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Autore: Dama delle Comete    14/05/2021    0 recensioni
Dragon Trainer/Le 5 Leggende | Hiccup/Jack | Twilight!AU (sì, seriamente)
"Allora chiedimelo, e io risponderò sinceramente" dichiarò serio. Un tono che non ammetteva ulteriori indecisioni.
Hiccup dovette deglutire per sbrogliare il nodo alla gola che stava bloccando la fatidica domanda. Dopodiché sarebbe cambiato tutto, sentiva, nel bene e nel male.
"Siete vampiri."
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III, Stoick
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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NB: questo capitolo contiene descrizioni di autolesionismo.
 


XIV

Sacrificio / Alleati
 
 
Il rifugio abbandonato era pieno di spifferi e le vecchie assi di legno scricchiolavano al vento, che ululava tanto da far credere a Hiccup di sentire delle voci lontane.
Ma era solo un'impressione. Lui era a più di duecento chilometri da Forks, e nessuno sapeva dove si trovava. Le uniche forme di vita in quel posto erano i ragni che popolavano il soffitto.
Il suo piano stava andando meglio di quanto sperasse: aveva avuto una vera conversazione con Eret, che era tiranneggiato da Pitch come sospettava, ed era riuscito a farsi ascoltare almeno un po', tanto che al momento il vampiro era fuori a cercare qualcosa da mangiare per lui.
Il nodo che gli costringeva i polsi non era troppo stretto, come se Eret fosse stato restio a legarlo, e aveva le gambe libere, perciò poteva curiosare nell'unica stanza senza problemi.
Avrebbe dovuto chiedere anche una coperta, però, perché là dentro faceva un freddo cane. Hiccup aveva cercato negli svariati cassetti e armadietti, ma invano; quel posto doveva essere stato praticamente svuotato da anni.
Tornò a sedersi su quello che restava del letto, con la schiena al muro, raccogliendo le ginocchia a sé nel tentativo di restare più caldo. Cominciava ad essere davvero stanco, quasi gli sembrava di udire qualcuno che lo chiamava…
"Hiccup" diceva… "Hiccup!"
Insomma, non poteva stare in pace nemmeno cinque minuti?
"Hiccup, svegliati!"
Aprì gli occhi e sussultò. Da quanto tempo stava dormendo? Aveva la schiena tutta indolenzita e tremava di freddo.
Astrid smise subito di scuoterlo, rilassando le spalle con sollievo. "Per fortuna stai bene. Ci hai fatto morire di paura."
"Co-co-come mi hai trovato?" disse lui battendo i denti. "Aspetta, 'ci'?"
"Andiamocene in fretta, non mi piace questo posto" piagnucolò Moccicoso da dietro ad Astrid. Hiccup non era mai stato così contento di vederlo.
Lei sciolse la corda che lo legava. "Siamo venuti con i Frost."
Non avrebbe potuto dargli notizia più rincuorante. "Jack è qui?"
"Stanno cercando i tuoi rapitori qui fuori. Forza, leviamoci di torno."
Aiutarono Hiccup a tirarsi in piedi, ancora irrigidito e colto dai brividi, ma lui si sottrasse al loro sostegno. Non aveva parlato con Pitch ed era ancora più convinto di prima a confrontarsi con lui, visto com'era andata con Eret.
"Devo fare una cosa, prima. Devo vedere Pitch."
"Sei impazzito? Quei due sono pazzi pericolosi, non ci guadagni niente a chiacchierarci" disse Astrid, tirandolo verso l'uscita.
"Non capisci" continuò lui ostinato. "Eret non vuole tutto questo, può cambiare, e anche Pitch potrebbe, se gli parlassi."
Lei lo guardò come se avesse dichiarato l'intenzione di buttarsi da un ponte. "Lui non—"
"Qualcosa mi dice che state parlando di me."
Si voltarono di scatto, spaventati. Eret, fermo sulla porta con un intero pesce ancora gocciolante tra le mani, aveva un'espressione che era un misto tra l'allarmato e il confuso. Doveva averli sentiti battibeccare, mentre arrivava.
Astrid e Moccicoso lo fissarono, e Hiccup seppe che stavano cercando di dare un senso alle iridi scarlatte del vampiro.
"Eret!" esclamò ad alta voce per distrarli. "Grazie per… uh… la cena."
Lui gettò il pesce sul tavolo e avanzò di un passo con aria concitata.
"Sta arrivando" disse febbrilmente. "Dovete andarvene."
"Sono d'accordo" squittì Moccicoso.
Astrid si riscosse. "Tu" esordì, evidentemente faticando a trovare le parole. "Sei uno schifoso figlio di—"
Ma Eret aveva dato loro le spalle e stava arretrando, intimorito dalla figura che aveva improvvisamente oscurato la soglia del rifugio.
Pitch Black non era un granché. Non era alto come Nord, o muscoloso come Aster, né bello come Jack o Toothiana. C'era un che di affascinante, sì, nei suoi tratti spigolosi, ma le labbra erano sottili, incolori, il naso adunco e gli mancavano le sopracciglia. L'abbigliamento nero da capo a piedi faceva risaltare il suo colorito cadaverico e contrastava con il paesaggio innevato.
Tuttavia, quello che inquietò Hiccup furono gli occhi, non rossi come quelli di Eret, ma gialli, più simili a quelli dei Frost.
"Pitch, amico mio, ma dov'eri finito?" disse raucamente Eret, nervoso. Guardò i tre umani con la coda dell'occhio. "Ehm, hai visto che ti ho portato?"
Lui non li degnò di più di uno sguardo disinteressato. "Chi sono gli altri due?"
Hiccup inarcò involontariamente le sopracciglia. Non si aspettava una voce tanto vellutata.
Eret era sulle spine. "Altri due amici di Jack Frost. Un incentivo…"
"Ti avevo detto di prendere solo Haddock" replicò Pitch con spietata freddezza. "Gestirne tre è troppo complicato. Uccidili."
"No!" gemette Moccicoso.
"Chi ti credi di essere?" gridò Astrid.
Hiccup pensò che potesse essere il momento migliore per fare un tentativo di diplomazia. "Qualunque problema tu abbia con Jack e la sua famiglia, la violenza non lo risolverà."
Pitch sorrise beffardo. "Ma che tenero, vuoi farmi la predica su cosa è giusto e cosa non lo è? Fa' un favore a tutti noi e stanne fuori, non sono cose che ti riguardano."
"Mi riguardano eccome" disse Hiccup, punto sul vivo. "È la seconda volta che rischio di morire per colpa vostra, ormai ci sono dentro quanto voi. Se mi ascolti un secondo—"
Black agitò svogliatamente una mano pallida. "Eret, fallo tacere, per cortesia" ordinò. "Frost non se ne accorgerà subito, e quando succederà la sua reazione sarà uno spasso."
Astrid e Moccicoso scattarono eroicamente a fargli da scudo, ma Eret fu più veloce, e si parò davanti a loro allargando le possenti braccia.
"Che stai facendo?" gli bisbigliò Hiccup.
"Eret" il tono di Pitch si fece minaccioso. "Non vuoi costringermi a punirti, vero? Non è divertente per nessuno dei due."
"Stronzate, tu adori torturarmi. E adori ancora di più mettere paura alla gente" ribatté Eret. Hiccup notò quanta forza di volontà dovesse richiedergli tale sforzo.
"Mi stai disobbedendo? Io ti ho dato una nuova vita, migliore di quella tua patetica esistenza."
"Ma non l'ho chiesta io!" esclamò il neonato. "Sono stanco di farti da schiavo, ne ho avuto abbastanza del tuo folle piano."
"Molto bene. Parliamone fuori" sputò fuori Pitch.
Eret lo seguì all'esterno, rinchiudendoli nel rifugio.
Hiccup fissò la porta serrata e strinse i pugni. Possibile che riuscisse ogni volta a rovinare tutto? Prima l'altro giorno, ora con Pitch, ed era arrivato a tanto così dal far desistere Eret! Forse avevano ragione gli altri, a dirgli che provare non serviva a nulla. Che un solo, insignificante piccolo umano non faceva la differenza.
Anche Astrid lanciò un'occhiata ostinata alla porta. "È la nostra possibilità di andarcene."
"Ma come?" disse Moccicoso. "Se usciamo da lì ci vedranno."
Hiccup cercò una finestra, la trovò e sorrise. "Che ne dite di quella?"
I due seguirono la direzione in cui stava guardando e sobbalzarono, troppo stupiti per rispondere al cenno di saluto di Jack, oltre il vetro sporco. Hiccup accorse ad aprirla, ma ci volle lo sforzo combinato di loro tre per smuoverla da anni di immobilità e ghiaccio.
"Non eri con gli altri?" chiese dopo averla spalancata.
Jack gli porse una mano per aiutarlo a uscire. "Sì, ma sono stato attento a non allontanarmi troppo. Prima ho sentito del movimento e sono venuto subito, invece gli altri si erano sparpagliati nel bosco, e non credo se ne siano accorti."
"Dovremmo chiamarli."
"È inutile, quassù non c'è campo."
Una volta lasciato il rifugio, si accovacciarono all'angolo dietro l'edificio, in mezzo alla neve, in ascolto. Dall'altra parte, sentirono le voci di Eret e Pitch che diventavano sempre più ostili.
Hiccup aveva una voglia tremenda di abbracciare Jack e baciarlo, tuttavia restò in attesa con i suoi amici, mentre lui valutava la situazione.
"Che stanno facendo?" chiese a Hiccup.
"Eret ci ha difesi, si sta ribellando a Pitch" spiegò lui. Ancora non poteva crederci. "Dovremmo dargli una mano."
Jack ne rimase allibito, e chiaramente scettico. "Okay, sentite. Se entrate in mezzo alla vegetazione, da quella parte" Jack indicò la boscaglia a qualche metro da loro, in un punto abbastanza lontano da dove si trovavano i due vampiri, "troverete un vecchio sentiero. È un po' difficile da percorrere, ma porta dritto al parcheggio."
Intanto, il confronto poco lontano stava diventando violento, a giudicare dai rumori di lotta.
"E tu?" domandò Moccicoso.
"Vado a fermare Pitch, con o senza Eret."
Astrid incrociò le braccia. "Vuoi mandarci via così? Scordatelo."
Jack la guardò bene negli occhi. Il cipiglio combattivo di Astrid si attenuò un poco.
"Vi ho permesso di seguirci, e hai visto che tipo di persone siamo" disse il vampiro. "Ti sei lasciata trascinare fino a qui. Ti sei fidata di me. Ti chiedo solo di farlo di nuovo, Astrid."
E lei, che non si era mai e poi mai affidata a qualcuno, prima di allora, si fidò.
"Fai in fretta. Stai attento. Se muori te la faccio pagare" elencò telegrafica, come se volesse nascondere il suo turbamento dietro alla solita facciata impavida.
Tirò rudemente in piedi Jorgenson e si allontanarono verso il sentiero nascosto. Jack restò a controllare che fuggissero senza intoppi, più immobile di una statua, finché…
"Sei ancora qui" constatò in tono vagamente contrariato, ma per nulla sorpreso.
Hiccup gli strinse forte la mano gelida. "Ovvio che sono ancora qui. Pensavi che avrei obbedito senza fiatare e ti avrei lasciato?"
"No" borbottò Jack.
Un grido rabbioso di Eret fece trasalire Hiccup. "Ha bisogno di aiuto, Jack, ti prego."
"Lo so, ma stavolta ascoltami e resta qui."
"Se proprio insisti..."
Si baciarono rapidamente, e Jack corse via, verso i due vampiri che combattevano a morsi, pugni e calci. Hiccup si piazzò nel posto dove si era chinato prima lui, sbirciando lo scontro in corso.
Non stava andando bene. Eret era ben piazzato, forte della trasformazione recente, e molto più imponente di Pitch, ma quest'ultimo aveva dalla sua parte anni e anni di pratica. Hiccup non era un esperto di arti marziali, non era tipo da farsi coinvolgere in risse, eppure riconosceva l'imprecisione nei potenti colpi di Eret, che Pitch riusciva ad evitare senza fatica, muovendosi rapido come un'ombra. Ogni contatto tra i due riecheggiava tra le rocce, simile all'eco di un tuono.
Nonostante questo, il confronto era ipnotizzante, contemporaneamente violento ed elegante, quasi una danza. Ma Eret stava perdendo.
Jack si buttò su di loro, facendo perdere l'equilibrio perfetto di Pitch, e prendendo Eret in contropiede. Era a un soffio dal mordere la giugulare del vampiro anziano, quando questo se lo levò di dosso con un calcio. Il neonato si riprese dallo sconcerto e tornò a combattere, affiancato da Jack.
Vederli lottare insieme era ancora più stupefacente, sembrano una coppia di leoni contro una preda più grande di loro. Hiccup non riusciva a distogliere lo sguardo, incantato e terrorizzato.
Jack aveva uno stile completamente diverso, più scattante, più rapido, ma altrettanto maestoso. Schivava appena le mani di Pitch, facendo venire un colpo a Hiccup ogni volta che si trovava a qualche millimetro dalle dita dell'altro.
Era così preso dai movimenti fluidi dei tre vampiri da non accorgersi di una cosa che gli ghiacciò il sangue nelle vene: Jack ed Eret non erano nemmeno riusciti a sfiorare Pitch, il quale aveva invece assestato diversi colpi. Erano ancora in svantaggio, e cominciavano a mostrare i primi segni che tradivano la loro inesperienza. Qualche minuto così e avrebbero perso.
Hiccup, ancora nascosto dietro il rifugio, premette le unghie sulle assi di legno.
Doveva fare qualcosa.
Doveva fare qualcosa, certo, ma lui era solo un umano di fronte a creature secolari, capaci di annientarlo per sbaglio. Una distrazione e Jack sarebbe stato in grado di ucciderlo, lo sapeva bene. Un bacio poteva diventare una tragedia.
Pensa, Hiccup. Dovranno pur avercelo un punto debole, i vampiri. Qual è?
Non era una risposta difficile. La sete era la loro più grande forza e il loro maggior difetto.
Per poco non rise istericamente. Si era reso conto di essere la cosa più pericolosa per quei tre nel raggio di chilometri. O meglio, quello che aveva dentro, lo era.
Hiccup si alzò e uscì allo scoperto. Non tremava. Il suo cuore era calmo.
Una bomba a orologeria.
Non aveva paura, ma quello che stava per fare non sarebbe stato per niente facile. Doveva tirare fuori tutto il suo coraggio.
Aveva suggerito a Eret di sequestrargli il cellulare, poco prima, in un tentativo di guadagnare la sua fiducia, ma lui non sapeva che Hiccup aveva ancora il coltellino svizzero di Jack, al sicuro nella giacca.
Lo sfilò dalla tasca e fece scattare la corta lama, che riflesse la luna sulla superficie lucida. Hiccup fece qualche respiro profondo. Lo avrebbero attaccato tutti e tre? No, Jack non lo avrebbe mai fatto. Aveva già resistito una volta.
Okay, pensò. Quel traditore del suo stomaco si contrasse, come se stesse anticipando il suo gesto imminente.
Hiccup guardò Jack, che era stato infine agguantato da Pitch e si stava dibattendo per non farsi staccare la testa a morsi, e non ebbe più esitazioni.
All'inizio non fu nemmeno completamente sicuro di essersi mosso: dovette guardarsi il ventre per assicurarsene. Il coltello era lì, piantato fino al manico, stretto nelle sue mani. Hiccup lo estrasse, temendo che sarebbe arrivato il dolore, ma ancora non sentiva niente. Caldo sangue rosso zampillò dalla ferita e colò inesorabile sul suo maglione, allargando una macchia umida e appiccicaticcia.
Hiccup la osservò, faticando a rendersi conto di quello che aveva fatto, per quanto fosse coperto del suo stesso sangue. Il dolore non arrivava. Doveva essere lo shock.
Era una sensazione davvero stranissima, quasi esilarante. Oh, questo era sicuramente lo shock.
Premendo le mani sul taglio, bagnandosi i palmi, rabbrividendo a ogni doloroso respiro, guardò dritto davanti a sé. Non si era appena pugnalato per niente, in fondo.
Come sperava, Pitch non era più assorbito dallo scontro, e lo stava fissando a denti scoperti. Eret faceva lo stesso, ma pareva più confuso che aggressivo. Jack aveva il volto nascosto, e non ne vide l'espressione.
Fu questione di una frazione di secondo. Nel momento in cui la bocca di Pitch, ora sopra di lui (quando avevano ceduto le sue gambe?), attaccò il suo collo, il dolore arrivò. Tutto insieme.
Agitò le braccia senza pensarci due volte e cercò di divincolarsi, ma Pitch non gli lasciò la minima opportunità di scappare, e allungò una mano ad artiglio dietro di sé. Tramortito dalla confusione, il bruciore intenso al ventre, le vertigini e la nausea, Hiccup ci mise un po' per accorgersi della sensazione insopportabile che stava nascendo sotto il suo ginocchio.
Urlò, pienamente consapevole di quanto fosse inutile, ma non poté impedirlo. Sentiva il disperato bisogno di reagire in qualche modo. Un attimo dopo, Pitch non c'era più, e Hiccup ansimò, lottando contro l'istinto di chiudere gli occhi e giacere incosciente. Era certo che in quel caso non li avrebbe più riaperti.
Non guardò in basso, verso la gamba sinistra che pulsava dolorosamente. Qualcosa gli diceva che la sua salute mentale non avrebbe retto.
L'adrenalina stava abbandonato il suo corpo poco a poco, però, e restare sveglio diventò impossibile.
Scusa, papà.

*


Concentrazione.
Muscoli contratti, mani ad afferrare l'aria, narici allargate, denti scoperti in un ringhio. Così veloce da vedere al rallentatore. Un passo sbagliato ed era morto. Ottant'anni di immortalità, spezzati con un nonnulla.
Jack mancò il colpo di pochissimo. Aveva davanti un avversario formidabile, sfuggente e furbo, che sapeva come farli deconcentrare.
Eret lo trasse in parte, togliendolo dalle grinfie di Pitch, e fece scattare il pugno con potenza inaudita. Mancato di nuovo.
Jack stava lottando per mettere fine alla storia che aveva cambiato la sua esistenza, e per eliminare la minaccia che metteva a rischio la causa del secondo stravolgimento. Quello era l'uomo che stava per uccidere sua sorella. Non avrebbe perso.
Si mosse rapido, lasciando che gli insegnamenti di Sandy lo guidassero, immerso nella coreografia mortale. La conoscenza dei suoi ricordi umani non lo aveva sconvolto come temevano gli altri, al contrario gli aveva dato la carica per chiudere per sempre quel capitolo della sua vita.
Lo scontro diventò più serrato. Jack non riusciva a prendere Pitch di sorpresa, e tutte le sue mosse venivano anticipate. Poteva autoconvincersi quanto gli pareva, ma di questo passo ci avrebbe rimesso la pelle sul serio. Gli dispiacque per Eret, che aveva rinnegato l'unica sua certezza in cambio di libertà, e rischiava di fare la sua stessa fine.
La sua famiglia era in zona, ma non a portata d'orecchio, e sarebbe venuta solo una volta trovata la traccia di Pitch. Avrebbe avuto bisogno di un angelo custode a soccorrerlo.
Giunse il momento che temeva. Si mosse troppo in fretta, impaziente di terminare il combattimento; mani magre e perlacee lo afferrarono per il collo, pronte a strapparlo. Si dimenò come poteva, ma la presa che lo stringeva era ferrea. Stava per morire una seconda volta.
Improvvisamente, tuttavia, fu libero. Un secondo prima, Pitch era su di lui, il secondo dopo era svanito.
Dopodiché arrivò l'odore. Il dolce, forte, squisito profumo che aveva imparato ad amare, intenso come non lo era mai stato. Lo bocca di Jack fu inondata di veleno.
L'istinto, che gli diceva che qualcosa non andava, unito agli anni di addestramento, gli permise di trattenere il respiro prima di perdere la calma. Lo stesso non fu per Eret.
L'agitazione, la mente ormai concentrata sulla lotta come durante la caccia e il digiuno, ebbero la meglio sul giovane vampiro, che cedette all'impulso e oltrepassò Jack.
Lui si precipitò ad agguantarlo, placcandolo con tutto il suo peso. Oltre a loro, sotto la presenza famelica di un Pitch fuori controllo, Hiccup si stava dissanguando sulla neve.
Jack voleva correre da lui, ma prima doveva far desistere Eret, in preda alla sete.
"Usa il cervello" gli disse mentre lo tratteneva con sforzo immenso. "Eret, ascoltami!"
"Lasciami" ruggì lui.
Poco lontano, si sentì uno schiocco secco da far venire i brividi, seguito da un urlo agghiacciante. Jack non voleva credere che provenisse da Hiccup. Era un suono disumano.
"Questa è la tua prima vera scelta, idiota! Non vuoi essere un mostro? Allora non comportarti da tale!"
Udì, con enorme sollievo, Eret smettere di inspirare a grandi boccate l'odore di sangue. Il neonato cessò di ribellarsi, anche se tremava per reprimere l'istinto.
"Così, pensa a chi hai di fronte" disse Jack, lasciandolo andare, cauto. Sentiva l'urgenza di andare da Hiccup martellargli la testa. Che stai facendo?! Va' subito da lui!
Ce l'avevano fatta, insieme presero Pitch e lo scaraventarono lontano. Jack, accecato dal panico, cercò un segno di vita. Il cuore di Hiccup batteva, anche se in modo irregolare, ma era la ferita fradicia a livello dello stomaco a preoccuparlo, oltre al fatto che fosse svenuto.
Vide un piccolo coltello abbandonato al suo fianco. Jack lo riconobbe con incredulità: lo aveva dato a Hiccup per difendersi, e lui che ci aveva fatto? Si era pugnalato, ovviamente. Avrebbe dovuto aspettarselo, uno scherzo del genere.
Alle sue spalle, Eret aveva avuto la meglio su Pitch e lo stava tenendo a terra come una bestia non ancora morta.
"È finita, per lui, Jack!" esclamò il vampiro anziano. Il suo mento luccicava del sangue fresco di Hiccup. "Non puoi salvarlo."
Jack esercitò pressione sul taglio, impiastricciandosi di rosso. Fortunatamente non era umano, altrimenti avrebbe avuto la vista annebbiata dalle lacrime.
Pitch proseguì con il suo monologo, trattenuto da Eret: "Avresti dovuto immaginarlo, che sarebbe andata in questo modo. Gli umani non sono fatti per essere nostri amici. Sono attratti da noi, ma al tempo stesso ci temono, com'è giusto che sia."
Essere messo nella stessa categoria di Pitch era orribile, pensò Jack mentre cercava disperatamente di fermare il sangue dalla sua discesa nella neve, ormai vermiglia.
"Sta' zitto" disse a denti stretti.
"Guarda in che stato lo hai ridotto. È come una falena, Jack, e tu lo hai ucciso con la tua luce."
"NON È VERO!" fece lui. Il battito di Hiccup era debolissimo, quasi inesistente, a parte qualche sussulto. La vita lo stava lasciando. Hiccup lo stava lasciando.
Jack era schizzato di sangue fino ai polsi. Le sue ginocchia erano un macello. L'inferno esisteva, e lui c'era già.
"Ti prego" esalò.
Hiccup non era mai stato così pallido e freddo. Jack, abituato alla sua pelle calda come fuoco, si spaventò ancora di più. Mormorò un 'no' che diventò presto una litania incoerente.
Poi, come un'apparizione biblica, a un tratto Toothiana era inginocchiata accanto a lui.
"Che cos'è successo?" gli chiese svelta.
Lui boccheggiò. Non sapeva come spiegarlo in maniera sensata. Non era nemmeno così sicuro che lei non fosse un miraggio.
Guardò Hiccup, e vide sé stesso, sdraiato sul ghiaccio, il giorno della sua morte. Solo che non era morto, non in senso letterale, ma era stato cambiato.
"Toothiana, trasformalo" balbettò. Alla fine aveva deciso. Si sarebbe odiato per il resto della sua tetra esistenza, così come Hiccup, ma avrebbe fatto tutto il possibile per tenerlo in una vita di qualunque tipo.
"...Come dici?"
"Devi trasformarlo. Salvalo!"
Ignorò volutamente gli schianti rumorosi che provenivano alle sue spalle. Riconosceva quel suono, era lo stesso che aveva sentito quando aveva strappato un piede a Eret.
Respirò appena. L'odore pungente di benzina si era diffuso nell'aria, e un'ombra enorme oscurò la luna.
Toothiana si era unita a Jack nel tamponare il taglio. "Avete finito?"
Un piccolo scatto metallico. L'ardere di una fiamma. Fumo nero che offuscava il cielo notturno. Jack aveva la vista piena del corpo esamine di Hiccup.
"Sì" rispose Nord. "Com'è situazione?"
Il tono di Toothiana si fece ansioso. Immagini di libri di testo aperti e pazienti sul letto di ospedale con brutte ferite da taglio lampeggiarono davanti agli occhi di Jack.
"Peggio del previsto, ma il veleno non ha fatto in tempo a entrare in circolo. Hai chiamato i soccorsi?"
"Arrivano tra poco, spero. Toothiana, puoi fare qualcosa intanto?"
Lei si ritrasse. Jack non la imitò, non si sarebbe mosso da lì neanche se costretto.
Ci fu un rumore di strappo e Toothiana tornò stringendo delle strisce di tessuto nero. "Jack, devi farti da parte."
"No."
"Voglio aiutarlo, così non morirà" disse gentile.
Jack tolse le mani da Hiccup con estrema riluttanza. Osservò Toothiana che bendava strettamente la stoffa degli abiti di Pitch intorno al suo addome e poi puliva la piccola ferita sul collo, dove era stato morso. Lasciò stare la gamba, che era ridotta malissimo.
Finita l'operazione, la ragazza si tolse il giubbotto griffato e coprì il corpo infreddolito di Hiccup.
Jack era aggrappato al suono del suo respiro e del suo cuore, tenue ma reale, come a un'ancora di salvezza. Nord sorvegliava la scena e ogni tanto guardava la pira in fiamme. Eret e Sandy controllavano che bruciasse per bene, girandole intorno come animali inquieti.
Pitch se n'era andato in uno schiocco di dita, senza grandi uscite di scena, senza discorsi finali, rendendo quasi insignificanti tutti quei lunghi anni di esistenza. I piani di vendetta, le strategie crudeli, la ricerca di alleati potenti… Inutili. Jack non poteva ancora sentirsi felice. Dipendeva tutto da una singola vita umana.
"Molto meglio" decretò infine Toothiana.
Jack si concesse un barlume di speranza, timoroso. "Non… non è necessario trasformarlo?"
"No" lei accennò un sorriso. "Siamo stati abbastanza bravi. Vivrà."
Lui deglutì forte e annuì diverse volte, più per processare la cosa che per mostrare di aver capito. Si sentì appena più leggero.
"Certo, temo che quella non sia recuperabile, purtroppo, ma potrebbe andare peggio" aggiunse Toothiana, indicando la gamba di Hiccup con una smorfia. "Grazie" disse Jack in un soffio.
Lei non rispose e gli strinse la mano. Nord batté una pacca sulla spalla a entrambi e andò ad aggiungere rami alla pira. Jack lo vide parlare con Eret, che parve ottenere la conferma che desiderava e venne loro incontro.
"Devo chiederti una cosa" esordì con discrezione. Si chinò con loro e spostò delicatamente un ciuffo di capelli dalla fronte di Hiccup.
"Cosa?" domandò Toothiana, formale ma cortese. Jack intuì che fosse disposta a dargli una seconda possibilità, però senza aver dimenticato quello che aveva combinato.
Eret si schiarì inutilmente la voce, e guardò Hiccup con le sopracciglia aggrottate. "Mi aveva promesso che mi avreste accettato tra voi, se fossi cambiato" spiegò. "Nord è d'accordo, ma mi ha detto che deve andare bene anche a Jack."
Stava fissando lui, adesso. Una piccola, meschina parte di Jack voleva dirgli di no e dargli un pugno in faccia (dopotutto aveva tentato di corromperlo con il sangue della persona che amava neanche due settimane prima), ma sapeva che non l'avrebbe fatto davvero. Gli occhi di Eret erano colmi di fastidioso pentimento.
"Dipende da quello che vuole Hiccup."
"Intanto resta con noi, poi decideremo definitivamente" stabilì Toothiana.
Eret, ora più contento, tornò dagli altri.
Appena fu abbastanza lontano, lei si rivolse a Jack: "Pensavo che lo avresti fatto a pezzi, piuttosto di accettare."
"Potrei ancora cambiare idea, sai" mugugnò lui. "Ma no, il responsabile di questo casino l'ha già pagata cara."
"Immagino sia così. Che c'è?"
Jack si era incupito. "Potrebbe succedere di nuovo, vero? Qualcuno potrebbe prendersela con noi, e con Hiccup di conseguenza. Sarebbe costantemente in pericolo."
"Può darsi" replicò lei. "Ma ci sarebbero cinque vampiri molto arrabbiati a difenderlo. Forse sei. Credo che Eret si sia preso una cotta…"
"Non oserebbe!" s'indignò Jack, facendola ridere sottovoce. "In quel caso non esiterei a staccargli la testa."
"Va bene, va bene" ridacchiò Toothiana. "Oh, lo senti anche tu?"
Jack sollevò la testa. Un rumore basso e ripetitivo era in avvicinamento.
"Dev'essere un elicottero."
"Decisamente. Su, andiamo, dovremo inventarci una storia convincente per la polizia."
"Sarà divertente."



Note
Pensavate davvero che avrei lasciato in pace la gamba di Hiccup?



  
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