CAPITOLO 6:
DI NOTTE VENNE A ME,NEL SONNO MIO…
Il destino
guida chi lo segue, trascina chi si ribella.
Seneca
Meg
teneva premurosamente la mano dell’amica,in attesa che rinvenisse.
Ultimamente
sta mangiando così poco… Non c’erano altre possibili cause
per il suo svenimento.
Fissò
l’abito da sposa ancora dispiegato sul tavolo.
Era
abbastanza bello,tutto sommato, certamente le stoffe erano preziose ed il
disegno piuttosto originale...
Ma
non avrebbe mai pensato che Raoul desiderasse un abito così provocante,
così particolare ed attraente per la sua fidanzata. Davvero strano.
Dopo
tutto c’erano stati già tanti pettegolezzi su di loro…fece
spallucce,scuotendo il capo.
Evidentemente
al ragazzo interessavano meno di quanto avesse dimostrato nei mesi passati.
Finalmente
Christine aprì gli occhi.
Per
meglio dire,li spalancò,come se fosse stata terrorizzata da qualcosa.
Meg
le accarezzò la mano con tenerezza. L’emozione di
quell’attesa era evidentemente troppo per lei.
“Christine”scherzò
“se questa è la tua reazione al vedere
l’abito…”,abbassò le voce e le sussurrò
all’orecchio,con fare misterioso,“non voglio immaginare quale
sarà la tua reazione la prima notte di nozze!Povero Raoul!”
Christine scoppiò involontariamente a ridere, seguita da Meg.
L’innocente
battuta della ragazza le aveva reso il buonumore. L’incidente del vestito
era già dimenticato.
Ovviamente
Meg non aveva potuto notare la forte rassomiglianza di quel vestito con
quello…con quello che Erik aveva preparato per lei,e che le aveva fatto
indossare in quella tragica notte,quando le aveva domandato di sposarlo. Non
avrebbe potuto.
Meg
l’aveva vista molte ore dopo,quando il prezioso abito era lacero,sporco
di fango,zuppo d’acqua.. in condizioni pietose,in verità. Era
stato probabilmente gettato via da qualche cameriera,come uno straccio di
nessuna importanza..non era più riuscita a trovarlo,e non aveva osato
farne parola con Raoul,com’è ovvio.
Per
fortuna Meg non aveva collegato il suo svenimento alle emozioni di quella
notte. Non avrebbe saputo trovare giustificazioni per quella sua imperdonabile
debolezza.
Ma questa
sera Raoul mi sentirà…mi ha giocato davvero uno scherzo di pessimo
gusto. Sospirò.
Certo
sapeva quanto mi avrebbe fatto infuriare.. deve essere stata la sua punizione
per il mio deplorevole comportamento delle ultime settimane. Il mio padre
confessore ha ragione,devo smettere di sognare e concentrarmi sulla famiglia
che stiamo per formare.
Il
Visconte de Chagny era immerso nel proprio lavoro,quando la sua
fidanzata,quella sera, bussò timidamente alla porta del suo studio
privato.
“Vieni
avanti Christine…non dovresti bussare. Lo sai che vorrei sempre averti
intorno.”
Gli
occhi chiari del ragazzo le sorridevano innocenti e felici…ma lei non era
venuta per fargli compagnia.
Christine
esigeva delle spiegazioni.
Strinse forte i pugni dietro
la schiena mentre lui l’abbracciava e la baciava con trasporto.
Non
penserà di cavarsela con qualche smanceria!
Si
sottrasse al suo abbraccio,e si avvicinò al caminetto,tendendo le mani,
fingendo di essere infreddolita.
L’aria
della sera infatti,nonostante fosse primavera inoltrata,era ancora piuttosto
fresca.
“Raoul…devo
parlarti.” Gli voltava le spalle,perché non potesse decifrare la
sua espressione.
“Si
tratta del mio vestito da sposa…oggi sono andata da Madame Lertain,la
modista,e lei…”
Lui
la circondò protettivamente con le braccia. “Shhhh…non
aggiungere altro.”Le baciò le nuca.
“Non
voglio assolutamente sapere nulla del tuo vestito. Sono certo che ne avrai
scelto uno stupendo…e voglio rimanere senza fiato,quando ti vedrò
entrare in chiesa,quel giorno. Voglio poter pensare che un angelo sceso dal
Cielo è lì per me,e che da quel momento in poi sarà sempre
mio,e mio soltanto.”
Christine
si irrigidì improvvisamente sotto il suo tocco.
Com’è
possibile che…Raoul non sa fingere.. non può essere…
Sentì
il respiro indebolirsi,e si sciolse dall’abbraccio.
Con
un sorriso nervoso,si voltò verso il fidanzato.
“Non
mi ero accorta di quanto fosse tardi…Sono davvero stanca Raoul. Vado a
letto.”
Il ragazzo ne sembrò sorpreso e deluso. “Ma non è tardi
Christine…e Meg è in biblioteca,non è ancora salita in
camera. Perché non rimani ancora un po’? potresti leggermi
qualcosa…”
La ragazza si diresse velocemente alla porta, senza esitazioni. Sulla soglia si
voltò.
“Davvero
Raoul,sono esausta. Domani.. domani passeremo un po’ di tempo
insieme.”
Il
tono di lui si indurì di nuovo. “Mi sembrava di avertelo detto a
cena. Per un paio di giorni sarò ospite in città del mio amico,il
Duca di Sigognac. Non tornerò che venerdì.”
Lei
sembrò dispiaciuta per quell’ulteriore piccola separazione. Se ne
era completamente dimenticata… durante la cena la sua mente aveva vagato
altrove,lontana dalla brillante conversazione dei suoi commensali.
Tornò
sui suoi passi e lo abbracciò teneramente,quasi a farsi perdonare del
comportamento sgarbato di poco prima. Raoul non la rimproverava quasi mai,ma
lei si rendeva perfettamente conto di quando lui si sentiva ferito..povero
Raoul!Non meritava un compagno tanto paziente..
Il
giovane le accarezzò piano i capelli,sussurrandole all’orecchio con
straordinaria tenerezza.
“Se
penso che fra poche settimane sarai mia moglie.. mia moglie Christine! Ci
sveglieremo insieme ogni giorno,ed ogni notte dormiremo abbracciati. Sarai la
madre dei nostri figli…solo a pensarci sento il cuore che scoppia di gioia.”
Perché
io invece sento il cuore pesante? Dovrei essere felice anch’io come
lui,perfino più di lui… Dopotutto io non sono altro che
un’orfana sola al mondo,e lui è sempre stato così caro e
buono con me…
Non
poteva fare a meno di sentire un nodo alla gola.
Lo
stretto nodo alla gola tipico del senso di colpa.
Qualche
minuto più tardi si trovava al sicuro nella propria camera da letto.
Si
sentiva incredibilmente stanca, aveva le palpebre pesanti e non vedeva
l’ora di coricarsi.
Non
sarebbe riuscita neppure ad attendere l’arrivo di Meg.
La
ragazza, sprofondata nella lettura dell’ultimo romanzo di grido,non
sarebbe venuta a letto molto presto,del resto. Spense quasi tutte le candele
della camera,rimanendo ferma un attimo ad assaporare quell’atmosfera
romantica e soffusa.
Era
notte di luna piena,notò con uno sguardo rapido fuori dalla finestra
semichiusa.
Le
notti di luna piena..si dice che in queste notti il potere della Luna spinga
gli esseri umani a seguire le proprie passioni,i propri istinti,senza badare
alle conseguenze.
Sorrise
fra sé e sè.
Ricordava
quante volte,all’Opera Populaire, aveva sentito parlare di seduzioni
lascive e proibite proprio nel periodo della luna piena..tutte
scuse,certamente. Ma l’immagine aveva colpito la sua mente
impressionabile di bambina,e l’aveva fatta a lungo fantasticare,ogni
nuovo ciclo lunare.
Dopo
aver indossato la semplice camicia da notte di lino azzurro, procedette con il
suo solito rituale.
Cento
colpi di spazzola la sera,cento la mattina. Il segreto dei suoi capelli
perfetti.
Sorrise
di nuovo, al ricordo dei saggi insegnamenti di Madame Giry,la donna che in
pratica le aveva fatto da madre,quando al mondo non le rimaneva più
nessuno.
Era
solo merito suo se Christine era riuscita ad ottenere un posto all’Opera
Populaire, prima come ballerina di fila e poi come ragazza del coro. E in
seguito,come primadonna…
…solo
merito di Madame,certo. E del suo angelo…
Per
una sorta di strana suggestione, dovuta a quei nostalgici pensieri, le sembrava
di udire un lontano richiamo,nell’aria. Dalla finestra aperta le
giungevano dolci note udite già… come il richiamo inesorabile
di una vita precedente..