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Autore: lone_wolf_08    12/05/2021    1 recensioni
Una New York distopica divisa a metà: una zona ricca e una povera. Due realtà opposte destinate ad incontrarsi come due rette perpendicolari.
Una barriera tra due mondi completamente diversi. Due cuori che battono all'unisono.
Storie d'amore ed amicizia in stile Steampunk.
(Stony)
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, James ’Bucky’ Barnes, James ’Rhodey’ Rhodes/War Machine, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Capitolo IV


POV: Città Alta



“Signorino Tony!”

La voce di Jarvis, il maggiordomo, lo svegliò. Aprì gli occhi e vide l’uomo porgergli il vassoio con la colazione.

“È da una vita che provo a svegliarla ma a quanto pare ha il sonno più pesante di un elefante”

“Che ore sono” chiese Tony con la voce impastata.

“Le 9:00 e sa bene che suo padre oggi lo voleva sveglio per le 8:00 per una questione di lavoro”.

Tony, ricordatosi dell’impegno, sbarrò gli occhi scattò giù dal letto vestendosi in fretta e furia.

“E la colazione?”

“Scusa Jarvis non ho tempo”

“Ma con che forze si terrà in piedi?”

Tony sentì solo metà della frase perché era già schizzato al piano di sotto correndo giù dagli innumerevoli scalini in marmo della villa di famiglia, diretto all’ufficio di suo padre. Uscendo da casa sentì sua madre urlargli di fermarsi per farsi accompagnare da Jarvis ma lui non le badò. Era in ritardo clamoroso e il maggiordomo faceva tutto con troppa calma per i suoi gusti. Lui doveva arrivare subito da suo padre, non poteva permettersi di perdere altro tempo. Si maledisse per non aver messo la sveglia e cominciò a correre per la strada. Stava per chiamare una carrozza quando proprio una di esse, che riconobbe come quella che usava la famiglia, lo affiancò. Lo sportello si aprì e un Jarvis ammiccante fece capolino. “Un passaggio signorino?”. Tony saltò su come fosse stato punto da un insetto. Il fiatone non gli permise di parlare, ma il suo enorme sorriso riconoscente diceva già tutto.

Arrivato alla sede dell’industria Stark, venne accompagnato da una segretaria all’ufficio di suo padre. Howard lo guardò per un secondo per poi tornare sulle sue carte. “Ben svegliato Anthony”.

“Scusa papà, io…”

“Le scuse non guidano imperi. Ora vieni qui che ti dico cosa devi fare”.

Tony obbedì immediatamente avvicinandosi alla scrivania.

“Mi seguirai per tutta la giornata di oggi, non dovrai prendere appunti, non ti spiegherò niente. Dovrai solo seguirmi, guardare quello che faccio e ascoltare quello che dico. Intesi?”.

“Posso…?”.

Howard lo interruppe con un cenno della mano senza togliere lo sguardo dalle carte “Le domande a fine giornata”.

Tony, come stabilito precedentemente, stette vicino a suo padre passo per passo, ascoltò i suoi dibattiti con i colleghi e i sottoposti. Era così sollevato che per una volta i rimproveri non erano indirizzati a lui che ci prese quasi gusto. Eppure, non poteva fare a meno di lanciare uno sguardo di compassione ai poveri malcapitati, come per dire “Ti capisco”.

Suo padre era estremamente geniale e Tony lo guardava con occhi scintillanti quando parlava di cose scientifiche e tecnologiche. In quei momenti sentiva con lui una connessione incredibile e la cosa che più lo riempiva era quando riusciva a stare al passo coi suoi ragionamenti. Nonostante l’adulto non esprimesse mai apprezzamenti nei confronti del figlio, Tony continuava a porlo su un piedistallo immeritato, venerandolo come fosse una divinità, una di quelle che ammiri e a cui sacrifichi tutto ma che in cambio non ti danno niente, se non il timore di ciò che possano dirti o farti.

Tony seguì il padre in un laboratorio chimico. Esalazioni sgradevoli lo colpirono violentemente e sentì delle fitte alle tempie. Guardò Howard per fargli capire, senza parlare interrompendolo, che gli stavano dando fastidio. L’uomo lo guardò per un secondo, riconcentrandosi subito dopo sui lavori ivi in atto.

“Non fare il bambino Anthony, è normale che ci sia questo odore, stanno eseguendo un certo esperimento. Ora presta attenzione”.

Tony aprì la bocca ma non riuscì a dire nulla. La testa gli scombatteva insopportabilmente. Cominciò a vedere annebbiato, faticava a stare in piedi. Pochi istanti dopo non sentì più nulla e tutto gli fu buio.

Quando riprese conoscenza la prima cosa che vide era suo padre guardarlo tra l’imbarazzato e il preoccupato, mentre una giovane scienziata gli teneva alte le gambe per farlo riprendere. La ragazza gli accarezzò dolcemente i capelli chiedendogli come stesse. Nel frattempo, arrivò un secondo scienziato che gli porse un dolce.

“Sto bene, sto bene”. Tony addentò avidamente il dolce invadendosi la cavità orale di un buonissimo sapore di mele e cannella. Dopo qualche morso il bambino si sentì subito meglio. La giovane che l’aveva soccorso lo guardò “Non hai fatto colazione Tony?”.

Il bambino scosse la testa mentre finiva di masticare.

“E a cena avevi mangiato qualcosa?”.

Scosse la testa di nuovo mentre la scienziata la girò verso Howard. Non disse nulla ma il suo era uno sguardo di rimprovero, che il magnate evitò rivolgendosi poi al figlio, quasi si sentisse in dovere di dirgli qualcosa. “Lo sai che non ti fa bene saltare i pasti Tony. A pranzo andiamo a mangiare bene da qualche parte”.

Gli occhi di Tony si illuminarono e il piccolo dimenticò subito il fatto appena accaduto.

A cena Tony raccontò a Maria tutto ciò che aveva imparato quel giorno e Howard, a parte rimproverarlo per il ritardo, non disse altro.

Poche ore dopo essere stato messo a letto da sua madre, Tony, dato che non riusciva a dormire, scese per bere un bicchiere d’acqua e dal corridoio gli giunsero le voci dei suoi genitori che, in salotto, sembravano discutere ad alta voce. Incuriosito si avvicinò alla porta e sentì chiaramente che stavano parlando di lui.

“Ti sembra normale Howard?”.

Tony non aveva mai sentito sua madre così alterata, lei era sempre una donna tranquilla, perciò gli fece quasi paura sentendola così.

“Smettila Maria, è grande abbastanza per darsi una svegliata”.

“Ma ti senti? Oggi tuo figlio è svenuto perché suo padre è così incosciente da non prendersene cura!”.

“Non è più un bambino”.

“Ha 9 anni!! Non è una delle tue stupide macchine… È un bambino dolce che stravede per te e tu te ne approfitti bellamente, bistrattandolo come solo tu sai fare!”.

“Se la mia presenza non è ben accetta allora tolgo il disturbo”.

“Si vai… Immagino che Lydia ti stia aspettando” lo salutò la donna col veleno nella voce.

Tony corse in cucina prima che suo padre uscisse dalla porta sbattendola dietro di sé. Lo vide vestirsi con rabbia ed uscire. Tony tornò di soppiatto in camera sua senza bere un goccio, tanto ormai gli era passata la sete.

Si rimise a letto e chiuse gli occhi, una lacrima gli bagnò la guancia. Cercò di addormentarsi ma le parole dei suoi genitori ancora gli rimbombavano nella testa.

Non avrebbe mai immaginato che, poco lontano, dall’altra parte di un muro, un altro bambino stava passando la notte sveglio, affrontando da solo il mare in tempesta dei suoi pensieri.




Nota dell'autrice:


Hello there!
Consapevole del fatto che sia cortino, spero che possa comunque emozionarvi, cosa che provo a fare in ogni capitolo. Niente non so che altro dire quindi Buona Giornata
Fatevi sentire nei commenti!

Alla prossima!

Kia

   
 
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