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Autore: Ivy001    11/05/2021    3 recensioni
Quando la felicità di una famiglia viene distrutta da un evento inaspettato e inspiegabile...qualcuno scompare, la Banda si riunisce
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bogotà, Nairobi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La giornata trascorre in apatia, tra delle mura diventate una vera e propria prigione che alimenta l’agonia di chi vi abita.

Sebastìan non abbandona la sua stanza, tanto che Nairobi si vede costretta a lasciargli la cena a pochi passi dalla cameretta, adagiando un vassoio su un piccolo mobile di legno lì accanto.

Alba,invece, indossa le grandi cuffie regalatele al compleanno dagli adorati zii, Tokyo e Rio, e si isola nel suo mondo fatto di musica o cinema. Ama guardare film e serie tv, grazie ai quali è in grado di sognare di trovarsi in  una realtà diversa da quella che sta purtroppo vivendo.

Dal canto suo, Agata, rimasta in cucina a lavare le stoviglie, anche quelle già pulite, trova sfogo alla sua frustrazione nella pulizia e nel riordino di vecchi libri sulle mensole del salone. È proprio quando sistema raccoglitori vari, si imbatte, senza volerlo, in un album dalla copertina bianco perla, sulla quale si possono rilevare e palpare i calchi di due fedi nuziali.

La gitana, nostalgica, lo apre vogliosa di assaporare, tramite i ricordi, dei momenti di felicità pura…una felicità guadagnata dopo difficoltà che credeva insormontabili.

La prima fotografia mostra, in un solo scatto, l’amore che lega la donna a Bogotá, uomo che inizialmente non apprezzava, se non sul piano professionale.

Non ti toccherei nemmeno con un palo” – quella frase rivolse anni addietro all’attuale marito, dandogli un amaro due di picche, riecheggia nelle sue orecchie, ricordandole quanto fosse stata scontrosa con un uomo che perse la testa per lei dopo solo qualche ora di conoscenza.

La dolcezza del saldatore, all’apparenza un casanova senza scrupoli, la conquistò e la cambiò totalmente. Abbassò quelle mura difensive che si era costruita dopo aver sofferto molto e si aprì all’amore vero.

Ricordi quando ti ho detto che non ti avrei toccato neanche con un palo? Beh…ci sto pensando” – anche quel momento si fece vivido alla mente della gitana, accendendo in lei un timido sorriso.

Sfiorò la fotografia, come a voler assorbire la gioia di quel giorno, impresso nella sua memoria. Delle nozze organizzate in maniera bislacca, come sono soliti fare tutto nella vita i Dalì. E Nairobi sapeva bene, quando accettò la proposta del saldatore, che il matrimonio avrebbe avuto dei limiti: niente chiesa addobbata di fiori e di un lungo tappeto rosso, niente ristorante con feste e numerosi invitati, nessun parente … beh di questo la Jimenez non soffrì sicuramente, visti i rapporti inesistenti sia con la madre che con il padre.

Mentre scorre le pagine dell’album fotografico, con le lacrime agli occhi, la gitana non può non sentire il desiderio di tornare a quei momenti speciali, quando Tokyo fu la sua testimone e Rio quello di Bogotá. Alba aveva due anni all’epoca e indossava un vestitino bianco di tulle, con un cerchietto di fiori tra i capelli, già molto lunghi e voluminosi, corposi come quelli della sua mamma.

Innamorata di quell’immagine scattata alla damigella, mano nella mano con Selene, la Jimenez nota una forte somiglianza tra la figlia e Bogotà. Hanno la stessa carnagione, lo stesso colore di capelli, persino lo stesso sguardo.

“Il mio angioletto” – commenta ad alta voce, riferendosi ad Alba seduta sulle gambe di Tokyo, durante la cerimonia.

Continua la visione dell’album ed ecco che torna a bloccarsi…stavolta davanti all’immagine di un bacio che segnò un SI per la vita, un bacio che aveva il sapore del tanto desiderato happy ending.

Il giorno più importante della sua vita, Nairobi lo trascorse in condivisione con i suoi testimoni nonché migliori amici e due persone, ormai di fiducia, considerate protettrici delle identità dei quattro Dalì giunti a Perth: Carmen e Adam Johnson,  lei spagnola, lui australiano. Sono stati proprio i due, conoscenze di Sergio Marquina, a dare ai Dalì residenti a Perth la giusta protezione, oltre che delle false identità… per l’ennesima volta!

“Da oggi in poi, qui in Australia sarete i signori Sanchez!” – fu quello che venne comunicato alla coppia, subito dopo la celebrazione. Anche la loro prole avrebbe portato quel cognome.

La gitana , fissa con lo sguardo sull’album, non si accorge che Bogotá è rincasato.

L’uomo, a passo lento, percorre i pochi metri che lo separano proprio dal salotto dove la donna, seduta sul divano, rispolvera vecchi ricordi.

L’ex saldatore spia la moglie, osservandola commuoversi. È spiazzato nel guardarla sfogliare l’album del loro matrimonio, e fingendo di non aver notato quel dettaglio, manifesta la sua presenza lusingandola - “Sei bellissima”

Non resiste nel dirlo, vedendola talmente splendida nella sua fragilità.

Quel complimento fa sobbalzare Nairobi che, si volta verso di lui e chiude subito l’album di foto, nascondendolo sotto il cuscino del sofà.

“Sei tornato?! Cosa hai fatto fino a quest’ora?” – il tono di rimprovero, sminuisce l’apprezzamento sincero dell’uomo alla sua compagna.

“Avevo bisogno di stare da solo! Però guardandoti lì, preda delle tue emozioni, mi sono accorto che non mi fa stare bene la solitudine…” – lento avanza verso la consorte e le si siede vicino.

“Se hai fame, c’è del pane e del prosciutto…” – commenta lei, alzandosi in piedi.

Fa per andarsene, ma stavolta è Bogotà a impedirle di farlo.

“Aspetta, ti prego” – la prende per mano, trattenendola.

“Cosa vuoi? Ho sonno, lasciami andare a dormire. Domani arriverà la squadra e dobbiamo essere in forze! Starmene a casa qui a non fare un cazzo mi fa solo più male…almeno tra 24 ore daremo il via alle ricerche. Abbiamo aspettato anche troppo…” – così dicendo, allenta la stretta del marito e si dirige nella stanza degli ospiti, la stessa nella quale ha pernottato la sera precedente.

“Per quanto tempo pensi che dormirai in un letto che non è il nostro?” – replica il saldatore, costatando i fatti.

“Buonanotte!” – Nairobi non ha voglia neppure di replicare. Chiude la porta e si libera immediatamente della maglia che ha indosso.

Non immagina che il marito avrebbe invaso la sua privacy proprio in quell’istante.

“Nairo…ascolta” – dice, piombando nella camera.

“Ma che cazzo…?!”  - esclama la gitana, arrabbiandosi.

“Scusami, volevo solo chiarire che…”
“Ti ho detto che ho sonno. Voglio dormire, puoi uscire per favore? Prima che mi incazzi sul serio. Mi conosci, sai come divento quando mi arrabbio. Adesso esci…” – gli indica la porta.

E quando è a pochi passi dall’uscita, il capofamiglia scuote il capo, fortemente deluso dalla consorte – “Se non mi ami più, basta dirlo!”

“Che?!”

“Perché cazzo guardi le fotografie del nostro matrimonio se invece non provi più nulla?”

“Cosa stai dicendo? Non capisco” – finge lei, appurando che l’album che lei ha nascosto con premura per non essere scoperta nel momento di fragilità, è stato invece scoperto.

“Ti ho vista prima! E conosco quell’album alla perfezione. Lo guardo spesso anche io, sai? Mi ricordami di quando eravamo felici! Perché non vuoi più avermi vicino?”

“Basta!” – replica lei, non sopportando parole che le appaiono assurde. Certo che lei ama Bogotà, anche se il suo comportamento dice il contrario.

“Basta lo dico io! Se mi ami davvero, se tieni a me, stanotte non dormi qui dentro. Dormi accanto alla persona a cui hai detto SI sull’altare. Io ho bisogno di averti accanto, di sentire che ci sei. Affrontare un momento così difficile da solo è un suicidio. Sai che è così. Siamo marito e moglie e i problemi li affronteremo uniti. Sbaglio o sei stata proprio tu ad insegnarmelo? Mi hai detto più volte che io fuggivo dalle responsabilità e dalle difficoltà…bene, eccomi! Io ci sono, li sto affrontando…sei tu quella che scappa…” – lo sfogo di Bogotà paralizza Agata che, rimane in silenzio, con gli occhi bassi.

“Se mi vuoi ancora, sai dove trovarmi!” – conclude lui, chiudendosi la porta alle spalle.

E Nairobi, sola di fronte ad una stanza vuota, si accascia a terra e scoppia a piangere.

Bogotá, invece, torna in salotto e tira fuori dai cuscini del divano l’album nascosto da Nairobi. Si getta a fondo nei ricordi, speranzoso che solo quelli possano placare il suo animo.

È tarda notte quando il saldatore si corica, costatando che il letto è vuoto.

Sua moglie ha deciso ormai…e ha deciso di fare a meno della sua presenza!

Affranto, si libera della camicia, indossa i pantaloni del pigiama e una canottiera nera, si sdraia nella sua postazione abituale, spegne la bajour sul comodino e chiude gli occhi.

Difficile dormire, pensa tra se e se eppure senza rendersene conto, cade tra le braccia di Morfeo, esausto fisicamente, psicologicamente ma soprattutto emotivamente.

***************************************************

E’ quasi l’alba e Nairobi viene svegliata di soprassalto da un incubo.

Due occhi agghiaccianti e una voce inquietante  la fanno tremare

“Hei meticcia, ti avrei detto che ti avrei uccisa”

Sudata e tremante, sobbalza dal letto, pronunciando il nome di un essere mostruoso che la torturò, voglioso di toglierle la vita.

“Gandia”  - anche solo menzionarlo sembra risvegliare nel suo corpo l’ansia vissuta.

E così istintivamente, i suoi piedi e la sua testa la conducono in un’altra camera da letto.

Entra, senza far rumore, proprio nella sua stanza matrimoniale dove il marito dorme.

Avrebbe potuto chiamarlo o chiedere conforto tra le sue braccia. Eppure avverte, nuovamente, un freno.

Così, trova un’altra soluzione. Raggiunge Alba e si stende accanto a lei.

“Mammina, che succede?” – domanda l’undicenne, svegliata di soprassalto dalla figura materna.

“Shhh torna a dormire!” – le sussurra, accarezzandole il viso con dolcezza.

E la bambina approfitta del momento, accoccolandosi al petto della donna.

L’abbraccio che la Jimenez cercava per tranquillizzarsi le è servito a chiudere gli occhi di nuovo e cedere al sonno.

*******************************

E’ tarda mattinata quando la Jimenez si sveglia, di soprassalto, rendendosi conto di essere sola nel letto.

“Cazzo!” – esclama, controllando poi la sveglia sul comodino – “Ma è tardissimo!”

Trova un biglietto sul cuscino di Alba e lo legge ad alta voce.

“Dormi pure, mammina! Noi siamo con zia Tokyo”  - a comunicazione serve a tranquillizzarla circa l’assenza della figlia.

Così, il più rapidamente possibile, indossa le sue babbucce e corre in bagno per una doccia.

Questo giorno è speciale: avrebbe riabbracciato i Dalì e conosciuto finalmente i sette figli di Bogotà…ma soprattutto, rivedrà il suo adorato Axel.

Veloce come la luce, raggiunge la cucina mentre sistema una pinza tra i capelli.

C’è del caffè caldo già pronto e una tavola ben imbandita di cibo e bevande.

Si siede e sgranocchia i biscotti preparati la sera prima. All’improvviso viene attirata da alcune voci in giardino.

Sbircia dalla finestra e le basta poco per riconoscere che a parlare con Bogotà sono persone fin troppo familiari.

Gli occhi di lei si illuminano e, senza esitazione, corre fuori casa diretta proprio verso un gruppetto di gente.

“Professore” – grida di gioia, andandogli incontro.

Sergio Marquina, sempre uguale nel look e nel portamento, tranne per alcuni capelli brizzolati, l’accoglie in un abbraccio. Sempre rigido come quando Nairobi lo conobbe la prima volta, l’intellettuale fratello di Berlino si emoziona nel rivederla.

E ovviamente, come stabilito, non c’è solo lui… Agata in un battibaleno si trova accerchiata da Lisbona, Denver, Stoccolma, Helsinki, Palermo…

“Siete venuti tutti!” – piangendo, li abbraccia uno ad uno, ringraziandoli di cuore per aver messo a rischio, per l’ennesima volta, la loro libertà.

“Scherzi, vero? Sai che siamo venuti qui perché ci mancavi da morire” – ridacchia Denver, sdrammatizzando. Probabilmente la sua presenza sarà fondamentale per smorzare la tensione ogni volta che si toccherà l’apice.

Tokyo e Rio, assieme ai Johnson, raggiungono il gruppo poco dopo.

Una volta entrati tutti in casa, i Dalì si trovano di nuovo di fronte a una missione e mai come in quella circostanza, sentono di dover dare il massimo.

“Ginevra tornerà qui, state tranquilli. È una promessa” – così Sergio conforta gli amici.

“Hai qualche idea su chi potrebbe essere stato? Magari se qui vive qualcuno della polizia che vuole catturarci!” – chiede il saldatore al Professore.

“Dubito, però bisogna scovare delle tracce. Innanzitutto la prima cosa da fare è chiedere quanto più possibile all’ultima persona che ha avuto contatti con Ginevra…” – sostiene il Marquina.

“Sebastìan!” – afferma Bogotà, ricordando che i gemelli erano assieme al momento della scomparsa.

“Deve raccontarci ciò che sa! E’ un modo per cominciare altrimenti rischiamo di perdere ancora del tempo prezioso” – aggiunge Lisbona, intromessasi nella conversazione tra i tre.

Nairobi, presente ma di poche parole, sente in cuor suo che nulla sarà facile come previsto. Il suo bambino si è chiuso in se stesso, non parla…come possono costringerlo a rivelare dettagli utili alle ricerche?

   
 
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