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Autore: Little Firestar84    05/05/2021    8 recensioni
“Ryo, io non so cosa tu abbia fatto al Professore per farlo arrabbiare così, ma quel vecchio babbeo ti ha messo alle calcagna l’immigrazione, e se non ti inventi qualcosa subito…” La donna gli sbraitò contro a bassa voce, afferrandolo per il collo e dandogli una bella scrollata perché capisse la gravità della situazione.
Alla vigilia delle nozze di Sayuri, Ryo si scopre in difficoltà: qualcuno gli ha tirato un tiro mancino, dandogli un nome, una data di nasciata, ed un passaporto... non Giapponese. Con un piccolo burocrate alle calcagne, deciso a caricarlo sul primo aereo con destinazione Colombia, Ryo si vede costretto ad improvvisare un fidanzamento con una certa Giapponesina dai capelli rossi e gli occhi castani per evitare guai... Peccato che questa piccola bugia scateni guai ancora più grossi!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba, Umibozu/Falco
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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            Ryo era coricato nel futon per terra, mani incrociate dietro alla testa, quando Kaori, i loro ospiti profondamente addormentati, lo raggiuse nella camera da letto. Finse di dormire, ma come un gatto aprì leggermente un occhio, rubando un’occhiata allo slanciato corpo femminile, e quasi rimase secco nel momento in cui la vide sedersi sul letto per mettersi due gocce di profumo sui polsi.

Sì, il pigiama era a pois, come tanti altri suoi.

Sì, aveva i pantaloni lunghi, come la maggioranza dei capi da notte di Kaori, e non era certamente scollato; era una casacca, con le maniche corte, eppure…

Ryo digrignò i denti, trattenendosi dall’emettere un grugnito di disperazione mista ad un accecante desiderio, che diede la carica alle sue parti bassi con cui l’uomo prese ad avere una strenua battaglia mentale. Perché non poteva essere un pigiamone di pile o altro, cosa le era passato per la testa di indossare un delicato e sensuale capo di satin lucido, che, leggero come seta, le accarezzava l’epidermide, il rosa scuro che sembrava risonare con la pelle lattea della fanciulla, accarezzando ogni singola curva?

Il pomo di Adamo di Ryo prese a ballare nell’oscurità: aveva la netta impressione che sotto a quella sottile casacca Kaori non indossasse il reggiseno, e le sue mani ardevano dal bisogno urgente di scoprire se fosse davvero stato così, ma soprattutto di capire il perché: che avesse deciso di sedurlo, di compiere lei quel primo passo verso cui lui si stava rivelando ancora una volta riluttante ed impaurito? Voleva semplicemente stuzzicarlo, attizzare il suo desiderio per lei? Oppure, aveva scelto quel capo semplicemente perché temeva di incontrare la sorella od il futuro cognato magari in corridoio, e voleva sembrare la smaliziata fidanzatina innamorata col costante desiderio di far piacere, e piacere, al suo uomo?

Dio, aveva sempre saputo di non capire davvero a fondo le donne, che i loro animi erano un mistero per lui, ma con Kaori era sempre stato ancora più difficile, forse perché lui stesso era profondamente compromesso nei sentimenti che nutriva per lei.

“Starai mica guardando, eh?” Lei gli domandò, con tono di accusa, e Ryo fece cenno di no col capo, talmente velocemente che temeva avrebbe subito un colpo di frusta. “Meglio per te! Buonanotte!”

E così dicendo, la donna si coricò; ma la notte non fu semplice da passare per nessuno dei due…

 Kaori, che aveva indossato quel capo regalatole da Eriko con la speranza di smuovere qualcosa in Ryo, desiderava che lui trovasse il coraggio di abbattere quella barriera che si erano costruiti da soli, e la raggiungesse nel letto, facendola sua, ma al contempo si chiedeva cosa avrebbe significato, nel loro rapporto, se finalmente avessero avuto il coraggio di essere davvero sinceri l’uno con l’altra e avessero fatto l’amore in quel letto.

Ryo intanto lottava contro il desiderio di raggiungerla e sfiorarla, svegliarla con un sapiente tocco delle sue dita nei punti più erogeni del corpo di una donna, baciarla fino a che le loro bocche non si fossero consumate, e finalmente fare l’amore con lei, e capire che cosa fosse meglio, se il sogno o la realtà. Eppure, temeva la reazione della partner, che Kaori potesse sentirsi usata, che potesse credere che lo facesse per dare più credibilità a quella relazione o semplicemente per togliersi uno sfizio. La voleva, il desiderio di compiere una delle sue visite notturne era forte, quasi impellente, ma sapeva che con lei non si sarebbe potuto comportare come aveva fatto in passato con le altre. Doveva attenersi al suo piano - conquistarla, sedurla, mostrarle che poteva fidarsi di lui. E soprattutto, doveva trattenersi, almeno fino alla loro prima notte di nozze, poi le avrebbe detto la verità, le avrebbe aperto fino in fondo il suo cuore e solo allora, se lei avesse deciso di fargli dono della sua purezza, della sua castità, si sarebbe arreso all’istinto e al desiderio, e avrebbe accettato di consumare il loro rapporto.

Se l’avesse sfiorata adesso, se l’avesse tenuta tra le braccia nel suo letto, permettendo alla bella Kaori di accoccolarsi contro il torace nudo,  non avrebbero mai potuto dormire, e lui avrebbe finito col prenderla selvaggiamente e lei glielo avrebbe permesso… forse c’erano ancora profondità del cuore di quella donna che faticava a comprendere – o forse accettare – ma Ryo sapeva che erano entrambi ancora profondamente turbati da quel bacio che avevano immaginato casto  e leggero, ma che aveva spalancato loro le porte dell’inferno con quel calore passionale che aveva sprigionato, avvolgendoli nelle fiamme della lussuria che avevano sfiorato i loro esseri.

L’ardente desiderio che bruciava loro dentro, unito alle voci divertite provenienti dalla strada sottostante e dalle luci al neon che filtravano dalle veneziane, ed i rispettivi respiri, di cui erano entrambi molto, troppo consapevoli, non permisero loro di trovare riposo quella notte. Appena suonata la sveglia, Kaori saltò giù dal letto come una molla, praticamente correndo fuori dalla stanza a gambe levate, e Ryo sospirò, quasi sollevato: finalmente poteva rilassarsi un attimo. Sorrise mentre prese a tamburellare con le dita sullo stomaco, permettendo al suo amichetto di, finalmente, palesare la propria prorompente presenza, mentre con faccia da ebete pervertito il proprietario di tanta virilità si cullava in piccanti fantasie in cui ricreava la notte precedente in versione decisamente erotica ed a luci rosse.

 Solo una buona mezz’ora dopo si palesò in cucina, e nonostante quelle fantasticherie faticava a rimanere sveglio, disabituato a quegli orari. Sia lui che Kaori si trascinavano  per casa quasi come cadaveri, occhi gonfi, occhiaie profonde, quasi affogando nel caffè nella speranza di placare quella molesta sonnolenza, incapaci di trattenere a lungo lo sguardo dell’altro, le gote arrossate e gli occhi sfuggenti, i cuori palpitanti mentre passavano il tempo a rubarsi occhiate furtive per saggiare l’uno la reazione dell’altra, chiedendosi come sarebbe stato baciarsi di nuovo, ma provare a farlo per davvero, da soli, solo perché andava loro di farlo, e non perché amici impiccioni fischiavano loro alle spalle.

Ma nessuno dei due aveva il coraggio di allungare la mano a sfiorare quella dell’altro, né erano tanto arditi da lanciarsi in ardenti abbracci che funzionassero da preludio a ben più peccaminose e gustose situazioni, entrambi titubanti e temendo lei il rifiuto o una reazione sfrontata, lui la sua capacità di trattenere il suo ardente desiderio. Due ragazzini innamorati alla prima cotta: ecco come si comportavano, entrambi incerti riguardo a quelle sensazioni, nuove per entrambi, nonostante Ryo fosse ben più grande di lei.

“Oh eccola qui la mia sorellina ed il mio futuro cognato!” Sayuri cinguetto, bella sveglia e pimpante di prima mattina, nonostante non avesse ancora toccato una sola goccia di caffè; dietro di lei il fidanzato si trascinava, sguardo cadaverico, occhiaie talmente profonde da toccare terra, sbadigliando malamente senza coprirsi la bocca, bellamente mostrando le sue tonsille ai presenti. “Peter, vergognati! Cosa penserà la mia famiglia di te!” la donna lo redarguì, in un modo così simile a quello che aveva usato anni prima quando aveva incontrato Ryo che lo sweeper fu mosso a pietà verso quel povero Cristo che stava compiendo l’estremo sacrificio di sposare quella donna dal carattere così forte e deciso e dai modi di comandante di brigata.

“Penseranno che io se dormo in un letto diverso dal mio passo la notte in bianco, ecco cosa pensano! Noi uomini siamo creature abitudinarie e ci piace il comfort!” L’uomo borbottò mentre si versò una tazza di caffè nero fumante, bello amaro. “E scommetto che Ryo la pensa come me, non è vero amico mio?”

Il giornalista terminò la farse dando una sonora pacca sulla spalla a Ryo, a cui andò di traverso il biscotto che stava spiluccando, causandogli un colpo di tosse ed un leggero senso di soffocamento. Guardò l’americano ridere sguaiatamente, sospirando. Lo invidiava. Stanco morto, eppure aveva voglia di ridere e scherzare. Lui non ne aveva la benché minima voglia, e a malapena si trattenne dal dargli una piccata rispostaccia del tipo Quando dormi con un occhio aperto nel bel mezzo di una guerra, anche una pietra ti è comoda per dormire, quindi Ryo finse di sorridere- anche se la sua espressione parve più un ringhio – e mugugnò un “Già” a denti stretti.

La coppietta di innamorati non afferrò il suo sarcasmo.

“Oh, come siete carini insieme… scommetto che avete passato la nottata a farvi le coccole…. Oh, com’è bello essere giovani ed innamorati ed in quella fase dell’amore in cui non si riesce a tenere le mani a posto! Ti ricordi com’eravamo noi i primi tempi, tesoruccio?” Sayuri continuò, con sguardo sognante, mentre Ryo e Kaori la guardavano scettici: potevano capire aver ingannato il tipo dell’immigrazione, ma Sayuri, premio Pulitzer per il giornalismo investigativo… com’era possibile che una donna così intelligente si fosse lasciata incantare da due paroline dolci ed un bacio? Davvero non lo capivano. “L’ho sempre saputo che prima o poi Ryo avrebbe messo la testa a posto e avrebbe fatto di te una donna onesta e anzi, a questo proposito, avrei pensato che…”

Qualsiasi cosa volesse dire, la donna non poté finire la frase che il campanello suonò; Ryo grugnì, prevedendo rogne: negli ultimi giorni era giunto alla conclusione che tutte le volte che qualcuno bussava o suonava alla sua porta, arrivavano i guai.

Ed infatti, quando andò ad aprire la porta, Kaori si trovò davanti l’agente Shinsato, tutto pimpante e con un ghigno malefico, neanche fosse stato certo di averli colti in castagna.

“Signorina Makimura, buongiorno!” esclamò lui, accarezzando sensuale e malevolo la sua ventiquattro ore che pareva di pelle di serpente, un connubio, con quelli occhietti da ratto malevolo delle fogne, che lo rendevano non dissimile da una creatura diabolica il cui primo compito e scopo ultimo nella vita era la distruzione della vita umana. 

Kaori ingoiò, rabbrividendo leggermente alla vista del burocrate. Quell’uomo, la cui arma era la penna ed un timbro ufficiale, in qualche modo la terrorizzava più dei decerebrati armati di bazooka e armi automatiche con cui negli anni si erano trovati ad avere a che fare.

“Si-signor Shinsato!” la donna balbettò, quasi fosse incapace di dire altro. Senza attendere oltre, l’uomo si accomodò nell’ampio appartamento, sistemandosi tronfio la cravatta, pregustando lo scatto di carriera che sgamare quei due gli avrebbe garantito. Vedendo Sayuri ed il compagno, si mise davanti a loro, impettito, squadrandoli dall’alto in basso con sinistra curiosità.

“Sayuri, la famosa sorella, e lei invece deve essere il signore… Day, giusto? “ sorrise crudele, come la strega cattiva delle favole, sistemandosi i polsini inamidati della camicia immacolata. “Permettetemi di presentarmi: sono Abe Shinsato, sono l’ufficiale dell’immigrazione a cui il caso del Signor Saeba è stato affidato.”

“Immigrazione?” Sayuri domandò, sbattendo le lunghe ciglia di quegli occhioni color nocciola identici a quelli della sorella minore. “Ryo non è Giapponese?”

“Il signor Saeba,” Shinsato continuò, sistemandosi stavolta gli occhialini, che brillarono colpiti dalla luce del sole di tarda estate. “Tecnicamente è colombiano, e nonostante sia di padre Giapponese, risultando nato all’estero, non avendo mai richiesto la naturalizzazione, è un cittadino straniero, quindi di competenza del mio dipartimento.”

Peter alzò un sopracciglio, stranamente interessato, il suo istinto di segugio dedito agli scoop sentiva che nell’aria c’era qualcosa di appetitoso; Sayuri invece sbatté di nuovo quelle ciglia lunghe, anche se stavolta stava fissando Ryo. Shinsato invece guardava Kaori, quasi a ricordarle che era ancora in tempo a dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità, ed ammettere che quel matrimonio non era null’altro che una messa in scena.

“Sì, e ho pensato che potrei passare la giornata con i signori, capire come vivono, approfondire la mia…” fece schioccare la lingua contro il palato, osservando, viscido, la giovane dai capelli rossi. “conoscenza di questa deliziosa coppietta di innamorati.”

“Sì, ha ragione, Ryo e mia sorella sono davvero adorabili insieme… e glielo dice una persona che li conosce da anni! Sapere che finalmente sono stati capaci di vincere la loro timidezza e ammettere il loro amore reciproco mi riempie il cuore di gioia!” Sayuri eruppe, mani incrociate davanti al cuore, occhi socchiusi che piangevano lacrime di gioia.

 Kaori la guardò, il cuore che le si spezzava nel petto: per quanto il suo amore per Ryo fosse reale, e sapesse quanto lui anche fosse affezionato a lei, le basi su cui stavano costruendo le imminenti nozze erano fasulle, forse, non fosse successo quel patatrac, non avrebbero mai e poi mai preso in considerazione l’idea di ufficializzare quel loro peculiare rapporto, trovare quel punto di partenza di cui Miki aveva parlato alle sue nozze.

Sayuri era convinta che ci fosse l’amore alla base di quel matrimonio, ed era felice ed eccitata per la sua sorellina…  ma loro le stavano mentendo. Si sentì orribile, ed per un attimo la folle e malsana idea di dire la verità le balenò per la mente, ma  poi incontrò lo sguardo di Ryo, enigmatico ed indecifrabile come sempre.

Se avesse detto la verità, forse sarebbe stata perdonata, forse non sarebbe finita in galera… ma lo avrebbe perso. Lei, come tutte le persone che si fidavano di lui, che si affidavano allo sweeper per trovare sicurezza e giustizia.

Semplicemente, non poteva farlo.

“Beh, non so Ryo cosa abbia intenzione di fare, ma io ho promesso a mia sorella di accompagnarla al tempio di Hanazono a parlare col sacerdote, per mettere a punto gli ultimi dettagli della cerimonia di domani!.”  Disse, e a sentire questo, Sayuri  prese per mano la sorella, e le sorrise.

“In realtà, Peter ed io saremmo felici se anche Ryo venisse con noi. Stanotte ne abbiamo parlato, e, ecco, noi…” la donna arrossì, timida, così simile a Kaori che allo sweeper scappò un sorriso dolce-amaro. “Avevamo pensato di chiedere al sacerdote se…. Se per lui fosse un problema sposare due coppie invece di una!”

“CO-COSA?” fu ciò che uscì da tre bocche- quella di Kaori, di Ryo e di Shinsato. Non c’era alcun bisogno di chiedere chi fosse l’altra coppia: era chiaro a tutti che Sayuri voleva condividere le nozze con la sua dolce sorellina minore ed il suo innamorato…

“Ma… ma domani è così presto!” Lo sweeper provò a dire, sudando freddo, occhi sgranati fissi su Kaori le cui gambe stavano per cedere per la tensione. “E poi, tua sorella è così romantica, Sayuri, vorrà scegliere il vestito perfetto, organizzare tutto per bene, con le amiche e…”

“E sua sorella maggiore!” Sayuri sbottò, battendo i piedi per terra, bambina petulante, le guance gonfie mentre con sguardo truce sfidava Ryo a darle torto. Si voltò verso la sorella, le mani ancora nelle sue, guadandola con gli occhi lucidi di lacrime che non si faceva troppi problemi a versare. “Kaori, io oggi sono qui, ma chissà cosa accadrà nel futuro! Potrei dover partire per un lungo viaggio, oppure potrei rimanere incinta e non poter raggiungerti nel giorno più bello della tua vita. Ti scongiuro sorella cara, tentare non costa nulla… e poi, la tua amica Eriko ieri sera mi ha detto che sono anni che tiene da parte per te due vestiti da sposa, uno occidentale ed un bellissimo Shiromoku* ricamato con fili di seta!”

[*Lo Shiromoku è l’abito tradizionale da sposa del rito Shintoista nella cultura Giapponese. Si tratta di un kimono bianco, ricamato con motivi (floreali o rondini) anch’essi bianchi, accompagnato da un capellino di carta di riso oppure da un cappuccio rigido di seta. Il bianco rappresenta la purezza della sposa, la verginità, ma secondo le tradizioni più antiche, rappresentava anche l’idea che la sposa prendesse, nel matrimonio, i “colori” della famiglia del consorte, i suoi usi e costumi.]

Kaori guardò Ryo, chiedendogli cosa dovesse fare.

Ryo guardò Shinsato, chiedendosi cosa passasse per la testa di quel burocrate bacucco.

Shinsato guardava tutti loro, pensando a dove avrebbe trascorso le prossime ferie ora che stava per avere la beneamata promozione grazie a quella banda di imbecilli. Giappone o estero? I Caraibi, magari? O forse l’Europa: aveva sempre desiderato prendere il sole spaparanzato sulle spiagge di quella continente, e la Spagna non era male, specie le isole… o magari avrebbe atteso il Carnevale e se la sarebbe spassata a Rio de Janeiro, dividendosi tra spiagge, strade, locali e fascinose donnine coperte da poco o nulla.

Ryo guardò Kaori, e nel medesimo istante fecero entrambi un flebile cenno col capo, mantenendo, fermi e decisi, il cuore in gola, l’uno lo sguardo dell’altra, mente Shinsato stava per scoppiare a ridere dalla soddisfazione.

Non lo avrebbero mai fatto. Non avrebbero osato tanto!

Si stavano per tradire, lui li avrebbe scoperti e la sua vita sarebbe finalmente cambiata in meglio!

“Bene,” borbottò l’uomo. “Allora, sarò clemente, dato che c’era l’intento della truffa ma la truffa vera e propria non è avvenuta penso proprio che potrei...”

“Noi… ne saremmo molto onorati, Sayuri.” Kaori disse, parlando sopra il burocrate da quattro soldi, a cui Ryo mandò un’occhiataccia tronfia, gongolante e trionfante. “Sì, accettiamo!”

“CO-CO-COSA????” Il burocrate urlò, piagnucolando mentre cadeva a terra, in ginocchio, ed alzava le mani verso il cielo, come a supplicare un miracolo.

“Beh, signor Shinsato, se proprio vuole passare la giornata con noi…” Con sguardo soddisfatto, Ryo si avvicinò a Kaori, e  mise una mano intorno alle spalle di quella che ora era, a tutti gli effetti, la sua fidanzata e futura moglie. Una mano in tasca, si voltò verso il piccolo burocrate dagli occhi di topo. “Credo proprio che dovrà sopportarci mentre organizziamo il nostro matrimonio! Spero che le piaccia il tempio, perché è lì che siamo diretti!” 

 

“Non saprei, è alquanto curiosa come cosa…” il sacerdote, inginocchiato a terra sul parquet, si portò una mano sotto al mento, e prese a pensare mentre Sayuri lo guardava con occhi luccicanti pieni di speranza- era una manipolatrice nata quella donna, Ryo e Peter lo dovevano ammettere - e Shinsato se ne stava leggermente in disparte, anche lui inginocchiato, ma digrignando i denti come un cane rabbioso a cui era appena sfuggita la sua beneamata preda - trovava quello sviluppo alquanto deprecabile, soprattutto al fine del suo avanzamento di carriera.

Il gruppo fissò il sacerdote - vestito in abiti civili, che lo facevano sembrare più giovane della sua età, e trasmettevano un senso di spensieratezza e vicinanza - con una certa insistenza ed apprensione. Ryo e Kaori, seduti l’uno accanto all’altra, si stringevano la mano con forza, e sembrava quasi che la giovane donna avesse paura a lasciare andare quella dell’uomo; certo, se anche il sacerdote non avesse accettato quella curiosa richiesta avrebbero potuto benissimo andare la settimana dopo in comune e sposarsi, ma avevano la netta sensazione che anche solo il più piccolo ritardo avrebbe messo sul chi va là quel piccolo burocrate.

“E gli invitati non cambierebbero? Sarebbero gli stessi? Non sarebbe consono accomodare troppe persone, sapete, la tradizione del amtrimonio Shintoista richiede pochi invitati, e normalmente si tratterebbe della famiglia…” Il religioso, serio ma affabile, domandò, braccia incrociate, fissando le future spose. Sayuri gli aveva brevemente esposto la questione, spiegato che temeva che le sarebbe stato complicato raggiungere la sorella quando fosse giunto il momento. Inoltre, lei aveva solo Kaori al mondo, e quel matrimonio era stata l’occasione per far incontrare le due famiglie di Kaori, quella biologica e quella putativa. Un’unica cerimonia sarebbe solo servita a consolidare maggiormente il legame tra sorelle.

“Naturalmente, ricevereste offerte anche da parte nostra,” Ryo si premurò di dire, facendo un leggero inchino verso l’uomo. Non moriva dalla voglia di sposarsi con un rito pseudo-religioso, lui non era mai stato esattamente credente; non giurava che non ci potesse essere nulla dopo la morte, ma a lui cambiava comunque poco: il nulla o l’inferno, c’era qualche differenza? Ne dubitava. Ma, conosceva Kaori - la conosceva davvero. Cresciuta in un ambiente cinico, tra criminalità e violenza e morte, aveva saputo mantenere un cuore puro e romantico.

Desiderava arrivare pura alle nozze. E desiderava che quelle nozze avvenissero nel tempio che aveva frequentato fin da ragazzina, mentre lei indossava l’abito bianco tradizionale.

Lei, in virtù dell’amore e dell’affetto che nutriva per lui, si stava sacrificando, velocizzando quelle nozze che forse sarebbero comunque arrivate, o forse no. Fatto stava che Ryo sapeva che stava stravolgendo i piani della giovane, e che quindi, darle quello che desiderava era il minimo. Avrebbe svuotato il suo conto in banca, dato fondo alle risorse che teneva per i tempi bui, nascoste nel materasso, ma le avrebbe dato quel matrimonio, costasse quel che costasse.

“Siete sicuri di riuscire ad organizzare tutto in tempo per domani, figliolo?” l’uomo chiese, guardando serio Ryo, che col sorriso sulle labbra fece segno di sì col capo, eccitato, mentre gli occhi di Kaori e Sayuri, la cui somiglianza diventava giorno dopo giorno più evidente, erano velati di lacrime di gioia a quella romantica prospettiva. “E così sia! Ci vediamo domani mattina qui, tutti insieme, per le vostre nozze! Ditemi, sapete già cosa fare?”

Sayuri coprì la mano della sorella con la sua, sorridente. “Non si preoccupi, ci penseremo Peter ed io ad istruire a dovere questi due piccioncini!”

Dietro di loro, quel piccolo burocrate da strapazzo si stava rodendo il fegato per la rabbia: se non avesse fatto qualcosa, quelle galline dalle uova d’oro gli sarebbero scappate… e lui non aveva la benché minima intenzione di fallire per la terza volta!

   
 
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