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Autore: ChrisAndreini    06/05/2021    3 recensioni
Leonardo non è mai stato un tipo molto ambizioso. Certo, ha i suoi sogni e le sue speranze e le sue passioni, ma di certo non ha mai pensato che un giorno sarebbe finito in un universo parallelo a lottare per salvarsi la vita in mezzo a principi, cavalieri, spie di città nemiche e disapprovazione dei nobili e paesani.
Ma oh, uno deve sopravvivere come può, e se diventare il cuoco reale potrà allungargli la vita di qualche giorno, vale la pena ricevere occhiatacce.
Dopotutto, la via più veloce per il cuore di qualcuno passa per il suo stomaco, giusto?
Non che Leonardo, dichiaratamente omosessuale, abbia intenzione di fare stragi di cuore, sia mai!
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
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Perché mi fai questo, camion-senpai?!

Leonardo non sapeva se fosse il sangue alla testa, il dolore alla gamba, o la stanchezza che provava nel cercare di mantenersi in un certo equilibrio senza che il suo corpo andasse da una parte all’altra facendogli venire il mal di mare, ma iniziava davvero a pensare che sarebbe morto di lì a poco.

Beh, teoricamente non poteva troppo lamentarsi, visto lo stato delle cose, ma se avesse potuto scegliere il modo di morire sarebbe stato decisamente diverso da una morte lenta e dolorosa appeso per il piede come un pignatta pronta ad essere massacrata da un momento all’altro da qualche vagabondo armato di bastone, o dai cani famelici.

Bisognava dire che non era stato molto furbo da parte sua finire in una trappola, ma che ne poteva sapere lui, che in quella foresta in cui non era mai stato, in quel luogo particolare tra un albero e un altro, in quel periodo storico, ci sarebbero state delle trappole del genere!

Forse poteva chiedere aiuto?

Dubitava che chiunque avesse teso una trappola del genere fosse una persona amichevole.

Ma forse gli avrebbe dato una morte più rapida.

Il sangue alla testa iniziava a dargli davvero fastidio.

-Heilà! C’è nessuno? Gradirei morire in fretta, grazie!- urlò al nulla, forse non abbastanza forte da attirare l’attenzione a grandi distanze, ma era in una scomoda posizione.

Sfido voi ad usare il diaframma appesi a testa in giù per una gamba sola.

E Leonardo lo sapeva usare bene il diaframma! 

Tre anni di coro, gente!

Dato che al suo grido di aiuto avevano risposto soltanto alcuni uccelli che si erano librati in volo, Leonardo provò ad optare per qualcosa di meglio.

Cercò di ricapitolare come era finito in quella situazione.

In realtà la giornata era partita come ogni altra.

Si era svegliato tardi dopo aver rimandato la sveglia tre volte, si era lavato e vestito in tutta fretta, aveva cucinato dei pancakes per sua madre e sua sorella con l’impasto preparato la sera prima, e ne aveva preso uno fumante riempito di nutella per prepararsi alla giornata in università.

Da lì le cose iniziavano ad essere un po’ confuse, dato che quando prendeva i mezzi, con le cuffie nelle orecchie, tendeva ad andare molto in automatico.

Allora, aveva preso la metro, poi un autobus, si era alzato a metà percorso per far sedere un’anziana signora che si era incavolata a morte perché non era anziana manco per niente quando, lasciatelo dire signora, più di sessant’anni li dimostra, e Leo stava cercando solo di essere gentile.

Poi… poi niente, era uscito dall’autobus insultando mentalmente tra sé l’anziana signora, e…

Oh… giusto!

Probabilmente gli insulti mentali gli avevano portato un karma negativo, perché dopo aver guardato a destra e sinistra prima di attraversare… okay, dopo non aver guardato a destra e sinistra prima di attraversare, dato che era distratto, e aveva appena notato la sua migliore amica dall’altra parte della strada… insomma, aveva attraversato senza controllare un tubo, ed era stato investito da un camion.

…forse.

In realtà Leonardo non ne era certo.

Ricordava lo shock nel vedere il camion arrivargli davanti, le ginocchia di gelatina, e il suono del clacson. Forse anche l’urlo di qualcuno.

Poi si era sentito mancare la terra sotto i piedi, letteralmente.

Ed era caduto su un prato verde, in mezzo agli alberi e alle foglie.

E neanche il tempo di capire esattamente cosa diavolo fosse successo, che ecco che era finito in una trappola mentre si guardava intorno cercando di capire dove fosse.

…a questo punto meglio morire con una veloce botta e in un incidente.

Certo, era cliché, ma almeno era veloce.

Un colpo netto, morte, e fine della storia.

Così era una sofferenza inutile.

Appeso come un salame e troppo debole di addominali per provare a liberarsi con la forza del proprio debole corpo.

Se fosse riuscito a sopravvivere sarebbe dovuto andare dal suo vecchio insegnante di ginnastica delle superiori e ammettere nella vergogna che sì, okay, aveva ragione, gli addominali servono. 

Purtroppo non credeva che sarebbe riuscito a uscire da quella situazione, quindi l’umiliazione poteva aspettare.

…insieme a lui, perché al momento stava aspettando.

E certo, era un piacere che la morte si faceva attendere tanto, come il film di James Bond, ma Leo odiava aspettare qualsiasi cosa.

-Ohhh! Tizi che hanno messo qui la trappola! Venite a finire il lavoro? L’attesa mi snerva!- provò di nuovo ad urlare, sperando che qualcun altro lo notasse. Probabilmente nel giro di poco sarebbe svenuto, quindi era meglio provarci ancora una volta.

Cavolo, meglio investiti da un camion tutta la vita!

A meno che… forse era stato effettivamente investito da un camion, ed era finito in un universo parallelo? Tipo nei manhwa isekai che leggeva sempre Giada? Quelli dove la giovane donna coreana presa dal lavoro, di solito orfana, e con abilità intellettive pazzesche veniva investita da truck-kun o cadeva in fiume-sama e finiva in un universo alternativo, spesso di un libro fantasy romantico e medievaleggiante, e finiva irrimediabilmente per attirare l’attenzione di metà della popolazione maschile di suddetto universo ma sposava il principe?

…nah! Il sangue alla testa lo stava facendo impazzire.

Perché era impossibile che camion-senpai l’avesse graziato di tale potere.

Punto primo: Leonardo era un uomo, e di solito queste fortune capitavano alle donne;

Punto secondo: Leonardo era molto omosessuale, quindi se anche fosse finito in quegli universi dove al contrario è l’uomo a isekaizzarsi e le donne sono mezze svestite e pronte a cadere ai suoi piedi, non gli avrebbe fatto alcun effetto.

Punto terzo: Era italiano, era super ordinario, e aveva una famiglia che amava, quindi col cavolo che voleva finire in un altro universo! Soprattutto un universo medievale o rinascimentale dove se scoprivano che era omosessuale l’avrebbero bruciato sul rogo o condannato a torture da inquisizione spagnola tipo la sega, o la culla di Giuda, o la tortura del topo o…

-Ripensandoci, meglio morire qui che venire torturati, quindi lasciatemi appeso e se non vi crea troppo disturbo, chiamereste un animale che mi sbrani immediatamente?- ormai Leo parlava a vanvera, consapevole che nessuno tanto era abbastanza vicino da ascoltarlo, ma, per fortuna, o sfortuna, proprio in quel momento sentì il rumore di foglie calpestate, e alberi che si spostavano.

-Ah, non fa niente, un animale selvaggio sta venendo da me- ridacchiò tra sé, ormai rosso come un pomodoro per il sangue alla testa e incurante di qualsiasi cosa sarebbe successa da lì a pochi minuti.

Si rese presto conto che però non era un animale selvaggio ad averlo raggiunto.

E lo capì grazie a straordinarie doti deduttive degne di una eroina isekaizzata.

Ovvero notò con la coda dell’occhio una serie di figure in quelle che sembravano pesanti armature, e sentì parecchie voci confabulare tra loro a distanza.

Considerando che le eroine isekaizzate di solito erano idiote quando si trattava di capire i sentimenti della popolazione maschile nei loro riguardi, la metafora era effettivamente azzeccata.

-Oi! Voi! Mi aiutate per favore?- Leonardo cercò di spostarsi abbastanza da guardare le figure faccia a faccia, dato che gli stavano momentaneamente dando le spalle, ma ottenne solo di iniziare a girare su sé stesso, e finì nuovamente di spalle.

-Tu, identificati!- uno dei figuri, il più alto e imponente, prese una spada e gliela puntò alla schiena.

-Wo! Che modi. Ho interrotto un gioco di ruolo particolarmente intenso? Scusate, ma potreste liberarmi prima? Sto qui da un secolo e non mi sento più nulla- Leonardo avrebbe voluto girarsi per guardare il tipo negli occhi… o nella fessura dell’elmo che portava, ma era meglio non fare movimenti inconsulti con una spada che, sebbene probabilmente finta, poteva comunque fargli del male.

-Prima identificati! Non possiamo fidarci di un forestiero, potresti essere una spia!- insistette l’uomo, deciso.

Quelli rimasti alle sue spalle iniziarono a confabulare tra di loro, esprimendo assenso.

Okay, sicuramente era un gioco di ruolo particolarmente intenso. Forse l’avevano preso per un giocatore messo lì apposta da una qualche squadra avversaria.

Meglio chiarire il malinteso prima di finire in prima pagina per un tragico incidente durante un roleplay che avrebbe sicuramente infiammato tutti quelli che erano contrari alla misera espressione di una passione particolare.

-Senti, hai frainteso, io…- iniziò a spiegarsi, provando a girarsi.

Ma sentì chiaramente qualcosa sulla schiena rompersi, e il poco che ancora rispondeva del suo corpo gli faceva parecchio male, quindi si interruppe, e impallidì.

Oh no! 

…non poteva essere vero, vero?

O quei tipi erano così fanatici da utilizzare spade vere, oppure era davvero…

Che situazione problematica.

-Cosa sta succedendo qui? Chi è stato a urlare?- prima che lo spadaccino pazzo potesse continuare a martoriarlo, e prima che Leo potesse cercare di inventarsi qualsiasi cosa per tirarsi fuori di lì, una nuova voce, autoritaria e fredda, raggiunse la scena del probabile futuro crimine.

Sembrava un tantino ragionevole, quindi, prima che lo spadaccino pazzo potesse dare la sua versione, ci pensò Leo a parlare per primo.

Col senno di poi, forse non era il caso di dare aria alla bocca senza sapere neanche dove fosse, ma era disperato, stanco, dolorante, sicuramente ferito, e troppo vicino alla morte per i suoi gusti.

-Sono stato io! Sono rimasto intrappolato, mi potresti liberare per favore?- chiese educatamente. Non poteva vedere chi avesse parlato, dato che era ancora di spalle, e non riusciva proprio a girare la testa, ma sperava fosse una persona a modo, gentile e a cui non bisognava dare del lei perché nella foga Leonardo se n’era proprio scordato.

-COME OSI PARLARE IN MANIERA COSÌ INFORMALE A SUA MAESTÀ IL PRINCIPE?!- tuonò lo spadaccino pazzo, premendo con più forza la spada sulla sua schiena, facendolo ritirare leggermente, per quanto glielo permettesse l’essere appeso a testa in giù da almeno dieci minuti.

…sì okay ma questa era sfiga!

Sfiga totale!

E onestamente la prima reazione di Leo a quello sclero sarebbe stato: 

“Non me ne frega un ciufolo se quello è il principe, l’imperatore o un dio magico, tanto sto per morire, quindi se volete che sia più educato liberatemi prima!”

Ma sapeva che questo atto di insubordinazione avrebbe firmato la sua condanna a morte, e sebbene stesse per morire in ogni caso, e una spadata avrebbe fatto finire tutto molto più in fretta, iniziava a sperare di poter uscire da quella situazione, quindi richiamò tutto il suo scarso autocontrollo e la sua eleganza.

-Perdonate i miei modi scortesi, ma sono altresì appeso a codesta trappola per creature pericolose da poco meno di dieci minuti orsono. Sarebbe così gentile da liberarmi di tali impedimenti fisici ottenendo così la mia sempiterna riconoscenza?- chiese, forse un po’ sbeffeggiando l’autorità, ma dai, ce la stava mettendo tutta per sembrare elegante nei confronti di un principe. Non aveva mai conosciuto un principe.

E poi, si dava del voi o del lei? Boh, l’importante era liberarsi da lì.

-COME OSI PRENDERE IN GIRO…- lo spadaccino pazzo evidentemente notò il tono poco serio, e ricominciò a sproloquiare e a pressarlo con la spada.

E prima che Leo potesse sbottare con un sonoro “Vabbè, ammazzatemi e basta, tanto ho capito l’andazzo”, il principe, o presunto tale, parlò.

-Effettivamente è poco galante da parte mia lasciare appeso un uomo finito nella mia trappola. Ma per curiosità, cosa ci facevate in questa foresta a quest’ora del mattino? Proprio nel territorio confinante con il regno vicino?- il suo tono era più gentile, a tratti sembrava quasi divertito, ma non cambiava la situazione di Leonardo, che restava appeso, e non era molto in grado di raccontare la storia della sua vita, soprattutto se non sapeva se codesta storia l’avrebbe condannato al rogo o a torture terribili.

-Non posso rispondere se muoio prima- disse quindi, cercando di guadagnare un po’ di tempo… o una coltellata finale.

-Impertinente piccolo…- cominciò ad insultarlo lo spadaccino. 

Sentì una risatina, che forse veniva dal principe, o da qualcun altro, ma che comunque lo zittì.

-Molto bene. Dubito che tu possa scappare in ogni caso. Chevel, liberalo- ordinò il principe, e prima che Leo potesse ringraziare, esultare, o chiedersi come sarebbe stato liberato e se sarebbe caduto sul morbido, sentì la pressione sulla sua gamba farsi meno forte, per un secondo non capì quale fosse il sotto e quale fosse il sopra.

E alla fine, dal fortissimo dolore al coccige, trovò risposta alla domanda.

-Ahi… sarebbe da denuncia un comportamento del genere- borbottò, molto tra sé, sperando che nessuno lo sentisse, ma bisognoso di esternare il proprio fastidio.

-Ed ora che sei libero, parla! Sei una spia?- lo spadaccino pazzo, o Chevel, come il principe l’aveva chiamato, gli puntò la spada alla gola, e Leo alzò le mani in segno di resa, fissandola preoccupato.

-Se lo fossi non credo che lo direi, non vi pare?- si lasciò sfuggire, incapace di pensare lucidamente.

Colpa del sangue alla testa, decisamente.

…ammetteva di essere anche lui un po’ idiota di suo in certe situazioni, ma in quel caso era soprattutto il sangue alla testa.

-È una domanda piuttosto semplice, in realtà. Se sei una spia ti rimandiamo da dove sei venuto a mani vuote, se non lo sei, sarai comunque libero di tornare a casa, quindi la tua risposta determina solo la tua destinazione- la voce del principe era calma e rassicurante, ma Leo conosceva quei trucchetti psicologici, e non ci sarebbe mai cascato.

Alzò la testa per sostenere lo sguardo del principe e… eh.

Wow, era un figo!

Insomma, rappresentava esattamente l’immagine standard di principe. 

Fisico possente, alto, pelle perfetta, occhi grigi come nuvole temporalesche e capelli biondi elegantemente pettinati.

Era l’unico a non portare l’elmo, e indossava abiti molto eleganti da ricami pregiati.

Dopo un paio di secondi di osservazione e un mentale apprezzamento, Leo si convinse di essere in un qualche libro fantasy, perché era impossibile che sulla terra, soprattutto dalle sue parti, esistesse qualcuno di così bello fisicamente.

E che qualcuno di così bello fisicamente partecipasse ai giochi di ruolo.

Ora, questa è una idea di Leo, che è sbagliata, quindi tutti voi che fanno giochi di ruolo, non siete brutti!

È solo per far capire che il principe al momento senza nome è un gran figo!

-Beh… se dicessi che non ho la più pallida idea di dove sono, quale sarebbe la mia destinazione?- siccome il tempo di risposta di Leo, necessario ad elaborare una strategia, era stato utilizzato malamente per l’osservazione del principe, alla fine il ragazzo optò per la verità, e la prima cosa che gli venne in mente.

Si disse poi che se fosse sopravvissuto avrebbe dovuto dare una priorità diversa al suo cervello che mettersi a catalogare ragazzi carini in una situazione di vita o di morte.

Il principe però non sembrava molto preoccupato di lui.

Gli si avvicinò, e si piegò per osservarlo meglio.

-Vostra maestà, stia attento! Non sappiamo cosa potrebbe nascondere sotto a quegli strani e rozzi abiti- lo mise in guardia Chevel, guardando storto Leo, che non lo degnò di un’occhiata, se non per assicurarsi che la sua spada fosse abbastanza lontana da non tagliargli inavvertitamente la giugulare, dato che si ostinava a puntargliela al collo.

Ma lo sapeva che il collo era il punto più pericoloso da colpire?!

…probabilmente lo sapeva, ecco perché lo minacciava proprio lì.

Uffa!

-Perché non cominci con il riferire da dove sei venuto, straniero?- chiese il principe, osservando i suoi vestiti, e la ferita sulla schiena.

In effetti la felpa, i jeans e le converse stonavano non poco con l’epoca in cui probabilmente era finito.

E per la prima volta era felice di non avere lo smartphone con sé, dato che gli era caduto nell’impatto… nel non impatto… insomma per colpa di quel cavolo di camion!

A proposito di camion… non poteva dire di venire da un altro universo, era la prima regola di ogni isekai che si rispettasse.

…forse.

Non che Leo fosse poi così esperto, dato che era la sua migliore amica quella davvero fanatica. Lui si limitava ad ascoltarla sclerare di tutti i libri che leggeva, e i webtoon, e i videogiochi.

Beh, sui videogiochi la seguiva anche lui, ma le storie etero tutte uguali non lo prendevano poi così tanto, doveva ammetterlo.

Almeno però aveva ottenuto conoscenze base da capire cosa gli fosse successo.

Sempre che fosse vero che era finito in un altra dimensione, ma era probabile.

E quindi, da dove veniva? Cosa poteva essere plausibile?

-Devo essere confuso dal sangue alla testa e dalla botta, perché non ricordo assolutamente nulla di me- asserì con convinzione, cercando di risultare convincente con lamenti e prendendosi la testa dolorante.

Alla fine non stava mentendo.

Era tutto un dolore.

Gli occhi del principe, che fino a quel momento erano stati comprensivi e gentili, si fecero improvvisamente burrascosi.

-Bene, se è così. Chevel, immobilizzalo. Al castello troveremo un modo di farti tornare la memoria- sebbene il suo tono fosse gentile, l’aspetto divenne improvvisamente molto intimidatorio, e Leo si pentì amaramente di aver richiesto aiuto.

A quest’ora poteva essere morto, e invece lo avrebbero torturato!

Tutto tranne la sega! E anche la culla di giuda! Quella era terrificante!

Ma perché era andato al museo dell’inquisizione durante la gita scolastica in Spagna dell’ultimo anno di liceo?! Aveva ancora gli incubi.

-Ti pentirai di non aver parlato subito- gli sussurrò Chevel all’orecchio, con malevolo divertimento.

-Mi sono già pentito, fidati- borbottò Leo, senza opporre resistenza perché sapeva già di non avere speranza di ribellarsi.

-Dary! Dary! Dove sei?! È successo qualcosa?!- una voce femminile poco distante attirò l’attenzione del gruppo di cavalieri, e proprio mentre Chevel finiva di immobilizzarlo, una ragazzina fece la sua comparsa da dietro un cespuglio.

-Dary! Eccoti! Wo! Chi è quel tipo?- chiese la nuova venuta, correndo incontro al principe.

Era vestita molto elegante, e aveva a sua volta lunghi capelli biondi e un fisico curvy che però pareva sano.

Il suo sorriso era brillante, e ad eccezione degli occhi, di un caldo nocciola, era la copia sputata, in piccolo e al femminile, del principe.

Sua sorella, evidentemente.

…un momento… sorella bionda e un po’ in carne di un principe biondo?

Forse aveva sentito una storia del genere da Giada.

…nah, non poteva essere quella, c’erano almeno sette o otto storie con principi biondi che avevano sorelle altrettanto bionde.

-Opal, ti ho detto di aspettarmi alla carrozza!- la riprese il fratello, allarmato, lanciando un’occhiata a Leo per assicurarsi che fosse legato e non potesse farle alcun male.

Non c’era pericolo, dato che Leo, nel suo metro e cinquantasei, era giusto un paio di centimetri più alto della principessina, ed era decisamente meno in carne.

Non che ci fosse niente di male, era solo un dato di fatto.

Leo era mingherlino di natura.

Sua nonna lo odiava per questo.

No, seriamente. Non aveva battuto ciglio al coming out, ma ancora gli rinfacciava con marcato fastidio l’unica volta in cui Leo aveva rifiutato il tris di polpettone perché stava per scoppiare.

Ah, le nonne. Che meraviglia!

Ma un secondo, non doveva pensare a sua nonna, ma alla situazione corrente.

Aveva già sentito il nome Opal, da qualche parte.

E anche quel Dary gli era leggermente familiare.

…forse.

Ma non ne era ancora sicuro.

-Ma ero preoccupata. Chi è quello?- insistette la principessa, nascondendosi dietro al fratello e guardando Leo come se fosse una bestia feroce.

Effettivamente dal modo in cui lo stavano trattando si sarebbe detto un animale, più che una persona, ma dubitava che la paura nello sguardo della principessina fosse a causa delle pessime condizioni in cui lo stavano trattando.

-Non è nessuno di preoccupante, Opal. Solo una spia finita in una delle nostre trappole. Ma lo abbiamo neutralizzato. Ci penserà Chevel- il principe rassicurò la sorella con qualche pacca sulla testa.

Il suo dualismo faceva venire a Leo più mal di testa di quanto già non avesse, ed era lì lì per lamentarsi e dire che non poteva essere una spia dato che non aveva davvero la più pallida idea di cosa avrebbe dovuto spiare, che la principessina gli diede finalmente l’informazione cruciale per avere un quadro parziale della situazione.

-Una spia di Valkrest? Stanno davvero mandando delle spie?-

Valkrest?

-Principe Daryan, abbiamo controllato i dintorni con attenzione, ma nessun’altra trappola è scattata. Il ragazzo è venuto da solo- una guardia appena sopraggiunta concluse l’informazione.

E finalmente Leo si ricordò doveva aveva già sentito quei nomi.

Principe Daryan e principessa Opal, del regno di Jediah, rivale del regno vicino di Valkrest.

Era finito dentro uno dei libri preferiti di Giada! Quello dove il principe si innamorava di una cameriera appena arrivata, che poi si scopriva essere una nobile sotto mentite spoglie! Leo non aveva prestato particolare attenzione ai dettagli della storia d’amore, ma ricordava una cosa, un particolare che avrebbe potuto salvarlo.

Il motivo per cui quella cameriera si distingueva da tutte le altre, oltre al fatto che era una protagonista, era il suo incredibile talento culinario. 

Talento che l’aveva dapprima avvicinata alla principessa, grande fan dei dolci, e poi al principe.

E se c’era una cosa che Leo sapeva fare bene, oltre a scavarsi la fossa da solo, era cucinare.

-Vostra maestà!- chiamò, entusiasta, nella speranza di salvarsi dalla tortura della sega.

-Opal, torna in carrozza- il principe incoraggiò la principessa a seguire una guardia, prima di rivolgersi a Leo

-Sentiamo un po’, ti è tornata la memoria?- lo incoraggiò a parlare, con sguardo di ghiaccio.

-Sono di Lumai, non di Valkrest! Credo che siamo a Jediah, giusto? E sono venuto qui per un motivo!- fece il punto della situazione per assicurarsi di non essersi sbagliato.

Il principe sollevò un sopracciglio, molto confuso dall’improvvisa vitalità del prigioniero, e dalla sua parlantina che non aveva alcun motivo di essere così sicura vista la posizione in cui era.

-Quale motivo?- chiese, curioso di quale cavolata si sarebbe inventato per risparmiarsi la tortura.

-Voglio diventare un cuoco nel vostro castello!- esclamò Leo con assoluta sicurezza.

Tutte le guardie si girarono di scatto a fissarlo, incredule.

Il principe lo guardò parecchio stranito, poi scoppiò a ridere.

-Questa è buona, Chevel, portalo nella carrozza dei prigionieri- incoraggiò lo spadaccino pazzo, che, anche lui ridacchiando, lo prese di peso come un sacco di patate e se lo caricò in spalla diretto chissà dove.

-Ehi, cos’è questa reazione? Sono un ottimo cuoco! Soprattutto i dolci! Dovreste provarli! Ridete perché sono un uomo? Cos’è sto sessismo?! Ehi, egregio signor principe, non stavo mentendo!- purtroppo le sue lamentele non vennero ascoltate da nessuno, e fu sbattuto dentro una carovana con spesse sbarre di ferro, legato come un salame, e molto lontano dall’essere salvo.

…aveva detto che uno dei suoi massimi talenti era scavarsi la fossa?

-Beh, ci rimettono loro, io cucino benissimo! Soprattutto i dolci!- si lamentò ad alta voce, pur consapevole che nessuno, lì intorno lo avrebbe ascoltato.

O almeno così credeva.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Allora… devo studiare perché questo semestre ho parecchi esami e sono indietro con lo studio;

…ho tipo cinque storie in corso tra cui due che cerco di aggiornare frequentemente;

…ho un record di storie cominciate e mai finite che sarà difficile per qualche altro scrittore di fanfiction battere; 

…mi sembra il momento perfetto per cominciare l’ennesima storia!

Ma che dire, questa idea mi ha colpito come un Leo ha colpito il terreno quando è stato liberato dalla trappola.

So persino come andrà avanti, e come andrà a finire, e alcuni colpi di scena.

Non che ce ne saranno tanti.

Non so quanti di voi sino familiari con il termine isekai, o con i webtoon che si trovano in giro dai titoli tipo “Sono stata reincarnata nella cattiva di un libro” o “Sono la cameriera del duca” o “Devo sedurre il padre del cattivo” eccetera. Insomma, sono super ossessionata da questo tipo di storie, ultimamente, ma noto una forte assenza di coppie omosessuali, e al massimo c’è la donna che si finge uomo e il male lead che si strugge perché è attratto da codesto uomo ma non è gay e bla bla bla.

Non che non apprezzi queste storie Mulan-style, eh, le adoro (e a proposito, consiglio il manhwa “I choose the emperor ending” perché è un po’ l’ispirazione per questa storia) ma voglio un po’ di vero struggimento omosessuale.

E una storia fantasy su cui non debba fare troppe ricerche.

Insomma, una cosa leggera, divertente, e non necessariamente verosimile.

Quindi se metà cast (femminile e maschile) si innamora di Leo, sarà una cosa normale.

Diciamo che tutti i cliché e i tropes di questo genere troveranno modo di finire in questa storia.

E sono anche felice che per una volta sto scrivendo un protagonista solo, dato che nelle ultime storie ho dai sei ai dodici protagonisti tra cui devo destreggiarmi ed è complesso alle volte.

Ci saranno sicuramente altri punti di vista, qui e lì, ma il fulcro sarà Leo, e per il momento adoro scrivere il suo punto di vista, spero piacerà anche a voi.

Insomma, è un’altra delle mie storielle scritte soprattutto per me ma che spero possano piacere anche ad altri. Sentitevi liberi di darmi un parere, o di ignorarla.

Sicuramente scriverò molto presto il secondo capitolo perché sono estremamente ispirata.

 

   
 
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