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Autore: mask89    15/05/2021    19 recensioni
Carlotta è una ragazza di 22 anni, frequenta Beni Culturali ed è prossima alla laurea. Ma un evento successo oltre 400 anni prima le sconvolgerà la vita, trascinandola in qualcosa che mai avrebbe immaginato prima.
Genere: Drammatico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5

 

Le candele di sego poste sugli enormi candelabri a soffitto, assieme alle lampade ad olio, illuminano sufficientemente l’ampio salone. Sono circondata da molte persone, ai cui volti non riesco ad associare ancora un nome; è la prima festa a cui partecipo, da quando mi sono trasferita a Bari, dopo il mio terzo matrimonio lampo. Sono stata fortunata a “trovare” un uomo come Fabrizio, mi tratta molto bene, mi rispetta, non mi fa mancare nulla; però temo che ami più il suo lavoro, la sua musica, i suoi madrigali, che me. Siamo sposati da più di tre anni e posso definirmi soddisfatta della nostra relazione combinata, ad alcune mie amiche è andata molto peggio, ma non riesco ad essere felice. Mi direbbero che sono pazza a lamentarmi di un uomo del genere. Quasi subito dopo la fine del mio secondo matrimonio sfortunato, fallito a causa di un cinghiale o per meglio dire, per colpa dell’idiozia del mio defunto marito, il quale non sapeva neanche tenere una spada in mano. Voleva praticare l’arte venatoria, lui. Risultato? Ferito a morte da quella bestia! Così impara ad andare a caccia, per puro divertimento e non per qualcosa di effettivamente utile.

Gli unici momenti che condividiamo, ormai, sono quelli che ci vedono in viaggio per raggiungere la corte del Re a Napoli; quando siamo a Bari riusciamo a malapena a incontrarci, a stento condividiamo il letto coniugale una volta a settimana, con difficoltà saluta nostro figlio. Ma non era tutto così all’inizio: eravamo così passionali, così pieni di vita ed interessi comuni, passavamo ore intere a discutere di musica, che invece, ora, è diventata la causa della nostra separazione. E dire che lo aiutavo nella stesura delle partiture! Ho scritto interi spartiti per lui che, tra l’altro, apprezzava ed erano elogiati da molti. Non ho mai preteso la maternità o la paternità di quei brani, mi andava benissimo che si prendesse lodi dovute al mio genio ed al mio lavoro. Cosa è successo tra di noi? Non me lo so spiegare ancora. Ho rinunciato a tutti gli eventi mondani di Bari per aiutarlo nel suo lavoro, per cosa? Per vederlo allontanarsi da me.

Cerco con lo sguardo la mia accompagnatrice, la contessa Giovanna Di Malaspina; la vedo intenta ad intrattenere diversi uomini, vorrei essere come lei! Vorrei sentirmi anch’io a mio agio tra queste persone che non conosco, invece i miei problemi personali mi impediscono di godere appieno di questa bella serata. La sua risata argentina giunge chiara e melodiosa alle mie orecchie, a provocargliela è l’uomo che mi dà le spalle. Riesco a vedere solo i suoi riccioli biondi, ma i lineamenti del suo volto mi sono negati. Deve essere un tipo molto divertente, considerato il modo in cui sta facendo sorridere la mia amica. Evento alquanto inusuale, considerato che di solito si esprime per mugugni. Giungo nelle loro vicinanze, vedo quel misterioso viso e non posso che rimanere ammaliata da quello sguardo. Quei boccoli incorniciano perfettamente il suo volto volitivo. Mi sento nuda di fronte a quegli occhi azzurri, che sembrano scrutare la mia anima. Non riesco a non arrossire e mille pensieri poco casti affollano la mia mente. Bello da togliere il fiato. Un angelo. Prima d’ora mai nessun uomo mi aveva provocato tale sensazione, ed è molto strano. Penso che se restassi ancora un po’ vicino a lui rischierei di prendere fuoco.

«Maria!» Dice contenta la mia amica «Ti stavo per chiamare, mi hai anticipata!»

Come sempre l’etichetta non è mai stato il suo forte, ma ciò che mi piace di lei è proprio questo: l’essere costantemente fuori dagli schemi, che questa società ha imposto a noi donne. Non ha paura di parlare alla pari con gli uomini; non si è mai fatta piegare dalla volontà dei suoi genitori, nel dover sposare un determinato uomo per esigenze familiari. Uno spirito libero, una persona determinata, che non ha mai avuto paura nel mostrare chi è veramente. Un po’ la invidio, vorrei essere tanto come lei, ma non ne ho la forza. Se l’avessi avuta non mi ritroverei incatenata nuovamente in un matrimonio senza amore.

«Non vi volevo disturbare, stavate così amabilmente discutendo...»

«Duchessa Maria, lei non disturberebbe neanche se ci mettesse tutto l’impegno di questo mondo.»

Sono sicura di essere andata a fuoco; non tanto per il complimento che mi ha rivolto, quanto per il suono melodioso della sua voce. Bellezza, galanteria e musicalità, tutte caratteristiche riunite in una sola persona. È un angelo, ora ne sono del tutto sicura. Non posso non rimanere ammaliata da quest’uomo affascinante e, per ora, misterioso.

«Conosce il mio nome, ma io non il suo...»

«Che imperdonabile mancanza di rispetto ho commesso nei suoi confronti, duchessa. Sono il marchese Carlo d’Avalos. Spero possiate perdonare la mia maleducazione.»

«Non si preoccupi marchese, stavo scherzando! Come potrei prendermela con un uomo che è stato così galante nei miei confronti! E poi, per una cosa di così poco conto!»

«Lei è troppo buona, contessa. Mi farebbe l’onore di essere la mia compagna, alla rappresentazione dello spettacolo, che avrà luogo a breve?»

«Ci sarei anche io qui!»

«Mi scusi contessa Di Malaspina, non volevo mancarle di rispetto.»

«Non si preoccupi Carlo. In realtà, non ho la minima voglia di assistere alla rappresentazione teatrale, che vede protagonista il principe De Bellis; è un pessimo attore, anzi, un cane.»

Non posso fare a meno di ridere. Quella donna è fin troppo spontanea quando parla; dovrebbe imparare a contare fino a dieci, altrimenti, prima o poi, si ritroverà in qualche guaio.

«Sei una pessima amica, sai? Mi vuoi lasciare da sola tra questi sconosciuti!»

«Ma se hai appena trovato un cavaliere! Sono sicura che il Marchese D’Avalos sarà all’altezza del ruolo. Vero?»

«Assolutamente, ne va del mio onore!»

«Visto? Sei una donna fortunata! Ora vado a farmi notare dalla principessa, così non potrà dire nulla sul mio conto. A presto, cari.»

 

Giovanna ha fatto una scelta senza dubbio lungimirante. Aveva ragione su tutta la linea, il principe De Bellis è un autentico cane! Ma, ahimè, non è questa la cosa peggiore. A qualsiasi latitudine, le rappresentazioni teatrali messe in scena in casa, finiscono sempre allo stesso modo: con qualcuno che vomita il vino bevuto in eccesso, dietro ad un paravento! Devo ammettere che, chiunque sia a rimettere, abbia la capacità di attirare l’attenzione molto più di chi sta su quel palco improvvisato. Mi guardo intorno, potrei andarmene senza che nessuno se ne accorga, ma ho un po’ di timore. È abbastanza buio e molti degli invitati stanno dormendo beatamente sulle sedie, disposte nell’ampio salone. Solo due paia di occhi azzurri mi scrutano.

«Vuole fuggire anche lei da questo strazio, contessa Maria?»

«Si, ma non saprei dove andare.»

«Mi segua.»

«E se il principe dovesse accorgersene?» Chiedo titubante. Lo vedo scrutare il palcoscenico con aria assorta.

«No, è troppo preso dalla sua arte per accorgersi di noi.»

«Ne è sicuro?»

«Abbastanza, però…»

«Però?»

«La scena è quasi al termine e, a breve, inizierà l’inframezzo musicale. Potremmo approfittare di quel momento. Cosa ne pensa?»

«Credo sia un’ottima idea.»

Carlo ha avuto ragione. Oddio, ora lo chiamo anche per nome! L’inframezzo musicale ha coperto la nostra fuga. Inoltre, mi ha condotto  attraverso stanze e corridoi dell’enorme villa, di cui neanche conoscevo l’esistenza. La sua mano calda mi fa sentire sicura, ma allo stesso tempo scombussolata. Può, un semplice contatto fisico, causare tante emozioni contrastanti tra loro? Evidentemente sì! Gli strattono un po’ il braccio. Questo vestito ingombrante, associato al busto che sono costretta ad indossare, mi fanno respirare a fatica. Sembra intuire la natura della mia richiesta; rallenta il passo fino a fermarsi.

«Mi perdoni contessa. Il mio incedere era troppo veloce, vero?»

«Non è colpa tua Carlo.» Ecco, ora gli ho dato anche del tu, oltre che chiamarlo per nome. La mancanza d’aria sta giocando brutti scherzi!

«Posso darle anch’io del tu?»

Mi guarda intensamente e non posso che rimanere estasiata e allo stesso tempo imprigionata in quegli occhi azzurri.

«Certo.» Balbetto. È decisamente per la mancanza d’aria che gli ho permesso di comportarsi in modo simile, non perché ho il cervello completamente fuso!

«Mi onori, Maria.»

Quel tono basso e profondo, con cui pronuncia il mio nome, mi fa rabbrividire di piacere. Siamo nel bel mezzo del giardino della villa del principe; nascosti alla vista di eventuali visitatori inopportuni, grazie all’alta siepe che recinta quel paradiso floreale. Inoltre, a causa della luna nuova, la visibilità è molto ridotta. Sento le sue mani risalire lungo la mia schiena. Lentamente, si infilano tra i miei lunghi capelli castani. Sento il suo corpo sempre più vicino al mio. So che tutto questo è sbagliato, ma non riesco a staccarmi da lui. Sono come una falena attorno alla fiamma d'una candela: posso bruciarmi, prendere fuoco, ma ne sono inesorabilmente attratta. Vedo la sua bocca carnosa ed invitante sempre più vicina alla mia, avverto il suo respiro sulla mia pelle e non posso fare a meno di gemere. La mia testa diventa sempre più leggera; il suo sguardo occupa tutta la mia visuale, i suoi occhi incantevoli sono leggermente socchiusi. Sento le sue labbra sulle mie e…

 

Il rumore della sveglia mi fa sobbalzare all’improvviso dal letto. Maledizione! Una volta tanto che stavo facendo un sogno così piacevole, anche se molto strano. Sembrava molto reale, per essere un prodotto del cervello durante il riposo. Guardo la sveglia, segna le 7.00 del mattino; ne approfitto per andare in bagno, prima che si sveglino tutti.

Una bella doccia, a prima mattina, è proprio ciò che serve per riprendersi completamente, oltre a far apparire il mondo un posto, decisamente, migliore. Con il palmo della mano destra tolgo il leggero strato di vapore, che si è posato sul vetro sopra il lavabo. Sobbalzo. Una donna vestita con abiti eleganti seicenteschi, dai lunghi capelli castani e dai begli occhi verdi mi sorride allo specchio. I suoi candidi denti bianchi sono messi in mostra da quel sorriso sereno. Il suo volto è di una bellezza disarmante, tutto è perfetto: dal naso piccolo leggermente all’insù, ai suoi zigomi alti. È identica alla protagonista del mio sogno. Mi giro inquieta, ma non vedo nessuno alle mie spalle. Mi volto nuovamente verso lo specchio; lei è ancora lì, ma qualcosa è cambiato nel suo sguardo. Il sorriso è sparito, lasciando il posto ad un’espressione dolorosa. Vedo un rivolo di sangue uscire da quella bocca piccola e carnosa, successivamente lacrime di sangue sgorgano dai suoi occhi. La pelle lentamente inizia a staccarsi, mettendo a nudo il teschio. Sul vetro comincia ad apparire una scritta: “Cercami.”

Urlo.

   
 
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