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Autore: Ale Villain    24/04/2021    0 recensioni
AGGIORNATA CON IL CAPITOLO 26 - MARZO 2024
Era così lei: niente di più che una studentessa dalla vita semplice, circondata da pochi affetti e con un passato misterioso, ma che ormai per lei non rappresentava che un mero ricordo. Era così lei, da quando era in quel mondo: ma per quanto ancora le sarebbe andato bene?
---
I.V era stranamente agitato. Non sapeva cosa aspettarsi, non sapeva nemmeno come approcciarsi e che motivazione dare a questa sua “visita” inaspettata.
[...]
Stava per muovere un altro passo quando sentì un rumore veloce, alla sua sinistra, proprio dove si trovava il soggiorno.
Si bloccò e si girò piano.
Finalmente la vide.
Era a pochi passi da lui.
E gli stava puntando contro una pistola.

---
Sospirò nervosa e fece per chiudere la porta; I.V, però, non glielo permise e posizionò con uno scatto il piede tra la porta e lo stipite.
Mise una mano sulla porta, spingendola fino ad aprirla nuovamente.
"Non costringermi a usare questi metodi" sussurrò, guardandola intensamente negli occhi.
Ambra deglutì. Quel timbro di voce l’avrebbe fatta impazzire, prima o poi.
Genere: Azione, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo XI: (Ri)provarci
© AleVillain
 








 
 
Qualcuno aveva bussato alla porta.
I tre si guardarono tra di loro, preoccupati. Chi diavolo poteva avere trovato il loro nascondiglio?
Rimasero in attesa ancora qualche secondo, fino a quando sentirono bussare nuovamente.
“Senti, io vado a vedere” disse il ragazzo dai capelli ricci e scuri, camminando lentamente verso la porta. Tolse piano il catenaccio, ma lasciò ancora la porta chiusa. Mise una mano nella tasca posteriore dei pantaloni, a tastare la pistola, e socchiuse appena la porta.
Alzò le sopracciglia e spalancò gli occhi non appena si rese conto di chi si trattasse.
“Fabian?”
“Cosa?!” esclamò subito il biondino con la barba incolta, avvicinandosi alla porta, seguito a ruota dall’altro giovane.
Il diretto interessato si fece spazio dalla porta che il riccio aveva lasciato aperta.
“Ciao, ragazzi” mormorò con un sorriso, come se nulla fosse mai successo prima. Allargò appena le braccia: “Mi siete mancati”
Il riccio si spostò da davanti alla porta e si riposizionò di fianco ai tre.
Il biondino ghignò nervoso.
“A noi no, invece”
Fabian rilassò le braccia lungo il corpo. Se lo aspettava.
“Perché sei qui?” continuò il biondo.
Fabian si mosse di qualche passo.
“Ammetto di aver bisogno del vostro aiuto”
Il biondo scoppiò in una fragorosa risata.
“No, aspetta, fammi capire” mormorò, sempre tra una risatina e l’altra “Tu ci prometti che non ci avresti mai abbandonato, poi ci molli di punto in bianco per una donna e ora torni perché Dio solo sa che cazzo hai combinato?”
Fabian alzò le mani come in segno di resa.
“Hai… Avete ragione” rispose “Ma sono abbastanza sicuro che anche voi avete bisogno di aiuto. Di qualcuno che ritorni al comando e vi sappia guidare in quello che fate”
Il biondo fece segno di no con il capo.
“Il comando l’ho preso io da quando te ne sei andato” rispose a tono.
Fabian abbassò il capo e fece un sorriso strano, mentre alzava i palmi verso l’altro. Subito dopo, ritornò con lo sguardo su di lui, abbassando le braccia.
“Ma io so che avete avuto uno scontro con un’altra banda di cacciatori”
Fabian sapeva di aver fatto centro vedendo l’espressione del biondo mutare da spavalda a seria.
“Da chi l’hai saputo?”
Fabian negò con il capo.
“Nessuno” rispose tranquillo “Io ero lì”
Poi, vedendo che l’altro non stava rispondendo – probabilmente stava cercando di ripescare nella sua memoria – continuò: “Ma tu eri tenuto fermo da un cacciatore coreano…”
“E quindi?” esclamò subito l’altro, visibilmente innervosito. Sì, ricordava che quell’armadio dagli occhi a mandorla lo aveva stretto per il collo tenendogli la testa sollevata, per questo non ci aveva minimamente fatto caso.
Fabian ghignò appena. Avvicinandosi a lui e mettendogli le mani sulle spalle. Solo in quel momento, il biondo si rese conto che c’era qualcosa che non andava nel suo occhio destro. Era scuro e sembrava fare fatica a tenerlo aperto.
“Joseph…” disse poi Fabian, facendogli distogliere l’attenzione dal suo occhio “Voi avete bisogno di me. E io, quell’errore, non lo rifarò più”
Joseph lo squadrò per qualche istante.
“Chi me lo assicura?”
“Io. E vi dovreste fidare ciecamente” rispose “D’altronde, sono o non sono il capo?
 



 
***



 
Era da giorni che Yunho non riusciva a rilassarsi. Troppi pensieri offuscavano la sua mente, troppi dubbi e troppe domande a cui ancora non aveva trovato risposta. Continuava a pensare che in tutta quella storia mancassero dei tasselli e la conferma l’aveva ricevuta proprio durante l’ultimo attacco; era arrivato sotto casa di Ambra per portarle quei dannati documenti, ma guarda caso l’aveva trovata tra le mani di qualcuno, che non sembrava avere proprio buone intenzioni. Tra il trambusto generale e la fretta di avere delle informazioni, non aveva neanche pensato di chiederle chi fosse e se lo conoscesse.
Secondo Yunho la risposta era ovvia. Lo conosceva. Non si spiegava come fosse così presa di mira dai cacciatori, altrimenti. Loro avevano un motivo per tormentarla in continuazione, ma quello lì? No, sicuramente c’era qualcosa sotto. Quel tipo tatuato era un conoscente di Ambra. Ciò implicava che gli aveva mentito quando le aveva chiesto se conoscesse dei cacciatori. Ma perché farlo, perché mentire? Che fosse stata minacciata anche da lui?
Yunho sospirò e tirò fuori dal cassetto della sua scrivania privata la carta d’identità della giovane e se la rigirò tra le dita per qualche secondo. Che cosa ne doveva fare di lei?
La cosa ideale sarebbe stato, forse, smettere di averci a che fare. Tagliare definitivamente i ponti e contattarla solo per sapere da dove diavolo provenisse quella lettera, da chi e, soprattutto, come caspita fosse finita da loro. Sì, era l’opzione migliore, per lui e per gli altri. Uno degli altri in particolare.
Non gli stava affatto piacendo come si stava comportando I.V nei confronti della rossa. Era abbastanza sicuro non fosse già arrivato a quel punto, ma voleva scongiurare in ogni modo la nascita di qualche sentimento da parte di I.V nei confronti di Ambra. Era un cacciatore, aveva altro a cui pensare.
Il problema era che tagliare drasticamente i ponti arrivati a quel punto era rischioso. Se Ambra non cominciava a fidarsi di qualcuno di loro, Yunho non sarebbe mai riuscito a scoprire chi fosse veramente quella ragazza e cosa stesse nascondendo – o addirittura chi stesse coprendo.
Sospirò. Lanciò la carta d’identità nel cassetto da dove l’aveva tirata fuori e lo richiuse con un tonfo secco. Lasciò la sua stanza e si diresse verso quella di I.V. Aveva altro in mente.
Bussò alla porta della sua camera. I.V fu rapido ad andare ad aprire.
Non appena vide che era Yunho, alzò il sopracciglio, ma non disse nulla.
“Visto che questa è la tua espressione da tutti i giorni, deduco tu stia bene”
I.V sospirò appena.
“Cosa c’è?”
“Devo parlarti” rispose Yunho, senza troppi giri di parole “Diciamo che ho cambiato idea”
I.V lo guardò stranito.
“Cioè?”
Yunho incrociò le braccia al petto.
“Sono sempre più convinto che Ambra stia accuratamente evitando di dirci qualcosa. Forse per paura, non lo so”
I.V rimase in ascolto, cercando di capire dove stesse andando a parare.
“Per cui ho deciso che sei libero di andare da Ambra e comportarti come più ti pare e piace”
Il ragazzo restò a guardarlo per qualche istante, non sapendo se la sua fosse o meno una battuta. Quando si rese conto che Yunho si era zitttito e l’espressione era ancora seria, scosse la testa.
“Ma per favore” mormorò e fece per chiudere la porta.
Yunho ci mise un piede in mezzo, impedendogli di farlo.
“Non ti sto chiedendo una gentilezza” gli disse severo “Questo è un mio ordine”
I.V riaprì appena la porta.
“Deve fidarsi di qualcuno di noi per far sì che ci riveli qualcosa. E tu, al momento, sei l’unico nella posizione di farlo”
I.V si guardò in giro per qualche istante, non sapendo da dove partire. Da quando in qua Yunho cambiava idea così velocemente?
“Prima mi minacci di sollevarmi dall’incarico, ora le devo stare appresso?” domandò, sempre più stranito.
Yunho si avvicinò alla porta.
“Mancano dei pezzi in tutta questa storia, I.V” spiegò rapidamente “E sono certo che Ambra sa qualcosa che noi non sappiamo. E tu devi scoprirlo”
Si rimise dov’era prima.
I.V si passò una mano tra i capelli. Alzò la testa verso il soffitto e si scroccò il collo. Ritornò con lo sguardo su Yunho.
“Cosa vuoi che faccia?” domandò, sospirando appena con tono arrendevole.
“Quello che ritieni necessario. Hai carta bianca”
I.V alzò nuovamente il sopracciglio.
“Anche se so che sto correndo un grosso rischio”
“Cosa intendi?” gli domandò subito l’altro.
Yunho ghignò appena, quasi divertito.
“Secondo te perché ti sto continuando a ripetere di non affezionarti a lei?”
I.V parve colpito da quella domanda. E per Yunho questo non era affatto un buon segno. Anche la risposta del cacciatore non gli piacque affatto:
“Potevi chiedere a qualcun altro, allora”
“Non sarebbero credibili”
Aveva ragione e lo sapeva anche I.V. Lo aveva intuito da solo che, tra tutti, era l’unico che ci sarebbe potuto riuscire, vista la situazione in cui stava versando. Ma era proprio questa la situazione di limbo in cui si trovava Yunho; sia da una parte che dall’altra, rischiava di perdere qualcosa. Lasciare andare Ambra, significava avere degli anelli mancanti a quella catena che stavano piano piano ricostruendo per risalire al mittente della lettera e visto quanto stavano navigando a vista, non se lo potevano affatto permettere. D’altra parte, però, fare in modo che Ambra si legasse in modo particolare ad uno di loro, comportava il rischio che anche questi si legasse a lei.
Pensando ciò, guardò dritto negli occhi I.V.
“I.V”
Il diretto interessato alzò gli occhi al cielo.
“Sì, sì, lo so” ripeté con tono scocciato “Non mi devo affezionare. Ho capito”
“No. Comincia già a dimenticarla. Devi approfittarne e basta”
I.V corrugò le sopracciglia, mentre sentivano un rumore strano provenire dal fondo del corridoio.
“Cosa vuol-“
“Ragazzi!” la potente voce di Hoseok raggiunse d’improvviso le loro orecchie.
Yunho sospirò ad occhi chiusi. Quel ragazzo aveva sempre un tempismo pessimo. Si voltò dietro di sé e vide Hoseok camminare fieramente nella loro direzione, sventolando dei volantini di colore rosso con delle scritte gialle.
Yunho già stava pensando al peggio.
"Cosa?" gli disse, senza neanche provare a nascondere l'interesse pari a zero che aveva nei confronti di quello che gli avrebbe detto Hoseok. Anche perché non si aspettava di certo chissà che.
"Che sono quelle facce?" continuò imperterrito, continuando a passare lo sguardo dall'uno all'altro.
"Guarda che il casino che hai combinato con il prigioniero non l'ho mica dimenticato" lo ammonì subito Yunho.
Hoseok roteò gli occhi al cielo.
"Lo so, capitano"
"Puoi non chiamarmi così?" gli rispose a tono il diretto interessato.
Hoseok ridacchiò. Lo aveva fatto apposta, sapeva quanto gli desse fastidio essere soprannominato in quel modo.
Poi, come se si fosse improvvisamente reso conto che qualcosa non andasse, la sua espressione mutò da euforica a sospettosa.
"Ho interrotto qualcosa, per caso?"
"Perspicace..." mormorò I.V, poggiandosi allo stipite della porta e infilando le mani nelle tasche.
Hoseok scosse la testa, farfugliando qualcosa contro di lui a voce bassa.
"Allora? Che ti serve?"
L'altro cambiò nuovamente espressione, tornando allegro come un attimo prima. Con un sorriso a trentadue denti, alzò vicino al viso i volantini rossi che teneva stretti tra le dita.
"Signori, rullo di tamburi... Abbiamo una festa!"
"Che cazzo di idea…"
"Alt, Yunho!" esclamò poi, subito dopo, guardando il capo.
Yunho lo guardò stranito.
"Non ho detto niente" rispose, allargando appena le braccia "Stava parlando I.V"
Hoseok annuì e gesticolò appena con una mano, come a dire che non avesse importanza chi avesse parlato o meno.
"Sì, giusto, ma so cosa stai pensando. Non se ne parla e bla bla"
Yunho alzò e abbassò velocemente il sopracciglio.
"Wow, allora un po' mi ascolti quando dico le cose"
Hoseok non rispose alla frecciatina.
"Lasciatemi spiegare: c'era questo tizio che distribuiva volantini, ma solo a persone in particolare. Tipo, ha fermato me, ma non quello che gli è passato davanti prima..."
I.V e Yunho rimasero in ascolto con espressione seria, più che altro cercando di non perdersi nemmeno una parola di quello che diceva solamente perché i racconti di Hoseok erano sempre parecchio confusionari; e quello che stava imbastendo in quel momento, non sembrava da meno.
"Così quando ho preso il volantino ho capito perché: è una festa per cacciatori!"
I.V alzò le sopracciglia fingendo stupore.
"Che notiziona" commentò poi.
Hoseok si rabbuiò appena.
"Oggi sei particolarmente acido"
Yunho sventolò una mano, riportando l'attenzione su di sé.
"Lascialo perdere. Non gli va mai bene niente, lo sai"
I.V gli lanciò una rapida occhiataccia.
"Dove sarebbe 'sta festa, quindi?" fece Yunho, fingendosi interessato.
"Non troppo distante da qui" gli allungò un volantino "Mezz'ora di macchina e ci sei"
Yunho prese in mano il foglietto rosso dalle scritte gialle. C'era segnata data, ora e luogo. C'era specificato in modo criptato chi erano gli invitati e c'era scritto che si poteva portare un accompagnatore a testa.
"Yunho, te lo dico: io mi voglio portare una donzella" se ne uscì Hoseok.
Yunho sbuffò sonoramente.
"Mi sembrava strano non mi dovessi chiedere altro"
Hoseok rise.
“Non potevo farmi sfuggire un’occasione del genere”
I.V sbuffò appena, per nulla sorpreso. Yunho corrugò le sopracciglia, mentre ritornava con gli occhi sul volantino.
Man mano che lo osservava, si insinuava sempre di più nella sua mente il pensiero che quella festa potesse diventare un’occasione interessante per loro. Generalmente, a quella tipologia di feste private partecipavano un sacco di cacciatori; questo voleva dire che, se succedeva anche in quel caso, avrebbero avuto modo di farsi un’idea di chi fossero i cacciatori della zona. Avevano girato in lungo e in largo per l’Italia e in quel quartiere non si erano stabilizzati da molto. Anche se avevano già avuto modo di conoscere diverse bande, sicuramente ne mancava all’appello ancora qualcuna.
Yunho espirò dalle narici, mentre piegava il volantino e se lo metteva in una tasca della tuta.
“Va bene”
Hoseok, che nel frattempo si era messo a spiegare ad un totalmente disinteressato I.V la location e il dress code della festa, si bloccò con ancora le mani che stavano gesticolando a mezz’aria.
“V-Va bene?” domandò, guardando Yunho negli occhi.
Anche I.V si girò stranito verso il maggiore. Non ci stava credendo.
“Sì, va bene” disse ancora Yunho, alzando appena le spalle “Per me possiamo andarci. Ancora non conosciamo tutti i cacciatori della zona” ed è un’occasione per individuare eventuali sospetti pensò tra sé e sé.
Hoseok sembrava un bimbo a cui avevano appena regalato un pacco di caramelle.
I.V, invece, continuava a scrutarlo con sospetto. Avrebbe tanto voluto entrare nella mente di Yunho per capire cosa diavolo gli frullasse nella testa in quel periodo. Quei continui cambi di idee non gli stavano piacendo affatto.













 
Angolo Autrice
Questo capitolo è un punto di partenza per una serie di (s)fortunati eventi che capiteranno a chiunque in questa storia. Tenetevi forte! Vi rassicuro comunque sul fatto che già il prossimo capitolo presenta fatti più "concreti"; non che questo non ne abbia, sopratutto partendo da come si apre (eheh) però so che la gente vuole la ciccia, vuole le actions!
E dal prossimo capitolo ce ne sarà, almeno secondo me.
Intanto vi auguro un buon week end, alla prossima!
  
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