I
Dalì sono finalmente, di nuovo, tutti assieme.
Quante volte ciascuno di loro sognò una bella rimpatriata,
resa impossibile dalle
regole del Professore: non uscire dai confini del continente che li
ospita,
tutelare la propria identità, non mettere più a
rischio la copertura, come già
successe con Rio in passato.
“Amici
miei, mi siete mancati da morire!” –
confessa Denver, seduto su una poltrona in salotto, dove sono radunati
gli
uomini.
“A
chi lo dici. Noi fortunatamente abbiamo
vissuto con Nairobi e Bogotà, o sarebbe stato un dramma.
Tokyo, specialmente,
dopo il casino combinato ai Caraibi, quando mi catturarono, ha pensato
bene di trasferirsi
nella stessa città della sua migliore amica per averla
accanto 24ore su 24” –
spiega Cortés – “Pensate che onore poter
essere i testimoni di queste due
meravigliose persone” – aggiunge, ricevendo una
pacca sulla spalla proprio dal
padrone di casa, lusingato dalle belle parole.
“Peccato
che non abbiamo assistito al
matrimonio! La mia Nairo mi raccontava sempre, quando eravamo in
Argentina, di desiderare
delle nozze uniche” – Helsinki si commuove,
ricordando l’assenza da un giorno
tanto speciale per quella che considera sua sorella minore.
Palermo,
rimasto in piedi, si siede accanto
al serbo e gli sorride in modo particolare. Quel dettaglio è
subito colto dal
saldatore che commenta, piacevolmente sorpreso - “Cazzo, voi
due state insieme ?”
“Ho
penato tanto, e alla fine si è
innamorato!” – Helsinki dà la conferma,
ridacchiando.
“Smettiamola
di parlare di argomenti così,
sapete che odio le smancerie in pubblico…” - si
imbarazza l’ex leader della
Banda, ed evita di approfondire la questione.
Tra
una chiacchiera e l’altra, il padrone di
casa, intenzionato a rendere partecipi i suoi compagni di un momento
unico a
cui non hanno partecipato, mostra loro il famoso album nuziale
porgendolo
proprio a Helsinki, il quale si emoziona subito guardando la sposa
– “Nairobi è
un incanto. Era bellissima con quell’abito”
– nessuno ha mai conosciuto quel
lato tenerone del serbo, probabilmente solo la Jimenez!
“Già,
è stato un momento indimenticabile” –
commenta Bogotà, incupendosi subito dopo.
“Che
succede? Come mai quella faccia?” – a prendere
parola è il Professore, rimasto in silenzio fino ad allora.
Lui, infatti,
sospetta la crisi tra i due e precisa – “Avevo
scritto ad Agata di non
permettere che la situazione potesse destabilizzare la vostra
relazione…”
“Lo
so, però non capisco perché, lei sta
facendo esattamente questo! Sta mandando a puttane tutto
quanto” -
si confida Bogotà, lasciando emergere le sue
debolezze e i suoi dubbi.
“Non
demordere. Nairobi è una donna
orgogliosa. Non ama mostrare fragilità… tu non
cedere. Se percepisce che da parte
tua non esiste più nulla, sarà la prima a
chiudere. Questo va impedito…” – il
consiglio
viene da Helsinki, che, dopo aver vissuto con la Jimenez per due anni,
ha imparato
a conoscerla bene – “Sei suo marito, non permettere
che lei si autodistrugga e
distrugga la vostra storia!”
In
quel momento, voci femminili che avanzano
verso di loro, pongono fine alla conversazione. Tokyo e Stoccolma
raggiungono i
compagni con un vassoio di dolci e una caffettiera fumante.
“Ecco
uomini, assaggiate. La nostra Nairo è
anche una buona cuoca! Assaggiate questi biscotti, sono
squisiti” – sostiene Monica,
sedendosi sulle gambe del marito.
“Ehi
vi ricordate quando preparò la paella e
io brontolai che era una porcheria…” –
dice Denver, rammentando i vecchi tempi.
La sua risata contagia i presenti. La Gaztambide invece gli dice
– “Che scemo
che sei! Non apprezzi nulla”
“Apprezzo
te, mi amor” – aggiunge lui,
baciandola sulle labbra.
Assieme
alle due ex Dalì è giunta anche Alba,
con delle tazze da caffè vuote nelle quali versare la
bevanda. La bambina
ascolta con piacere le battute e l’allegria del gruppo,
tornando a respirare
aria pulita e serenità. Ha lo sguardo rilassato e non mostra
disagio alcuno ad
avere gente sconosciuta in casa. Bogotà la guarda fiero e
tira un sospiro di
sollievo, costatando che almeno un pezzo della sua famiglia ha
abbandonato lo
stato apatico. Infatti, l’undicenne seppure timida e
riservata, non ha avuto
difficoltà ad aprirsi, specialmente con Monica, nota per la
sua dolcezza.
“Tua
figlia ti somiglia molto, sai?” –
sussurra Palermo al saldatore, complimentandosi poi per
l’educazione della
piccola e per la sua bellezza, gonfiando d’orgoglio ancor di
più il suo papà.
******************************
La
gitana è ancora in cucina assieme a
Lisbona, rimasta con lei sapendola triste e sconfortata. Per evitare di
toccare
il tasto dolente dell’amica, la Murillo affronta un argomento
che crede sia
fonte di gioia…purtroppo sbagliandosi alla grande.
“Bogotá
,poco fa, mi ha raccontato che anche
Axel si unirà alla Banda! Sarai contenta di riabbracciarlo,
vero?”
La
Jimenez annuisce, non aggiungendo altro. La
mente è talmente assorta tra pensieri più
disparati, da non dar peso a una
questione che invece non solo le sta a cuore ma che la rende
segretamente
felice.
Raquel
è spiazzata da quella reazione, così
spenta, così atipica. La Nairobi che conosceva, una
combattente, una vera Leader,
la forza della natura della banda dei Dalì, pronta a reagire
di fronte alle
avversità, ha lasciato spazio ad una donna svuotata di ogni
emozione, priva di
luce e di voglia di fare.
Le
ragioni di tale mutamento sono
comprensibili e, proprio per questo, la Murillo accetta senza repliche
la
freddezza dell’amica nei suoi riguardi.
Tra
le due cade il silenzio. Un silenzio
pesante che taglia l’aria, creando una strana tensione. E
Lisbona, vogliosa
solo di dare una mano e aiutare la compagna in difficoltà,
le pone una domanda
che, probabilmente, se avesse saputo, non avrebbe mai posto.
“Come
va con Bogotà? Vi trovate bene qui in
Australia?”
Ecco…
senza volerlo ha toccato una questione
alquanto scomoda: la relazione con il marito.
Nairobi
vorrebbe rispondere che tutto procede
alla grande, che vivono sereni e contenti. In fondo era così
che procedeva prima
della sparizione di Ginevra.
Fino
a due giorni prima, tra loro c’era la
solita sintonia, il solito smisurato amore che non nascondevano davanti
ai
bambini, scambiandosi tenerezze e coccole.
Tale
questione tocca corde profonde del suo
povero cuore devastato, in quanto tutto ciò è
venuto a mancare e sa benissimo
di essere la sola responsabile.
Proprio
perché cosciente di ciò e preda di un
forte senso di colpa, sbadatamente, la gitana si distrae e rovescia, in
parte,
la caffettiera sul tavolo, preda di un momento di nervosismo che
difficilmente
passa.
“Cazzo,
me ne andasse una nel verso giusto” –
esclama, furiosa.
Per
contenersi, nasconde il viso tra le mani;
questo mentre l’ex ispettrice di polizia si appresta a pulire
rapidamente il
danno.
“Tranquilla,
ci penso io” -
mai come allora, Raquel aveva visto Agata in
quello stato.
Certo,
le due non si erano mai conosciute
fino in fondo. Probabilmente fu la mancanza di una vera amicizia a non
dar modo
a Nairobi di sfogarsi come avrebbe potuto e dovuto.
“So
che non siamo molto amiche, però vorrei
che tu sapessi che ci siamo tutti, per qualunque cosa abbiate bisogno!
Non devi
arrenderti, una roccia come te non l’ha mai fatto, non devi
cedere adesso” – la
consola. poi aggiunge - “
Se hai bisogno
di parlare, ci sono”
In
quel momento, la gitana approfitta della
poca confidenza con la ex ispettrice e irrazionalmente la abbraccia.
Quel
gesto nasconde un forte dolore e Raquel lo
percepisce sulla pelle, con tale intensità da avvertire il
cuore schiacciato da
qualcosa di talmente grande da non poter essere spiegato a parole, ma
solamente
sentito nell’anima.
Poi
un’esternazione di Agata, emersa senza
volere alcuno, fa sussultare Lisbona.
“Non
ce la faccio più, sto impazzendo!”
“Allora
tira fuori ciò che provi, non tenere
nulla dentro. Non frenare le tue emozioni. Cosa senti che ti pressa e
che ti
impedisce di respirare? Dillo, liberatene… è la
medicina giusta al tuo
malessere!”
Ed
è proprio in quell’istante che Nairobi
pronuncia delle parole dure e pesanti, che pietrificano Lisbona.
“Sono
morta dentro! Ecco cosa succede… ho
perduto parte di me stessa quando ho perduto Ginevra"
Come
si può consolare una madre con banali
discorsi? Pensa Raquel, riconoscendosi impotente di fronte a tanta
sofferenza. Può
solo limitarsi a dirle - “Abbi fede, risolveremo
tutto”
In
quel momento la figura di un bambino
compare sull’uscio della cucina e viene immediatamente notata
dalla Jimenez.
“Sebastìan!
Amore mio, sei uscito dalla tua
camera finalmente!” – esclama la donna, sciogliendo
l’abbraccio con Raquel, dirigendosi
verso suo figlio.
Si
inginocchia di fronte a lui, specchiandosi
nei suoi grandi occhi scuri. Lo accarezza dolcemente e gli apre le
braccia in
attesa di accoglierlo a sé.
Il
gemello di Ginevra, dopo aver udito il
vociare di gente in casa, ha pensato di raccogliere il coraggio e
confrontarsi
con coloro chiamati a riportargli la sua amata sorellina.
Rimasto
in silenzio, si limita ad osservare
la sconosciuta, ovvero Lisbona.
“Ciao,
tesoro! Sono Lisbona, sono una dei
Dalì. Piacere di conoscerti” – la
Murillo si presenta, con fare materno,
sorridendo al bambino.
Sebastìan,
però, in risposta, si accoccola al
petto materno.
Raquel
ricorda ad Agata che il bambino può
aiutare a smuovere le ricerche di Ginny, e così, tra le
braccia della sua
mamma, il figlio di Bogotà e Nairobi viene condotto dai
Dalì, in salone.
“Vi
presento Sebastìan” – dice la gitana,
una
volta raggiunto il gruppo.
“Sei
tu Seba! Il tuo papà mi ha parlato tanto
di te, sai?” – lo saluta Helsinki, porgendogli una
mano.
Il
bambino si ritrae accucciandosi alla madre.
“Ti
va di raccontare a questi amici cosa è
accaduto quando hai visto Ginevra salire su
quell’auto?” – lo prega Nairobi,
addolcendo il tono di voce.
È
necessario agire il prima possibile, e
Sebastìan deve assolutamente sbloccare quello che appare a
un vero e proprio
mutismo selettivo.
Lui
scuote il capo, non intenzionato ad
aprire bocca.
A
quel punto, il Professore avanza verso di
lui.
“Ti
va di vedere un gioco?” – tira fuori dal
taschino un pezzo di cartoncino rosso.
“E’
stranissimo quest’uomo! Mi domando come
mai ha quella roba nella giacca” – puntualizza
Tokyo, ridacchiando e creando
ilarità nei compagni a lei vicini, Denver e Rio.
“Ecco,
guarda! Adesso farò una magia. Questo pezzo
di carta diventerà un cigno. Ti va di vederlo?”
L’idea
incuriosisce Sebastìan che finalmente
sembra cedere e volge lo sguardo sul Marquina.
Così,
il professore con il suo talento innato
per gli origami, riesce a conquistarlo – “Se vuoi
ti insegno”
Il
bambino, entusiasta, accenna un sorriso e
quella reazione colpisce piacevolmente tutti.
In
primis, i suoi genitori non contengono la
commozione.
Bogotà
istintivamente guarda la moglie,
cercando i suoi occhi. E
finalmente
Nairobi ricambia lo sguardo.
“Sai
che il tuo aiuto è importantissimo per trovare
la tua sorellina?” – chiede Sergio al gemello di
Ginevra, mentre si cimenta nella
realizzazione di un aeroplano.
Il
bambino non risponde, si limita a fissare
gli origami creati dalle mani di quello che per lui è un
mago.
“Se
mi aiuti ne creiamo uno insieme per
Ginny, così quando tornerà lo troverà
sul suo lettino. Che ne dici?”
I
Dalì, in piedi ad ascoltare e sperare in una
reazione positiva, si sciolgono quando Sebastìan, dopo
attimi di tentennamento,
alza il capo e annuisce.
“Quindi
è un SI?” – insiste il Prof,
intenzionato a farlo parlare a tutti i costi.
“Si”
- Seba trova la forza e il coraggio di
rispondere. Si avvicina al professore per abbracciarlo, in segno di
gratitudine
– “Fai una magia, signor Mago. Porta qui mia
sorella”
Riascoltare
la voce del suo bambino e la
richiesta che lui pone a Sergio, fanno crollare emotivamente Nairobi
che, non
contenendo il pianto, si allontana.
Non
vuole essere compatita né vuole
spaventare suo figlio, così si nasconde in veranda.
Accovacciata
a terra, accanto ad una casetta
per bambini, comprata da Bogotá mesi prima per i gemelli,
sfoga le sue
emozioni.
E
mentre le lacrime le scivolano sulle gote, senza
sosta, per l’ennesima volta, si accorge di qualcosa proprio
accanto alla “Casetta”
colorata.
“Questo
cos’è?” – si chiede,
asciugandosi le
guance bagnate con il dorso della mano, mentre con l’altra
afferra il
bigliettino.
“Cara
Ginny, il mio papà ci
porterà al parco
domani, veniamo a prenderti davanti casa. Non mancare, mi
raccomando” –
legge ad alta voce.
“Cazzo!”
– esclama Agata, alzandosi in piedi.
Si
dirige, spedita, verso i Dalì i quali sono
alle prese con Sebastìan.
“Hai
detto che Ginny ti ha confessato che
aveva un appuntamento?”
“Si,
non so con chi… non me l’ha detto”
–
precisa il piccolo.
A
quel punto, interviene la Jimenez - “Forse
chi l’ha invitata è la persona che ha scritto
questo biglietto” – mostra il
foglio che ha tra le mani, porgendolo al Professore.
L’uomo
lo esamina e commenta - “La grafia non
è quella di un minore. Il che è strano,
perché sarebbe potuto essere un
semplice invito di una o di un compagno di scuola!”
“Dove
l’hai trovato?” – sussurra
Bogotà alla
moglie.
“In
veranda! Cazzo, Bogotà…e se avessimo la
prova sotto gli occhi e non ce ne rendiamo conto?”
“Calma,
appena arriveranno i nostri figli,
setacciamo tutta casa! Bisogna agire,basta perdere altro tempo
prezioso!”