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Autore: Flami151    02/05/2021    3 recensioni
Nessuno è fatto di sola luce o oscurità. In ognuno di noi alberga lo Spleen, un senso di noia, di disperazione, di male di vivere; e l’Ideale, la forza che ci spinge a sognare, lottare e amare.
Lo scopriranno insieme Hermione e Draco quando si troveranno a stringere un’inattesa alleanza, per svelare il mistero dietro la sparizione di Narcissa Malfoy.
Ancora una volta, sarà l'Amore a tenere le fila: amore per la vita, amore per la famiglia e amore di sé, spesso sottovalutato.
Dal testo:
«Narcissa, hai paura?» Le sussurrò Lord Voldemort.
Si era ripromessa che non si sarebbe lasciata piegare, che non avrebbe mai abbassato la testa se avesse dovuto difendere la sua famiglia. Ma il Signore Oscuro aveva ragione: lei aveva paura, talmente paura da non riuscire più a parlare.
«Eppure, non mi sembrava che avessi paura il giorno in cui mi hai pregato di risparmiare Draco dal Marchio Nero. Sapevi quali sarebbero state le conseguenze e ti sei fatta avanti comunque. Non dirmi che te ne sei pentita».
Lei scosse la testa. Non avrebbe mai rinnegato la sua scelta.
«Bene».
Genere: Avventura, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Narcissa Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
Capitoli:
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Spleen e Ideale ~

 

 

CAPITOLO XV


1 Marzo 1997:
 
«Facciamo le ore piccole anche stanotte, Draco?»
 
Theodore Nott è seduto di fronte al caminetto della Sala Comune. Non mi guarda, la sua testa è immersa in un voluminoso libro dalla copertina in cuoio, si direbbe un romanzo.
Non è strano vederlo così, assorto nella lettura ed in completa solitudine, Nott è sempre stato un ragazzo solitario. Eppure qualcosa nel suo atteggiamento mi inquieta: ha l’aria di un predatore che attende con pazienza che la sua preda abbassi la guardia per potergli saltare al collo.
 
«Non riuscivo a dormire». Rispondo io guardingo, tentando di raggiungere il dormitorio il più rapidamente possibile.
 
«Succede anche me». Continua lui con tono pacato, senza staccare gli occhi dal suo libro. «Mi sveglio nel cuore della notte e non riesco più a riprendere sonno. Mi capita di rimanere sveglio per ore».
 
Mi immobilizzo, analizzando con cura le sue parole. Mi sembra abbastanza chiaro che sappia delle mie frequenti uscite notturne ma saprà anche dove vado e (soprattutto) con chi sono? Sento che la strategia migliore è prenderlo di petto. «Che cosa vuoi, Nott?»
 
Lui ride, sembra genuinamente divertito. «Rilassati, sto solo facendo conversazione! Mi sono accorto che esci spesso la notte e mi chiedevo se…».
 
«Quello che faccio non ti riguarda». Dico forse con troppa enfasi.
 
Lui distoglie finalmente lo sguardo da quel benedetto libro. «È inutile continuare con questa commedia Draco, io non sono Vincent o Gregory, non mi bevo tutte le cazzate che dici. So che non sei un Mangiamorte e so che non hai alcun incarico da svolgere per Suo conto». Sto per replicare ma lui mi blocca con un gesto della mano. «Non mi interessa sapere cosa fai quasi ogni notte quando sparisci per ore, voglio solo sapere se è tutto okay».
 
Se è tutto okay? Ma come se ne esce? Avrà bevuto dell’Acquallegra andata a male. «Come fai a sapere che…?»
 
«Che stai raccontando un sacco di palle a Pansy, Tiger, Goyle e Blaise dall’inizio dell’anno? So riconoscere un solitario quando lo vedo e tu non hai l’aria di uno che ha qualcosa da nascondere ma di uno che vuole nascondersi dagli altri». Lo vedo scrutare il mio viso in attesa di una reazione, poi ride di nuovo. «Sto scherzando, Draco! Me lo ha detto Alecto».
 
Alecto Carrow. La seconda Mangiamorte più crudele dopo mia zia Bellatrix. Si è fatta una fama tra i fedelissimi del Signore Oscuro come spietata terrorista e sadica aguzzina di Babbani. Mio padre non si è mai sprecato in complimenti quando si trattava di Alecto Carrow o di suo fratello Amycus: certo, sono entrambi Mangiamorte purosangue, ma di tutt’altro rango rispetto a noi Malfoy. Durante tutta la mia infanzia mi è capitato di incontrarli solo una volta, quando mio padre comprò da loro un antico manufatto oscuro da aggiungere alla sua collezione: ricordo che la loro sola presenza mi aveva messo a disagio. Non posso credere che Nott li chiami addirittura per nome.
 
A pensarci bene, provo un po’ di pena per Theodore. Quando era piccolo ha assistito alla morte di sua madre e da quel giorno è stato cresciuto solo dal padre, ma sembra che tra loro non corresse buon sangue. Ora che però anche Nott Senior è stato rinchiuso ad Azkaban, Theodore è stato preso in affidamento dai fratelli Carrow, con i quali ha trascorso l’intera estate.
Credo proprio che, a conti fatti, a Nott sia andata peggio che a me e a Tiger. Eppure, da quando siamo ad Hogwarts, non ha mai fatto accenno alla battaglia dell’Ufficio Misteri. D’altronde perché avrebbe dovuto parlarne con noi? In sei anni di scuola ci ha rivolto la parola il minimo indispensabile, preferendo sempre la compagnia di qualche libro alla nostra. Non che io sia stato da meno quest’anno: forse non scherzava dicendo di saper riconoscere un solitario quando ne vede uno.
 
Ma allora perché ha deciso di parlarmi proprio adesso? Vorrà davvero solo sapere se sto bene o c’è dell’altro? Forse a preoccuparmi troppo per mia madre sono finito per diventare paranoico.
Mi balena alla mente un pensiero: se Nott parla abitualmente con Alecto Carrow, forse sa qualcosa su quello che sta accadendo al Manor. Devo assolutamente scoprirlo.
 
«Molto spiritoso». Dico sedendomi su una delle poltrone vicino la sua. «E così tu e i Carrow siete in confidenza».
 
«Merlino no!» Risponde quasi con disgusto.
 
«Sono confuso». Dico sporgendomi in avanti col buto. «Mi sembrava di aver capito che tu e Alecto aveste parlato di me. Da come lo hai detto si direbbe proprio che ci sia confidenza».
 
«Forse dovrei spiegarmi meglio». Anche Nott si sporge verso di me, abbassando la voce. «Quest’estate è venuta tua zia Bellatrix a casa Carrow per informarli che i piani di Tu-Sai-Chi erano cambiati e che tu non saresti stato più iniziato. Alecto ha pensato che allora forse il Signore Oscuro avrebbe affidato a me la tua missione e per questo ha voluto informarmi».
 
«Quindi tu sei…?» Ho quasi paura a chiederglielo.
 
«No, non sono diventato un Mangiamorte. L’incarico è passato a Bellatrix. Come fai a non saperlo?»
 
Come faccio a non saperlo? Davvero una bella domanda. Per quale cazzo di ragione Nott è così ben informato su tutto quello che accade al quartier generale mentre io sono stato tenuto all’oscuro di tutto?
A questo punto non ha più senso fingere oltre, tanto vale scoprire le mie carte.
 
«E tu sai anche quale sia questo incarico?»
 
«Non sai quale sarebbe stato il tuo incarico come Mangiamorte?» Ora mi guarda come se fossi scemo.
 
«No, Nott, non so un cazzo. Ora per favore puoi smetterla di sorprenderti e rispondi alla mia domanda?»
 
«Hai ragione, scusami. No Draco, non so quale sia il compito che ha preso in carico tua zia. Come vedi, sono molto meno informato di quanto tu creda».
 
«Però tu sapevi dell’attentato ad Hogsmeade, e anche Tiger». Insisto io.
 
«Anche tu hai detto di essere stato informato. Anzi, credevo che ti fossi avvelenato da solo per non sembrare coinvolto nell’attacco».
 
«Quindi tu non sai chi ha messo la Pozione Strabuzzaocchi nel mio Succo di Zucca?»
 
«Te l’ho appena detto: credevo avessi fatto tutto da solo». Theodore si appoggia nuovamente sullo schienale della poltrona. «Se vuoi sapere la mia opinione, Draco, credo che tu sia stato baciato dalla fortuna. Quando Tu-Sai-Chi prende una decisione, non cambia idea molto facilmente».
 
Baciato dalla fortuna per non essere diventato un Mangiamorte… Davvero Nott si permette di dire certe cose ad alta voce? Mi chiedo se per caso non mi stia mettendo alla prova.
 
«Sarebbe stato un onore ricevere il Marchio Nero». Dico io senza nessun indugio.
 
«Se lo dici tu». Replica lui poggiando nuovamente gli occhi sul suo libro.
 
A questo punto non c’è altro da aggiungere. Ho l’impressione che Nott sappia molto più di quanto voglia farmi credere ma non sembra che stia cercando di tendermi una trappola, anzi, credo proprio che stia dalla mia parte.
 
Ma poi, quale sarebbe la mia parte?
 
 
8 Marzo 1997:
 
Ad una settimana esatta dalla rottura tra Lavanda e Ron, le cose tra noi sembrano essersi sistemate. O per lo meno stanno tornando al loro posto. Io e Ron non abbiamo ancora avuto occasione di parlare a quattr’occhi e, per il momento, mi sembra ancora prematuro, ma da qualche giorno abbiamo riperso a chiacchierare e a cenare insieme ad Harry.
Non avere più intorno Lavanda è un sollievo per le orecchie e per lo spirito, ma non è solo la loro rottura che mi ha convinta a riavvicinarmi a Ron, è stato il modo in cui lui mi ha difesa di fronte a tutti in Sala Comune. Ormai lo conosco abbastanza da sapere che quello era il suo ramoscello d’ulivo, il suo modo per ammettere di essersi comportato da idiota.
 
La rinnovata amicizia tra me, Ron ed Harry non potrebbe rendermi più felice, certo, ma capita anche nel momento peggiore in assoluto. Se prima riuscivo a defilarmi per ore senza che nessuno se ne accorgesse, adesso devo inventarmi una scusa ogni volta che voglio andare in biblioteca a cercare un modo per aiutare Malfoy.
Assurdo, ancora non mi sono abituata del tutto a questa paradossale alleanza. Adesso che ho ricominciato a passare le mie giornate con Harry e Ron mi sembra quasi di vivere una doppia vita: Grifondoro di giorno, Serpeverde di notte.
 
«Uno di voi due sa dirmi che problema ha mia sorella?» Chiede Ron uscendo dal ritratto della Signora Grassa e raggiungendo me ed Harry fuori dalla Sala Comune. «Le ho chiesto se voleva venire con noi da Hagrid e mi ha mandato al diavolo».
 
Per festeggiare il ricongiungimento del trio, Harry ha proposto a me e a Ron di andare a trovare Hagrid. Non ci capita di incontrarlo molto spesso da quando abbiamo scelto di non seguire più Cura delle Creature Magiche.
 
«È nervosa perché ha litigato di nuovo con Dean». Spiego io.
 
«Come mai?» Mi incalza Harry cercando, senza successo, di simulare indifferenza.
 
«Oh, Dean rideva per il pugno che ti ha dato Ron quando era sotto l’effetto dell’Amortensia».
 
«In effetti dev’essere stato buffo». Osserva Ron prima di accorgersi dello sguardo seccato dell’amico. «Scusa ancora Harry».
 
«Non importa. Comunque non era il caso che Ginny e Dean si piantassero per questo… O stanno ancora insieme?»
 
«Sì stanno ancora insieme, ma perché ti interessa tanto?» So bene perché gli interessi, ma il mio nuovo lato Serpeverde mi obbliga a stuzzicarlo un pochino.
 
«Non voglio che la squadra di Quidditch risenta del malumore dei giocatori!» Risponde Harry sulla difensiva.
 
L’argomento Ginny si chiude così, perché nel frattempo siamo arrivati da Hagrid, che ci accoglie in casa sua offrendoci del the e dei biscotti duri come pietre.
 
«Ragazzi non sapete che bello vedervi qui tutti e tre insieme! Non succedeva da… da…» Hagrid si gratta la testa pensieroso mentre intanto Ron, forse pensando di non essere notato, mi lancia un’occhiata di sfuggita. «Ah che ci importa! L’importante è che ora ci siete tutti e tre! Soprattutto tu Hermione!» Mi dice il mezzogigante dandomi una pacca sulla spalla che mi fa sputare il the.
 
«Come stai Hagrid?» Chiede Harry mentre Ron mi passa un fazzolettino.
 
Hagrid scuote le spalle. «Non molto bene, Harry. Aragog non è più quello di un tempo… credo che tra un po’ lui… lui…» Balbetta strappandomi il fazzolettino di mano e usandolo per asciugarsi un grosso lacrimone all’angolo dell’occhio. «Ricordo quando era solo un cucciolo! Io pure ero alto la metà di adesso. Praticamente siamo cresciuti insieme!»
 
Ron, solo sentendo parlare di Aragog, inizia a contorcersi su sé stesso, come se centinaia di piccoli ragni gli stessero camminando sulla schiena.
 
«Oh, mi dispiace tanto, Hagrid. Per caso sei andato a trovarlo di recente?» Insiste Harry. Francamente non capisco tutto questo interesse per l’Acromantula.
 
«Ma certo! Ma certo! Sono andato a leggerci delle storie! Lui è felice quando mi vede». Gli risponde lui con sguardo amorevole.
 
«Capisco… E per caso ti è sembrato di vedere qualcuno nascondersi nella foresta?» Ma dove diavolo vuole andare a parare Harry?
 
«Qualcuno nella foresta?» Chiede Hagrid come se non avesse sentito bene. «Impossibile! Non è mica che i professori se ne vanno in giro di notte per la foresta come se nulla fosse! No no, è fuori discussione. E anche se fosse non lo direi a voi tre!» Dice Hagrid alzandosi in piedi e andando a scaldare altra acqua. Ma cosa gli prende a tutti quanti?
 
«Non parlo di professori, Hagrid, ma di studenti. Anzi, di uno studente: Draco Malfoy». Il the mi va di nuovo di traverso e anche stavolta Ron mi passa un fazzolettino.
 
Hagrid torna a sedersi, sembra essersi tranquillizzato. «Malfoy dici? No è escluso, se si fosse nascosto nella foresta me ne sarei accorto!»
 
«Perché credi che Malfoy si nasconda nella foresta?» Chiede Ron che sembra tanto stupito quanto me.
 
«Il giorno del tuo compleanno Ron, durante la lezione di Materializzazione, Malfoy e Pansy Parkinson stavano discutendo. A quanto pare Malfoy era nervoso per una lettera che aveva ricevuto quella mattina, la Parkinson voleva sapere se arrivasse da Voldemort e se aveva a che fare con certe sue responsabilità». Vedo Ron e Hagrid trasalire sentendo pronunciare il nome di colui-che-non-deve-essere-nominato, ma Harry li ignora.
 
«Sì ma questo cosa c’entra con la Foresta Proibita?» Chiedo io cercando di dissimulare la mia preoccupazione.
 
«Ora ci arrivo Hermione. Statemi bene a sentire: Malfoy quest’estate, dopo l’arresto di suo padre, ha preso lezioni di Occlumanzia da Bellatrix Lestrange, poi è venuto ad Hogwarts dove ha iniziato a comportarsi in modo tanto sospetto da mettere in allarme perfino i suoi compagni di casa, il giorno dell’attentato ad Hogsmeade è stato “misteriosamente” avvelenato ed è sparito di scena per l’intera giornata e adesso sappiamo anche che ha qualche responsabilità nei confronti di Voldemort». Ron annuisce convinto mentre io mi chiedo come mai Harry sia così ossessionato da Malfoy. «Per capire cosa stesse tramando ho iniziato a seguirlo sulla Mappa». Prevedibile. «Ma mi sono accorto di qualcosa di strano: certe notti Malfoy non si trova in camera sua e sembra sparire del tutto dalla Mappa».
 
Cazzo. Non posso credere che Harry si sia messo a spiare Malfoy nel cuore della notte. Credevo che la sua ossessione avesse un limite. Ma perché non me ne ha mai parlato? Sarà forse che ha notato anche la mia assenza?
 
«E hai pensato si stesse nascondendo nella Foresta?» Chiede Ron con entusiasmo.
 
«Esattamente. La Foresta non è interamente riportata sulla Mappa, quindi pensavo che potesse nascondersi lì».
 
Hagrid scruta il ragazzo con la cicatrice con aria torva. «Non so di che mappa stai parlando, ma Malfoy nella foresta non ci ha messo piede».
 
«Ma se non era nella foresta, allora dove altro potrebbe nascondersi?» Chiede adesso Ron.
 
La stanza piomba nel silenzio mentre Harry, Ron e Hagrid abbassano gli occhi sulla loro tazza come se la risposta a quella domanda potesse essere nascosta all’interno del the. Inizio a chiedermi quanto tempo ci vorrà prima che a uno di loro venga in mente la Stanza delle Necessità. Devo assolutamente distrarli.
 
«Hagrid, scusami, prima per caso hai detto di aver visto dei professori vagare di notte nella Foresta Proibita?» Potrei sbagliarmi, ma sono quasi del tutto certa che prima Hagrid stesse nascondendo qualcosa.
 
Dalla sua espressione colpevole sono certa di aver avuto ragione. «Beh, ecco… No, non ho detto proprio così».
 
«Però è così, giusto?» Chiedo ancora io per metterlo alle strette.
 
«Sì, cioè no… Nel senso non credo che dovrei parlarne con voi». Bingo! Hagrid non ha mai saputo tenere un segreto in vita sua.
 
«Di cosa non dovresti parlarci?» Chiede Ron.
 
«Va bene, ve lo dico, ma acqua in bocca! L’altra sera venivo fuori dalla Foresta e ho sentito Piton e Silente che parlavano… beh, veramente litigavano. Non volevo attirare l’attenzione, allora mi sono nascosto e ho provato a non ascoltare, ma non era mica tanto facile… Era una discussione di quelle toste».
 
Harry finalmente sembra interessarsi alla faccenda. «E di cosa discutevano?»
 
«Io… ho sentito Piton che diceva che Silente da tutto per scontato e che forse lui non voleva farlo più».
 
«Fare cosa?»
 
«Non lo so, Harry, era come se Piton era un po’ stanchino, ecco. Comunque Silente ci ha detto chiaro e tondo che aveva accettato di farlo e basta. È stato molto deciso. E poi ha detto qualcosa di Piton che doveva tenere d’occhio la situazione del Manor e di un elfo».
 
Harry e Ron si scambiano un’occhiata eloquente. «Allora è vero! Piton è andato dai Malfoy durante le vacanze di Natale!»
 
«Shhh! Volete che ci sentano?» Dice Hagrid chiudendo la porta della casa con un chiavistello, come se questo potesse in qualche modo impedire a chiunque di origliare la nostra conversazione. «Sentite, so come la pensate su Piton, ma non voglio che vediate in questa faccenda più di quello che c’è, per davvero».
 
Ma ormai è troppo tardi: gli ingranaggi nel cervello di Harry si sono attivati per riuscire ad includere le nuove informazioni ai suoi già ben consolidati sospetti. Dopo questa notizia nessuno riuscirà più a toglierli dalla mente l’idea che Malfoy sia diventato un Mangiamorte. Io stessa sono senza parole: se la situazione al Manor è talmente delicata da richiedere l’intervento di Silente per mano di Piton, allora dev’essere davvero successo qualcosa di grosso.
 
Per lo meno Harry sembra essersi distratto dalla Mappa del Malandrino. Da adesso in poi devo stare più attenta.
 
 
9 Marzo 1997:
 
Stavo andando al Campo di Quidditch per un allenamento in solitaria quando una Serpeverde del primo anno mi ha raggiunto con un biglietto da parte di Piton.
 
10:30 nel mio Ufficio
 
È da una settimana che temo l’arrivo di questo momento: dovrò ricorrere a tutte le mie doti in Occlumanzia per impedire a Piton di leggere tutte le preoccupazioni insidiate nella mia mente. Per non parlare dei sospetti nei suoi confronti. Dopo averci ragionato attentamente sono giunto ad una conclusione: se è successo qualcosa a mia madre, Piton deve saperlo sicuramente. Quindi mi ha mentito quando ha detto che a casa andava tutto bene.
 
Arrivo in perfetto orario, pronto per la lezione.
 
«Oggi ti insegnerò a preparare un Elisir Tracciaveleni». Dice il Professore di Pozioni girando intorno al suo calderone, che gorgoglia da quando sono arrivato. «Si tratta di una pozione molto rara e non facilmente reperibile in commercio. Basta versarne una goccia nel proprio bicchiere per individuare eventuali tracce di veleno. Ho lasciato la ricetta accanto al tuo paiolo, quando avrai terminato dovrai versarne un po’ in ognuno di questi calici». Dice indicando dieci bicchieri sulla sua scrivania. «Tre di questi dovrebbero assumere un colore rosso acceso».
 
Senza indugio mi lancio alla preparazione della Pozione. Seguo con attenzione ogni passaggio della ricetta, mettendo in pratica tutti i suggerimenti elargiti da Piton nelle ultime lezioni. Prima che Lumacorno diventasse il nostro nuovo insegnante, non mi ero accorto di quanto Piton fosse eccezionale: fa sembrare semplici le preparazioni più complesse e i risultati sono sempre straordinari. Un vero fuoriclasse.
 
Ma tutta l’ammirazione che provo verso Piton, il professore di Pozioni, non riesce a compensare per tutta la rabbia verso Piton, il Mangiamorte.
Per quanto mi sforzi, non riesco proprio a togliermi dalla mente un ricordo che mi ero sforzato di chiudere nel cassetto.
Quasi due anni fa, dopo il ritorno del Signore Oscuro e la morte di Cedric Diggory, tutti i Mangiamorte furono chiamati all’appello al Malfoy Manor. Potter era riuscito, per la seconda volta, a sopravvivere illeso ad uno scontro col più grande mago di tutti i tempi e Lui era su tutte le furie.
Quella fu la prima volta che lo vidi e ne fui terrorizzato: il suo volto era pallido, privo di capelli e di labbra, mentre i suoi occhi erano iniettati di sangue e non mostravano alcuna emozione se non una rabbia cieca e smisurata. Era riuscito ad ottenere un corpo, ma di umano non aveva più niente.
 
Tutti noi eravamo inginocchiati a terra mentre lui ci osservava uno ad uno.
 
“Il mio nuovo corpo è forte, ma il mio spirito è più debole di quello di un tempo” disse fermandosi di fronte a mio padre che, in ginocchio accanto a me, tremava. “Lucius, ricordi il diario che ti ho chiesto di custodire per me molti anni fa? Potrei riaverlo cortesemente?” Le sue parole erano cordiali, ma la sua voce imperativa. Mio padre era terrorizzato, scosse violentemente la testa senza riuscire neanche a parlare. “No? E perché no, Lucius?”
 
“Il diario non c’è più”. Disse lui con un fil di voce. Non l’avevo mai visto in quello stato.
 
“Come scusa?”
 
“Il diario non c’è più. L’ho dato alla figlia dei Weasley, due anni fa, così da introdurlo ad Hogwarts e riaprire la Camera dei Segreti, proprio come desiderava lei, mio Signore”.
 
“E ce l’ha fatta? La Camera dei Segreti è stata aperta?”
 
“Sì, mio Signore. Ma il diario… Potter… Lo ha distrutto”.
                                         
Cadde il silenzio. Nessun Mangiamorte osava emettere neanche un fiato. L’unico rumore percepibile era il sibilo del Suo serpente, Nagini, che strisciava attorno al corpo tremante di mio padre. Io avrei solo voluto allungare una mano per poter stringere la sua, ma ero pietrificato dalla paura. Sapevo che qualcosa di terribile stava per accadere.
 
“Il diario è stato… distrutto”. Ripeté il Signore Oscuro lentamente. “Capisco… CRUCIO!”
 
Tutto ciò che ricordo furono le urla strazianti di mio padre, che si contorceva a terra mosso da spasmi incontrollabili, e lo sguardo di Piton, che in ginocchio di fronte a lui lo osservava con sguardo impassibile, senza il minimo segno di pietà.
 
«Se hai finito con la pozione portala qui, la testiamo immediatamente». Piton mi osserva dalla sua scrivania, con lo stesso sguardo carico di indifferenza. Mi chiedo se mia madre gli abbia davvero affidato il compito di tenermi d’occhio, se si fidasse davvero di lui.
 
Mentre mi alzo sento la tasca dei pantaloni bruciare: la Granger deve aver cambiato la data sulla moneta.
 
 
10 Marzo 1997:
 
Io e Malfoy ci troviamo nella Stanza delle Necessità, questa volta in pieno giorno. Ho capito che l’unico modo per evitare che Harry ci scopra, è vederci negli unici momenti in cui è impossibile che guardi la Mappa: durante gli allenamenti di Quidditch. Ovviamente a Malfoy ho solo detto che i miei compagni di Casa avevano notato la mia assenza in dormitorio un paio di volte e lui ha capito.
 
«Anche io sono stato scoperto». Mi dice Malfoy con un briciolo di vergogna nella voce. «Theodore Nott mi ha sentito uscire dal dormitorio diverse volte. Vederci durante il giorno forse attirerà meno sospetti, dovrò solo riuscire a liberarmi di Pansy».
 
«Sbaglio o quella ragazza ti sta più attaccata di un Avvincino al suo scoglio?» Gli chiedo con malizia.
 
«Gelosa?» Risponde con aria tronfia.
 
«Voglio solo assicurarmi di non essere beccata per colpa delle tue spasimanti».
 
Lui sorride compiaciuto. «Di Pansy non ti devi preoccupare, piuttosto preoccupati dello Sfregiato e di Pel di Carota, visto che hanno ricominciato a seguirti ovunque».
 
«Si chiamano Harry e Ron».
 
«E io che ho detto?»
 
Probabilmente tempo fa mi sarei arrabbiata sentendo chiamare i miei amici in questo modo, adesso invece riesco a stento a trattenere una risata. Con Malfoy è sempre così: ci provochiamo continuamente. Durante i nostri duelli ci sfidavamo con le bacchette e per il resto del tempo con le parole, in una battaglia in cui può spuntarla solo chi ha la lingua più tagliente. Malfoy è un vero mago in questo: riesce sempre ad individuare i miei nervi scoperti e a stuzzicarli portandomi vicina alla soglia dell’esasperazione, ma senza mai davvero oltrepassare il limite. Io anche ho scoperto di cavarmela abbastanza bene e più tempo passo con Malfoy più scopro i suoi punti deboli: ad esempio dà di matto quando viene sminuito nel Quidditch e in Pozioni o quando viene paragonato a Harry.
 
«Allora, perché siamo qui? Hai scoperto qualcosa?» Mi chiede facendosi serio.
 
«Sì. Ho fatto delle ricerche in Biblioteca e ho scoperto che non esiste alcun incantesimo per individuare il mittente di una lettera». Malfoy abbassa gli occhi, deluso. «Però ho trovato la ricetta di una pozione che potrebbe tornarci utile». Lo sguardo di Malfoy si riempie nuovamente di speranza e si avvicina a me di qualche passo. «Si tratta della pozione Confero Scriptum, permette di determinare se due pergamene sono state scritte dalla stessa mano. Ci aiuterà a capire se la lettera che hai ricevuto è stata davvero spedita da qualcun altro… purtroppo però per identificare il mittente misterioso dovresti possedere qualcosa scritto di suo pugno».
 
Malfoy resta impassibile, concentrato al massimo sulle mie parole. La sua mano trema leggermente, come sempre quando è nervoso. Non riesco neanche ad immaginare cosa stia provando: ha passato mesi rinchiuso nella completa solitudine, senza avere notizie dalla sua famiglia, logorandosi al pensiero che a sua madre fosse capitato qualcosa di male, e adesso che si è deciso a chiedere aiuto si ritrova in mano solo un pugno di mosche.
 
«Mi dispiace, davvero, vorrei poterti aiutare di più».
 
Malfoy sembra scuotersi dal suo stato di trans e, inaspettatamente, si avvicina a me afferrandomi entrambe le braccia con decisione. «Non dirlo neanche per scherzo. Nessun altro sarebbe stato disposto a rischiare tanto per aiutarmi e senza pretendere nulla in cambio. Grazie a te adesso ho una pista da seguire ed è molto più di quanto sarei riuscito ad ottenere senza il tuo aiuto».
 
Forse sono le sue parole o forse è questo contatto così inaspettato ed improvviso, ma il mio cuore accelera senza controllo. Il mio sguardo si sposta istintivamente sui suoi occhi grigi: l’ultima volta che ho potuto osservarli così da vicino è stato attraverso l’obiettivo della macchina fotografica ma adesso, senza il filtro della fotocamera, mi sembra di vederli davvero per la prima volta. Credevo che dietro alla sua maschera di arroganza e disprezzo si celasse una profonda malinconia ma adesso mi accorgo che, ancora più in profondità, c’è ben altro: c’è risolutezza, c’è determinazione, c’è speranza.
 
Per infiniti istanti mi perdo dentro il suo sguardo, senza riuscire a rinunciare a quel contatto così deciso e al tempo stesso così delicato. È lui ad allontanarsi, quasi di scatto, con la stessa aria di un sonnambulo che, svegliandosi da un sonno profondo, si accorge di non essere più nel suo letto.
 
«Quanto ci vorrà a preparare la pozione?» Mi chiede guardando da un’altra parte.
 
«Basteranno un paio d’ore, il problema sarà recuperare gli ingredienti». Rispondo io. «Avremo bisogno di spore di Deadlyius, radici fresche di Belladonna, crine di Abraxan, olio di Symphytum e veleno di Acromantula».
 
Malfoy sembra rifletterci su qualche istante, poi dice «Credo che la professoressa Sprite stia coltivando della Belladonna nella sua serra, mentre tutti gli altri ingredienti dovrebbero trovarsi nelle riserve di Piton, tranne forse il veleno di Acromantula».
 
Incredibile, non credevo che sarebbe stato così semplice. È già la seconda volta che di fronte ad un problema, Malfoy dimostra di saper trovare delle soluzioni efficaci. Non come Harry e Ron, che danno sempre per scontato che risolva tutto io. Però mi sorge un dubbio. «Come rubiamo le scorte di Piton?»
 
«A quello ci penso io». Dice risoluto Malfoy, ma di fronte al mio sguardo interrogativo aggiunge. «Sto facendo delle lezioni private di Pozioni insieme a Piton, non dovrebbe essere difficile».
 
«Lezioni private con Piton?» Chiedo io.
 
«Sì… credo voglia tenermi d’occhio. Non so il perché. Comunque, dubito che troveremo facilmente del veleno d’Acromantula, è un ingrediente estremamente raro. Dovremo metterci in contatto con qualche fornitore a Nocturn Alley».
 
«Al veleno di Acromantula ci penso io. So dove poterne rimediare un po’». Dico strizzando l’occhio a Malfoy. «Ho i miei fornitori segreti».
 
«Mi sorprendi ogni giorno di più, Granger». Commenta lui sorridendomi e facendomi arrossire. Perché sto arrossendo?
 
Per dissimulare il mio imbarazzo guardo l’orologio: gli allenamenti di Grifondoro finiranno tra poco. «Sarà meglio uscire, vado prima io, tu aspetta qualche minuto. Ti contatterò non appena avrò recuperato il veleno».
 
«Va bene, io intanto penserò agli altri ingredienti… e troverò qualche lettera da confrontare… ho già in mente un paio di idee».
 
«Va bene». Dico io mentre la porta della Stanza delle Necessità si materializza. Mi ci vuole qualche istante però per voltarmi ed uscire.
 
Chiudendomi la porta alle spalle mi do della stupida per aver indugiato in quel modo. Chissà cosa deve aver pensato Malfoy. Respiro profondamente cercando di ricompormi e guardo di nuovo l’orologio: forse faccio in tempo ad andare a trovare Hagrid per chiedergli ancora di Aragog.
 
Non faccio in tempo a muovermi però che una voce familiare mi raggiunge.
 
«Signorina Granger! Signorina Granger!» Due piccoli elfi mi stanno correndo incontro con aria preoccupata.
 
«Dobby! Kreacher! Che ci fate voi qui?» Urlo nella speranza che Malfoy mi senta e non esca dalla Stanza delle Necessità.
 
«Signorina Granger sta bene?» Chiede Dobby con la voce tremante e gli occhi più strabuzzanti del solito.
 
«Sì Dobby, sto bene, perché?»
 
«Dobby e Kreacher hanno visto il Padron Malfoy entrare nella stanza Va-E-Vieni e ora la Signorina Granger è uscita. Kreacher ha detto che Dobby doveva rimanere nascosto ma Dobby voleva sapere se la Signorina Granger stava bene».
 
Cazzo.
 

 


Note dell'autore:
 
Ciao a tutti Potterheads e buona domenica (ormai quasi al termine)!
 
Eccoci qui con un nuovo capitolo. Prima di tutto volevo chiedervi cosa ne pensate del nuovo font e delle modifiche che ho fatto alla grafica di inizio capitolo. Non si tratta di un cambiamento eclatante ma spero non vi risulti fastidioso.
In realtà quello della grandezza dei caratteri è un cambiamento che pensavo di aver messo in pratica già dal capitolo 3, salvo però scoprire che avevo solamente aumentato la dimensione del testo per me, mentre voi altri continuavate a vedere la stessa dimensione di sempre.
Vabbe… almeno adesso sapete qualcosa di nuovo su mio conto… e cioè che sono una grandissima rimbambita!
 
Ma ora parliamo del capitolo! La persona misteriosa che attendeva Draco in Sala Comune era Theodore Nott… lo so, lo so, non avevate indizi per poter indovinare! Eheh scusatemi! Spero comunque che la loro conversazione vi abbia intrigati abbastanza.
Per quanto riguarda Draco poverino ormai si sente circondato da nemici, non sa più di chi fidarsi, sembrano tutti quanti nascondergli qualcosa (in primis Piton). Solo Hermione sembra l’unica a stare davvero dalla sua parte.
Lei da canto suo adesso dovrà riuscire a giostrarsela bene tra la sua vecchia vita insieme a Harry e Ron (il quale sembra fare il possibile per farsi perdonare) e la sua nuova alleanza segreta con Malfoy.
Come se la caverà ora che è stata colta con le mani nel sacco?
 
Al prossimo capitolo!
Flami151
  
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