Il ritorno
di Papillon
*
Capitolo 13
*
Emma
e Louis spinti dalla curiosità di sapere dell’arresto del nonno, avevano
seguiti i genitori cercando di non farsi scoprire.
Rimasero
per tutto il tempo dietro la porta ad origliare, ma quello a cui avevano appena
assistito aveva dell’incredibile.
Avevano
appena appreso che nella cassaforte si nascondeva la miracle
box, quella dei racconti della favola della buona notte, e di conseguenza, loro
erano la coppia di super eroi Lady Bug e Chat Noir.
“Andiamo
in camera mia” Aveva sussurrato all’orecchio della sorella, meglio andare via
da là prima che i due genitori uscissero dalla stanza.
“Mamma
e papà sono Lady Bug e Chat Noir” Aveva sospirato Emma cadendo sul letto di
Louis.
“Sembrerebbe”
Accese il pc e sul motore di ricerca, trovò il sito
internet di Alya, il famoso LadyBlog,
per fortuna non lo aveva ancora cancellato, ma gli sarebbe bastato andare su you tube, per trovare video inerenti ai super eroi.
Il
banner iniziale riportava una foto dei due super eroi ancora giovani, forse una
ventina d’anni prima.
“Non
assomigliano per niente a mamma e papà però” Aveva constatato Louis squadrando
ogni angolo di quella foto.
“Sono
più giovani in quelle illustrazioni e in quei video. Mamma ha i codini, mi pare
che alla tua età li portasse, mi ricordo alcune foto a casa di nonna Sabine.”
Louis
fece partire dei video che si trovavano ancora nell’archivio del sito.
“Sono
forti, vero? Si vedono che si amano” Biascicò Emma fantasticando, e per puro
caso avevano visto il video di quando Ladybug e Chat
Noir avevano combattuto contro Oblivio.
“Se
lo dici tu…a me non sembrano innamorati, piuttosto
stanno discutendo.”
Poi
alla fine della battaglia era stato ripreso anche il bacio.
“Visto??
Che ti dicevo! Sono loro, non ci sono dubbi”
“Se
sono davvero loro perché non ci hanno mai detto niente?” Louis spense il
computer, tutta quella storia gli stava facendo venire l’emicrania, e
scervellarsi su chi nascondesse dietro quelle maschere non faceva altro che
alimentare il suo malessere.
“Perché
un super eroe non rivela mai la sua vera identità” Disse saccente riprendendo
le parole che la madre le aveva detto una volta.
“Noi
siamo i loro figli, lo dovremo sapere. E secondo me nonno Gabriel era davvero
Papillon.”
“Cosa
te lo fa credere?”
“Le
loro facce.” Le lanciò uno sguardo preoccupato.
“Si
tratta del nonno, e’ ovvio che siano nervosi.”
Louis
scosse la testa “Hanno una schiera di avvocati che pagano profumatamente, non
avrebbero avuto bisogno di chiedere aiuto ai kwami.”
“Forse
hai ragione tu…che cosa intendi fare? Glielo
chiederai?”
“Perché
io?” Si puntò un dito al viso.
“Perché
sei il più grande” Rise la sorella.
“Non
gli chiederò niente, e mi raccomando Emma, non facciamoci scappare niente con
Hugo, sai che è peggio di un paparazzo.”
*
“Allora?
Il mio formaggio dov’è?” Chiese un seccato Plagg
incrociando le zampette sul petto continuando a guardarsi attorno, come se
aspettasse che quel latticino piovesse dal cielo.
“Mi
sei mancato anche tu Plagg” Gli aveva detto Adrien tirando fuori un triangolino di Camabert
che gli portò sotto il naso.
L’espressione
del kwami nero della distruzione cambiò da seccato a
meravigliato, lo mangiò in un sol boccone, lasciandosi andare ad un rutto
liberatorio con conseguente uscita di bolle verde fluo.
“Sei
un porco, Plagg” Lo rimbeccò Tikki
disgustata.
“Senti
zuccherino, sono secoli che non metto
qualcosa sotto i denti” Cercò di giustificarsi.
“Guarda
che non sono passati molti anni” Precisò Marinette
molto suscettibile alla sua età, non che fosse vecchia, questo era certo, ma da
quando avevano iniziato a chiamarla con l’appellativo di signora sembrava che gli anni passassero più velocemente, complice
qualche zampa di gallina attorno agli occhi, ma erano appena percettibili.
“Là
dentro il tempo non passa mai” Sospirò.
“La
vuoi smettere Plagg, se Adrien
e Marinette ci hanno chiamato significa che è
importante o che è successo qualcosa di grave. A proposito…”
Si rivolse a Marinette “…i
bambini come stanno?”
“Stanno
bene, grazie. Ma non è per loro che chiediamo il vostro prezioso aiuto”.
L’espressione
della sua portatrice si fece di colpo seria e Tikki
deglutì il nulla in attesa di spiegazioni più dettagliate.
“Il
padre di Adrien è stato arrestato. Qualcuno lo ha
incastrato e siamo sicuri che chi è l’artefice di questo fatto, ha anche Nooro”.
Tikki e Plagg spalancarono la bocca “Nooro!”
Esclamarono all’unisono, sapevano entrambi che Marinette
aveva lasciato Gabriel Agreste come custode del miraculous
della farfalla.
“La
polizia è in possesso di un video dove si vede chiaramente lui trasformarsi, e
non è un falso. Almeno così ci ha detto Sabrina.” Spiegò Adrien
a grandi linee.
“Ma
come si fa a trasformarsi davanti alle telecamere!” Bofonchiò il kwami della distruzione sempre molto critico.
“Crediamo
ci sia Lila Rossi dietro a tutto questo”
Tikki inarcò un
sopracciglio “Cosa? E come avrebbe fatto?”
“Non
lo sappiamo di preciso, ma in qualche modo deve aver appreso qualche tecnica
illusoria prima di impossessarsi del miraculous della
farfalla, altrimenti non si spiega”.
Adrien si lasciò
cadere sul divano di pelle nera con le mani dentro i capelli biondi.
“Questa
storia puzza di formaggio andato a male. E sentiamo, come avrebbe fatto a
sapere che il miraculous ce l’aveva lui?”
Il
biondo sospirò affranto “Diciamo che in passato ha tentato di collaborare con
lei”.
Tikki e Plagg si schiaffeggiarono il visetto con una zampetta.
“Cercare
altre amicizie tuo padre no?” Sentenziò acido Plagg.
Adrien si alzò ed
iniziò ad arrotolare le maniche della camicia azzurra.
“Credimi
amico mio, me lo stavo chiedendo giusto anch’io. Ma è stato molto tempo fa, e
mi meraviglio del fatto che ha serbato rancore per tutto questo tempo”.
“E’
una donna. Può serbare rancore per sempre. E credimi amico mio, io le conosco
bene!”
Quella
frase fece inarcare un sopracciglio ad Adrien e
arricciare le labbra.
“Basta!”
Esclamò Marinette cercando di non urlare, se avesse
parlato più forte avrebbe rischiato di svegliare i bambini, sarebbe stato un
grosso guaio se li avesse scoperti. “Il punto non è quello che ha fatto Gabriel
in passato, dobbiamo pensare a cosa fare ora per tirarlo fuori di lì”.
Tikki si avvicinò
alla sua portatrice e le mise una zampetta sulla guancia com’era solita fare
quando a Marinette serviva una spalla su cui
piangere.
“Mi
spiace, Marinette. Ma se la polizia ha prove
schiaccianti su Gabriel noi possiamo fare ben poco.”
“Potremo
parlare con Lila, che ne pensi?” Propose ingenuamente Adrien.
“Io
non ci parlo con quella, mi fa schifo solo a guardarla” Marinette
gettò al marito un’occhiataccia che non sfuggì a Plagg.
“Oh!
Oh! Che cosa hai combinato, moccioso?”
“Io?
Niente!” Fece spallucce ricevendo in cambio un’occhiata torva da Marinette.
*
Lila
Rossi si lasciò andare ad una risata liberatoria quando lesse il giornale
quella domenica mattina.
I
titoli in prima pagina parlavano dell’arresto del famoso stilista, ma nulla sul
reale motivo della sua cattura.
E
questo fece imbestialire la rossa che stracciò il quotidiano e lo lanciò dritto
il primo bidone che aveva trovato per la strada.
“Incompetenti!”
Urlò attirando l’attenzione di una coppia che le era appena passata accanto. “Che
avete da guardare?”
La
ragazza non aveva risposto e girò subito lo sguardo.
Lila
pensò che i giornalisti erano soltanto un branco di incompetenti, lei puntava
allo scandalo vero e proprio.
Si
immaginava già i titoli a caratteri cubitali “Papillon: arrestato” – “Il mostro
che akumizzava la gente” – “Gabriel Agreste e i suoi
segreti”.
E
così discorrendo, ma niente di quello che aveva in mente si era realizzato,
almeno per il momento.
Una
cosa però aveva attirato la sua attenzione, in nessun giornale compariva il
nome di Alya Cesaire alla
fine dell’articolo.
*
“Sei
licenziata!” L’uomo grosso, basso e con la testa pelata, aveva consegnato ad Alya una busta che lei avrebbe accuratamente firmato.
“Cosa?”
La ragazza occhialuta rimase di sasso “E perché?”
Il
capo redattore inspirò una boccata di sigaro prima di scolare la cenere in
eccesso proprio sopra la lettera.
“Sei
un incompetente! Dovevi scriverlo tu questo articolo. Tu eri in prima fila alla
sfilata Agreste. E per colpa tua il giornale non sta ricevendo il dovuto
compenso.” Continuava ad inveire contro la ragazza, a sbattere in continuazione
la cattedra e a spaventare i suoi dipendenti che si trovavano al di la della
porta.
Tutti
i colleghi della giornalista avevano smesso di lavorare, incuriositi dalla
lavata di testa che si sarebbe beccata Alya.
In
tutti quegli anni non aveva mai peccato, ed ogni articolo scritto da lei aveva
fatto guadagnare prestigio e popolarità a quel giornale.
Tutti
rimasero di sasso quando udirono le parole “sei
licenziata”, si sarebbero immaginati una settimana di punizione, la stesura
di qualche articoletto da quattro soldi, ma arrivare addirittura a lasciarla a
casa, stava sicuramente esagerando.
“Ma
signore io” Cercò di giustificarsi.
“Non
me ne fotte un cazzo se sei amica degli Agreste! A me interessano i soldi!
Anche se questo significa rovinare la vita di qualcuno”
Alya rimase
impietrita a quelle parole.
“Beh!
Signore, a me non interessano i soldi o farmi bella rovinando la vita di un uomo…”
“La
sua vita l’ha rovinata la polizia, non di certo noi scrivendo cose vere”.
Gesticolò con il quotidiano tra le mani accartocciandolo dal nervoso.
“E’
questa la differenza tra me e lei. Io vado oltre le apparenze e sono sicura che
c’è stato un malinteso: Gabriel Agreste è innocente. Qualcuno lo ha incastrato.”
“Questo
è compito della polizia non tuo! Tu devi scrivere notizie e se verrà
scagionato, scriverai anche dell’errore.”
“Non
infango il nome di un buon uomo solo per denaro”
“Scriverai
quell’articolo se vuoi continuare a lavorare qui! Oppure quella è la porta e
tanti cari saluti”.
Alya si trovò di fronte
un bivio: rovinare la vita a Gabriel e magari anche l’amicizia con Marinette ed Adrien, oppure
prendersi una pausa finchè questa storia non sarebbe finita?
Deglutì
il nulla e strinse i pugni lungo i fianchi, poi quando prese la decisione
iniziò a rilassare le mani e un sorrisetto comparve sul suo volto.
“Se
lo scriva da solo il suo articolo” Alya prese la
giacca di jeans, la borsa ed uscì dal suo ufficio.
Infondo
non era difficile prendere una decisione, e non avrebbe voltato le spalle ai
suoi migliori amici, anche se avrebbero capito la situazione.
Era
il suo lavoro scrivere articoli sui fatti della giornata, ma non poteva farlo
se prima non conosceva la verità.
*
“Reporter,
per ora non mi servi più! Sei stato inutile”
“Mi
dispiace, Papillon”
Un’akuma uscì dalla penna che teneva nel taschino, lasciando
il caporedattore spaesato mentre leggeva la lettera di dimissioni della sua
miglior giornalista.
“Nooro, che le ali della notte cadano” Lila ritornò normale
e diede da mangiare al suo kwami.
“Mia
signora, non è andata come sperava?” Chiese curioso e affranto.
“Sono
solo un branco di incapaci. Ma almeno quella scema di Alya
è stata licenziata! Ora mi manca solo una cosa da fare” Lila prese una foto che
ritraeva i tre figli di Adrien e Marinette.
*
continua