Nelle
ore seguenti,
i Dalì si confrontano su come agire. Il Professore sa bene
che uscire insieme
può smuovere le acque, agitando una situazione che hanno
faticato a rendere
stabile con gli anni.
Per
tale motivo,
divide il gruppo: una parte di questo setaccia l’abitazione,
raccogliendo
quanto di più utile su Ginevra, le amicizie
e la sua routine.
Lui,
invece, si
occupa di ascoltare le testimonianze della famiglia della bambina
scomparsa.
“Stiamo
andando, vi
daremo notizie appena possibile” – Monica avverte i
compagni di Banda,
accingendosi ad uscire dalla villa.
“Dove
vanno?” –
domanda l’undicenne, confusa, al Marquina.
A
quel punto,
Sergio spiega - “Sebastìan, ci ha dato
un’informazione importante. Ha detto che
Ginny aveva un appuntamento con qualcuno. Questo fa presumere che abbia
accettato, sia salita su quell’auto perché
conosceva la persona che l’ha
invitata al parco. Adesso, Stoccolma e Denver, così come
Tokyo e Rio, si
recheranno in tutti i giardinetti della zona,
chissà…magari rileveranno
dettagli incisivi”
Nairobi
e Bogotá,
rimasti i soli Dalì nel salotto assieme al Professore,
attendono di essere
“interrogati” dal loro boss.
“Vorrei
mi
raccontaste, voi in primis, come andò la
faccenda…” – afferma l’uomo,
che ha
tra le mani penna e quaderno, precisando poi –
“… e dopo vorrei trovare il modo giusto per
lasciare che sia Sebastìan a farlo”
Il
tic agli
occhiali, che l’adulto ripete spesso, affascina i bambini
presenti che, non
prestano attenzione alle sue parole, piuttosto al suo modo di fare
così
particolare, qualcosa di mai visto prima.
Infatti,
è Alba a
sussurrare al fratellino - “E’ un poco strano, non
pensi anche tu, Seba?”
“E’
un mago, ecco
perché lo è!” - risponde
l’altro, avvicinandosi all’orecchio della sorella
maggiore.
Quando
prende
parola Bogotá nel riferire la sua versione dei fatti,
Nairobi chiede silenzio
ai due figli presenti.
Così
l’ex saldatore
dei Dalì, schiarendosi la voce, racconta - “Quel
giorno Nairobi portò i nostri
figli a scuola. Poi raccomandò me di andare a prenderli alla
fine delle lezioni
perché aveva un impegno. Arrivammo a casa e trovai Tokyo
all’esterno della
villa; mia moglie le chiese di aiutarmi con i bambini, sapendo bene
che, se si
trattava di compiti per la scuola, erano molto
disobbedienti!” – rivela il
saldatore, volgendo gli occhi su Seba che, dispiaciuto, china il capo
subito
dopo – “ Così io e Selene ci siamo
adoperati per il pranzo, la sistemazione
della casa, e per avviare la fase più complicata…
quella dello studio. Ricordo
che mi allontanai perché Ginevra mi chiese di prepararle la
merenda. Tokyo era
con Alba in quel momento. Allora io scesi in cucina, presi del pane e
della
Nutella, e una volta tutto pronto, salii al primo piano, entrando nella
camera
dei gemelli…” – in quel preciso istante,
il capofamiglia sentì un tonfo al
cuore. Rivivere, a parole, quanto accaduto lo mette duramente di fronte
alla
realtà dei fatti e gli rammenta quanto sia stato sciocco da
parte sua lasciarsi
“manipolare” dai gemelli.
“Tranquillo,
amico.
Nessuno è qui per giudicare…cosa è
accaduto dopo?” – il Professore gli è
vicino
e affettuosamente, anche troppo per un uomo rigido come lui, posa una
mano
sulla spalla del compagno di squadra.
Agata
invece
osserva la scena con un nodo alla gola. Ricordare fa male, ma venire a
conoscenza di come le cose sono andate, annienta definitivamente.
Dopo
un respiro
profondo e alcuni attimi di silenzio, Bogotà riprende
– “Trovai la stanza
vuota, allora pensai subito che stessero giocando a nascondino.
È capitato più
volte, perciò non gli ho dato il giusto peso. Ho cercato
nelle varie camere, in
veranda, dentro la casetta di plastica che gli ho regalato qualche
tempo fa.
Nulla. Erano scomparsi. Così sono uscito in
giardino…”
“E
non hai notato
nulla di preoccupante?” – si intromette la Jimenez.
In fondo, è lì, a pochi
passi dal cancello, che Ginevra è stata vista da
Sebastìan.
La
domanda della
donna è lecita, e la risposta del marito è
tutt’altro che esplicativa – “Non mi
sono accorto di niente!”
Gli
occhi sgranati
della gitana lasciano intendere la delusione di fronte a tali parole.
I
coniugi, se non
ci fossero stati i figli, avrebbero certamente discusso in merito.
Però per il
bene dei bambini evitano bisticci e ulteriori tensioni.
“Continua
pure, Bogotá”
– lo invita Sergio, facendo cenno ad Agata di calmarsi
perché il suo volto e la
sua tensione emotiva sono ben evidenti e percepibili.
“Si,
dicevo che ho controllato
tutta casa, senza nessun risultato. A quel punto ho pensato che li
nascondesse Tokyo.
L’ho raggiunta ed era ancora assieme ad Alba!”
“Confermo,
io e zia
stavamo studiando. Mi aiutava con degli esercizi di
matematica” – interviene
l’undicenne.
“Deduco
che Selene
abbia negato, giustamente. E poi cosa è successo?”
– aggiunge il Prof.
“Abbiamo
cominciato
a cercare di nuovo, sotto i letti, negli armadi… era fin
troppo strano che
nessuno dei due saltasse fuori e venisse scoperto”
– spiega Bogotá – “ Le
ricerche hanno coinvolto anche Alba. E’ stata lei ad arrivare
poco dopo con
Sebastìan.. lì è iniziata la nostra
disgrazia”
Quelle
parole fanno
tremare tutti i presenti, bambini inclusi.
Solo
udendo tali
dichiarazioni, Nairobi viene al corrente dell’accaduto e di
come sono stati
vissuti quei minuti di panico dal consorte.
Ma
quel punto tocca
a lei parlare. Il suo intervento è breve, essendo lei
assente nel momento dei
fatti.
“Ero
da un
ginecologo quel pomeriggio. Sapendo dell’impegno, ho chiesto
a Tokyo di dare
una mano a Bogotá. Chi avrebbe mai pensato che una bambina
potesse sparire nel
nulla sotto la vigilanza di due adulti!”
“Non
mi hai mai
detto che andavi dal ginecologo” – il saldatore non
è a conoscenza di un
dettaglio che la donna gli ha tenuto nascosto, così gli
sembra più che lecito
farle tale domanda.
“Nulla
d’importante”
– e la consorte svaluta il fatto.
“Come
nulla di
importante, mamma?” – è Alba a parlare,
in quanto la sola, assieme alla
Oliveira, messa al corrente della visita medica della madre, e
dell’esito della
stessa.
“Ehm…
ok, credevo
di essere incinta. Ma tutto ok, tranquillo!” –
confessa.
“Cosa?”
– quella
scoperta lascia Bogotá di sasso.
“Amici
miei, vi
consiglierei di fare attenzione quando, insomma, mi avete
capito!” – Sergio puntualizza,
imbarazzato, riferendosi ad attenzioni durante i rapporti intimi, per poi zittirsi ricordando
la presenza di
minori.
“Beh
dubito che il
rischio si ripresenti da qui in futuro!” – commenta
la Jimenez, che torna al
suo discorso, ignorando il peso dello sguardo del compagno su di
sé.
Il
capofamiglia
continua a fissarla, incredulo di fronte alla persona che ama e che non
riconosce più.
Con
poche parole,
Nairobi termina la sua testimonianza. Sedutasi
accanto al consorte, ascolta le domande che Sergio pone ad Alba la
quale
risponde in modo attinente al racconto paterno.
Mentre
la bambina
parla, i due coniugi non si rivolgono parola. C’è
fin troppa tensione nell’aria
e Bogotá sente di esplodere da un momento
all’altro.
“Esco
un attimo per
fumare” – comunica, alzandosi bruscamente dal
divano, diretto alla veranda.
Sente
l’esigenza di
scaricare il nervosismo, ormai alle stelle.
Bogotá
del passato avrebbe
già mollato la presa, ricostruendosi una vita nuova altrove.
Ad oggi, qualcosa
lo tiene fermo con i piedi per terra. E sa bene cosa è
questo “qualcosa”:
l’amore per la sua Nairobi. Lui continua ad amarla,
nonostante lei lo tratti
come uno straccio, anche se la vede così diversa rispetto a
quando l’ha
conosciuta. Infatti ha atteggiamenti ambivalenti nei suoi riguardi:
vorrebbe
lasciarsi andare, poi si frena…lo guarda, poi lo
schiva… gli parla commossa,
poi gli risponde con distacco e freddezza…
l’esatto comportamento di chi è ad
un bivio ed è combattuto ma non trova il coraggio per
scegliere e mettere da
parte l’orgoglio.
Approfittando
dell’assenza di Bogotá, Sergio con una scusa
allontana i bambini e si isola con
Nairobi.
“Perché
lo tratti
così?E’ tuo marito!”
“Non
mi va di
parlarne! Siamo qui per un’altra cosa, ricordi?”
“Agata…
ti avevo
detto di non fare...”
“Si,
lo so!” – lo zittisce,
poi continua – “ Tutti mi dicono cosa è
giusto fare e cosa no. Credete che sia
facile?”
“Ovviamente
no,
dico soltanto che…”
“La verità vuoi sapere qual è?
Bene…io mi scaglio contro di lui perché lo amo
troppo, in realtà”
“Non
capisco” –
esclama,confuso, il professore non cogliendo il senso del discorso.
“Lui
è l’altra metà
di me ed io è con me stessa che sono arrabbiata!…
sfogarmi con lui è come farlo
con la mia persona, come se mi guardassi allo specchio e mi accusassi
di tutto…e
non riesco a frenare la rabbia quando mi è accanto. Vorrei
baciarlo, ma anche
prenderlo a schiaffi. Vorrei abbracciarlo ma anche spingerlo
lontano…non so
gestire ciò che provo. Stanotte ho sentito il bisogno di
averlo vicino, di
essere stretta tra le sue braccia… e invece? Niente, mi sono
tirata indietro…”
“Devi affrontare il problema con lui, non allontanarlo come
stai facendo. Potrebbe
stancarsi, prima o poi…”
“Se si stancherà, vorrà dire che non mi
ama come dice!” – con quelle parole, il
discorso viene chiuso dal rientro dei bambini in salone.
Sebastìan
si siede
sulla “sedia dell’interrogatorio”, come
la definisce lui e attende il suo
turno.
“Sono
pronto,
signor mago!” – dice il piccolo, richiamando
l’attenzione di Marquina.
“C’è
una priorità
adesso!” – commenta Nairobi, invitando
l’amico a tornare alla missione.
Dispiaciuto
nel vedere
la Jimenez tanto diversa, Sergio riprende laddove si era interrotto.
Di
fronte al gemellino
di Ginevra, si appresta ad ascoltare la versione dei fatti della
persona che
probabilmente è l’unica fonte di dati utili alle
ricerche.
“Dimmi
pure!”
Agitato
e tremante,
Sebastìan dà il via al suo racconto –
“Ginny mi ha proposto di nasconderci,
quando papà ha detto che avrebbe portato la merenda. Mi
ricordo che era
contenta e sembrava quasi che non aspettasse altro che allontanare
nostro padre
per uscire di casa”
“Sul
serio?” –
domanda, preoccupata, Nairobi.
“Si,
lei continuava
a parlare di un appuntamento importante a cui non poteva mancare...e io
faccio
sempre quello che fa lei. Mi disse di non rivelarlo, non l’ho
fatto. E anche
quel giorno ha proposto di nasconderci e io l’ho fatto. Siamo
corsi in giardino,
io non riuscivo a starle dietro. Lei è velocissima, io sono
un po' grassottello…lei
invece è magrissima!” – spiega,
riferendosi a qualche chilo in più che ogni
bambino a quell’età ha e con la crescita tende a
smaltire – “Io sono stato
distratto da un pallone, un Super Santos stranamente lasciato nel
nostro
giardino. Allora ho sentito il rumore di un auto che frenava
bruscamente.
Ho
corso,
incuriosito, uscendo dal cancello, e proprio qu quel mezzo stava
salendo Ginevra
…” – raccontare l’accaduto
riporta Sebastìan ad un pessimo stato emotivo che si
manifesta con delle lacrime sulle gote –
“E’ colpa mia se l’hanno portata
via”
Bogotá,
tornato in
salone, ha udito la storia, tenendosi in disparte.
Istintivamente
si
avvicina al figlio e lo abbraccia.
“Piccolo
mio, tu
non hai responsabilità! Nessuna”
Nairobi,
pietrificata dalla scena, fissa il marito il quale ha assunto lo stesso
comportamento che avrebbe messo in atto lei, se lui non
l’avesse preceduta. Quanto
di se stessa ritrova nel suo uomo! E’ incredibile.
“Tuo
padre ha
ragione!” – dice poi la donna, attirando gli
sguardi su dei parenti – “Sono
convinta che quel pallone è stato messo lì
appositamente per distrarti. Tu non
lo sapevi...”
“Dovevo dirle di No, di restare a casa. Invece..”
“Invece nulla, tesoro. Sappiamo com’è
fatta tua sorella. Fin troppo simile a
me, alquanto comandante sotto tanti aspetti. Trattava te come io tratto
tuo
padre, o meglio, come lo trattavo” – Agata si
riferisce all’atteggiamento da
Leader a cui il marito da sempre si è sottomesso, e che
l’ha fatto innamorare
di lei perdutamente.
“Sono
un debole!”
“No,
sei più forte
di tutti noi. E se te lo dico è perché
è così. La pazienza è una
virtù di pochi
e tu ne hai fin troppa!” – aggiunge la Jimenez.
Dolcemente
lo bacia
sulla fronte, mentre il piccolo si avvinghia a lei, stringendola forte.
Bogotá,
emozionato,
riconosce in quella tenerezza la sua donna.
Stavolta
non è lui
a cercare gli occhi della gitana. È proprio la coniuge a
farlo.
E
per l’ennesima
volta Nairobi alterna un atteggiamento schivo a uno complice.
Però
tale ambiguità
non fa che destabilizzare il saldatore, il quale, per quella volta,
seppure combattuto
nel farlo, schiva lo sguardo di Nairobi. Non può illudersi
quando lei si mostra
buona, per poi soffrire quando la donna sfoga su di lui la
frustrazione.
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“Professore,
siamo
tornati” – Denver e Monica, rientrati nel primo
pomeriggio, raccontano di non
aver rilevato nulla d’importante. Lo stesso fanno Tokyo e
Rio, incaricati di
setacciare altre zone della città.
“Sono
convinto che
l’appuntamento al parco era una scusa, un modo per
allontanare Ginevra da casa!”
– sostiene Sergio.
“Cazzo,
e adesso?” –
esclama Bogotá, in panico.
“Calma,
Lisbona, Palermo
e Helsinki hanno raccolto le cose di Ginevra e mi hanno consegnato un
diario”
“Un
diario?” –
ripete Nairobi, sorpresa di un dettaglio di cui è
all’oscuro. Da quando in qua,
la bambina ne custodisce uno?
“Si
chiama “segreto”
proprio perché nessuno deve trovarlo, amica mia”
– commenta Tokyo.
A
quel punto, la
gitana lo strappa dalle mani del Marquina, esigendo di leggerlo lei in
primis.
Non
vuole sorprese,
né duri colpi, delle scoperte che potrebbero annientarla del
tutto…si isola
nella sua stanza, concentrandosi su pagine che potrebbero racchiudere
il vero
essere della sua bambina… e in quei minuti, leggendo le sue
parole, il cuore
accelera i battiti.