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Autore: Ivy001    13/05/2021    2 recensioni
Quando la felicità di una famiglia viene distrutta da un evento inaspettato e inspiegabile...qualcuno scompare, la Banda si riunisce
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bogotà, Nairobi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nelle ore seguenti, i Dalì si confrontano su come agire. Il Professore sa bene che uscire insieme può smuovere le acque, agitando una situazione che hanno faticato a rendere stabile con gli anni.

Per tale motivo, divide il gruppo: una parte di questo setaccia l’abitazione, raccogliendo quanto di più utile su Ginevra, le amicizie  e la sua routine.

Lui, invece, si occupa di ascoltare le testimonianze della famiglia della bambina scomparsa.

“Stiamo andando, vi daremo notizie appena possibile” – Monica avverte i compagni di Banda, accingendosi ad uscire dalla villa.

“Dove vanno?” – domanda l’undicenne, confusa, al Marquina.

A quel punto, Sergio spiega - “Sebastìan, ci ha dato un’informazione importante. Ha detto che Ginny aveva un appuntamento con qualcuno. Questo fa presumere che abbia accettato, sia salita su quell’auto perché conosceva la persona che l’ha invitata al parco. Adesso, Stoccolma e Denver, così come Tokyo e Rio, si recheranno in tutti i giardinetti della zona, chissà…magari rileveranno dettagli incisivi”  

Nairobi e Bogotá, rimasti i soli Dalì nel salotto assieme al Professore, attendono di essere “interrogati” dal loro boss.

“Vorrei mi raccontaste, voi in primis, come andò la faccenda…” – afferma l’uomo, che ha tra le mani penna e quaderno, precisando poi  – “… e dopo vorrei trovare il modo giusto per lasciare che sia Sebastìan a farlo”

Il tic agli occhiali, che l’adulto ripete spesso, affascina i bambini presenti che, non prestano attenzione alle sue parole, piuttosto al suo modo di fare così particolare, qualcosa di mai visto prima.

Infatti, è Alba a sussurrare al fratellino - “E’ un poco strano, non pensi anche tu, Seba?”

“E’ un mago, ecco perché lo è!” - risponde l’altro, avvicinandosi all’orecchio della sorella maggiore.

Quando prende parola Bogotá nel riferire la sua versione dei fatti, Nairobi chiede silenzio ai due figli presenti.

Così l’ex saldatore dei Dalì, schiarendosi la voce, racconta - “Quel giorno Nairobi portò i nostri figli a scuola. Poi raccomandò me di andare a prenderli alla fine delle lezioni perché aveva un impegno. Arrivammo a casa e trovai Tokyo all’esterno della villa; mia moglie le chiese di aiutarmi con i bambini, sapendo bene che, se si trattava di compiti per la scuola, erano molto disobbedienti!” – rivela il saldatore, volgendo gli occhi su Seba che, dispiaciuto, china il capo subito dopo – “ Così io e Selene ci siamo adoperati per il pranzo, la sistemazione della casa, e per avviare la fase più complicata… quella dello studio. Ricordo che mi allontanai perché Ginevra mi chiese di prepararle la merenda. Tokyo era con Alba in quel momento. Allora io scesi in cucina, presi del pane e della Nutella, e una volta tutto pronto, salii al primo piano, entrando nella camera dei gemelli…” – in quel preciso istante, il capofamiglia sentì un tonfo al cuore. Rivivere, a parole, quanto accaduto lo mette duramente di fronte alla realtà dei fatti e gli rammenta quanto sia stato sciocco da parte sua lasciarsi “manipolare” dai gemelli.

“Tranquillo, amico. Nessuno è qui per giudicare…cosa è accaduto dopo?” – il Professore gli è vicino e affettuosamente, anche troppo per un uomo rigido come lui, posa una mano sulla spalla del compagno di squadra.

Agata invece osserva la scena con un nodo alla gola. Ricordare fa male, ma venire a conoscenza di come le cose sono andate, annienta definitivamente.

Dopo un respiro profondo e alcuni attimi di silenzio, Bogotà riprende – “Trovai la stanza vuota, allora pensai subito che stessero giocando a nascondino. È capitato più volte, perciò non gli ho dato il giusto peso. Ho cercato nelle varie camere, in veranda, dentro la casetta di plastica che gli ho regalato qualche tempo fa. Nulla. Erano scomparsi. Così sono uscito in giardino…”

“E non hai notato nulla di preoccupante?” – si intromette la Jimenez. In fondo, è lì, a pochi passi dal cancello, che Ginevra è stata vista da Sebastìan.

La domanda della donna è lecita, e la risposta del marito è tutt’altro che esplicativa – “Non mi sono accorto di niente!”

Gli occhi sgranati della gitana lasciano intendere la delusione di fronte a tali parole.

I coniugi, se non ci fossero stati i figli, avrebbero certamente discusso in merito. Però per il bene dei bambini evitano bisticci e ulteriori tensioni.

“Continua pure, Bogotá” – lo invita Sergio, facendo cenno ad Agata di calmarsi perché il suo volto e la sua tensione emotiva sono ben evidenti e percepibili.

“Si, dicevo che ho controllato tutta casa, senza nessun risultato. A quel punto ho pensato che li nascondesse Tokyo. L’ho raggiunta ed era ancora assieme ad Alba!”

“Confermo, io e zia stavamo studiando. Mi aiutava con degli esercizi di matematica” – interviene l’undicenne.

“Deduco che Selene abbia negato, giustamente. E poi cosa è successo?” – aggiunge il Prof.

“Abbiamo cominciato a cercare di nuovo, sotto i letti, negli armadi… era fin troppo strano che nessuno dei due saltasse fuori e venisse scoperto” – spiega Bogotá – “ Le ricerche hanno coinvolto anche Alba. E’ stata lei ad arrivare poco dopo con Sebastìan.. lì è iniziata la nostra disgrazia”

Quelle parole fanno tremare tutti i presenti, bambini inclusi.

Solo udendo tali dichiarazioni, Nairobi viene al corrente dell’accaduto e di come sono stati vissuti quei minuti di panico dal consorte.

Ma quel punto tocca a lei parlare. Il suo intervento è breve, essendo lei assente nel momento dei fatti.

“Ero da un ginecologo quel pomeriggio. Sapendo dell’impegno, ho chiesto a Tokyo di dare una mano a Bogotá. Chi avrebbe mai pensato che una bambina potesse sparire nel nulla sotto la vigilanza di due adulti!”

“Non mi hai mai detto che andavi dal ginecologo” – il saldatore non è a conoscenza di un dettaglio che la donna gli ha tenuto nascosto, così gli sembra più che lecito farle tale domanda.

“Nulla d’importante” – e la consorte svaluta il fatto.

“Come nulla di importante, mamma?” – è Alba a parlare, in quanto la sola, assieme alla Oliveira, messa al corrente della visita medica della madre, e dell’esito della stessa.

“Ehm… ok, credevo di essere incinta. Ma tutto ok, tranquillo!” – confessa.

“Cosa?” – quella scoperta lascia Bogotá di sasso.

“Amici miei, vi consiglierei di fare attenzione quando, insomma, mi avete capito!” – Sergio puntualizza, imbarazzato, riferendosi ad attenzioni durante i rapporti intimi,  per poi zittirsi ricordando la presenza di minori.

“Beh dubito che il rischio si ripresenti da qui in futuro!” – commenta la Jimenez, che torna al suo discorso, ignorando il peso dello sguardo del compagno su di sé.

Il capofamiglia continua a fissarla, incredulo di fronte alla persona che ama e che non riconosce più.

Con poche parole, Nairobi termina la sua testimonianza.  Sedutasi accanto al consorte, ascolta le domande che Sergio pone ad Alba la quale risponde in modo attinente al racconto paterno.

Mentre la bambina parla, i due coniugi non si rivolgono parola. C’è fin troppa tensione nell’aria e Bogotá sente di esplodere da un momento all’altro.

“Esco un attimo per fumare” – comunica, alzandosi bruscamente dal divano, diretto alla veranda.

Sente l’esigenza di scaricare il nervosismo, ormai alle stelle.

Bogotá del passato avrebbe già mollato la presa, ricostruendosi una vita nuova altrove. Ad oggi, qualcosa lo tiene fermo con i piedi per terra. E sa bene cosa è questo “qualcosa”: l’amore per la sua Nairobi. Lui continua ad amarla, nonostante lei lo tratti come uno straccio, anche se la vede così diversa rispetto a quando l’ha conosciuta. Infatti ha atteggiamenti ambivalenti nei suoi riguardi: vorrebbe lasciarsi andare, poi si frena…lo guarda, poi lo schiva… gli parla commossa, poi gli risponde con distacco e freddezza… l’esatto comportamento di chi è ad un bivio ed è combattuto ma non trova il coraggio per scegliere e mettere da parte l’orgoglio.

Approfittando dell’assenza di Bogotá, Sergio con una scusa allontana i bambini e si isola con Nairobi.

“Perché lo tratti così?E’ tuo marito!”

“Non mi va di parlarne! Siamo qui per un’altra cosa, ricordi?”

“Agata… ti avevo detto di non fare...”

“Si, lo so!” – lo zittisce, poi continua – “ Tutti mi dicono cosa è giusto fare e cosa no. Credete che sia facile?”

“Ovviamente no, dico soltanto che…”
“La verità vuoi sapere qual è? Bene…io mi scaglio contro di lui perché lo amo troppo, in realtà”

“Non capisco” – esclama,confuso, il professore non cogliendo il senso del discorso.

“Lui è l’altra metà di me ed io è con me stessa che sono arrabbiata!… sfogarmi con lui è come farlo con la mia persona, come se mi guardassi allo specchio e mi accusassi di tutto…e non riesco a frenare la rabbia quando mi è accanto. Vorrei baciarlo, ma anche prenderlo a schiaffi. Vorrei abbracciarlo ma anche spingerlo lontano…non so gestire ciò che provo. Stanotte ho sentito il bisogno di averlo vicino, di essere stretta tra le sue braccia… e invece? Niente, mi sono tirata indietro…”
“Devi affrontare il problema con lui, non allontanarlo come stai facendo. Potrebbe stancarsi, prima o poi…”
“Se si stancherà, vorrà dire che non mi ama come dice!” – con quelle parole, il discorso viene chiuso dal rientro dei bambini in salone.

Sebastìan si siede sulla “sedia dell’interrogatorio”, come la definisce lui e attende il suo turno.

“Sono pronto, signor mago!” – dice il piccolo, richiamando l’attenzione di Marquina.

“C’è una priorità adesso!” – commenta Nairobi, invitando l’amico a tornare alla missione.

Dispiaciuto nel vedere la Jimenez tanto diversa, Sergio riprende laddove si era interrotto.

Di fronte al gemellino di Ginevra, si appresta ad ascoltare la versione dei fatti della persona che probabilmente è l’unica fonte di dati utili alle ricerche.

“Dimmi pure!”

Agitato e tremante, Sebastìan dà il via al suo racconto – “Ginny mi ha proposto di nasconderci, quando papà ha detto che avrebbe portato la merenda. Mi ricordo che era contenta e sembrava quasi che non aspettasse altro che allontanare nostro padre per uscire di casa”

“Sul serio?” – domanda, preoccupata, Nairobi.

“Si, lei continuava a parlare di un appuntamento importante a cui non poteva mancare...e io faccio sempre quello che fa lei. Mi disse di non rivelarlo, non l’ho fatto. E anche quel giorno ha proposto di nasconderci e io l’ho fatto. Siamo corsi in giardino, io non riuscivo a starle dietro. Lei è velocissima, io sono un po' grassottello…lei invece è magrissima!” – spiega, riferendosi a qualche chilo in più che ogni bambino a quell’età ha e con la crescita tende a smaltire – “Io sono stato distratto da un pallone, un Super Santos stranamente lasciato nel nostro giardino. Allora ho sentito il rumore di un auto che frenava bruscamente.

Ho corso, incuriosito, uscendo dal cancello, e proprio qu quel mezzo stava salendo Ginevra …” – raccontare l’accaduto riporta Sebastìan ad un pessimo stato emotivo che si manifesta con delle lacrime sulle gote – “E’ colpa mia se l’hanno portata via”

Bogotá, tornato in salone, ha udito la storia, tenendosi in disparte.

Istintivamente si avvicina al figlio e lo abbraccia.

“Piccolo mio, tu non hai responsabilità! Nessuna”

Nairobi, pietrificata dalla scena, fissa il marito il quale ha assunto lo stesso comportamento che avrebbe messo in atto lei, se lui non l’avesse preceduta. Quanto di se stessa ritrova nel suo uomo! E’ incredibile.

“Tuo padre ha ragione!” – dice poi la donna, attirando gli sguardi su dei parenti – “Sono convinta che quel pallone è stato messo lì appositamente per distrarti. Tu non lo sapevi...”
“Dovevo dirle di No, di restare a casa. Invece..”
“Invece nulla, tesoro. Sappiamo com’è fatta tua sorella. Fin troppo simile a me, alquanto comandante sotto tanti aspetti. Trattava te come io tratto tuo padre, o meglio, come lo trattavo” – Agata si riferisce all’atteggiamento da Leader a cui il marito da sempre si è sottomesso, e che l’ha fatto innamorare di lei perdutamente.

“Sono un debole!”

“No, sei più forte di tutti noi. E se te lo dico è perché è così. La pazienza è una virtù di pochi e tu ne hai fin troppa!” – aggiunge la Jimenez.

Dolcemente lo bacia sulla fronte, mentre il piccolo si avvinghia a lei, stringendola forte.

Bogotá, emozionato, riconosce in quella tenerezza la sua donna.

Stavolta non è lui a cercare gli occhi della gitana. È proprio la coniuge a farlo.

E per l’ennesima volta Nairobi alterna un atteggiamento schivo a uno complice.

Però tale ambiguità non fa che destabilizzare il saldatore, il quale, per quella volta, seppure combattuto nel farlo, schiva lo sguardo di Nairobi. Non può illudersi quando lei si mostra buona, per poi soffrire quando la donna sfoga su di lui la frustrazione.

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“Professore, siamo tornati” – Denver e Monica, rientrati nel primo pomeriggio, raccontano di non aver rilevato nulla d’importante. Lo stesso fanno Tokyo e Rio, incaricati di setacciare altre zone della città.

“Sono convinto che l’appuntamento al parco era una scusa, un modo per allontanare Ginevra da casa!” – sostiene Sergio.

“Cazzo, e adesso?” – esclama Bogotá, in panico.

“Calma, Lisbona, Palermo e Helsinki hanno raccolto le cose di Ginevra e mi hanno consegnato un diario”

“Un diario?” – ripete Nairobi, sorpresa di un dettaglio di cui è all’oscuro. Da quando in qua, la bambina ne custodisce uno?

“Si chiama “segreto” proprio perché nessuno deve trovarlo, amica mia” – commenta Tokyo.

A quel punto, la gitana lo strappa dalle mani del Marquina, esigendo di leggerlo lei in primis.

Non vuole sorprese, né duri colpi, delle scoperte che potrebbero annientarla del tutto…si isola nella sua stanza, concentrandosi su pagine che potrebbero racchiudere il vero essere della sua bambina… e in quei minuti, leggendo le sue parole, il cuore accelera i battiti.

 

   
 
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