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Autore: PrimbloodyBlack    24/04/2021    0 recensioni
(la pubblicazione continuerà su Wattpad) Eloyn fa parte di una famiglia di cacciatori di vampiri. Durante la sua prima battuta di caccia viene separata dal gruppo e catturata. Viene portata nella grande dimora di uno dei 5 Signori Vampiri. Viene resa schiava dalla potente Lux che la renderà una Bloodgiver, il cui compito è quello di donare il suo sangue al suo padrone.
Lux riuscirà mai a sottomettere uno spirito ribelle come quello di Eloyn? Sarà una sfida che lei non vorrà di certo perdere.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Lux

Il mio cuore cessò di battere nel momento in cui lessi la lettera. E' così assurdo come un pezzo di carta sporco di inchiostro nero possa toglierti il respiro. Fissai quelle parole scritte in un corsivo veloce e tremante più a lungo di quanto avessi dovuto. 

Torna al più presto, sono stati qui, l'hanno presa.

Una semplice riga era riuscita a mandarmi nel più totale panico. L'iniziale stupore si trasformò presto in terrore e il mio respiro strozzato diventò un insieme suoni anche a me incomprensibili.

Il viaggio in auto fu la cosa più straziante, aspettando in agonia il mio rientro a casa. Fu quando arrivai che persi totalmente la testa.

"Dov'é?" cominciai a gridare per tutta casa. "Dov'é lei?" ripetei aprendo ogni porta ed entrando in ogni stanza. Caddi a terra in ginocchio quando non la trovai nemmeno in camera mia. Sentii il mio viso bruciare, gli occhi umidi, e non riuscii a fermare la mia voce dal gemere e singhiozzare come non avevo fatto in anni. Sentivo il mio cuore che si ritorceva dentro di me e che cadeva lentamente a pezzi, facendomi assaporare ogni secondo di quell'orribile momento di realizzazione. La prima cosa che pensai fu che non l'avrei più vista, che non avrei mai più avuto la possibilità di redimermi, di farmi perdonare e anche amare. Fui investita dai rimpianti, da tutti i se e i ma, da tutte le cose che avrei potuto fare o dire, e poi mi strinsi ancora di più su me stessa pensando al modo in cui ci eravamo salutate, con lei che mi aveva a mala pena guardata negli occhio e io che me ne ero rimasta sulla soglia della porta indecisa su come comportarmi. Volevo tornare indietro nel tempo, ripetere quel momento, anzi, tornare all'inizio e fare tutto nel modo giusto, trattarla bene come meritava, toccarla con gentilezza, baciarla senza malizia... Volevo tornare indietro e impedire alla stupida me del passato di portarla qui. 

Quello che successe dopo fu il vero caos. Rhea mi raccontò dettagliatamente cosa fosse successo quella notte, Amelie e Arkel erano al suo fianco, silenziosi e a disagio. Grazie al racconto di Rhea capii subito perché. Fui assalita dalle peggiori delle emozioni, poco ricordo di cosa accadde.

Mi ritrovai nel mio letto immobilizzata. Cominciai a scavare tra i ricordi e la confusione. Ero arrivata di notte e ora era mattina. Le tende tirate ai lati e tutta quella luce mi fastidì la vista. I miei muscoli erano bloccati, non riuscivo a muovere nulla a parte gli occhi e la bocca. Era solito di Rhea calmarmi in questo modo, un metodo che non smetterò mai di odiare, mi riportava alla mente eventi spiacevoli. Provai a guardarmi in torno nonostante vedessi tutto tremolante. Non c'era nessuno. Solitamente Rhea rimaneva sempre insieme a me fino al mio risveglio, era una sua abitudine. Fin da quando ero piccola quando ero turbata, arrabbiata o impaura lei mi faceva compagnia e mi aiutava a dormire, anche se con metodi poco leciti. Ora era la prima volta che aprivo gli occhi e lei non c'era. Mi domandai perché. Cercai di ritornare indietro con la memoria e poi ricordai. Spalancai le palpebre, tentai di alzare le coperte, rimasi ferma come un tronco. Mi innervosii e poi mi infuriai. Gridai, era l'unica cosa che il mio corpo mi permetteva di fare. Ancora e ancora, la gola mi bruciava, gli occhi mi lacrimavano. Sentivo un vortice in me, provai così tanto in quel momento che le morte sarebbe stata un sollievo. Era un dolore lancinante che non mi lasciava respiro. Mi tormentai, "Non un'altra volta," ripetevo in continuazione nella mia testa, "non un'altra volta!"  Non era bastato perdere Lailha. Mi sentivo così misera e pietosa, e stupida. Stupida per aver nuovamente perso qualcuno a cui volevo bene, stupida per averlo lasciato accadere. 

Quando smisi di gridare e l'unico suono era il mio mugolare, qualcuno finalmente entrò. C'era Rhae, rimase davanti alla porta, mi guardò con dispiacere e poi con incertezza o paura, poi la chiuse alle sue spalle. Mi aveva sentita urlare a squarcia gola, era rimasta lì in attesa aspettando che mi calmassi. Sapevo perché, i segni erano sul suo viso. Rimase ancora immobile ed io riuscii a notare che là dove le miei unghie avevano sfegato la morbida pelle del suo viso aveva applicato una crema. Ero anche consapevole che sotto quei vestiti era piena di macchie nere e blu, e tutto per mano mia, ma non me ne pento.

Si avvicinò lentamente, la mia rabbia infuriò nuovamente. "Vattene!" le gridai con strazio, con il magone il gola e sul vertice di piangere ancora. "E' colpa tua!" Lei continuò a camminare finché non raggiunse il letto. "Perché mi hai fatto questo..." Non riuscii a tenerle dentro, il mio viso fu di nuovo bagnato. A quel punto i miei occhi erano probabilmente rossi e gonfi. Vedevo dal suo sguardo compassionevole che ero messa male, mentalmente parlando, ed io vedevo dal modo in cui si era mossa che l'avevo ridotta male, fisicamente parlando. 

"E' difficile trovare le parole giuste..." sospirò sedendosi ai piedi del letto. Per quello che ho fatto, conclusi io la frase. "Non doveva andare così," disse guardandomi con i suoi occhi pietosi, "mi ero assicurata che lei sarebbe stata bene nella sua nuova casa." Distolse lo sguardo e fissò le sue mani. "Non so perché è successo quello che è successo," strinse i pugni con rabbia, "non lo avrei mai potuto sapere," mormorò quasi a se stessa. "Non lo sapevo," continuò, quasi a giustificarsi con se stessa, ma non mi importava del suo rimorso, se il senso di colpa l'avrebbe lacerata dall'interno allora mi avrebbe risparmiato del lavoro.

"Ti odio," dissi con freddezza.

"Non puoi dirlo!" scattò fissandomi con rabbia. "Mi sono sempre presa cura di te fin da quando eri piccola, ti ho sempre protetta io, non nostro padre, non tua madre, sono sempre stata io, anche quando sei scappata da Ca-"

"Non dire il suo nome!" infuriai, non aveva il diritto di rinfacciarmi tutte le cose che aveva fatto per me, in momenti del genere non me ne potrebbe importare di meno. "Non cambiare il discorso cercando di convincermi."

"Ho sbagliato, ma l'ho fatto per te."

"Pensavo fossi mio sorella, non di Arkel, parli come lui. Non ha caso l'hai coinvolto," risi per l'assurdità, "e ovviamente lui ha accettato." Sentivo il cuore battermi forte, mi stavo innervosendo nuovamente. "E guarda come è finita. So che volevi evitarmi la stessa sofferenza che avevo provato con Lailah, ma invece hai esattamente fatto il contrario!" Ogni parola era un taglio, un fendente dritto al mio cuore, faceva male, più parlavo e davo voce hai miei pensieri, più faceva male. Lei non conosceva il vero dolore di perdere qualcuno, lei avrebbe sempre avuto Amelie al suo fianco, anche se litigavano e si insultavano a vicenda, io ora non avevo nessuno. Avevo solo persone da odiare, ed ero stanca dell'odio, così stanca che se la mia esistenza fosse cessata in questo esatto momento ne sarei quasi stata felice. Ma invece ero qui, immobilizzata e difronte alla persona che avrei tanto voluto prosciugare.

"Chi ti ha aiutata?" chiesi, preparandomi già ad agire nel momento in cui sarei riuscita ad alzarmi. "A parte Amelie e Arkel." La farò pagare anche a loro. 

"Non ce n'è utilità."

"Sono io che decido cosa è utile e cosa non lo è. Nomi, ora." Ma Rhea non mi rispose. A quanto pare è più fedele a queste persone che a me. "Lo scoprirò, non preoccuparti," dissi sorridendole. Lei balzò in piedi.

"Vuoi vendicarti? Davvero scenderesti così in basso?" disse con sguardo ripugnato, ero io quella disgustata da lei!

"Chiunque complotta dietro le mie spalle è un traditore, ed adesso in tempi come questi devo capire chi mi è fedele."

"Cos'è successo dai Manor?" chiese con la fronte corrugata, attaccandosi alle mie implicazioni. Aveva scelto proprio il momento sbagliato per pugnalarmi alle spalle.

"Problemi," le dissi severa, mettendo in disparte per qualche momento la donna distrutta e lasciando parlare il Lord, anche il mio pianto si arrestò, "grandi, oserei dire." Lei mi guardò con sguardo interrogativo aspettando che io elaborassi. "Devo contattare immediatamente le gemelle Castaror e Ife," dissi in fine tirando su con il naso.

Rhea spalancò gli occhi. "Non vorrai spargere sangue nelle file nobiliari?"

"Rhea, tu mi hai detto che Eloyn è stata rapita," pronunciare il suo nome fece più male del previsto, "non uccisa," la mia voce si abbassò. "Devo sapere chi mi sta minacciando, non c'è opzione migliore che mandare in avanscoperta Malicia e Nimna."

"E cosa vorresti fare con Ife? E' brava solo ad uccidere quella ragazza."

"Proprio quello per cui è stata addestrata."

Ife, una ragazza un tempo umana che avevo affidato alle cure di Jemma Capitol, attuale capo della Casata Capitol. Da sempre gran produttori di efficienti guerrieri e, nel caso di Ife, ottimi assassini.

"Devi essere più cauta."

"No. Lei è lì fuori e io la devo trovare."

L'avevo già provato prima questo dolore, ma adesso era diverso, i miei sentimenti erano diversi. Io amo Eloyn, amo la sua testardaggine, la sua sfrontatezza, la tenacia e l'ardore che da sempre la caratterizzano. Sorrisi al pensiero che i suoi rapitori avrebbero dovuto avere a che fare con un caratterino come il suo. Li avrebbe fatti sudare, innervosire ed esasperare, proprio come con me. Ma io l'avevo presa a cuore, forse il mio più grande errore, direbbero alcuni. Lei non era morta, lei era lì fuori, da qualche parte. Ed io sono pronta anche a scatenare una guerra pur di ritrovarla.

Dopo che l'effetto della droga svanì potei finalmente mettermi a lavoro. Quel pomeriggio cominciai a scrivere delle importanti lettere. Contattai Jemma Capitol richiedendo un udienza con lei, specificando che una risposta non era necessaria perché al momento dell'arrivo io sarei già partita per raggiungerla nella sua magione.

Misi in disparte la valanga di emozioni che mi incasinavano la testa e tornai ad essere la Lord che tutti conoscevano: autoritaria, severa, imperativa, ma soprattutto giudiziosa. Rhea mi aveva accusata di non essere in grado di distinguere i doveri a cui ero soggetta e i miei sentimenti. Credeva che il mio legame con Eloyn avrebbe annebbiato il mio giudizio, no, in realtà adesso avevo solo una ragione in più. In passato avevo combattuto per questo regno perché la mia unica casa, adesso avevo anche una famiglia e una persona che amavo, avrei combattuto per loro, per la loro sicurezza e prosperità, l'averi ritrovata e riportata da me, a qualunque costo.

   
 
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