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Autore: mattmary15    25/04/2021    1 recensioni
Karen Miller è una brillante scienziata che lavora per lo Shield.
Lo è fino al giorno in cui rimane coinvolta nella distruzione dei laboratori Stark di Shangai per mano di Ultron.
Steve Rogers non sa darsi pace, la sua più cara amica non avrebbe dovuto essere là.
E' un miracolo il fatto che sia viva e Thor crede crede che, in quel miracolo, ci sia lo zampino di Loki.
La 'vera' storia degli Avengers. Vera quanto può esserlo la versione di Loki.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Una vita normale


Il frinire delle cicale riempie l’aria.

Lei se ne sta nella barca dondolante, calzoncini corti e camicia, a prendere il sole. La testa sotto ad un cappello dalla falda larga colore del grano.

Lui è rimasto seduto a riva. Le spalle contro un alto albero che gli fa ombra. Legge il ‘Paradiso perduto’ di Milton. Le pagine scorrono via veloci nonostante sembra che il tempo si sia fermato.

Una bambina gioca con un cagnolino che rincorre una palla. Inciampa e chiede aiuto.

“Zio, zio, Fenrir non mi vuole ridare la palla!”

Lui solleva lo sguardo dal libro e fischia. Il cane torna indietro, obbediente, e si accuccia al suo fianco. La bambina gli è addosso in un momento e gli tira le orecchie. L’uomo chiude il libro e lo poggia sull’erba. Redarguisce la piccola.

“Sophie, cosa ti ho detto riguardo al fatto che Fenrir non è un giocattolo?” La bambina si mette diritta con le manine dietro la schiena e, prontamente, risponde.

“Che posso giocare con lui solo se rispetto il fatto che è una creatura vivente.” L’uomo annuisce e lei prosegue. “Chiedo scusa, zio Tom. Ma è troppo morbidoso.” Lui fa un’espressione contrariata.

“E riguardo alle parole? Morbidoso non è una parola.”

“Zia dice che posso inventare nuove parole se mi va.”

“Zia Karen ha una laurea e tre dottorati. Non ha inventato parole. Le ha studiate.”

“I libri sono noiosi.”

“Saresti l’orgoglio di tuo zio Donnie!”

“Lo zio Donnie è forte.”

“E qui finisce l’elenco delle sue qualità.” La bambina sbuffa.

“Se non posso giocare con Fenrir, cosa faccio? Io mi annoio! Mi racconti una storia?” L’uomo riprende il libro.

“Fattene raccontare una da tua zia.”

“Non mi piacciono le sue storie. Le tue sono molto più belle. Dai raccontami quella in cui hai finto di essere morto e lo zio Donnie si è messo a piangere.” Lui sorride e le fa posto al suo fianco.

“Sei sadica. Mi piace. Oggi però ti racconterò una storia nuova. Parla di un viaggio alla ricerca di sei pietre magiche in grado di realizzare i desideri.” La bambina saltella per l’eccitazione e poi gli si getta in braccio.

“C’era una volta un potente stregone che aveva il potere di realizzare tutti i desideri. Da tutto l’universo giungevano persone sulla sua stella per chiedergli aiuto e favori.” La bambina gli tocca il labbro inferiore e lui si ferma.

“Lo stregone viveva su una stella?”

“Sì, una stella piccola piccola ma estremamente bella. Per anni lui passò il tempo ad esaudire desideri altrui fino a che si rese conto di essere sempre solo. Tutto il tempo.”

“E’ una cosa molto triste essere soli.” Sottolinea la bimba.

“Esatto. Fu in quel periodo che un uomo molto cattivo gli rubò tutte le pietre. Lo stregone era disperato perché adesso nessuno andava più a trovarlo sulla sua stella. Però un giorno, una bella fanciulla che gli portava tutte le sere qualcosa da mangiare, gli propose di aiutarlo a cercare le pietre. Così si misero in viaggio per l’universo e, ogni volta che ne trovavano una, si facevano nuovi amici.”

“Quali amici?” Chiede la bimba.

“Tanti.”

“Sì, ma chi?” L’uomo esita poi prosegue.

“Vediamo un pò, c’era l’uomo di latta per esempio. Oppure Capitan ghiacciolo.” La bambina ride. “Poi c’erano l’arciere, la donna ragno e il gigante buono. E con loro c’era sempre il fratello dello stregone che era un guerriero potentissimo anche se stupidotto.” Sophie gli tocca una guancia con la manina per attirare l’attenzione.

“Come lo zio Donnie? Ma stupidotto è una parola?”

“Lo è!” Dice lui facendole il solletico. Lei ride e si stringe di più a lui. Una voce li raggiunge dalla riva del lago.

“Ehi, voi due! Cosa state combinando?” 

“Zia Karen, vieni! Lo zio sta raccontando una storia.”

“Un’altra?” Chiede lei raggiungendoli e sedendosi al loro fianco.

“E’ una storia bellissima! Continua zio.”

“Dove eravamo rimasti?”

“A quando trovano nuovi amici.”

“Giusto. Ogni volta che trovavano una delle pietre si facevano nuovi amici e, prima di accorgersene, lo stregone le trovò tutte. Fu allora che dovette battersi con l’uomo cattivo che rapì la bella fanciulla che per prima gli aveva dato fiducia e coraggio. Lo stregone lottò per salvarla ma lei fu colpita dall’uomo cattivo e si fece molto male. Lo stregone lottò con i suoi amici e sconfisse l’uomo cattivo ma la bella fanciulla stava davvero male. Così lo stregone usò tutti i suoi poteri per salvarla e ci riuscì. Quel giorno perse la sua magia e nessuno andò più a cercarlo sulla sua stella. Lui però non fu mai più solo. Visse per sempre con la sua bella fanciulla e tutti i suoi amici.”

“Che bella storia zio! Me ne racconti un’altra?”

“Non è ora per te di tornare a casa? Tua madre si arrabbierà molto se non rientri. E’ quasi sera. Fenrir, accompagnala.”

Nell’udire il suo nome, il cane si alza e scodinzola. Sophie lo imita e fa per allontanarsi. L’uomo la richiama.

“Sophie!”

“Sì zio?” Lui indica la sua guancia. La bambina bacia prima lui poi la donna e corre via inseguendo il cane. 

Lei scoppia a ridere tirando le ginocchia al petto.

“Che c’è?” Chiede lui.

“E’ che non ti facevo lo zio dell’anno!”

“Quel mostriciattolo è una creatura sadica e doppiogiochista. Mi piace.”

“Hai dimenticato ‘manipolatrice’ e la tua influenza non la sta migliorando.”

“Grazie, ci sto mettendo impegno.” 

“Loki!” Esclama lei e lui le chiude la bocca con un bacio.

“Hai dimenticato che non devi chiamarmi così?” 

“E’ che ogni tanto mi manca mio marito.”

“Sono sempre qui.” Dice spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Lei gli tocca un ricciolo castano che gli copre la fronte.

“Mi mancano i tuoi capelli, la magia che sprigionano i tuoi occhi quando facciamo l’amore.” Lui ride e la bacia di nuovo. “Non riusciamo quasi mai a stare da soli. Se non ci sono i miei genitori, c’è Sophie e se non c’è Sophie a monopolizzare le tue attenzioni, ci sono i tuoi studenti.”

“Fare il professore di storia è la copertura per l’identità che lo Shield ha creato per me. Non ti piace essere la signora Hiddleston?”

“Non sono la signora Hiddleston.” Fa lei incrociando le braccia. 

“A questo possiamo rimediare.”

“Le tue studentesse ne saranno deluse.”

“Non m’importa di loro. Vivo in Tennessee per te, ricordi.”

“Già.” Dice lei mugugnando e poggiando il mento sulle ginocchia unite.

“Non tenermi il broncio. Sei tu quella che passa tutto il tempo al computer a lavorare su chissà cosa.”

“Te l’ho già detto, è un lavoro che mi chiesto di fare Tony. Riguarda il sistema di programmazione di una tuta basata sul vecchio progetto della dottoressa Cho.”

“Il famigerato protocollo triciclo?”

“Hai ficcato il naso nelle mie carte?” Loki ride.

“Non mi sembra un nome adatto per una tuta di un Avenger.” Karen scuote le spalle. “E non mi piace che presti la voce ad un sistema di intelligenza artificiale. E’ troppo sexy.” Lei gli si accoccola tra le braccia. “Tornando alla faccenda principale. Ormai sono due mesi che ti faccio la corte. I tuoi genitori mi adorano, tua sorella e suo marito anche. Sophie dice in giro che sono il suo fidanzato. Non credi che sia ora di portare la nostra relazione ad un altro livello? Sono stufo di entrare tutte le notti dalla finestra della nostra camera e sgattaiolare all’alba. Se non avessi la magia, sarebbe seccante usare sempre i vestiti del giorno prima.”

“E cosa suggerisci?” Chiede lei posandogli una serie di piccoli baci a fior di pelle sul collo. 

“Sposami.”

“Di nuovo?” Fa lei guardandolo negli occhi. Lui annuisce.

“Già.”

“Non pensavo che mi sarei mai sposata ma farlo una seconda volta è da matti.”

“Stavolta sarebbe un matrimonio terrestre. Dovrai trovarti una damigella d’onore, un vestito e potrai farti accompagnare all’altare da tuo padre.” Karen lo guarda esterrefatta.

“Da quanto tempo ci stai pensando?”

“Da quando Stark ti ha portato quel progetto. E’ stato lui a mettermi la pulce nell’orecchio. Ha detto una cosa tipo: ‘E’ davvero un bel posto questo. Adatto a mettere su famiglia. Peccato che non siate sposati qui sulla Terra. Sarebbe l’occasione per una rimpatriata.’”

“Tony ha detto così?” Loki annuisce.

“Per cui ho pensato che un matrimonio sarebbe la trappola perfetta. Potrei chiedere a Thor di farmi da testimone. Tu non lo chiederesti a Jane?”

“Così quei due sarebbero costretti ad incontrarsi di nuovo. Da quant’è che non si vedono?”

“Da quando ognuno ha preso la sua strada.”

“E potremmo invitare Tony e Steve.”

“E Banner e la Romanov.”

“Sposiamoci, Loki!” fa lei stringendogli le braccia intorno al collo.

“Tutte ottime motivazioni.” 

“Ti amo.”

“Irrilevante.” La prende in giro lui prima di baciarla e spingerla sull’erba. “Stanotte rimani qui non me.” Dice riprendendo il suo reale aspetto e slacciandole la camicetta. Lei sente l’aether solleticarle la pelle. Gli occhi di Loki brillano e la sensazione svanisce.

“Bentornato mio re.”

“E’ bello sentirti di nuovo mia regina.”

La notte che è calata su di loro è buia e senza stelle. L’oscurità che li avvolge non è mai stata tanto benvenuta.

 

Deve farsi strada tra pezzi di armature e cacciaviti.

“Friday per favore, interrompi il protocollo ‘festino in casa’!” Esclama Pepper e la musica rock ad alto volume cessa di colpo. Tony fa capolino da sotto un’auto che sembra molto, molto costosa. 

“Amore, lo sai che nessuno mette in dubbio la tua autorità ma dovremmo essere d’accordo  su come educare Friday. Se le dico che può alzare il volume dello stereo, mi piacerebbe che non mi contraddicessi.” Pepper incrocia le braccia.

“Mi spieghi perché hai mantenuto attivi i protocolli delle armature se le abbiamo distrutte?”

“Perché sono originali. Comandi unici per un protocollo unico, vero Friday?” La voce del programma si affretta a rispondere.

“Grazie, signore.”

“Sentito? Mi riconosce autorità, non vorrei perderla. Il rispetto è la cosa più importante.”

“Mr. Rispetto, hai ricevuto questa.” fa Pepper sventolando una lettera. Tony si alza e prende la busta. La apre e legge prima di portarsi una mano alla bocca.

“Che cos’è?” Chiede lei. 

“Non ci credo. Lo fanno di nuovo.” 

“Di nuovo cosa?” Pepper gli strappa di mano il foglio e legge. “Si sposano?”

“E ci invitano.”

“E’ una bella notizia. Dopo tante tragedie, un matrimonio è una cosa bella.”

“Sono già sposati.”

“Non secondo la legge del Tennessee.” Insiste lei.

“Credo che il matrimonio che hanno già contratto abbia valore anche rispetto alla legge del Tennessee.” Ghigna Tony.

“Perché sei così contrariato?”

“Perché è una seccatura.”

“Come potrebbe essere una seccatura?” Fa Pepper prima di alzare le braccia e gli occhi al cielo. “Oh, mio, dio! Tu stai già pensando che inviterà Steve.”

“Lo inviterà di sicuro. Forse farà loro da testimone. Anzi sono certo che lo farà.”

“Tu non sai un bel niente e non dovresti preoccuparti di questo. Potresti approfittarne per farla finita con questa storia.”

“Non ci penso proprio.”

“Perfetto, allora rispondo che non ci andiamo.”

“Aspetta, aspetta!”

“Ci andiamo?”

“Perché deve essere tutto o bianco o nero per te?”

“Che altro si può rispondere ad un invito di nozze a parte si o no?”

“La razionalità è la parte di te che amo di più.” Lei sorride e si volta guadagnando l’uscita.

“Rispondo che ci andiamo di certo.”

“Ho mentito! La parte che amo di più di te è il fondoschiena!” Lei ancheggia in modo più evidente e lascia la stanza. “Friday, ‘protocollo festino in casa’ tutto daccapo.” Tony si infila di nuovo sotto l’Audi mentre una canzone degli AC/DC fa ricominciare la sua playlist.

 

La madre di Karen continua a fare avanti e indietro contrariata.

“Non capisco perché non voglia invitare suo padre!” Karen alza gli occhi al cielo.

“Per l’ennesima volta, mamma. Non sono in buoni rapporti. Dalla morte di sua madre, l’unico parente che Tom abbia frequentato è Donnie. Possiamo andare avanti?”

“Non possiamo andare avanti. Chi mettiamo al tavolo dei genitori se i suoi genitori non vengono?”

“Sono certa che troveremo qualcuno. Ci metteremo Donnie e Jane, ok?”

“Impossibile. Donnie e Jane vanno al tavolo con tua sorella, Jamie e i bambini.” 

In quel momento sopraggiunge Loki.

“Tom! Giusto in tempo, tesoro.”

“Meg, che succede?” Loki le sorride bonariamente. Da quando hanno detto ai genitori di Karen che vogliono sposarsi, tutto il ranch è in subbuglio.

“Sei davvero certo che tuo padre non possa venire?” 

“Mamma!” Esclama arrabbiata Karen che fa cadere il quaderno dei tavoli e lascia la stanza. Loki le va dietro.

“Non prendertela.” Fa lui carezzandole le spalle.

“Detesto tutto questo. Dovevamo andare a Las Vegas a sposarci.”

“Non avremmo raggiunto il nostro scopo.”

“Non abbiamo ricevuto ancora alcuna risposta. Neppure da Thor!” Esclama Karen risentita.

“Verranno.”

“Vorrei avere la tua sicurezza. Mia madre mi sta facendo uscire fuori di testa.”

“Potremmo dirle che Fury è mio padre.”

“E’ nero!”

“Adottivo.” Karen scoppia a ridere. Lui l’abbraccia.

“Verranno. Abbi fiducia.”

In quel momento una macchina si ferma all’inizio del viale alberato che porta alla casa dei genitori di Karen. Si vede un uomo scendere e ringraziare. Come se li avesse visti in lontananza, prende a camminare verso di loro.

Se qualcuno dicesse a Loki che è stato colpito da un fulmine, che è morto e che quello che sta vedendo è un altro mondo, adesso gli crederebbe.

L’uomo che con incedere lento ma sicuro, abito di lino color carta da zucchero e cappello in testa si sta avvicinando, sembra inequivocabilmente Odino. Quando li raggiunge, Karen fa per prima un passo in avanti verso di lui. L’uomo allarga le braccia.

“Eccomi qua. E’ stato più facile attraversare la pianura di Niflheim che raggiungere questo posto, come dire?”

“Sperduto?” Suggerisce Loki.

“Isolato.” Lo corregge l’anziano.

“Che ci fai qui?”

“Thor mi ha riferito che ti sposi. Non potevo mancare le tue nozze di nuovo, non credi? Inoltre ci sono una serie di rituali che immagino nessuno sia in grado di organizzare qui.”

“Abbiamo organizzato ogni cosa, padre.”

“Non è vero!” Interviene Karen. “Saremo felici se rimarrai.” 

Odino guarda suo figlio.

“Felicissimi, padre.” Il dio fa alcuni passi verso di lui e lo abbraccia poi si volta verso Karen. 

“Fà strada, figlia mia.” Karen si incammina e Odino la segue. Loki lo affianca.

“E’ figlia dei suoi genitori. Ricordati che non sei il Padre di tutti qui.”

“Mi accontenterò di essere il tuo. E’ già abbastanza impegnativo così.”

Karen apre la porta e avvisa sua madre.

“Mamma, ho una sorpresa per te. Vieni, ti presento il padre di Tom.” La donna si pulisce la mani sporche di farina che stava usando per preparare dei biscotti e si precipita verso di lui.

“Oh mio Dio! Che gioia! Ero così preoccupata che non venisse! Che piacere conoscerla sig. Hiddleston!”

“Il piacere è tutto mio, signora. Ora ho capito da chi ha preso la sua bellezza la nostra Karen!”

“Ora sappiamo anche da chi ha preso la sua galanteria Tom!” 

“Meg hai dimenticato che ti ho detto che mi ha adottato?”

“Oh cielo! Mi scusi, sig.Hiddleston.”

“Si figuri. L’ho cresciuto io ed è mio figlio anche se abbiamo avuto un rapporto complicato. Mia moglie lo ha amato dal primo istante che gliel’ho messo in braccio.”

“Non mi dia del lei. Il mio nome è Margaret, ma può chiamarmi Meg. Mio marito Stan sta per tornare. Ha portato dei turisti a fare un giro a cavallo.”

“Adoro i cavalli. Il mio nome è Norman.”

“Hai già una sistemazione, Norman?” Loki interviene.

“Lo accompagnerò all’hotel in città.”

“Non ce n’è alcun bisogno. Ho preparato una stanza per Donnie, ce n’è una anche per te.”

“Donnie?” Odino passa con lo sguardo da Karen a Loki.

“Donnie, papà, Donnie. Mio fratello Donnie.”

“Ah! Donnie, certo. Scusatemi. Il viaggio è stato lungo.”

“Dove vivi, Norman?” Loki interviene di nuovo.

“Al nord.”

“Cielo, ora capisco perché Tom è sempre così pallido. Non ha preso neppure un po’ di colore in due mesi che sta qui da noi.”

“Invece lo trovo meglio del solito.”

“Dici? Non mangia quasi nulla.”

“Smettetela di parlare di Tom come se non fosse qui!” Dice Karen sorridendo.

“Vieni, papà, ti faccio fare un giro.” Odino segue Loki fuori casa fino giù al lago. “Che sei venuto a fare?” Gli chiede quando sono soli.

“Thor è tornato ad Asgard qualche giorno fa. E’ venuto a prendere il dottor Banner. Ha detto che era stato invitato alle tue nozze. Ho chiesto spiegazioni e lui mi ha riferito che probabilmente era un modo per rimettere insieme la loro squadra.”

“Thor che fa un ragionamento di senso compiuto tutto da solo!” Odino ghigna. “Se te lo ha detto, perché sei venuto?”

“Perché è comunque il tuo matrimonio.”

“Non ha valore per noi. Il giuramento sulle radici di Yggdrasil, quello ha valore.”

“Quello lo hai pronunciato senza di me.”

“Quindi?”

“Quindi non volevo perdermi un’occasione per stare insieme con la mia famiglia. Tu e Thor siete ciò che ne rimane.”

“Non ti sei fatto spesso vanto del fatto che fossi parte della tua famiglia. Ad ogni modo, la madre di Karen ne era felice. Vediamo di tenere un profilo basso.”

“Più basso di farmi passare per Norman Hiddleston.”

“Norman Hiddleston Blake. Ho detto a tutti che ho preso il cognome di mia madre perché non andavamo d’accordo. E’ per spiegare perché il mio alias e quello di Thor hanno cognomi diversi.”

“D’accordo.”

“Sei troppo arrendevole. Trami qualcosa?”

“Voglio solo stare al tuo gioco. Tutto qui.”

“Allora rientriamo o Meg torturerà Karen per sapere tutti i dettagli della tua venuta qui.”

Loki lo guarda incedere lentamente.

All’improvviso lo sfiora il pensiero che, senza l’armatura, Gungnir, e il trono di Asgard a fargli da altare, Odino sembra davvero un padre un po’ troppo anziano e stanco per essere lasciato solo. Lo affianca e gli porge un braccio. Lui lo guarda con l’occhio buono e con fare interrogativo.

“Che significa?”

“Vuoi stare al mio gioco? Fà la parte del padre troppo vecchio per non essere stanco dopo aver fatto tutta questa strada. Appoggiati.” Le parole escono di fretta dalle labbra sottili del figlio minore e Odino lo vede guardare davanti. Solleva la mano e la infila sotto al braccio di Loki. 

Per la prima volta nella loro esistenza, camminano fianco a fianco.

 

Thor non si sente a suo agio.

Ha messo degli abiti terrestri. Un paio di pantaloni scuri, una t-shirt bianca e una felpa che ha tirato quasi fino ai gomiti.

Ha legato i capelli in un codino e fatto la barba. 

I vestiti glieli ha procurati Pepper. Il fascio di rose rosse che tiene in una mano talmente rigida da sembrare di marmo, invece, è un’idea di Stark.

Thor si è fatto convincere perché sa che ha molto successo con le donne ma adesso, fermo sull’ultima rampa di scale del palazzo in cui si trova l’appartamento di Jane, non gli sembra più una grande idea presentarsi alla porta senza avvertire urlando ‘sorpresa’ con un fascio di rose da mille dollari.

Bruce, che lo segue da vicino, si è fermato un passo dietro a lui e lo guarda con compassione.

“Non è una buona idea.”

La frase gli esce mentre si volta e fa per tornare indietro. Bruce alza le mani.

“Fermo! Certo che è una buona idea.”

“No, non lo è! Jane non è una di quelle ragazze senza cervello che frequenta Stark!”

“No, non lo è. Fidati se ti dico che sarà felice di vederti e che gradirà i fiori. Solo non tenerli a quel modo. Sembra che tu stia impugnando Mjolnir.” Thor agita il fascio di rose e scuote la testa.

“Queste cose non fanno per me.”

“Lo so. Occorre che ti sforzi. Lei merita uno sforzo. Non sei stato tu a dire a me che se lascio le cose con Nat così come stanno, di certo non miglioreranno?” Il dio annuisce e ritorna sui suoi passi. 

“Non ho intenzione di gridare ‘sorpresa’.”

“Non farlo.” Lo rassicura Bruce.

“Allora vado.”

“Vai, io ti aspetto di sotto.” Conclude Bruce sollevando i pollici e chiamando l’ascensore.

Thor si schiarisce la voce e bussa alla porta. Jane, dall’interno, chiede chi bussa ma apre prima di conoscere la risposta. 

Il fascio di rose rosse è enorme ma comunque insufficiente a coprire il viso di Thor. Il dio si sforza di sorridere. Un silenzio imbarazzante cade fra i due.

“Sorpresa.” Fa lui senza entusiasmo. Jane non risponde. “Sei sorpresa, vero? Dovresti dire qualcosa tu, adesso.”

“Entra,” fa lei spostandosi di lato per lasciarlo passare, “sei tornato.” Thor le porge i fiori che finiscono per nascondere il volto di Jane.

“Solo ieri. Ho fatto un salto da Stark e sono corso subito da te. Sei arrabbiata?” Chiede lui aprendo con le mani il fascio di rose per vedere l’espressione di Jane.

“Li metto in acqua anche se temo di non avere un vaso sufficientemente grande. La vasca andrà bene.” Fa guadagnando il bagno per poi tornare sui suoi passi.

“Sei arrabbiata?”

“Perché dovrei essere arrabbiata?”

“Perché sono partito per Asgard e non sono più tornato.”

“Ci ho fatto l’abitudine.”

“Mi dispiace.”

“Non importa. Ora mi dirai che sei stato coinvolto in un’impresa spettacolare per salvare i nove regni o qualcosa del genere.”

“In effetti,” dice prendendo una pausa, “no. Dopo aver riaccompagnato Fury sulla Terra, sono tornato ad Asgard perché Bruce ha avuto un’illuminazione, o così dice. Pensa di aver trovato un modo per rimanere se stesso anche quando è Hulk ma lo studio necessita di alcuni testi e macchinari che abbiamo sul mio pianeta.”

“Capisco.”

“Non sei arrabbiata?”

“No.” Thor si guarda i piedi.

“Non t’importa, capisco.” Dice prendendo la via per la porta.

“Sei tornato per il matrimonio di Loki, non per me.” La voce di Jane non ha cambiato inflessione ma si capisce che è amareggiata. Thor si volta e la guarda negli occhi.

“E’ un’opportunità.”

“Un’opportunità per cosa?” Chiede lei ostinatamente.

“Per evitare che le cose vadano alla deriva.”

“Le hai lasciate tu così.”

“Lo so,” dice stringendo un pugno, “lo so benissimo che è colpa mia. Ho fatto di tutto per farti credere che non ti amo abbastanza. La verità è che niente è abbastanza per impedirmi di amarti. Ti amo nonostante il trono che mi è stato offerto. Ti amo nonostante le mille battaglie che bramo siano dietro ad ogni angolo. Ti amo nonostante mi venga ricordato che sei mortale. Ti amo a discapito di ogni cosa che mi allontana da te. Nessun luogo è abbastanza distante, nessun ostacolo è troppo gravoso. Amarti è la cosa più semplice che io sia in grado di fare. Ma c’è un’altra verità, Jane Foster. Ed è che tu staresti molto meglio se uscissi da quella porta e non tornassi mai più. Io sono ingombrante, stupido, capace di creare ombra. Tu invece sai brillare per conto tuo.” 

Le parole sono uscite libere e fluide. Hanno definito i sentimenti di Thor in un modo che Jane non credeva di poter vedere.

Si avvicina a lui e gli mette una mano sul cuore.

“Anche se tu uscissi da quella porta e non tornassi mai più, io continuerei a provare per te gli stessi sentimenti che ho provato la prima volta che abbiamo guardato il cielo insieme, quelli che provo ora. Sei ingombrante e stupido, ma il mio orgoglio è altrettanto ingombrante e stupido e io non voglio che ci separi. Voglio solo che mi prometti che, nonostante tutte le volte che te ne andrai, tu ritorni sempre da me. Me lo prometti?”

“Te lo prometto.” Thor la stringe e la bacia. Aveva ragione Loki a dire che è la verità a fare soffrire le persone. Aveva ragione a non arrendersi mai. Se solo i pazzi ripetono un’azione all’infinito aspettandosi che produca un effetto diverso prima o poi, allora gli innamorati sono tutti pazzi e gli dei innamorati sono i più pazzi fra loro.

  
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