora quel brulichio che voleva evitare, solo alcuni uomini con le classiche valigette ventiquattrore o con documenti tra le mani che si recavano al lavoro, un paio di studenti che procedevano a passo spedito per non arrivare in ritardo alla prima lezione della giornata e altri che come lei passeggiavano senza una meta precisa. 

Non sapendo esattamente cosa cercare, la ragazza aveva infatti deciso di camminare per le strade del centro guardando con attenzione tutte le vetrine a cui passava davanti, con la speranza che almeno una riuscisse ad attirare la sua attenzione facendole pensare che sì, entrando lì dentro sicuramente avrebbe trovato qualcosa che sarebbe piaciuto a suo padre.

I negozi di vestiti quasi non li considerava – faceva fatica a scegliere i capi d’abbigliamento per se stessa, figurarsi trovare qualcosa per un’altra persona, considerando poi che questa persona aveva dei gusti persino più difficili dei suoi in quell’ambito –, così come le vetrine delle gioiellerie: Daniel Barker non era un amante dei gioielli, le uniche due cose che indossava erano la fede in oro giallo all’anulare sinistro e l’orologio con il cinturino in pelle che la nonna gli aveva regalato per il compleanno un paio di anni prima e a cui lui era particolarmente affezionato. 

Brittany sospirò mentre si domandava come mai dovesse essere così complicato trovare un regalo agli uomini.

Quello che stava capitando con suo padre le succedeva tutte le volte che doveva decidere cosa comprare per Simon, suo fratello maggiore, e per i suoi amici maschi; per le ragazze era più semplice, aveva tremila idee in mente – trucchi, profumi, bigiotteria, peluche –, per i ragazzi, invece, la fantasia veniva sempre a mancare.

Si passò una mano tra i lunghi capelli biondi per rimetterli a posto dopo che una folata di vento glieli aveva scompigliati, facendoglieli finire sul viso, e poi si strinse le braccia al corpo ancora una volta, infreddolita.

Decise di prendere un caffè da asporto – magari l’avrebbe aiutata a scaldarsi un po’ –, pagò la bevanda alla cassa e con il bicchiere di carta fumante tra le mani imboccò Broadwick Street, chiedendosi quanto avesse camminato per essere arrivata fino a lì.

Quando alzò lo sguardo dalla bevanda la sua attenzione venne di colpo catturata da un fabbricato a tre piani coi muri marrone seppia, posizionato nell’incrocio tra la via che stava percorrendo e una delle numerose strade secondarie che la attraversavano.

Curiosa, continuò ad avanzare in quella direzione, fino a che non fu così vicina da riuscire a leggere il nome di quello che, scoprì in quel momento, essere un negozio di dischi: Sounds of the Universe.

Sorrise, felice: suo padre era un appassionato di musica e collezionava dischi in vinile di vari generi e artisti musicali – nazionali e internazionali – sin da quando ancora frequentava le superiori.

Quando abbassava il braccetto del giradischi della Yamaha, custodito nel suo studio come se fosse un tesoro prezioso, e in casa iniziava a diffondersi la melodia, lei e sua madre sapevano subito che, se si trattava di musica classica, aveva bisogno di alleviare lo stress dopo una lunga ed estenuante giornata di lavoro trascorsa tra le corsie e i pazienti dell’ospedale, mentre se era qualcosa di più allegro o rock, significava che era di ottimo umore.

Ma come aveva fatto a non pensarci prima?

Finì il suo caffè, buttò il bicchiere vuoto nel cestino della spazzatura sul marciapiede e poi entrò nel negozio.

Sentì immediatamente la differenza di temperatura tra il freddo tremendo che faceva fuori dalla porta di vetro e il bel caldo che la avvolse non appena ebbe messo piede dentro.

Il negozio era immenso, visto dall’esterno non dava l’impressione di essere così grande. 

I colori all’interno rimanevano sulla stessa tonalità dei muri fuori, a partire dal pavimento in laminato fino al marrone scuro dei numerosi e alti scaffali in legno, colmi di dischi di varie marche e tipologie: si vedevano trentatré giri, quarantacinque giri, così come diversi CD. 

C’era una musica di sottofondo che conferiva all’ambiente un’aria che definire rilassante sarebbe stato altamente riduttivo.

Il commesso – era un ragazzo moro, con gli occhiali dalla spessa montatura color oro calati sul naso. Dal suo volto si capiva che era giovane, probabilmente aveva tre o al massimo quattro anni in più dei ventuno della ragazza – alzò lo sguardo dallo schermo del computer quando la porta, aprendosi, fece tintinnare la piccola campanella che pendeva dal soffitto.

«Buongiorno» lo salutò Brittany con un sorriso. «Posso dare un’occhiata?»

«Certo. Se hai bisogno di qualcosa chiedi pure.»

«Grazie» rispose, per poi avviarsi verso lo scaffale della prima fila a destra, scegliendo di iniziare da quel punto la sua ricerca.

Aveva deciso di prendergli due dischi, ora rimaneva solamente lo scegliere quali tra l’infinità a disposizione davanti a sé.

Non sarebbe stato difficile, però, perché almeno in quel campo conosceva bene i gusti di suo padre e per di più, avendo tutto il tempo a disposizione – quel giorno i corsi all’università sarebbero iniziati solamente nel tardo pomeriggio –, poteva prendersela con calma.

Si sistemò i capelli dietro le orecchie – era un gesto tipico di lei che, spesso anche inconsciamente, compiva tutte le volte che doveva concentrarsi su qualcosa, prima di studiare, mentre era a lezione e doveva iniziare a prendere appunti quando il professore di turno incominciava la sua lezione, così come quando doveva affrontare un discorso importante ed era alla ricerca delle parole giuste da utilizzare – e, incuriosita dalla copertina gialla di un disco che spiccava tra tutte le altre da cui era attorniato, dai colori più scuri, lo tirò fuori, rigirandoselo tra le mani.

Quel posto le stava piacendo veramente tanto: innanzitutto non c’era nessuno e questo gli aveva fatto guadagnare parecchi punti già in partenza, era caldo, accogliente, e poi c’era quella melodia di sottofondo che continuava a infonderle serenità.

Aveva finito di esaminare la prima fila e stava per iniziare con la seconda quando con la coda dell’occhio scorse il ragazzo avvicinarsele.

«Che ne dici di questo?» domandò allungando verso di lei l’album che teneva in mano.

Brittany osservò la copertina rosa e azzurra con la scritta Fine Line sopra e, sorridendo, disse: «Non penso che a mio padre possa interessare l’album di…», alzò lo sguardo, convinta di trovare il viso del commesso che la aveva accolta pochi minuti prima. Rimase sbigottita quando, invece, incontrò i due occhi verdi che la stavano osservando sorridenti e contemporaneamente curiosi, «Harry Styles.»

 







 

Ehilà, buon pomeriggio!
Sembra trascorsa un'eternità dall'ultima volta che ho postato su EFP, quasi non mi sembra vero.
Allora, ho già pubblicato questa fic su Wattpad e mi son detta: perché non pubblicare almeno il prologo anche su EFP?
Spero di avervi incuriositi almeno un pochino.
Se passate dal mio profilo potrete trovare le mie vecchie fanfiction e nella bio ci sono tutti i miei contatti, se vi va seguitemi!
Mi piacerebbe tanto leggere qualche vostra recensione o, se preferite, passate da Wattpad a lasciare qualche stellina e/o commento.
Per ora vi saluto.
M.

   
 
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