Serie TV > La casa di carta
Segui la storia  |       
Autore: Ivy001    08/05/2021    2 recensioni
Quando la felicità di una famiglia viene distrutta da un evento inaspettato e inspiegabile...qualcuno scompare, la Banda si riunisce
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bogotà, Nairobi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

NOTA DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti/e. Spero che la fanfiction vi stia piacendo. Ringrazio chi di voi la segue e l'apprezza. Ammetto che una recensione per rendermi cosciente che la storia piace o meno, mi farebbe molto piacere. Però sono contenta comunque che c'è gente che la legge ugualmente. Quindi non mi resta che augurarvi buona lettura con questo nuovo capitolo.

xoxo Ivy 

*************************************************

E’ mattino e il cinguettio degli uccellini risveglia Nairobi, la quale non solo apre gli occhi a un nuovo giorno, ma è chiamata ad affrontare, da lì in poi, l’assenza di sua figlia minore.

Stiracchiandosi, una volta in piedi, appura di trovarsi nella camera degli ospiti: ciò è la prova lampante che quanto accaduto la sera prima è reale e non frutto di un brutto sogno.

Nessuno correrà a salutarla per darle il buongiorno come di rito. Nessuno si getterà sul lettone per farsi spazio tra mamma e papà. Nessuno supplicherà Nairobi per un pezzo di pane e marmellata in più… nulla di tutto ciò accadrà, e Agata questo lo sa bene.

Alquanto stanca, viste le poche ore di sonno, si dirige verso la cameretta di Alba.

Nota che il letto è in perfette condizioni. Si reca allora da Sebastìan e la situazione è analoga.

Il panico non tarda a farsi sentire.

“Bambini dove siete?” – grida, mentre gira dentro casa con fare nervoso.

Raggiunge la cucina, accorgendosi che anche lì tutto è pulito e lucido come uno specchio.

“Che cazzo succede?” – esclama, incredula.

Terrorizzata, inizia a chiamare il marito.

“Bogotà!” – insiste più volte ed è allora che, finalmente, riceve risposta.

L’uomo è in veranda, con un sigaro tra le dita, mentre invia e-mail con il PC di Alba.

“Che cosa stai facendo qui fuori?  I bambini dove sono?”

“Buongiorno anche a te” – commenta lui, fissando lo schermo del computer con estrema serietà – “Sono da Tokyo. Lei ha voluto che andassero a fare colazione e ho acconsentito”

“Ah beh certo…io non conto nulla adesso? Non potevi informarmi prima?”

“E quando avrei dovuto? Mi hai praticamente sbattuto la porta in faccia e ti sei chiusa in camera senza voler vedere nessuno. Se fossi entrato per informarti, mi avresti rimproverato di non rispettare la tua privacy…” – replica il saldatore.

Nairobi non risponde a quello che è un vero e proprio attacco, cosciente che forse Bogotà non ha tutti i torti.

Così lascia stare la questione e torna dentro casa, intenta a fare una doccia veloce e uscire.

“Dove pensi di andare?” – domanda lui, mezz’ora dopo, guardandola indossare un giubbotto di pelle rossa.

“A cercare mia figlia! Non me ne sto sulla veranda a smanettare con il PC… io!” -  precisa lei.

“Adesso basta!” – a quel punto l’uomo non sopporta più di essere un oggetto contro cui scagliare frustrazioni – “Odiami quanto vuoi, trattami come se fossi uno straccio… ho capito che ti fa stare meglio agire in questo modo…ma non permetterti di insinuare che io non cerchi Ginevra!! Questo no, cazzo!”

“A me sembra che tu sia talmente rilassato da fumare un sigaro in piena tranquillità…”

Bogotà sa che da lì a pochi secondi la discussione sarebbe diventata una lite molto forte.

Si contiene, di nuovo. Poi decide di informare la donna di quanto sta per accadere.

“I Dalì verranno qui!”

“Cosa?” – quella confessione spiazza Nairobi che, pietrificata, ricorda i momenti vissuti all’interno della Banca di Spagna, durante i quali ha rischiato di morire – “Non possiamo permettere che si espongano l’ennesima volta , mandando a puttane la loro libertà!”

“Lo so, è stata Tokyo a contattare il Professore!”

“Adesso mi sentirà!” – arrabbiata, la Jimenez afferra le chiavi dell’auto e si dirige verso la porta d’uscita secondaria, che la collega direttamente al garage, dove è parcheggiato il mezzo.

Prima che la donna sale a bordo, Bogotà la segue e le dice – “Io ho voluto che partecipassero i miei sette figli”

E’ tale rivelazione a paralizzare totalmente Nairobi. La gitana fissa il marito, incredula. Comprende solo allora di avergli gettato addosso tanto fango e sputato veleno ingiustamente. Lui non solo si era messo al lavoro per reclutare aiuti, ma ha scelto tra questi i suoi eredi… il sangue del suo sangue , consapevole che è certamente pericoloso per dei giovani alle prime armi.

“Come pensi che possano cavarsela? Sono dei ragazzini”

“Non più. Lo erano dodici anni fa, quando raccontai a te e Denver della loro identità! Hanno coraggio da vendere, tutti! E saranno qui in serata”

“Di già?”

“Sì, hanno preso i biglietti aerei per raggiungere Perth il prima possibile. Non hanno esitato quando gli ho raccontato l’accaduto…sono l’aiuto di cui necessitiamo!”
Il capofamiglia conclude così il suo discorso, tornando in casa pronto ad allestire le camere per i suoi figlioli.

Spiazzata e al contempo preoccupata per quello che potrebbe accadere, Nairobi scende dal mezzo e abbandona l’idea di ricercare Ginevra senza alcun piano o tracce importanti su cui indagare.

A passo lento raggiunge il consorte, notandolo alle prese con un letto e delle lenzuola pulite.

“Cazzo!” – esclama poi, dopo essersi accorto di averle sistemate al contrario.

L’armeno sta per cedere al pianto…Nairobi ne è certa… e quando lo vede accasciarsi a terra, con le mani sul volto, capisce la sua sofferenza e se ne colpevolizza.

Lo raggiunge, creando imbarazzo in lui.

“Non eri andata…?”
“Ho cambiato idea! Ti aiuto qui” – così dicendo, mantenendo sempre e comunque un tono distaccato, la Jimenez prepara la camera in un battibaleno.

La mattinata trascorre tra silenzi e assensi.

Dopo aver informato la scuola di una brutta influenza di Ginevra, unica scusa plausibile per giustificarne la non presenza, Bogotà si pone davanti alla tv.

Il notiziario è diventato qualcosa d’inguardabile, viste le tante notizie di cronaca.

Stanco di quel bombardamento emotivo, opta per cambiare canale. Però è Nairobi a ordinargli di non farlo, perché qualcosa ha attirato la sua attenzione.

“Alza il volume” – dice e l’uomo non esita a farlo.

La piccola Beth è sparita nel nulla da una settimana. I genitori sono terrorizzati. Non sanno cosa pensare. La madre teme che sia un rapimento per chiedere un riscatto. Intanto, altre sparizioni pongono in allerta l’area di Perth. Che ci sia un maniaco in giro? La polizia indaga. Vi terremo aggiornati

L’idea di Ginevra tra le mani di un folle esaltato, rapitore di bambini, terrorizza i due coniugi che guardandosi , turbati, si convincono che l’idea di Tokyo sia stata quella giusta.

“Ti prego devi venire qui assolutamente!” – scrive Agata a Sergio, poco dopo.

E la risposta del Professore non tarda ad arrivare – “Saremo lì domani! I Dalì stanno tornando…vedrai che andrà tutto bene, non temere e non perdere la lucidità. Sarebbe solo peggio…anzi! Non devi permettere che il tuo matrimonio risenta di questa faccenda. Chiaro?”

Le parole di Marquina toccano Nairobi nel profondo. Con l’aria alquanto amareggiata, la gitana posa lo sguardo sul marito, alle prese con il suo sigaro.

“Non avevi smesso di fumare?” – chiede.

“In momenti di grande tensione non posso non farlo! mi sfogo così” – commenta il saldatore.

In quel momento la Jimenez percepisce in lui la stessa sua fragilità.

“Avrei dovuto rimanere a casa ieri!”  - dice, cambiando discorso all’improvviso.

“Che dici?” – domanda l’uomo, confuso.

“Sì, ho dato la colpa a te sapendo che sarebbe potuto accadere anche se a casa ci fossi stata solo io!”

“No, tu sei più attenta. Con te non sarebbero scappati in giardino per nascondersi…”

“Adesso che Ginevra è chissà dove e chissà con chi, e adesso che la tua idea di riunire la famiglia è ciò che serve, penso che possa essere utile anche a me chiamare qualcuno d’importante”

“Sei sicura? Ti senti pronta a questo?” – Bogotá ha inteso immediatamente le intenzioni di lei.

La gitana annuisce.

Afferra il cellulare regalatole dai complici del professore, divenuti ormai amici, i loro protettori.

Compone un numero e attende qualche secondo.

Il telefonino squilla quattro volte…attimi paragonabili a un’eterna attesa.

Poi una voce risponde.

“Pronto?”

“Axel,  sono la mamma! Ho bisogno di un favore”

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > La casa di carta / Vai alla pagina dell'autore: Ivy001