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Autore: LadyHeather83    27/04/2021    2 recensioni
Adrien e Marinette si sono sposati. Hanno una bella casa, un lavoro entrambi alla Maison Agreste e tre figli: Louis, Emma e Hugo, e anche il tanto agognato criceto.
Un equilibrio stabile, che verrà sconvolto dal ritorno di un nemico che credevano sconfitto.
Terza parte della serie ENSEMBLE CONTRE LE MONDE . Long precedenti BEST FRIENDS e LE ALI DELLA FARFALLA.
Genere: Azione, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Gabriel Agreste, Lila, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Papillon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ensemble contre le monde'
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Il ritorno di Papillon

*

Capitolo 13

*

Emma e Louis spinti dalla curiosità di sapere dell’arresto del nonno, avevano seguiti i genitori cercando di non farsi scoprire.

Rimasero per tutto il tempo dietro la porta ad origliare, ma quello a cui avevano appena assistito aveva dell’incredibile.

Avevano appena appreso che nella cassaforte si nascondeva la miracle box, quella dei racconti della favola della buona notte, e di conseguenza, loro erano la coppia di super eroi Lady Bug e Chat Noir.

“Andiamo in camera mia” Aveva sussurrato all’orecchio della sorella, meglio andare via da là prima che i due genitori uscissero dalla stanza.

“Mamma e papà sono Lady Bug e Chat Noir” Aveva sospirato Emma cadendo sul letto di Louis.

“Sembrerebbe” Accese il pc e sul motore di ricerca, trovò il sito internet di Alya, il famoso LadyBlog, per fortuna non lo aveva ancora cancellato, ma gli sarebbe bastato andare su you tube, per trovare video inerenti ai super eroi.

Il banner iniziale riportava una foto dei due super eroi ancora giovani, forse una ventina d’anni prima.

“Non assomigliano per niente a mamma e papà però” Aveva constatato Louis squadrando ogni angolo di quella foto.

“Sono più giovani in quelle illustrazioni e in quei video. Mamma ha i codini, mi pare che alla tua età li portasse, mi ricordo alcune foto a casa di nonna Sabine.”

Louis fece partire dei video che si trovavano ancora nell’archivio del sito.

“Sono forti, vero? Si vedono che si amano” Biascicò Emma fantasticando, e per puro caso avevano visto il video di quando Ladybug e Chat Noir avevano combattuto contro Oblivio.

“Se lo dici tu…a me non sembrano innamorati, piuttosto stanno discutendo.”

Poi alla fine della battaglia era stato ripreso anche il bacio.

“Visto?? Che ti dicevo! Sono loro, non ci sono dubbi”

“Se sono davvero loro perché non ci hanno mai detto niente?” Louis spense il computer, tutta quella storia gli stava facendo venire l’emicrania, e scervellarsi su chi nascondesse dietro quelle maschere non faceva altro che alimentare il suo malessere.

“Perché un super eroe non rivela mai la sua vera identità” Disse saccente riprendendo le parole che la madre le aveva detto una volta.

“Noi siamo i loro figli, lo dovremo sapere. E secondo me nonno Gabriel era davvero Papillon.”

“Cosa te lo fa credere?”

“Le loro facce.” Le lanciò uno sguardo preoccupato.

“Si tratta del nonno, e’ ovvio che siano nervosi.”

Louis scosse la testa “Hanno una schiera di avvocati che pagano profumatamente, non avrebbero avuto bisogno di chiedere aiuto ai kwami.”

“Forse hai ragione tu…che cosa intendi fare? Glielo chiederai?”

“Perché io?” Si puntò un dito al viso.

“Perché sei il più grande” Rise la sorella.

“Non gli chiederò niente, e mi raccomando Emma, non facciamoci scappare niente con Hugo, sai che è peggio di un paparazzo.”

*

“Allora? Il mio formaggio dov’è?” Chiese un seccato Plagg incrociando le zampette sul petto continuando a guardarsi attorno, come se aspettasse che quel latticino piovesse dal cielo.

“Mi sei mancato anche tu Plagg” Gli aveva detto Adrien tirando fuori un triangolino di Camabert che gli portò sotto il naso.

L’espressione del kwami nero della distruzione cambiò da seccato a meravigliato, lo mangiò in un sol boccone, lasciandosi andare ad un rutto liberatorio con conseguente uscita di bolle verde fluo.

“Sei un porco, Plagg” Lo rimbeccò Tikki disgustata.

“Senti zuccherino, sono secoli che non metto qualcosa sotto i denti” Cercò di giustificarsi.

“Guarda che non sono passati molti anni” Precisò Marinette molto suscettibile alla sua età, non che fosse vecchia, questo era certo, ma da quando avevano iniziato a chiamarla con l’appellativo di signora sembrava che gli anni passassero più velocemente, complice qualche zampa di gallina attorno agli occhi, ma erano appena percettibili.

“Là dentro il tempo non passa mai” Sospirò.

“La vuoi smettere Plagg, se Adrien e Marinette ci hanno chiamato significa che è importante o che è successo qualcosa di grave. A proposito…” Si rivolse a Marinette…i bambini come stanno?”

“Stanno bene, grazie. Ma non è per loro che chiediamo il vostro prezioso aiuto”.

L’espressione della sua portatrice si fece di colpo seria e Tikki deglutì il nulla in attesa di spiegazioni più dettagliate.

“Il padre di Adrien è stato arrestato. Qualcuno lo ha incastrato e siamo sicuri che chi è l’artefice di questo fatto, ha anche Nooro”.

Tikki e Plagg spalancarono la bocca “Nooro!” Esclamarono all’unisono, sapevano entrambi che Marinette aveva lasciato Gabriel Agreste come custode del miraculous della farfalla.

“La polizia è in possesso di un video dove si vede chiaramente lui trasformarsi, e non è un falso. Almeno così ci ha detto Sabrina.” Spiegò Adrien a grandi linee.

“Ma come si fa a trasformarsi davanti alle telecamere!” Bofonchiò il kwami della distruzione sempre molto critico.

“Crediamo ci sia Lila Rossi dietro a tutto questo”

Tikki inarcò un sopracciglio “Cosa? E come avrebbe fatto?”

“Non lo sappiamo di preciso, ma in qualche modo deve aver appreso qualche tecnica illusoria prima di impossessarsi del miraculous della farfalla, altrimenti non si spiega”.

 Adrien si lasciò cadere sul divano di pelle nera con le mani dentro i capelli biondi.

“Questa storia puzza di formaggio andato a male. E sentiamo, come avrebbe fatto a sapere che il miraculous ce l’aveva lui?”

Il biondo sospirò affranto “Diciamo che in passato ha tentato di collaborare con lei”.

Tikki e Plagg si schiaffeggiarono il visetto con una zampetta.

“Cercare altre amicizie tuo padre no?” Sentenziò acido Plagg.

Adrien si alzò ed iniziò ad arrotolare le maniche della camicia azzurra.

“Credimi amico mio, me lo stavo chiedendo giusto anch’io. Ma è stato molto tempo fa, e mi meraviglio del fatto che ha serbato rancore per tutto questo tempo”.

“E’ una donna. Può serbare rancore per sempre. E credimi amico mio, io le conosco bene!”

Quella frase fece inarcare un sopracciglio ad Adrien e arricciare le labbra.

“Basta!” Esclamò Marinette cercando di non urlare, se avesse parlato più forte avrebbe rischiato di svegliare i bambini, sarebbe stato un grosso guaio se li avesse scoperti. “Il punto non è quello che ha fatto Gabriel in passato, dobbiamo pensare a cosa fare ora per tirarlo fuori di lì”.

Tikki si avvicinò alla sua portatrice e le mise una zampetta sulla guancia com’era solita fare quando a Marinette serviva una spalla su cui piangere.

“Mi spiace, Marinette. Ma se la polizia ha prove schiaccianti su Gabriel noi possiamo fare ben poco.”

“Potremo parlare con Lila, che ne pensi?” Propose ingenuamente Adrien.

“Io non ci parlo con quella, mi fa schifo solo a guardarla” Marinette gettò al marito un’occhiataccia che non sfuggì a Plagg.

“Oh! Oh! Che cosa hai combinato, moccioso?”

“Io? Niente!” Fece spallucce ricevendo in cambio un’occhiata torva da Marinette.

*

Lila Rossi si lasciò andare ad una risata liberatoria quando lesse il giornale quella domenica mattina.

I titoli in prima pagina parlavano dell’arresto del famoso stilista, ma nulla sul reale motivo della sua cattura.

E questo fece imbestialire la rossa che stracciò il quotidiano e lo lanciò dritto il primo bidone che aveva trovato per la strada.

“Incompetenti!” Urlò attirando l’attenzione di una coppia che le era appena passata accanto. “Che avete da guardare?”

La ragazza non aveva risposto e girò subito lo sguardo.

Lila pensò che i giornalisti erano soltanto un branco di incompetenti, lei puntava allo scandalo vero e proprio.

Si immaginava già i titoli a caratteri cubitali “Papillon: arrestato” – “Il mostro che akumizzava la gente” – “Gabriel Agreste e i suoi segreti”.

E così discorrendo, ma niente di quello che aveva in mente si era realizzato, almeno per il momento.

Una cosa però aveva attirato la sua attenzione, in nessun giornale compariva il nome di Alya Cesaire alla fine dell’articolo.

*

“Sei licenziata!” L’uomo grosso, basso e con la testa pelata, aveva consegnato ad Alya una busta che lei avrebbe accuratamente firmato.

“Cosa?” La ragazza occhialuta rimase di sasso “E perché?”

Il capo redattore inspirò una boccata di sigaro prima di scolare la cenere in eccesso proprio sopra la lettera.

“Sei un incompetente! Dovevi scriverlo tu questo articolo. Tu eri in prima fila alla sfilata Agreste. E per colpa tua il giornale non sta ricevendo il dovuto compenso.” Continuava ad inveire contro la ragazza, a sbattere in continuazione la cattedra e a spaventare i suoi dipendenti che si trovavano al di la della porta.

Tutti i colleghi della giornalista avevano smesso di lavorare, incuriositi dalla lavata di testa che si sarebbe beccata Alya.

In tutti quegli anni non aveva mai peccato, ed ogni articolo scritto da lei aveva fatto guadagnare prestigio e popolarità a quel giornale.

Tutti rimasero di sasso quando udirono le parole “sei licenziata”, si sarebbero immaginati una settimana di punizione, la stesura di qualche articoletto da quattro soldi, ma arrivare addirittura a lasciarla a casa, stava sicuramente esagerando.

“Ma signore io” Cercò di giustificarsi.

“Non me ne fotte un cazzo se sei amica degli Agreste! A me interessano i soldi! Anche se questo significa rovinare la vita di qualcuno”

Alya rimase impietrita a quelle parole.

“Beh! Signore, a me non interessano i soldi o farmi bella rovinando la vita di un uomo…

“La sua vita l’ha rovinata la polizia, non di certo noi scrivendo cose vere”. Gesticolò con il quotidiano tra le mani accartocciandolo dal nervoso.

“E’ questa la differenza tra me e lei. Io vado oltre le apparenze e sono sicura che c’è stato un malinteso: Gabriel Agreste è innocente. Qualcuno lo ha incastrato.”

“Questo è compito della polizia non tuo! Tu devi scrivere notizie e se verrà scagionato, scriverai anche dell’errore.”

“Non infango il nome di un buon uomo solo per denaro”

“Scriverai quell’articolo se vuoi continuare a lavorare qui! Oppure quella è la porta e tanti cari saluti”.

Alya si trovò di fronte un bivio: rovinare la vita a Gabriel e magari anche l’amicizia con Marinette ed Adrien, oppure prendersi una pausa finchè questa storia non sarebbe finita?

Deglutì il nulla e strinse i pugni lungo i fianchi, poi quando prese la decisione iniziò a rilassare le mani e un sorrisetto comparve sul suo volto.

“Se lo scriva da solo il suo articolo” Alya prese la giacca di jeans, la borsa ed uscì dal suo ufficio.

Infondo non era difficile prendere una decisione, e non avrebbe voltato le spalle ai suoi migliori amici, anche se avrebbero capito la situazione.

Era il suo lavoro scrivere articoli sui fatti della giornata, ma non poteva farlo se prima non conosceva la verità.

*

“Reporter, per ora non mi servi più! Sei stato inutile”

“Mi dispiace, Papillon”

Un’akuma uscì dalla penna che teneva nel taschino, lasciando il caporedattore spaesato mentre leggeva la lettera di dimissioni della sua miglior giornalista.

Nooro, che le ali della notte cadano” Lila ritornò normale e diede da mangiare al suo kwami.

“Mia signora, non è andata come sperava?” Chiese curioso e affranto.

“Sono solo un branco di incapaci. Ma almeno quella scema di Alya è stata licenziata! Ora mi manca solo una cosa da fare” Lila prese una foto che ritraeva i tre figli di Adrien e Marinette.

*

continua

  
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