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Autore: Allen Glassred    03/05/2021    0 recensioni
Questa raccolta fa parte della serie " Soledad ", per tanto vi invito a leggere le storie madri per capirle meglio.
Ambientate nel 2035 o più avanti, dopo la raccolta " fathers " in cui vengono descritte le morti dei tre padri ( Kazuma, Zwei ed Ace ) per mano degli eredi, ecco il prequel che ci fa vedere i padri con gli altri figli, i figli maggiori. Coloro che non vollero, non poterono o non ebbero il coraggio di fare ciò che i più piccoli hanno invece compiuto. Si parla di un futuro alternativo, in cui è il male a prevalere. Spero vorrete leggere e, se vi andrà, lasciarmi il vostro parer
Genere: Angst, Sovrannaturale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Soledad '
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Kazuma & Kannon e Faye
Ingenuità

Sabrie, anno 2040 pressapoco. Un futuro alternativo fatto di dolore e sofferenza, un futuro alternativo in cui il male ha prevalso ed ha spento ogni luce.
 

La piccola di circa nove anni mantiene a fatica il suo potere attivo: nella sua mano destra rifulge una luce azzurra, la quale a sua volta avvolge un cristallo di ghiaccio. “ Padre, ce l’ho fatta! Ci sono riuscita! “. fa, ingenuamente entusiasta la piccola e credendo con altrettanta ingenuità che finalmente suo padre mostrerà un qualunque segno di aver apprezzato il suo sforzo. Che le farà anche solo un sorriso o che le dirà che è stata brava, ma così non è: quegli occhi del colore simile ad un oceano in tempesta la fissano gelidamente, suo padre non proferisce parola per qualche interminabile istante. La piccola si volge verso di lui, mantenendo il suo potere attivo quanto più può: non le piacerebbe far arrabbiare suo padre o deluderlo, mostrandosi debole ed arrendendosi subito. Ma è altrettanto vero che mantenere attivo un potere di tale portata è proibitivo, specialmente per una bimba di soli nove anni. “ Padre? “. Mormora poi la bruna, vedendo che suo padre ancora non proferisce parola. Colui che si rivela essere Kazuma Baskerville, terzo Re di Sabrie e custode del potere del ghiaccio, fissa per un po' di tempo la figlia che, di rimando, prende quello sguardo come un’intimazione a non far disciogliere il cristallo, a non disattivare il proprio potere seppur questo la stia indebolendo notevolmente. Finalmente l’eterno giovane dalla chioma mogano si decide a prendere parola ma, forse, sarebbe stato meglio non lo avesse fatto.

“ E questo tu lo chiami potere? “. Sibila gelidamente, distruggendo con il solo sguardo quel cristallo di ghiaccio e guardando la figlia con il gelo negli occhi. “ Ci vuole ben altro per poter dire di saper padroneggiare il potere del ghiaccio “. Commenta sempre con quel tono, mentre la bimba trattiene le lacrime: perché, pensa? Era convinta che, almeno questa volta suo padre avrebbe apprezzato il suo sforzo e che le avrebbe almeno sorriso, che l’avrebbe incoraggiata a fare di meglio. Ma no, nulla di ciò è avvenuto: l’ha guardata con la sua solita freddezza, l’ha implicitamente definita un’incapace. E questo, anche se non dovrebbe le fa male: anche se ormai dovrebbe essere abituata, le fa male ogni volta che suo padre le rivolge quello sguardo gelido e privo d’amore, le fa male ogni volta vedere quella coltre di ghiaccio sempre più spessa attorno al cuore del terzo Re, le fa sempre più male sapere che per lui, lei è e rimarrà sempre un’incapace. Beh pensa, non che a suo fratello maggiore sia andata meglio. Anzi: forse, a Kannon Baskerville le cose sono andate anche peggio che a lei.

 

Kazuma ritorna come se nulla fosse a sedersi su una panchina, stessa sulla quale si è seduto un giovane ragazzo di circa quattordici anni. Da prima il più giovane non pare accorgersi della presenza dell’altro, in seguito tuttavia non può farne a meno. Guarda per un istante colui che invece non lo degna nemmeno di uno sguardo, sembrando essere quasi circondato dallo steso ghiaccio che lui governa. Il suo sguardo mette il quattordicenne in soggezione per qualche momento, in seguito colui che si rivela essere Kannon Baskerville prende finalmente parola. “ Padre, sono sicuro di aver imparato a controllare il potere del ghiaccio meglio di mia sorella “. Sentenzia ad un certo punto: non ha potuto fare a meno di assistere alla scena di poco prima tra il padre e la sorella, provando una punta di sadica soddisfazione: se Faye continuerà a deludere loro padre, sarà sicuramente pià facile per lui prendere il suo posto come erede favorito. Ma la realtà è una sola: Kazuma Baskerville non prova amore per nessuno dei suoi figli. Li considera solamente strumenti per arrivare ad uno scopo e nulla più: a Faye rivolge si e no qualche gelida parola, mentre con Kannon…

 

Lo sguardo di ghiaccio di suo padre si posa sul maggiore degli eredi di Kazuma e Candela per qualche, interminabile istante. Per un secondo il ragazzino crede quasi che gli rivolgerà la parola, che gli dirà che è stato bravo, più bravo di sua sorella Faye. Ma tutto ciò che ottiene è uno sguardo puntato su di sé, uno sguardo che gli fa raggelare il sangue nelle vene tanta è la freddezza insita in esso. Ma non lo da a vedere: no. Non sarà così ingenuo come la sorella, che crede ancora che loro padre possa capire le loro paure ed insicurezze. No: lui si impegnerà a non deluderlo, a non mostrarsi debole o impaurito davanti a nulla. I loro sguardi si incontrano per un lungo, interminabile momento, poi il terzo Re torna a guardare davanti a sé dopo aver osservato con sprezzo il suo erede, o meglio: come non provasse assolutamente nulla per lui. No, si corregge Kannon: no, non è solo una sua impressione ma è dura realtà. Loro padre non ama niente e nessuno, ormai il ghiaccio di cui è signore ha coperto ed indurito anche il suo cuore, rendendolo di marmo ed insensibile. Dice di volere che i figli diventino i migliori, che superino i cugini in tutto e per tutto: questo è il solo motivo per cui li ha generati, dunque? Per una mera competizione con i fratelli, si chiede Kannon? Perché? Perché suo padre non lo degna neppure della sua parola o anche di una minima attenzione’ gli basterebbe un cenno, un sorriso. Ma nulla di ciò avviene, mentre un silenzio irreale continua a permanere tra padre e figlio e, poco più avanti, l’ingenua secondogenita continua ad osservare i due sperando che “ possano far pace “ e che finalmente, lei, il fratello ed i genitori, insieme al nuovo bimbo in arrivo possano formare una vera famiglia. Non sa ancora quanto si stia solamente illudendo.

   
 
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