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Autore: RedelNord    09/05/2021    1 recensioni
Robert e Marco giocano a calcio nella stessa squadra, hanno vissuto grandi avventure insieme, ma la loro storia è destinata ad una brusca piega degli eventi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Grande partita oggi bro!” Robert diede un amichevole colpetto sulla nuca a Marco, che sorrise e confermò.
 
La stagione ormai era finita e quell’anno il Borussia Dortmund non aveva vinto nulla, quindi c’era amarezza, e la delusione di un’annata deludente, si aggiungeva al lutto per la partenza di Mario.
 
Oggi avevano vinto certo, ma ormai non serviva a nulla, distavano ben 19 punti dal Bayern, una quantità spropositata.
 
Ma per Marco, il problema più grande restava cosa ne sarebbe stato di Robert; si parlava di mercato, e lui gli aveva detto che se avesse potuto se ne sarebbe andato, quelle parole avevano fatto a Marco, più male di una rimonta subita ai minuti di recupero.
 
Lui aveva provato più volte a convincere il suo compagno di squadra a rimanere, ma Robert non era nato con il cuore giallonero, lui era un predestinato, e Marco lo sapeva, e avrebbe seguito la sua strada verso traguardi sempre nuovi, verso strade che avrebbero potuto garantirgli un accesso nell’olimpo dei grandi.
 
Marco infatti, dopo aver sentito quanto si vociferava di mercato, attorno al nome del suo numero 9, si era comportato in maniera più distaccata nei suoi confronti, e Robert lo aveva notato, sembrava ne soffrisse, ma era qualcosa che Marco voleva.
 
Lui avrebbe sofferto quando il suo amico se ne sarebbe andato, un po’ per ognuno giusto?
Poi però, quando Robert lo guardava, con i suoi occhi azzurri, e sembrava chiedersi come mai il suo amico si comportava così, Marco si sentiva morire dentro, poteva fare questo al suo compagno? Al suo amico? Al suo…
 
Dopo la partita con l’ Herta Berlino, negli spogliatoi, i due non si guardarono, o meglio lo fecero, ma non se ne accorsero, fu una cosa che notò Mats.
Ogni volta che Marco guardava Robert, lui guardava altrove, e viceversa, a tutti mancava la loro vivacità, la loro complicità.
Così, dopo aver fatto la doccia ed essersi cambiato, Mats, incrociò Robert all’uscita dagli spogliatoi.
Marco se n’era già andato e lui, rimaneva fermo a guardarlo andare via.
Mats diede una pacca amichevole sulla spalla di Robert: “dovresti parlargli.” Disse con sincerità.
 
Il giovane polacco scosse la testa: “guardalo. Non mi vuole neanche vedere.” Sul suo viso, un’espressione delusa, affranta in realtà.
“Be, qui siete un po’ osservati, vai a trovarlo e chiarite, credimi non posso sopportare di vedervi così.” Detto questo, Mats prese la via d’uscita, lasciando Robert a riflettere.
 
 
Qualche tempo dopo, una sera, il numero 9 del Borussia, si presentò a casa del suo amico, voleva davvero chiarire con lui, non voleva che la loro storia finisse, ma se proprio doveva finire era meglio, che lo facesse in una discussione faccia a faccia.
 
Robert suonò al campanello e attese…
 
Ci volle un po’ ma alla fine, la porta si aprì. Venne ad aprirgli un Marco dall’aria sconvolta, aveva due occhiaie ben visibili, un accenno di barba ed era trasandato.
Robert si preoccupò e il suo sorriso svanì: “cosa ti è successo?” Chiese preoccupato, mentre si appropinquava al suo amico; lui gli fece cenno di fermarsi: “cosa ci fai qui?” Chiese con voce bassa e rauca.
 
“Io volevo solo… Farti una sorpresa.” Rispose il polacco, che cercava di sembrare tranquillo. Il biondo gli fece cenno di entrare con la testa, poi richiuse la porta, quando il suo compagno fu in casa.
 
Robert seguì il suo amico fino in cucina, anche se non avrebbe avuto bisogno, conosceva casa sua, come le sue tasche.
 
Arrivato lì, capì il motivo della trasandatezza di Marco: sul tavolo erano aperte diverse bottiglie di Whisky, e un bicchiere era mezzo pieno, lo stesso bicchiere che il tedesco, si portò alla bocca e con un solo sorso fece sparire il suo contenuto nella sua gola.
 
“Marco, ma che stai facendo?” Il tono di Robert era preoccupato e ora guardava con apprensione il suo amico, mentre questi, sembrava non curarsi di nulla.
“Scusa… Robert, capita che le persone empatiche reagiscano a quanto accade attorno a loro.” Detto questo, il numero 11, si versò dell’altro Whisky nel bicchiere, ma non riuscì a berlo dato che il suo amico gli bloccò il braccio.
“È per il  mio trasferimento?” Chiese il polacco, che già conosceva la risposta, Marco sbuffò e si alzò, camminò un poco verso la finestra dando le spalle al suo amico.
 
“Marco, mi dispiace…”
“Ti dispiace!?” Ora il biondo, si era seriamente indispettito e si era voltato verso quello che un tempo aveva definito amico.
“Hai visto l’occasione di svignartela e l’hai colta al volo, non ti è mai importato niente della squadra, come non ti è mai importato niente di me!”
 
“Marco, sei ubriaco, hai le idee confuse…” Detto questo Robert provò ad avvicinarsi ma il suo amico lo bloccò con la mano tenendolo a distanza.
“No… Per la prima volta ho idee perfettamente chiare…” Ora delle lacrime iniziarono a palesarsi negli occhi del numero 11, mentre Robert sentiva il cuore straziarsi nel petto a vedere quello spettacolo.
 
“Dimmi è stato così facile…?”
“Quando ti hanno proposto di andare da loro… È stato così facile accettare? Non hai pensato neanche per un istante a m… Alla squadra?”
 
Robert si sentì colpito nel profondo… E poi, Marco stava per dire qualcos’altro, se n’era accorto, era come se avesse un non detto grande come la Germania da sputare fuori, ma si tratteneva dal dirlo, probabilmente perché gli avrebbe fatto crollare quel poco di autoprotezione che gli era rimasta.
 
“Marco, io qui non ho più niente da dare… Devo seguire la mia strada e tu lo sai benissimo.”
“Non è necessario andare da loro, per diventare qualcuno.”
“Oh, ti prego… Hai visto questa stagione!? Non abbiamo vinto nulla, secondo te che speranze ci sono a rimanere qui!? Io non sono nato tifoso come te, e sapevi che questo momento sarebbe arrivato, ora perciò non fare il bambino e accetta la cosa!”
Ora il polacco assumeva un’aria di rimprovero, per quanto tenesse al suo amico, non poteva ignorare la sua carriera… Il suo destino, e il suo destino non era legato ad un’eterna seconda.
 
Marco annuì, prendendo atto di quanto aveva detto Robert, si allontanò di qualche passo e poi parlò: “lo sai cosa fanno loro? Loro prendono i giocatori migliori delle avversarie, e poi li spremono, spremono tutto quello che possono dare e quando questi hanno finito… Li gettano via, come fazzoletti usati, vuoi barattare l’amore della gente per questo?”
“Ti prego… L’amore è proporzionato ai successi! Ai trofei!” Insistette Robert, che ora stava cominciando ad irritarsi.
“No, quello è amore di successo, non è vero. Quando il successo finisce, quelli ti dimenticano, ma chi ti ama davvero non ti dimentica mai!”
“Io voglio una grande squadra.”
“Non è necessario andare via…” Ora Marco si era avvicinato a Robert e gli teneva le mani, come per supplicarlo, “puoi restare qui, possiamo costruire una grande squadra qui.”
 
“Io voglio diventare il migliore, se a te va bene restare in una mezza squadra che non potrà mai ambire ad essere grande fa pure, ma lo farai da solo… A chi credi che importerebbe di me se restassi qui!?”
“A me…”
 
Seguirono diversi istanti di silenzio, e i due si guardarono negli occhi, Robert tuttavia, non vide la sofferenza altruista negli occhi del suo amico, anzi si ritrasse dal suo tocco e si allontanò: “come puoi essere così egoista!?”
 
“Ho capito… A te non importa di me, tu vuoi solo che resti per essere il tuo passatempo, per non annoiarti, non ti importa della mia carriera…”
Marco non riusciva a replicare; da una parte era sconvolto, ma dall’altra era d’accordo con quanto il suo amico stava affermando, sebbene non gli facesse onore.
Robert uscì dalla casa, aveva iniziato a piovere, sentiva l’amico che lo chiamava ma non si voltò indietro.
“Lewy aspetta!”
Il polacco si voltò, ma dal suo volto non trapelavano emozioni positive.
“Ti prego… Non andare da loro, non potrei sopportare di averti come avversario…”
 
Robert attese e rimase a guardare il suo ormai, ex amico…
“Ecco perché ci andrò…”
Detto questo se ne andò senza voltarsi indietro, neanche una sola volta.
 
 
 
31 Ottobre 2014 
 
“Ciao campione.”
Robert si voltò e vide lui… Marco stava in piedi a braccia conserte, dato che aveva appena finito di applaudire.
Il polacco fu colto da sentimenti contrastanti: da un lato conservava ancora rancore nei confronti dell’ex compagno, dall’altro era felice di vederlo.
“Ciao Marco.”
“La sai una cosa…” Il tedesco si avvicinò al recente acquisto dei rivali, e fece una smorfia come per trattenere le risate.
“Questa maglia non ti dona affatto…”
Detto questo guardò in modo serio Robert, il quale ricambiava lo sguardo serio, poi pian piano Marco si disegnò un sorriso in volto, e il suo amico fece lo stesso, dopo poco entrambi scoppiarono a ridere, come amici di vecchia data.
 
Si abbracciarono forte, mentre lacrime di gioia e tristezza invasero gli occhi di entrambi.
 
Numero 9 e numero 11 si presero: Robert teneva la mano attorno alle spalle di Marco e Marco, la teneva sulla vita del suo amico.
Il tedesco appoggiò la testa sul petto del suo ex compagno, mentre i due sparivano nel tunnel, tenendosi stretti una volta ancora prima di doversi dividere, senza mai lasciarsi andare veramente…
   
 
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