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Autore: miss yu    17/05/2021    1 recensioni
Sam e Bucky sulle tracce dei Flag-Smashers, condividono un’intimità non voluta né cercata e nelle notti passate uno accanto all’altro nascosti dal buio, si rivelano per quello che sono realmente, abbassando le proprie difese personali e decidendo di essere se stessi.
Liberamente ispirato a TFATWS.
Genere: Erotico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Sam Wilson/Falcon
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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5. Epilogo


C’è una notte che è finita da un pezzo e ha lasciato il posto ad un mattino luminoso che intarsia di luce la penombra della stanza;
c’è lo sciabordio di onde poco lontane che battono mollemente contro il piccolo approdo;
c’è un refolo di aria calda che fa vibrare le zanzariere abbassate;
c’è uno strano ronzio come quello di un nugolo d’insetti che si stanno avvicinando.

***

Quando Sam si sveglia è questa la prima cosa che sente: un ronzio che fatica a localizzare, si alza, apre le imposte e tende le orecchie, s’infila i pantaloni e scende al piano terra seguendo quel rumore, apre la porta d’ingresso e fuori, inginocchiato sul portico, Bucky sta passando una piallatrice elettrica lungo le assi di legno.
“Ma che stai facendo?”
Bucky alza gli occhi e sorride: “Ehi ben alzato” spegne l’utensile e si alza con i pantaloni impolverati, “Allora che ne dici? Sta venendo bene no?”
“Hai già fatto tutto questo pezzo da solo?”
“Che ci vuole, mi sono alzato presto, ti ho svegliato?”
“Beh sì ma non importa, mi sa che ho dormito parecchio.”
“Già, ma te la sei meritata una bella dormita dopo il tour de force di ieri” e l’occhiata che Bucky gli lancia, accompagnata da uno dei suoi sorrisini smaliziati, fa smuovere qualcosa in Sam.
“Mi prendo un caffè e ti raggiungo, se lavoriamo con questo ritmo prima di sera lo abbiamo anche verniciato.”
Sam entra in cucina e scalda il caffè rimasto, prendendosi il tempo di guardarsi in giro: la casa dei suoi genitori è rimasta chiusa per parecchi anni e ha bisogno di una seria manutenzione, ma dopo il suo esordio come Captain America, il salvataggio dei membri del GRC e la morte di Karli, è stato proprio questo il primo posto che a Sam è venuto in mente per cercare un po’ di tregua.
Sono passati due giorni dall’inaugurazione della “Paul&Darlene”, quando Bucky ha accettato il suo invito a fermarsi per un po’ e lui lo ha portato proprio lì, in questo luogo intessuto della sua storia.
Il giorno prima, nell’intervallo tra una scopata e l’altra -Devo recuperare settant’anni di astinenenza- si è giustificato Bucky, Sam passando nelle varie stanze e riannodando i ricordi della sua infanzia e della sua adolescenza, ha deciso che quella casa meritava una seconda occasione e che la persona più adatta a regalargliela era proprio lui e l’amico si è offerto di rimanere ad aiutarlo.

***

Il pomeriggio è ormai agli sgoccioli quando Bucky si alza, si allontana di qualche passo e rimane a rimirare il lavoro fatto.
“Mi sembra che abbiamo fatto un buon lavoro, che ne dici?”
Sam gli si accosta con il pennello ancora gocciolante in mano e annuisce soddisfatto: “Da solo non ce l’avrei mai fatta, grazie.”
“Non c’è di che, io vado a darmi una ripulita, non dobbiamo andare da tua sorella per cena?”
“Sì, io intanto sistemo i pennelli e le vernici, poi passiamo da Carlos così gli riporto gli attrezzi che mi ha prestato e intanto ti offro una birra.”
La sera arriva tardi d’estate, sta solo imbrunendo quando i due escono dal locale dove si sono fermati a bere e si avviano a piedi lungo la strada che porta alla casa di Sarah.
“Steve aveva proprio ragione” esordisce Sam senza preavviso.
“Su cosa?”
“Sul fatto che sei un dongiovanni.”
Bucky lo guarda con espressione innocente.
“A che ti riferisci?”
“Sentilo! Hai veramente una bella faccia tosta sai! Ma sei hai flirtato tutto il tempo con la cameriera.”
“Flirtato? Ma figurati!”
“E cosa avresti fatto allora?”
“Conversazione.”
“Certo, perché tu quando fai conversazione ti sprechi in sorrisetti maliziosi e occhiate seducenti, chissà perché non me ne sono mai accorto.”
“Quando parlo con una bella ragazza sì.”
Sam gli butta un’occhiata che vorrebbe essere di disapprovazione, ma coglie un sorriso leggero e scanzonato e una luce negli occhi chiari e brillanti, che lo riporta a quel Bucky che ha visto solo allo Smthsonian nelle foto e nei vecchi filmati e gli sembra per un momento che l’amico sia ritornato ad essere quello che era in quel tempo passato.
“Ok” borbotta per nascondere l’emozione “Ma tu prova a fare conversazione con mia sorella in quel modo e poi farai i conti con me, ci siamo intesi?”
“Ricevuto.”

***

Entrambi tornando verso casa in auto sono silenziosi, ma il silenzio non pesa anzi sostanzia un rumore di fondo fatto dallo stormire degli alberi, dal gracidare delle rane negli stagni che costeggiano, dal mormorio onnipresente di un mare tranquillo che respira piano.
“E’ stato bello” Bucky è il primo a parlare ma lo fa sommessamente con la sua voce più morbida, “Da Sarah dico, i tuoi nipoti sono delle vere pesti” ridacchia.
“Già una bella serata.”
“Volevo chiederti… Sarah sa che tu sei…”
A Bucky usare alcuni termini a voce alta costa ancora fatica e Sam, anche se lo prende in giro e lo trova anacronistico, capisce che per alcune cose la sua sensibilità è e rimarrà quella di un uomo degli anni 40 nel bene e nel male.
“Gay?”
“Già.”
“Sì, da un bel po’.”
“E di noi?”
Sam ha un piccolo colpo al cuore nel sentire quel pronome pronunciato a voce alta da Bucky -Allora c’è un noi anche per te-
“Che dovrei dirgli di noi? Che la pensiamo in modo opposto più o meno su tutto? Che tra noi tutto diventa una sfida? Che a volte non ci possiamo proprio sopportare? Che è una bella lotta a chi è più testardo? Che scopiamo? Penso che non ci sia bisogno di dire niente a Sarah, ha già capito tutto da sola.”
Bucky non risponde, il gomito appoggiato al finestrino sembra intento a guidare.
“Anche che scopiamo?” dice dopo un po’.
“Probabilmente.”
L’auto illumina con i fari la casa e il portico che risplende di un biancore immacolato alla luce della luna.
“Domani recupero dallo scantinato il vecchio dondolo e la poltrona di vimini di mio padre. Qui ci starebbe bene anche un tavolino.”
“Dio, ma sei fissato con i tavolini… Piuttosto penso che una mano di vernice alla porta d’ingresso non guasterebbe.”
Si appoggiano al parapetto guardando il buio, la stanchezza che intorpidisce i pensieri e rende lenti i movimenti, ma la voglia che la notte continui.
“Se Steve fosse qui…” comincia Bucky esitante, “Cosa penserebbe di noi due, te lo sei mai chiesto?”
“Steve era una persona riservata che non amava mettere in piazza i suoi sentimenti, ma questo non vuol dire che fosse un bacchettone, penso che ci avrebbe dato la sua benedizione.”
“Tu dici?”
“Penso di sì ma lui se n’è andato e, non vorrei che tu mi fraintendessi, ma a me non importa cosa avrebbe pensato Steve! Devi smettere di farti dire dagli altri chi sei, anche se l’altro fosse Steve.”
Bucky lo guarda fisso poi annuisce lentamente: “Hai ragione, cercherò di impegnarmi seriamente.”
Sam gli batte una pacca sulla spalla poi non riesce a trattenere uno sbadiglio e Bucky ridacchia.
“Avanti andiamo a letto, non ho voglia di portarti al piano di sopra in braccio, principessina.”
In camera Sam si spoglia con gesti pesanti: “Gesù, ho bevuto un po’ troppo e sono stanco morto.”
“Già, ti ci vuole proprio una bella dormita.”
“E tu? Non dirmi che ti rimetti a dormire per terra.”
“No, il materasso è abbastanza duro e poi…”
“E poi...”
“Beh è un’esperienza nuova per me dormire con qualcuno, di solito da ragazzo e poi durante la guerra dopo il sesso ognuno tornava da dove era venuto.”
“E…”
“Beh… quando mi sveglio e non mi trovo solo… E’ meglio.”
“Anche per me, se la cosa ti può interessare.”
Spengono la luce, è la prima volta che dormono vicini senza prima aver fatto sesso e nonostante questo entrambi si sentono profondamente soddisfatti e appagati.

***

E’ ancora buio pesto quando il respiro affannoso di Bucky e un gemito sommesso che gli rimane incastrato in gola svegliano Sam. Non ha bisogno di accendere la luce per sapere cosa sta succedendo, gli si avvicina e gli tocca una spalla, un tocco leggero e quasi incosistente perché non vuole svegliarlo, -E’ solo un brutto sogno, ripeti a te stesso chi sei- gli bisbiglia all’orecchio e Bucky è come se lo avesse sentito, perché fa un sospiro profondo e si gira su un fianco senza aprire gli occhi.
Sam lo osserva per un po’ poi si sistema dandogli la schiena e si riaddormenta.
Quando apre gli occhi per la seconda volta, considerando la luce giovane che penetra attraverso le imposte e il chiacchericcio degli uccelli sui rami degli alberi che circondano la casa, la mattina deve essere vicina, però non è questo quello che lo ha svegliato ma il peso leggero di una mano di carne e ossa appoggiata sul suo fianco e il lieve solletico sulla nuca che gli provoca il respiro regolare di Bucky.
Sam non fa nulla, non si muove, solo sorride, poi con cautela tocca la mano di Bucky e gli intreccia le dita alle sue. E’ stanco di interpretare sempre e solo la parte del macho che anziché frasi d’amore sforna battute ironiche, si chiede se anche per Bucky sia così, non lo sa con sicurezza, ci spera solo.
“Che stai facendo?” Bucky ha la voce assonnata ma vigile e cerca di ritrarre la mano incastrata nelle dita di Sam.
“Ti sto tenendo la mano, è da un po’ che ne avevo voglia ” e mentre pronuncia queste parole si gira a fronteggiarlo negli occhi.
Bucky abbassa lo sguardo per qualche istante e quando lo rialza Sam si chiede come è possibile che dopo decenni di orrori, a volte abbia ancora questa luce innocente dentro agli occhi e un sorriso così commovente.
“Anch’io ma non è facile per me, ho bisogno di tempo Sam.”
“Io sono qui, non vado da nessuna parte.”

FINE. .
  
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