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Autore: ecila94hina    01/05/2021    1 recensioni
Dal testo “Lui non c’è, il sole non è solo nascosto dietro alle nubi, è incredibilmente scomparso, folgorato, distrutto, annientato da una forza che sembrava poter toccare chiunque... tranne lui.
Lui che era la vitalità in persona, il calore, un continuo rincorrersi di battiti nel suo petto...e in quello di Hinata. Lui che sembrava potesse riuscire a sfuggire alla morte con la sola forza della determinazione nel suo sogno”. Ho immaginato un finale in cui Naruto muore nell’ultima battaglia e Hinata si ritrova costretta a vivere in un mondo senza di lui, ma di cui lei fa ancora parte e per questo troverà la forza che la spingerà verso la vita, di nuovo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sabaku no Gaara, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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Cosa fareste se d’improvviso il sole scomparisse? 

3-Contatto (parte 2)

 

 

 

 

Hinata è in viaggio già da alcuni giorni e presto arriverà a destinazione.

Come al suo secondo esame dei Chunin, si è lasciata alle spalle il verde acceso dei boschi per vederlo pian piano digradare verso il giallo e l’arancio delle sabbie del deserto. 

Quel luogo la affascina. 

Nella solitudine di quei giorni riesce finalmente a cogliere quello che in anni di missioni le è sfuggito; si permette di vedere e ascoltare veramente quello che le sta intorno senza la distrazione delle chiacchierate con i compagni, la concentrazione verso possibili imboscate e il pensiero dell’obbiettivo da raggiungere.

C’è solo il vuoto intorno a lei e tanta, tanta selvaggia libertà. Il vento le scompiglia i capelli prima di  posarsi ad accarezzare le dune che si plasmano sotto i suoi comandi in un paesaggio immutabile ma sempre nuovo.  

In nessun altro luogo è mai riuscita sentire e ammirare così tanto l’immensità della natura, ironico quando si parla di un deserto no?! 

Di giorno il sole è accecante, vitale, brucia e prosciuga qualsiasi cosa su cui si posano i suoi raggi. La pelle si scotta e si arrossa, la sete pervadere il corpo e se non si presta attenzione imprigiona la mente colmandola di immagini che inebriano i sensi, dolci illusioni che ti cullano verso il limbo di una morte lenta e crudele. Dolce e aspro al tempo stesso.

Di notte, invece, esiste solo una fitta oscurità punteggiata da milioni di piccole stelle che fanno apparire la volta celeste come un immenso fiume. L’escursione termica è così grande che l’aria sembra affilata come un coltello e taglia definitivamente la pelle screpolata dal sole del giorno.

Accamparsi da sola in quelle notti stellate e abbracciata dal nulla la fanno sentire minuscola ma anche incredibilmente affamata di vita e di conoscenza per quel mondo nuovo senza più confini. 

 

 

Persa nei suoi pensieri, sente la sabbia franare sotto il suo piedi e, nel tentativo di ritrovare l’equilibrio, per un attimo si volta. Con la coda dell’occhio riesce a scorgere la figura di un uomo nascondersi dietro il profilo di una duna vicina.

Con i sensi in allerta, Hinata ragiona alla svelta sulla situazione; perché qualcuno dovrebbe spiarla di nascosto tra le dune? 

 

Potrebbe essere un mercante spaventato alla vista di un ninja straniero? 

 

Riprende a camminare e finge di scivolare di nuovo verso il crinale della duna per potersi voltare  e attivare il Byakugan nascosta alla vista. 

L’uomo è chiaramente un ninja in ricognizione, in lontananza può contarne altri 6 bene armati.

I coprifronte sono quelli del villaggio della sabbia, ma il loro atteggiamento non dimostra intenzioni amichevoli. 

 

Se fossero stati inviati da Suna per scortarmi al villaggio si sarebbero mostrati da tempo...Non sono alleati...Se mi attaccassero qui, oltre ad essere in minoranza, sarei troppo in posizione di svantaggio.

 

Nascosta dalla duna continua a guardarsi intorno, ha bisogno di avere più dettagli possibili sulla zona per elaborare un piano.

Disattiva il Byakugan. 

Torna in cima alla duna e prosegue il suo viaggio, la mente in fermento alla ricerca di spiegazioni e soluzioni.

 

Manca ancora una giornata e mezzo di cammino per arrivare a Suna, troppo per accelerare e sperare di sfuggirgli visto che conoscono il territorio meglio di me.

 

Per un paio d’ore continua a tenere d’occhio i suoi inseguitori che si mantengono sempre alla stessa distanza.

 

Che stiano aspettando di colpire nei pressi del villaggio?!  Perché? Comunicano tra loro attraverso uno specchio ogni ora, ma non dovrebbero aver capito che so di loro.

 

...

 

Trovato il luogo adatto fa scattare il suo piano. Sale una duna più alta delle altre in modo tale da costringere il suo inseguitore a rallentare il passo e a nascondersi più lontano. 

Recuperato un po’ di tempo getta il suo zaino a terra e comincia a scavare una buca abbastanza profonda per nasconderla. Si ricopre con il panno da mimetismo in dotazione e si fà coprire da un leggero velo di sabbia. Nel frattempo, grata del suo Byakugan, continua a tenere d’occhio il nemico.

Il ninja raggiunge la cima per poi correre verso lo zaino abbandonato, troppo sorpreso per rendersi conto in tempo della trappola. A quel punto Hinata esce allo scoperto tramortendolo. 

Il tempo per ragionare è poco, cerca indizi sull’equipaggiamento del suo assalitore, non può credere che il Kazekage abbia inviato un gruppo armato per ucciderla...creerebbe una guerra...lei non è solo una kunoichi di un paese alleato, un delegato ufficiale, ma anche l’erede di uno dei Clan più importanti e...No, devono essere degli impostori! Devo aver fiducia nei nostri alleati!

Esita un istante...la decisione che prenderà avrà delle conseguenze sia sulla sua vita che in quelle dei suoi amici...forse il suo destino è in questa scelta. 

Soppesa le sue opzioni, sente il brivido della paura, il peso della responsabilità. 

L’insicurezza la sommerge, sente l’agitazione impadronirsi del suo corpo, le mani tremano. 

 

Cosa fare? Come uscirne? Qual’è la scelta giusta? Se ci fosse stato qualcun altro al posto mio saprebb...NO! 

 

Hinata stringe i pugni, il viso contratto in una smorfia di rabbia.

 

Ci sono io! So quale è il mio compito!

 

Lo sguardo si fa più fermo, puntato dritto verso l’orizzonte. 

 

Il fine ultimo di tutto questo è mantenere la pace.

 

Prende la sua decisione. Deve credere nei compagni con cui ha combattuto duramente fianco a fianco durante la guerra, avere fiducia in quell’ideale di unione e cooperazione e lasciare un messaggio alle alte sfere, sperando che queste lo trovino.

Sente la vergogna per aver esitato, ma la zittisce subito; sa di non avere tempo e di non potersi permettere errori. Deve rimanere concentrata e senza distrazioni.

Scrive su un rotolo un breve messaggio cifrato e lo lega assieme al corpo del ninja tramortito, prosegue a bloccarne i punti del chakra in modo tale che continui a rimanere bloccato per alcuni giorni e lo nasconde nel suo precedente rifugio. 

 

La paura continua a scuoterla, ma la decisione è presa e del resto ormai è abituata al brivido di lanciare sé stessa contro le sue paure, lo ha fatto per anni in ogni suo allenamento.

 

 

Guardare in faccia i propri limiti. 

 

Scontrarcisi a muso duro ad ogni singolo movimento sbagliato mentre il suo stesso corpo le scongiurava di fermarsi. 

 

Sostenere gli sguardi di commiserazione che la graffiavano implacabili.

 

Resistere a quella vocina suadente che le sussurrava, come una sirena, di arrendersi... che tanto non sarebbe cambiato niente...

 

Andare avanti sempre e comunque...un passo alla volta...

 

Cieca agli sguardi, sorda alle parole, muta contro le ingiurie.

Era stato terribilmente doloroso guardare dentro di sè e ammettere che Sì, c’era un mostro terribile in agguato, che Sì non se ne sarebbe mai andato e che Sì l’avrebbe dilaniata ad ogni incertezza... l’insicurezza l’aveva divorata per anni come un demone, ma il guerriero è quello che si rialza sempre tornando a combattere e lei lo aveva fatto.

 

 

 

 

 

Anche quando sbagli conservi grande dignità. Osservarti mi colpisce sempre, perché non sei perfetto, e così commetti degli errori, ma ogni volta hai la forza di ripartire, e io penso sia quella la vera forza. 

 

 

 

 

-Mi dispiace, questo è l’unico modo...bloccando quei punti di chakra dovresti riuscire a consumare meno energie e sopravvivere più a lungo...fino a che Suna non si accorgerà del mio ritardo...- sussurra con la pena nel cuore al ninja svenuto. 

Lo continua a guardare esitante, l’idea di lasciare qualcuno in balia degli eventi in un deserto micidiale e quasi senza possibilità di sopravvivenza le squarcia il petto, anche se si tratta di un nemico... Stringe la mano a pugno, suo padre l’aveva detto... “Hinata è troppo gentile”. 

La gentilezza non poteva far parte del mondo ninja, era una debolezza che faceva commettere errori.

-Arriveranno... so che lo faranno- 

Recuperato lo specchio del nemico risale il crinale della duna e manda il segnale di cambio rotta ai nemici così da poterli sviare lontano dal loro compagno.

 

Penseranno che ho sbagliato percorso... ne saranno felici. Devo muovermi, ma senza destare sospetti.

 

 

 

 

...

 

 

 

 

Il sole stava tramontando e presto il trucco dello specchio non avrebbe più funzionato, non avrebbe potuto tirarla ancora per le lunghe. Il tempo scorreva inesorabile come la sabbia che le scivolava tra le dita. Era il suo destino quello di sopravvivere alla grande guerra per poi morire sola in quel deserto? 

La sua mente ripercorre in quel paesaggio tanti ricordi del suo passato, i suoi occhi corrono lungo la vallata cercando di trattenere a sé più bellezza che può, un lusso che molti Shinobi non avevano avuto.

 

 

 

Il mondo ninja sapeva essere veramente crudele, per secoli aveva costretto uomini, donne e bambini gli uni contro gli altri.

Sempre più annebbiati da una miscela di potere, vendetta e dolore avevano continuato ad  avanzare in vite sempre più brevi, in destini sempre più amari che si ripetevano all’infinito. Imprigionati in un circolo vizioso. 

Ci erano volute molto generazioni per arrivare a un qualcosa che potesse avvicinarsi a una “pace”. La fondazione di Konoha era stata un miracolo, una scintilla di speranza, ma la spirale d’odio non si era fermata, si era solo evoluta. Il nemico non era più solo il clan vicino, erano intere nazioni sempre più temibili e potenti. Aggregarsi tra Clan era l’unica via, ma sempre con diffidenza e occhi vigili. Ancora non ci si poteva fermare, ancora il sangue non aveva smesso di scorrere. Cambiavano le persone, i modi e le alleanze, ma i cuori delle persone continuavano ad allontanarsi. 

 

Il ricordo lontano di tre bambini sfiora la mente di Hinata sfuggendo come era apparso.

 

La legge del più forte sembrava ancora essere l’unica via praticabile... fino a che qualcuno non era riuscito ad andare oltre e interrompere quella spirale di odio...la forza usata per proteggere e non più per ferire, i legami come àncora di salvataggio, la comprensione e l’amore come carburante...

 

Adesso finalmente il mondo ninja ha la possibilità di costruire una nuova pace.

 

Nella sua mente immagina il futuro dei suoi amici, li vede tutti cresciuti e maturi mentre svolgono le più disparate e anonime attività. Kiba e Akamaru mentre passeggiano per le vie di Konoha occhieggiando qualche bella passante, il riservato Shino intento ad allevare i suoi insetti magari circondato da qualche bambino curioso, Ino e Sakura sempre pronte a misurarsi l’una contro l’altra in ogni campo, e poi Rock Lee e Ten Ten posare i fiori sulla tomba di Neji, Shikamaru e Choji correre dietro la piccola Mirai e Sasuke...avrebbe trovato il suo posto?

 

... 

 

 

È giunta la resa dei conti. 

Hinata è pronta. Ha improntato un finto accampamento, una copia è rannicchiata nel sacco a pelo vicino al fuoco mentre lei attente i suoi nemici nascosta tra le dune. 

Li avrebbe affrontati meglio che poteva e li avrebbe feriti, magari in qualche modo respinti, forse morendo lei stessa...ma se fosse sopravvissuta o fosse anche solo riuscita a sfuggirgli per abbastanza tempo una tempesta di sabbia era in avvicinamento. Sembrava fosse in attesa lì per lei. Una trappola o un’àncora di salvezza? 

Ci si sarebbe tuffata dentro, come una pazza suicida, sperando che i suoi inseguitori avessero più buonsenso di lei. Avrebbe atteso lì nascondendosi al riparo di alcuni resti di strutture che aveva già localizzato... se fosse riuscita ad arrivarci...se non l’avessero inseguita fin lì...e contando di sopravvivere senza cibo nè acqua abbastanza a lungo da essere trovata dai suoi alleati.

 

Quel piano aveva molti “se”, ma tutta la sua vita era stata costellata di “se”.

Se non fosse stata l’erede del Clan Hyuga, se non fosse stata così debole, se non avessero tentato di rapirla causando il sacrificio dello zio, se fosse morta lei invece di Neji, se...se.. se... 

Sente ancora i bisbigli sussurrati tra le pareti troppo sottili della villa.

 

Come poche settimane prima sente la superficie placida del suo mondo interiore incresparsi, piccole onde cominciano a tormentare quella calma tanto duramente conquistata.

L’ansia schiaccia il suo petto come una belva assetata di sangue che balza sulla sua preda.

Da piccola pensava che con il tempo ci si sarebbe abituata, ma non era andata così ovviamente.

 

 “i ninja danzano con la morte e ad ogni piroetta superata sanno di aver guadagnato solo un’altro respiro” solevano dirle.

 

“La paura è uno stato naturale della vita umana, se non avvertissi questo genere di sentimenti prima di una battaglia o di una missione saresti un elemento negativo per il tuo team. Saresti avventata e pericolosa per la tua vita vita e quella dei tuoi compagni. L’importante è come affronti quei sentimenti” il ricordo delle parole della sua Sensei la confortano, la rafforzano.

 

 

 

 

Non facevo altro che piangere ed arrendermi di continuo...stavo quasi per prendere la strada sbagliata...ma tu mi hai mostrato la strada giusta...non facevo altro che seguirti aspettando di raggiungerti...volevo solo camminare insieme a te...volevo stare insieme a te. Tu sei riuscito a cambiarmi, il tuo sorriso mi ha salvata. Per questo non mi spaventa l’idea di morire per proteggerti! Perché io ti amo!

 

 

 

Un sibilo leggerissimo fende l’aria.

Il cuore batte all’impazzata, i sensi sono in allerta mentre i muscoli si tendono pronti a reagire.

Tre Ninja si fiondano all’improvviso sulla sua copia. La finta kunoichi scompare in una nuvola di fumo facendo scattare una carta bomba. L’aria si riempie di sabbia e Hinata attacca i suoi avversari che, colti di sorpresa e momentaneamente accecati, non possono che accasciarsi a terra. Una pioggia di kunai vola allora contro di lei, ma non sono difficili da schivare per un possessore del Byakugan.

-Davvero un’ottima mossa Hyuga, ma spero non ti sarai illusa di batterci così facilmente- dice beffardo uno dei suoi avversari spuntato fuori insieme ad altri due.

Seguono una serie di attacchi a distanza, sono tutti mirati a sfiancarla. Sanno che il peso di una giornata di cammino nel deserto, per un ninja non abituato a quelle temperature, deve gravare particolarmente, soprattutto se questo è una donna. 

 

Si sentono tranquilli di poter consumare tutto il chakra che vogliono perché credono cadrò presto. 

 

I suoi avversari sono forti e soprattutto privilegiati dalla perfetta conoscenza del terreno, ma non si coordinano tra loro, anzi sembrano in aperta rivalità per il privilegio di chi riuscirà ad affossare la Hyuga per primo. 

Questo si rivela un vantaggio per lei, la sua forte resistenza fisica combinata al suo stile di combattimento rendono arduo ai suoi avversari anche il solo sfiorarla.

I colpi di Hinata vanno a segno leggeri sul corpo dei suoi avversari, ma questi non sembrano accusare troppo i suoi colpi. La situazione è in stallo.

-Sei proprio lenta a crepare! Sto perdendo la pazienza!-

-Ditemi cosa volete! Io sono un delegato ufficiale di Konoha! Questo vostro gesto può causare gravi problemi ai nostri villaggi- parla la kunoichi.

-Stai per morire, non credo che dovrebbe interessarti granché cosa accadrà poi- le ribatte uno beffardo.

-Non morirò tanto facilmente. Abbiamo sacrificato tanto in guerra per arrivare sin qui e non permetterò che qualcosa mini la costruzione di una pace solida e duratura!-

-Tante belle parole e nient’altro! Fra poco le grandi nazioni torneranno a diffidare le une dalle altre e scoppieranno altri scontri. Ci penseremo noi a far tornare grande Suna!-

Hinata alza la guardia e schiva l’ennesimo attacco, ma questa volta contrattacca e con un colpo più deciso, colpisce la nuca di uno dei suoi avversari che rimane a terra. 

-Siete ancora in tempo per fermarvi, il Kazekage saprà essere magnanimo!-

-Quel ragazzetto sarà il prossimo a cadere, noi siamo un’organizzazione di patrioti e abbiamo spie ovunque! Non permetteremo che la sua debolezza ci trascini in un baratro!-

Con il passare del tempo i nemici capiscono di dover cambiare strategia, il raggio d’azione degli attacchi si fa sempre più a corto e le combinazioni più frequenti. 

La corvina comincia ad avere il fiatone, non le lasciano un attimo di tregua e comincia ad accusare il peso di quei colpi.

-Non deve finire così, la via della pace è possibile! Non pensate a tutti quelli che sono caduti in guerra?! Alle loro famiglie?!- Hinata non si vuole arrendere, ha sempre preferito la via del dialogo.

-In questo mondo sopravvivono solo i più forti, i deboli possono solo inginocchiarsi o crepare!!- gli urla il più robusto dei tre rimasti mentre la attaccano insieme.

Hinata porta mani e piedi in posizione di difesa, ma la sabbia sotto di lei cede e il suo corpo si sbilancia. Riesce per un pelo ad evitare il colpo, ma perde l’equilibrio e ruzzola giù lungo il pendio della duna.

La testa vortica in un miscuglio di arancio e blu, non riesce ad alzarsi...qualcosa la blocca.

 

 

 

 

 

 

 

 

I suoi avversari le premono il viso a terra, la schiacciano, la sovrastano con la loro forza. Il peso delle loro mani é un carico devastante sulle sue spalle piccole e fragili. 

Non riesce a reagire.

Un’immagine arriva alla sua mente, si rivede bambina, debole e indifesa premuta con il viso a terra da tre bulli. 

 

La loro forza era quella dell’odio, della paura dello sconosciuto, del risentimento per la differenza sociale, della convinzione erronea che se hai un corpo più grande e altri che ti spalleggiano sia il tuo scopo naturale schiacciare e sopprimere i più deboli. 

La convinzione condivisa da molti che se sei debole puoi solo essere bistrattato, umiliato, spinto ai margini della società...del tuo Clan...che il tuo destino è perire sotto il peso degli altri e che questo genere di trattamento è solo la dimostrazione fisica della tua stessa inettitudine, il non poter reagire al tuo destino di nullità, la consapevolezza che il tuo cuore batte solo per soddisfare l’ego degli altri, i “potenti”.

 

Quella bambina continuava a chiedere scusa tra lacrime e i singhiozzi, la voce flebile è spezzata.

Odiare gli altri per non essere feriti, umiliare per non essere abbandonati dal branco. 

Quelle mani premute sul suo corpo le ricordano tutto il peso di quegli anni di insulti, aspettative e delusioni.

 

Hinata non sa più distinguere i suoi avversari tra quelli dei suoi ricordi o quelli sopra di lei, si sente la stessa bambina di tanti anni prima...

La paura di essere costretta a dimostrare qualcosa per avere uno scopo, una ragione per esistere.

 

I bulli tornano a sbeffeggiarla, le urlano la sua mostruosità nell’essere diversa, le ricordano che il suo posto non è quello. La sua stessa famiglia glielo aveva ricordato ogni giorno per anni, la debolezza non era consentita in una famiglia così diversa, così...mostruosa.

La forza è l’unica via. 

Se non sei forte abbastanza, allora TU non sei abbastanza, quindi sei un peso...Senza speranza... 

 

...Accade qualcosa però...un pensiero ribelle arriva fulmineo. Non è altro che “questo” a schiacciarla a terra, umiliandola. 

 

 

Non sono quei bulli, sono io stessa. Sono io a scegliere di arrendermi e lasciarmi sopraffare, sono io che permetto alle mie paure di crearmi un limite.

 

 

Due occhioni blu e ostinati irrompono nel suo campo visivo, il cuore si riempie di qualcosa. Un grande oceano si scatena dentro di lei, le onde tumultuose riportano a galla i tesori della sua memoria. 

Le difficoltà incontrate lasciano il posto al ricordo di tutte quelle ore di allenamento intenso, quando il fiato era corto ma il suo corpo non si fermava, il sangue sputato nei combattimenti, il dolore soppresso dall’ostinazione di andare avanti, le corse sotto la pioggia scrosciante, gli scivoloni, i fallimenti sostituiti pian piano dalle vittorie, i sorrisi amichevoli, gli sguardi sorpresi, l’orgoglio che pian piano trova la sua strada, l’ammirazione per la sua trasformazione... NO ...EVOLUZIONE. 

Quel peso che la sovrasta e la spinge a terra sembra farsi più contenuto, non è più il peso della forza contro la debolezza a costringerla a terra, non è più la sua inettitudine, sono semplicemente delle mani e come tutte le mani possono essere spostate...come ogni bullo può essere sconfitto.

Lei può reagire. 

Lei può vincere perché ha affrontato molto tempo prima il peso di chi la opprimeva e lo ha affrontato con la sua ostinazione, il suo nindo, la sua fame di vita, il suo essere diversa, non violenta, mai aggressiva, con il suo cuore troppo gentile e troppo buono, ma sempre fermo.

 

Hinata ha uno scatto improvviso che coglie gli avversari di sorpresa, riesce a voltarsi. 

Il suo sguardo è determinato mentre le sue mani vengono circondate da una luce azzurra,  ne colpisce uno che crolla.

Si rialza e si fionda sugli altri, il suo atteggiamento è cambiato.

-La guerra non è la strada giusta per assicurare un futuro a chi amate! Il più forte non è il primo che attacca!-

-Tu cosa ne puoi saper ragazzina?!-

Lo scontro è cruento, ma inaspettatamente l’ago della bilancia si è spostato. I movimenti dei suoi avversari sono diversi, le loro reazioni sono rallentate e sembrano fare sempre più fatica.

-Siete ancora in tempo, arrendetevi! Cominciate ad accorgervene, no?! Fate sempre più fatica a muovervi!-

-Cosa ci hai fatto strega?!- dice uno, i compagni cominciano a cadere a terra.

-Il Juken, è una speciale tecnica di combattimento del mio Clan. Consente di danneggiare il sistema circolatorio del Chakra e gli organi interni anche solo con dei tocchi leggeri o sfiorando l’avversario. I miei colpi sono sempre andati a segno, solo che non ve ne siete accorti.-

-Sei un mostro- grida il capo, tenendosi il fianco.

-Potete ancora tornare indietro sulla vostra decisione-

-Mai! I nostri compagni stanno arrivando, abbiamo...anf...preso precauzioni quando il nostro compagno è scomparso- dice con un sorriso maligno mentre si getta su di lei. 

Un colpo deciso e l’avversario crolla a terra. È finita...

 

 

 

 

—- 

Eccomi, scusate l’attesa! Ho avuto qualche difficoltà con questo capitolo perché temo sempre di dilungarmi troppo in “Pipponi mentali”(si, non posso farne a meno, scusate) e perché i combattimenti non sono il mio forte... chiaramente.

Un ringraziamento grande a chi è arrivato sin qui, e in particolare modo chi ha recensito perché mi ha davvero davvero sostenuta (Naruhina3 e LuNoKuni grazie davvero ), al di là di quelle che possono essere le idee sulla storia o sulla scrittura la condivisione che c’è in questo sito mi colpisce ed emoziona molto.

Quindi grazie a tutti! A quelli che leggono, recensiscono e scrivono storie.

 

 

  
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