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Autore: Ivy001    17/05/2021    2 recensioni
Quando la felicità di una famiglia viene distrutta da un evento inaspettato e inspiegabile...qualcuno scompare, la Banda si riunisce
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bogotà, Nairobi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“E’ questa la strada giusta? Ne sei proprio sicuro?” – domanda una giovane ventenne, dai capelli castani, alla persona alla guida di una Monovolume a sette posti.

“Dubiti delle mie doti orientative, sorella?” – precisa l’autista, scherzosamente, conscio anche lui di non essere abile a seguire le indicazioni del navigatore.

“GoogleMaps non sbaglia mai!”  – aggiunge l’unico maschio dai capelli biondi, mentre mostra al passeggero sedutogli accanto l’esatta posizione indicata dallo smartphone.

“Solo in Islanda non sbaglia, caro fratello!” – ridacchia un moretto, nel sedile posteriore. Poi scherzando gli scompiglia la capigliatura perfetta.

Dopo aver girato e rigirato nel quartiere, meta del loro viaggio, il gruppetto può finalmente ascoltare, dalla voce registrata del navigatore – “Sei arrivato a destinazione!”

“Finalmente!” – esclama una ragazza dai lunghi capelli chiari, intrecciati con estrema perfezione.

Parcheggiatisi proprio dinanzi ad una villa , i sette passeggeri scendono dal mezzo e si dispongono, uno di fianco all’altro, decidendo come muoversi da lì in poi.

“Andrò avanti io che sono il maggiore. Statemi dietro” – precisa il più grande, un ragazzo dai capelli neri, venezuelano, di ventisette anni.

Percorrono pochi metri per ritrovarsi davanti ad un enorme portone d’ingresso sul quale è leggibile un’insegna con il cognome dei proprietari.

“Famiglia Sanchez!” – legge una delle due ragazze– “Siamo nel posto giusto, papà ha detto di aver dovuto cambiare cognome per motivi di sicurezza”

“Bene, siete tutti pronti a riabbracciare il nostro vecchio?” – chiede il capogruppo, entusiasta più degli altri di prendere parte ad una missione importante e di poter scoprire quella famiglia mai vissuta come avrebbe voluto.

In quei momenti, i sette avvertono una certa ansia, oltra al magone dovuto a ciò che dovranno affrontare.

Un respiro profondo, poi bussano con decisione alla porta e si aprono a una nuova strada di vita.

*********************************

Nairobi è chiusa in camera da ormai due ore e i Dalì sono preoccupati da quanto possa aver letto su quel diario.

Le donne della squadra tentano più volte di ricevere segnali dall’amica, recandosi nella sua stanza ma senza successo.

Agata è immersa nel mondo segreto di sua figlia, conscia che da quel momento in poi tutto potrebbe cambiare.

Con delicatezza, la gitana sfoglia pagina dopo pagina, sapendo di toccare chiavi profonde del cuore della sua bambina.

Molte di quelle parole, scritte ovviamente con un linguaggio tipico di una minore di soli sette anni, sono ben comprensibili e arrivano dirette alla donna che se ne sorprende.

Con gli occhi lucidi scopre che a consigliare Ginny sull’uso di un diario è stata un’insegnante il cui nome non è mai citato, e che la piccola definisce  “ maestra Honey”.

E’ questo il nomignolo che l’intera classe dà alla docente per la sua carineria nei confronti di ciascuno studente che chiama, appunto, “tesoro”.

Nairobi legge gran parte del diario, non rilevandovi dettagli importanti circa la sparizione. Però conosce una parte della bambina che mai avrebbe immaginato.

E rimane totalmente paralizzata di fronte a uno sfogo della piccola datato esattamente qualche giorno prima della sua sparizione.

Mamma mi dice sempre che assomiglio a mio fratello maggiore. Si chiama Axel, io non so chi sia, non l’ho mai visto. Però non mi piace questa cosa, io sono Ginevra, non sono Axel.

Sono stanca che mamma mi ripete “Sei come lui, hai gli stessi occhi, gli stessi capelli”. Uffa. Lei mi guarda e non vede me, lei vede lui!”

Di fronte a tale affermazione, la gitana interrompe la lettura avvertendo un tonfo al cuore.

Davvero sua figlia ha da sempre sofferto la somiglianza con Axel?

E pensare che lei credeva potesse essere un fattore positivo: in fondo, quella somiglianza avrebbe accentuato il legame di sangue tra fratelli.

Pensandoci, però, Agata capisce che per Ginevra quel rapporto familiare non esiste; per lei Axel è solo un nome a cui associa costantemente le parole di Nairobi.

Dispiaciuta di quanto letto, la donna non continua e, controllando che quelle sono le ultime righe compilate del diario, decide di chiuderlo.

Lo ripone in un cassetto della scrivania e, con un nodo allo stomaco, lascia la stanza per raggiungere i Dalì.

Sapere di aver avuto libero accesso alla privacy di sua figlia minore, senza alcun risultato utile, è un cruccio enorme, che si aggiunge ad uno ancor più opprimente appena scoperto.

Mentre cammina lungo il corridoio, raggiungendo la scala che la conduce al piano terra, lì dove ha lasciato il gruppo alle prese con l’organizzazione di un piano di salvezza per Ginny, Nairobi viene distratta da un vociare non familiare proveniente dall’ingresso.

Le basta poco per capire di chi si tratta.

“Eccoti, Nairo!” – le corre incontro Tokyo, vedendola di nuovo tra loro, mentre scende a passo lento le ultime scale, intenta a scrutare in silenzio, nel mentre, i sette volti stranieri.

“Sono i figli di Bogotá!” – le dice la Oliveira all’orecchio, invitandola ad unirsi alla famigliola appena riunitasi. Alba e Sebastìan sono accanto al Professore e a Stoccolma, fortemente intimiditi dalla gente sconosciuta.

Il saldatore, invece, piangendo dall’ emozione, stringe a sé i suoi ragazzi, ormai tutti adulti e chiama a sé i bambini per le presentazioni.

Nairobi, rimasta in disparte, guarda i piccoli e fa cenno loro di avanzare verso i fratelli. Sorpresa dalla resistenza posta, interviene e sblocca anche la sua di esitazione.

Li prende per mano e raggiunge la numerosa prole del marito.

“Ragazzi, vi presento Alba e Sebastìan” – dice Bogotà. Poi volge lo sguardo sulla compagna e con poche parole mostra a tutti il suo amore – “E lei è Nairobi, la donna della mia vita”

Di fronte a tale esternazione, i presenti rimangono sorpresi. I Dalì inclusi.

Agata, imbarazzata di fronte a quelle parole, arrossisce e sente il cuore accelerare il battito. Questo non le accade da qualche giorno ormai.

Accenna un timido sorriso e prende parola – “E’ un piacere conoscervi tutti, spero vi troverete bene qui!”

“Assolutamente”

“Certo, anzi grazie per l’ospitalità”

“Speriamo di potervi aiutare”
“Riporteremo Ginevra a casa”

Ognuno dei sette si sente lieto e coinvolto da una squadra epica come quella fondata dal Professore.

Radunatisi tutti in salotto, mai così pieno di gente come quel giorno, Sergio spiega le regole del team.

“Abbiamo sorvolato sulla regola circa le relazioni personali, però…è bene che ognuno di voi abbia un nome in codice!”

“E’ proprio necessario? I miei figli non devono essere coinvolti assolutamente…non voglio che la polizia associ anche loro a noi e diventino ricercati a vita” – precisa Bogotá.

“Papà, tranquillo! Ne abbiamo parlato durante il viaggio e siamo tutti d’accordo” –precisa la figlia dai capelli scuri.

“Si, Hanna ha ragione! Siamo pronti a diventare dei Dalì in piena regola. Abbiamo già scelto quali identità assumere” – aggiunge il figlio maggiore, Emilio.

Uno per uno, si esprime in merito.

“Io sono Emilio e mi chiamerò Yerevan, come la capitale dell’Armenia, in tuo onore, papà” – spiega il primogenito, ricevendo l’immediato abbraccio commosso del genitore, originario di quella nazione.

Poi tocca agli altri pronunciarsi.

Julian, si presenta come Quito, riconoscendo la scelta per la vicinanza di quello Stato alla Colombia, di cui è rappresentante Bogotá.

“Io da greco quale sono ho scelto Mykonos” – precisa Yaris, fiero delle sue origini.

 Le uniche due ragazze dei sette si presentano con nomi di città a cui riconoscono arte.

“Varsavia e Vienna? Bella scelta” – si complimenta Sergio, con Ivana e Hanna la cui bellezza viene notata dai più giovani dei Dalì.

“Direi che stai sbavando troppo per i miei gusti” – commenta Tokyo guardando il compagno, offesa, e sostenuta da Monica che tira una sberla a Denver, anche lui rimasto incantato soprattutto dalla biondissima Ivana.

“Noi amiamo solo voi, siete le nostre sole regine, giusto Rio? Stavamo solo familiarizzando con i visi delle nostre nuove colleghe e…” – cerca di discolparsi a modo suo Daniel Ramos, cercando di sdrammatizzare la gelosia delle due donne.

A quel punto conclusero le presentazioni gli ultimi maschietti del gruppo.

“Il mio nome da oggi in poi sarà Copenaghen! Mi rispecchia come città” – spiega Eric, il giovane islandese, tra i più precisi dei fratelli.

“E io sono Londra, lì c’è classe, c’è storia, c’è perfino la regina…” – sostiene Drazen facendo quasi pubblicità alla capitale inglese generando una discussione simpatica tra i vari Dalì, ciascuno a sostegno della propria  città rappresentativa.

Ad interrompere la conversazione, che crea un clima piacevole tra i presenti, è il Professore, il quale entusiasta dei nuovi membri li accoglie nel gruppo.

“Benvenuti in famiglia, ragazzi!”

Nairobi, rimasta in disparte ad osservare la riunione e l’euforia che le new entry portano con il loro arrivo, non si pronuncia sulla storia del diario. L’arrivo dei sette figli di suo marito hanno infatti distratto i Dalì dalla questione relativa al quaderno segreto di Ginny.

“E’ bello vedere che i bambini si siano sciolti con quei ragazzi” – afferma Tokyo, avvicinandosi all’amica gitana.

“Si, sono contenta, spero che non vivano male l’arrivo di Axel”

“Perché dovrebbero? È un fratello anche lui” – aggiunge Selene, stupita di sentire tali affermazioni.

“Ginevra soffriva tanto del paragone che facevo tra lei e Axel”
“Dici sul serio?”

“Già, e ora come ora non so se farlo venire qui possa servire. Probabilmente ricordarlo ai bambini ogni qualvolta ne sentivo l’esigenza, è stato solo un modo per risollevare il mio cuore più che il loro” – commenta, dispiaciuta, la donna.

“Non fartene una colpa, Nairo! Sei una mamma e per una mamma ogni figlio è sacro. Non potevi di certo far finta che Axel non esistesse. Sono sicura che lo adoreranno”

“Lo spero davvero tanto perché sarebbe l’ennesima batosta e non penso di poterlo sopportare”

 

   
 
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