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Autore: L_White_S    10/05/2021    0 recensioni
" Non sempre gli angeli nascono con le ali "
Quando i nazisti portano gli ebrei nel campo di concentramento di Auschwitz, il loro scopo non è solo quello di ucciderli…
Quando il re inglese attacca la Francia per riprendersi il trono, la guerra “dei cent’anni” diverrà il pretesto per celare le vere motivazioni del conflitto. Ma cosa hanno in comune questi avvenimenti storici?
Ice – il protagonista – è un ragazzo che si sveglia in un laboratorio ultratecnologico senza memoria. Gli esperimenti condotti lo hanno privato dei ricordi e solo dopo un accurato incidente, studiato – se vogliamo – inizia finalmente a trovare nel buio della sua mente quei flashback che faranno riaffiorare la verità, oltre che la luce.
La saga inizia con la ricerca delle origini di uno “dei dieci”, con un debutto fenomenale.
Si introdurranno domande che sorgeranno spontanee al lettore, quali la nascita del conflitto delle parti, sia di esseri
sovrannaturali che non, e di quanto possa un amore condizionare la vita…
Ice, durante il viaggio dettato dai ricordi, scoprirà una visione demoniaca che lo perseguiterà per tutto il tempo, manovrandolo come un burattino. Ma perché accade questo?
L’amore potrà riportarlo sulla retta via, perché la strada del male, è solo un bivio…
Genere: Fantasy, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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CAPITOLO      3.7
 
 
 
 
 
   La finestra aperta lasciava entrare un vento caldissimo nella stanza facendo sventolare a più non posso le stupende tende di lino bianche della 444.
   La porta del bagno si era aperta una cinquantina di volte per poi richiudersi con violenza. Sbatteva e sbatteva in continuazione.
   Il mal di testa era enorme, nemmeno una siringa concentrata di adrenalina avrebbe smosso il ragazzo che sul letto, mezzo nudo, era ancor per metà sotto la furia riccia.
   Tlin tlin,tlin tlin.
   Era familiare quel suono, lo aveva ascoltato la prima volta quando aveva settato il cellulare appena aperto dalla scatola e quella era la seconda volta che lo risentiva.
   Sbadigliava e si stiracchiava come un bimbo, apriva e socchiudeva gli occhi ancora addormentati, quando un lampo lo fulminò.
   « La sveglia cazzo! ».
   Buttandosi giù dal letto e trascinandosi quasi tutto il lenzuolo, compreso il materasso, s’infilò i jeans, i calzini….
   « Dov’è quell’altro! ».
   Buttò all’aria ogni cuscino, rovesciò ogni cosa, finché non lo trovò e s’infilò entrambe le scarpe. « Porca troia ma quanto ho dormito! Cazzo cazzo cazzo! ».
   Si ricordava bene: aveva settato la sveglia quando aveva comprato il nuovo telefonino, ma tarato peggio di un orologio atomico, si alzava come al solito cinque minuti prima del fatidico tlin tlin ad Amsterdam, spegnendolo anticipatamente ogni giorno, ora invece era in terribile ritardo. Fortunatamente era stato previdente impostandola a poco meno delle ventitré e mezzo e l’incontro era a mezzanotte.
   Girovagò per la camera come un gatto alla ricerca di una via d’uscita e trovò solo la giacca; la camicia l’avrebbe ricomprata, in fondo aveva speso solo quattrocento euro per quel pezzo di stoffa.
   Prese gli effetti personali, chiavi, occhiali e portafogli, poi si voltò: la bellissima vampira era nuda, ancora dormiente nonostante il baccano che avesse fatto e la coperta, quasi del tutto in terra, nascondeva solo una parte della schiena e dei glutei.
   Il resto era in bella mostra.
   I capelli ricci e mossi erano allargati sul gigante cuscino come dei serpenti e il suo respiro era regolare; stava bene.
   Per fortuna
   Nei vampiri, infatti, quando il bisogno sessuale diveniva incontrollabile, capitava che accadessero spiacevoli sorprese a letto: la caratteristica della loro specie era quella di farlo due, tre volte al giorno – come minimo – per sfogarsi, era sempre stato un loro bisogno, ma quando qualcuno rientrava dall’astinenza o era troppo su di giri per via della mancanza dell’atto, uno dei due si svegliava sempre mezzo rotto. Ovviamente poi guariva ma rovinare un corpo così stupendo gli sarebbe dispiaciuto.
   Prese l’ascensore e scese nella hall. Si recò alla reception, fortunatamente aperta ventiquattro ore su ventiquattro, e salutò la ragazza con il fiatone.
   « Salve! ».
   « Buonasera a lei Signor Curtis, vuole che le chiami la limousine? ».
   « Sì grazie. Ma mi tolga una curiosità, ha visto l’altro ragazzo? Mi era sembrato di capire che facesse lui il turno di notte ».
   Imbarazzata e abbastanza sconcertata, la ragazza abbassò visibilmente lo sguardo facendo finta di armeggiare con una pila di fogli, tentando di sistemarli quando erano già spillati e ordinati.
   « Bè era così infatti. Ha avuto un incidente con la macchina ieri sera dopo il lavoro, ora è in coma. Dicono si sia addormentato al volante. Mi scusi ».
   Addolorata dalla notizia del suo collega la ragazza scoppiò in lacrime cercando in egual maniera di svolgere il suo lavoro ma Mike, che era solo nell’atrio, la lasciò sola uscendo in strada dove la Hummer stava già attendendolo.
   Entrò al volo e si chiuse subito lo sportello alle spalle, poi l’interfono si accese rivelando la voce dell’autista:
   « Dove la porto stasera Signore? ».
   « Ha presente la parte abbandonata del vecchio porto? Dove ci sono tutti quei container? ».
   « Signore? »,
   Chiese meravigliato l’autista, sapeva bene che quella zona della città faceva da sfondo alla malavita e alla criminalità organizzata. Si vociferava che nemmeno fosse pattugliata dalla polizia da chissà quanti anni…
   « Mi porti lì grazie ».
 
 
 
 
   « Sì signore, si erano messi d’accordo. Sì. Hanno riempito l’auto di proposito di vecchi stracci depistando le nostre indagini. Il computer di bordo è stato manomesso ma i tecnici l’hanno rimesso a nuovo. Come dice? Sì, in memoria c’era la loro destinazione, la biblioteca. Abbiamo seguito la strada al contrario; siamo arrivati proprio ora, la tengo informata ».
   Il Vaticano opera nel bene, continuava a ripetersi George.
   Uccidere quei due ragazzi era stato necessario, obbligato da una promessa avrebbe protetto il mondo costi quel che costi, anche se ora era più confuso che mai. Erano giovani, troppo per morire così, ed era sicuro che quel peso opprimente lo avrebbe accompagnato fino alla fine dei suoi stramaledetti giorni.
   Le ricerche avevano spinto lui e la sua squadra, un mini esercito composto di dieci uomini ultra equipaggiati, sino al porto; cercavano qualcuno anche loro…
   Al centro del gruppo, armato come al solito della preferita desert eagle, la squadra si muoveva cautamente tra gli altissimi container abbandonati.
   Erano le undici e mezzo di sera e benché si trovasse in Africa, quella notte era decisamente più fredda delle altre; i passi dei dieci uomini erano attenti e silenziosi ma nonostante ciò, i loro movimenti erano ben distinti tra le lunghe pareti di metallo.
   Era un vero e proprio labirinto, centinaia e centinaia di cassoni grandi più di sette o otto metri erano sparsi qua e là proiettando i visitatori, qualora si fossero divisi, in una giostra solitaria e senza uscita.
   A complicare le indagini era scoppiato anche un temporale che oltre a rumoreggiare sui container, aveva magicamente creato delle pozze d’acqua così profonde da costringere i militari a trovare più di una volta delle strade alternative.
   Il terreno faceva schifo. Nel vero senso della parola.
   Gli occhiali a infrarossi in dotazione non servivano a molto poiché ad accompagnare le pesanti gocce d’acqua erano subentrati anche numerosi fulmini.
   Tutto stava disturbando la missione dei Genesi; la squadra speciale formata dagli 007 dello stesso Vaticano.
   Loro avevano il compito di far luce su cosa avessero scoperto i due ragazzi egiziani, Samia e Hasan.
    Ma perché le indagini li avevano condotti fino al quartiere più malfamato del Cairo?
   « Stop. Fermi tutti ragazzi, ho sentito dei rumori provenire dall’altra parte, in formazione ».
   Mossi dalle vecchie regole di base tutti quanti, compreso George, si disposero dietro Mcdouglas, un ex marines cacciato dagli States per il suo carattere riprovevole.
   Era principalmente un lupo solitario, il più astuto e in gamba della squadra, e anche il più incosciente.
   Lentamente, a turno, corsero nell’angusto corridoio formatisi tra due container e si divisero: Mcdouglas rimase lì, immobile con altri tre uomini, mentre gli altri si erano posizionati dall’altra parte.
   Avevano allargato il loro campo d’azione, sicuri di accerchiare chiunque fosse. George era con loro.
   Le ricetrasmittenti funzionavano a dovere, almeno quelle, e sincronizzandosi tutti allo stesso modo, iniziarono col disegnare un possibile attacco.
   Circa tre minuti dopo, la squadra capeggiata da George si divise ulteriormente lasciandolo con soli due uomini, gli altri tre si erano allontanati: due avrebbero raggiunto uno dei container poco distanti, coprendo così anche il lato ovest, mentre all’altro era capitata la gru.
   Avere una visione ottimale della zona era una priorità ma doveva limitarsi a tenere sott’occhio la situazione dall’alto, solo qualora fosse stato necessario doveva iniziare il cecchinaggio, Zeta lo sapeva.
   « Ecco, la vedete? », domandò attraverso il microfono George sentendo per tempo il motore e i fari di una lussuosissima auto.
   « È proprio bella. Sentite ragazzi, vi lascio la mia paga se non me la scheggiate, quel gioiello torna a casa con me intesi? », ordinò invece Mcdouglas.
   Le luci di posizione, i fendinebbia e gli abbaglianti erano inseriti costringendo una volta per tutte i Genesi ad abbandonare gli infrarossi per non esser accecati.
   La pioggia era divenuta più copiosa e aveva iniziato a impregnare il viscido terreno così come i giubbotti dei presenti.
   « Ho un riscontro », disse l’addetto al palmare.
   « Parla » lo apostrofò scocciato il lupo solitario posto all’ombra dell’altro container.
   « La targa parla chiaro, è stata acquistata di recente dal Gran Palace Hotel, costruita ed importata direttamente dall’America ».
   « Deve esserci un pezzo grosso quindi là dentro. Attendiamo », ordinò George prima di interrompere le comunicazioni.   
   Quell’Hummer era favoloso, cerchi in lega da ventuno pollici, vernice nera traslucida, cromatura su maniglie vetri e cofano; finestrini oscurati: splendido.
   Erano passati circa trentasette minuti da quando la gigantesca limousine aveva parcheggiato al centro dello spiazzo restando per tutto il tempo con i fari accesi, diretti proprio in direzione di George e compagnia bella, ma cautamente i nove uomini non si erano fatti vedere.
   La notte era giovane, da poco era scoccata la mezzanotte, ma sia Mcdouglas che tutti gli altri stavano perdendo la pazienza, compreso il cecchino, già posizionato a metà gru.
   Finché il sensore di movimento non captò qualcosa.
   « Signore, signore », batté con forza lo 007 sul braccio freddo e indolenzito di George che continuava a scrutare la macchina in attesa che accadesse qualcosa. « Cosa c’è? ».
   « Il palmare indica il sopraggiungere di una ventina di uomini proprio dall’altra parte dello spiazzo e sembra si muovano in formazione ».
   Senza perdere la calma, scrutando con attenzione oltre la lussuosa auto, tutti quanti, ascoltato l’interfono, cercarono di individuare qualcuno oltre lo spiazzo.
   « È impossibile vedere ».
   Ovvio, con i fari puntati contro!
   « Qui è Zeta. Dalla gru ho una visuale migliore. Sembrano… sembrano dei militari: fucili d’assalto, kit per le situazioni d’emergenza, giubbini in kevlar, un artificiere mi pare e un lanciarazzi ».
   « Cosa cazzo ci fanno con un lanciarazzi! », urlò al microfono l’irrequieto Mcdouglas.
   Mantenendo la calma, George studiò con minuziosità ogni elemento presentatogli per poi ordinare alla sua squadra: « Sanno a cosa vanno in contro e sembrano più preparati. Attendiamo una loro mossa, poi entreremo in azione ».
   Mi preoccupa la limousine però…
 
 
 
 
   Qualcosa non quadrava. Smith aveva perlustrato tutta la città e si era messo all’opera fin da subito nonostante lo stancante viaggio dal laboratorio del Sahara; aveva setacciato con i suoi uomini quella zona della città già qualche giorno prima: non trovando niente, e ora i numerosissimi agganci della corporazione gli suggerivano che qualcuno girasse nella città armato fino ai denti?
   Erano sulle tracce di un gruppo di mercenari?
   Patriottici?
   Chi poteva saperlo. In ogni caso quella notte sarebbe stata di fuoco.
   In quella zona abbandonata del porto avrebbe potuto far baccano senza incappare nella polizia o in un richiamo verbale da parte del fratellone, era malato per la battaglia e non vedeva l’ora di dare inizio alle danze.
   « E se stessero bramando quello che cerchiamo noi? ».
   Doveva essergli sfuggito qualcosa se erano tornati ancora una volta nella zona del porto abbandonato.
   « Fate sapere al generale qual è la situazione, contattatelo con un messaggio. Non perdete troppo tempo, a quanto pare il loro campo d’azione è molto più vasto del nostro, ed hanno un cecchino già sistemato », disse guardando verso la gru, « Non possiamo muoverci ».
   « E quell’auto signore? », chiese un cadetto.
   L’aveva notata subito ma non ci aveva badato più di tanto, capitava spesso che qualche riccone si appartasse nei quartieri più malfamati della città per sniffare o darsi al sesso di gruppo e quel posto era l’ideale.
   Peccato però che avessero scelto la serata sbagliata: l’hummer era al centro di un apparente campo di battaglia.
   « Ignoratela. Cercate di aggirare il raggio d’azione del cecchino e dividetevi in quattro squadre da cinque. Tu, tu tu e tu, restate con me. Gli altri si allarghino tra questi corridoi facendo attenzione. Avete le radio, usatele se siete in difficoltà; non sappiamo quanti sono e perché siano qui. Andate ».
   Brown era diretto negli ordini, non ricordava nemmeno i nomi dei suoi uomini ma a loro non importava perché sapevano bene che con tutti i militari presenti nell’Hide sarebbe stato impossibile tenerli tutti a mente; la squadra si aprì improvvisamente dividendosi.
   Quando erano partiti non avrebbero mai immaginato di fronteggiare un’altra organizzazione, per questo molti di loro erano in ansia, ma l’addestramento ricevuto li aveva resi uomini eccezionali; anche in casi come quello avrebbero mantenuto la calma. E poi, forse, erano persino in superiorità numerica.
   
 
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