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Autore: Ivy001    17/05/2021    2 recensioni
Quando la felicità di una famiglia viene distrutta da un evento inaspettato e inspiegabile...qualcuno scompare, la Banda si riunisce
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bogotà, Nairobi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Basta poco alla squadra dei Dalì per entrare in sintonia con i figli di Bogotá.

Nairobi, supportata psicologicamente da Tokyo, osserva la scena che ha di fronte: un gruppo di gente che, fino a tre giorni prima, non avrebbe pensato di poter ospitare in casa sua. Tra questi, ci sono i fratellastri e le sorellastre dei suoi bambini, di cui sa poco o nulla, se non che nacquero da relazioni brevi tra suo marito e sette donne differenti.

Ma Agata in fondo è al corrente che il saldatore non ha mai vissuto storie stabili prima delle loro nozze.

Oggi proprio quell’immensa prole, radunata in salone, intenta a scambiare idee e conoscersi con i membri della Banda, è la salvezza per una famiglia disperata.

È emozionante per la Jimenez vedere Alba familiarizzare con le sorelle maggiori e Sebastìan fare lo stesso con i cinque maschietti con cui condivide metà sangue.

“Sono l’immagine della felicità, non trovi anche tu?” –domanda Selene all’amica, guadando la nipote di undici anni, seduta sul divano assieme ad Ivana e Hanna.

“Già, io non avrei mai pensato che potessero affezionarsi a persone praticamente estranee, e in così poco tempo” – risponde la gitana, sospirando, osservando anche Sebastìan alle prese con i fratelli maggiori. Julian l’ha caricato sulle spalle, regalandogli  momenti di spensieratezza che un bambino di quell’età dovrebbe vivere quotidianamente

Il silenzio di Nairobi viene interrotto da Tokyo che le chiede - “Stai ancora pensando ad Axel?”

La risposta di Agata tarda ad arrivare per via dell’improvviso avvicinarsi di Alba alle due donne.

“Guardate che bella treccia mi ha appena fatto Ivana” – dice la bambina, mostrando l’acconciatura di cui è super felice.

“Sei stupenda, tesoro” – risponde Agata.

“Una principessa!” – aggiunge la Oliveira, dandole un dolce bacio sulla guancia.

Richiamata da Hanna, l’undicenne torna a sedersi e lascia le due Dalì di nuovo da sole, in disparte rispetto al gruppo.

A quel punto, Tokyo ripropone la domanda.

“E’ per Axel che stai così?”

“Sto pensando a Ginevra…” – precisa Nairobi, confessando poi – “Su quel diario non c’è un cazzo di indizio che possa condurci a lei. A parte una certa “Maestra Honey” che non capisco chi possa essere”

“Bisogna indagare sulla questione scuola! Potrebbe aver avuto inizio tutto da lì”

“Né io né Bogotà possiamo recarci nell’istituto e chiedere informazioni, soprattutto perché sono due giorni che mia figlia è assente dalle lezioni e non vorrei che la nostra visita inattesa destasse sospetti”

“Meglio parlarne con il Professore” – sostiene, convinta, la compagna di Rio.

Mentre le due si confidano, Bogotà circondato da tutti i suoi figli si sente l’uomo più raggiante del pianeta. La sua gioia toccherebbe l’apice se solo anche Ginevra fosse al suo fianco.

Saperla chissà dove, lo incupisce immediatamente. Ad accorgersi di come il volto tanto allegro di minuti prima, abbia lasciato posto al dispiacere, è Emilio il suo primogenito.

“Papà, non voglio vederti così abbattuto! Devi farlo per Alba, per Sebastìan, per noi sette che siamo giunti fino a Perth per salvare nostra sorella minore”

“Lo so, figliolo! E ve ne sono grato”

“Allora reagisci”

“Se fosse facile, lo farei”

In quell’istante, il giovane ormai chiamatosi Yerevan gli pone una domanda lecita.

“Ho notato freddezza tra te e tua moglie. Va tutto bene con lei?”

Il silenzio del saldatore è un forte campanellino d’allarme e il venezuelano, ormai ventisettenne, sente di poter rimproverare il padre senza freni.

“Cazzo, papà! Pensavo fosse la donna giusta stavolta”

“Lo è infatti”

“E come mai la stai lasciando andar via in questa maniera?”

“Non sto facendo…” – poi si zittisce comprendendo che il figlio si sta comportando da padre con lui – “Che fai? Ribalti i ruoli adesso?”

“Voglio che tu sia sereno. Non permettere che quei bambini vivano l’assenza di un genitore perché ti assicuro che non è piacevole” – confessa, ricordando i momenti in cui da minore sentiva sua madre lamentarsi di averlo messo al mondo senza la presenza di una figura maschile pronta ad aiutarla.

“Tua madre non mi perdonerà mai di averla mollata su due piedi” – aggiunge Bogotà, rammaricato.

“Credo che nessuna delle donne che hai avuto, intendo tutte le mamme dei miei fratelli e delle mie sorelle, ti perdoneranno mai. E’ proprio perché saperti sposato da più di dieci anni mi ha fatto ben sperare, che ti dico di non mollare e di evitare la fine che nessuno desidera”

Le parole tanto sagge di Emilio spiazzano l’adulto che, con tenerezza gli scompiglia i capelli, tirandolo poi a sé per abbracciarlo.

“Sono fiero di ciò che sei diventato, ragazzo mio!” – si complimenta il genitore.

La chiacchierata s’interrompe con l’arrivo di Ivana e Hanna che tengono per mano la sorella minore.

“Papà guarda come sono belli i miei capelli” – dice Alba mostrando la treccia, entusiasta, come se avesse ricevuto il più bel regalo di Natale del mondo.

In realtà per lei la conoscenza dei suoi parenti più prossimi è stato davvero un regalo di Natale. 

“Sei bellissima” – dice Bogotà all’undicenne, invitandola a sedersi sulle sue gambe.

A quel punto, un’osservazione di Yaris, accende una domanda in Alba stessa.

“Caspita, notavo che Nairobi è molto più giovane di te. Sei un macho vero, papà”

“A proposito, papino, mi racconti di come vi siete innamorati tu e la mamma?” – ecco l’interrogativo che la bambina solleva e che spiazza il saldatore dei Dalì.

Gli sguardi curiosi di tutti e nove i figli, sedutigli intorno, lo costringe ad esporsi.

“Ehm…ecco…”

“L’hai sicuramente fatta cadere ai tuoi piedi!” – commenta Erik, sapendo la fama da playboy del genitore.

Invece la risposta lo sorprende – “E’ stata lei a farmi innamorare perdutamente”

“Ah si? E come?” – a quel punto anche Ivana è curiosa di scoprire il lato dolce del padre.

“Avete presenti le Amazzoni? Lei è una di loro” – sostiene Bogotà, arrossendo.

“Ehi Nairobi, scusa, puoi venire qui?” – è la voce di Julian a richiamare Agata che, confusa, avanza verso il gruppetto che sembra radunato come le tribù indiane attorno ad un capo.

“Cosa succede?” – chiede lei.

“Papà ci stava raccontando di come vi siete innamorati” – spiega Sebastìan, sorridendo, convinto che la sua mammina avrebbe gioito nel sentire tale racconto.

Invece la Jimenez resta in silenzio.

Sposta gli occhi su Bogotá anch’egli rosso di vergogna.

“Ehm...io devo andare dal Professore, scusatemi ragazzi, fatevelo spiegare da vostro padre. Lui è un esperto in faccende amorose!” – con quelle parole, la gitana fredda tutti.

Cade il silenzio e ormai i sette nuovi Dalì capiscono che tra Bogotá e Nairobi c’è una fortissima tensione.

“Forse è meglio tornare al piano. Ricordate che va salvata Ginny”  - con quella  frase finale, l’argomento viene bruscamente chiuso – “Ve lo racconterò quando sarà il momento giusto” – ciò crea un immenso ed evidente dispiacere in Alba.

“Ehi piccolina, vedrai che si risolverà tutto. Adesso che ci siamo noi qui, troveremo un modo per fargli far pace” – la convince Hanna, dandole un dolce abbraccio.

Agata, dopo l’imbarazzo creatosi con i sette figli del marito, si avvicina a Sergio e si concentra solo ed esclusivamente sulla cosa più importante di tutto: Ginevra.

“Prof, io ho letto il diario”

“Bene, cosa hai trovato?” – quella comunicazione riattiva Marquina che spera in buone notizie. Mai come allora gli è parso di brancolare tanto nel buio. Non sa proprio che pesci prendere…non si tratta di rapine e piani da organizzare per tirare fuori oro, soldi o persone…bisogna salvare una bambina da non si sa chi, scomparsa per non si conosce quale motivo, situata in chissà quale posto…un mistero che non si può risolvere in quattro e quattr’otto.

Agata racconta a Sergio ciò che potrebbe essere utile sapere.

“Hai detto che la chiama Maestra Honey?” – pensa l’uomo, sistemandosi gli occhiali con il suo solito tic.

“Esatto. Ti viene in mente qualcosa?”

“Mmm direi di no”

Una quarta persona si unisce ai tre e precisa - “Mi ricordo di un film. C’era una maestra che si chiamava la signorina Honey”

“Cosa c’entra adesso il film?” – commenta Tokyo, inarcando un sopracciglio, perplessa, volgendo lo sguardo su uno dei nuovi arrivati.

“Non so, forse tutto forse niente” – aggiunge il moretto messicano – “Però ricordo che nella storia, la signorina Honey dovette fuggire di casa per sfuggire ai maltrattamenti della zia e che la preside, quella pazza che odiava i bambini, uccise suo padre”

“Ma che cazzo dice?” – sussurra Selene all’orecchio della Jimenez, anch’essa alquanto confusa dall’intervento, inutile e alquanto fuori contesto, di Julian.

“Io penso che andrebbe ricercata questa insegnante dolce come il miele” – propone il giovane Quito.

Sergio, spiazzato da osservazioni poco utili e non attinenti all’argomento, decide di discuterne con tutti i presenti. Così chiede silenzio e richiama l’attenzione sulla sua persona.

“Nairobi ha detto di non aver trovato nulla sul diario, purtroppo!”

“Cazzo” – esclama Palermo, dopo aver rilevato proprio lui quel quaderno, ed era positivo in merito a quanto potesse essere fondamentale.

“Beh…eccetto la parte relativa all’insegnante misteriosa” – interviene di nuovo Quito.

“E sarebbe?” – si pronuncia, confuso, Yaris.

“Non ricordo ci fossero docenti con quel cognome” – riflette il capofamiglia.

“E’ un nickname” – puntualizza Ivana.

“Io ho un’idea che potrebbe esserci utile per entrare nel contesto “scuola”!” – propone Hanna – “Io sono una violinista, andrò in quell’istituto proponendomi come docente di musica per dei corsi straordinari. Indagherò dall’interno”

“Mi pare eccellente” – si complimenta il Professore.

“E noi altri?” – domanda Erik.

“Ginevra non ha amicizie importanti su cui si può indagare?”- interviene Emilio.

“Si, la sua migliore amica si chiama Laura” – spiega Nairobi – “Conosciamo la sua famiglia, sono gente per bene”

“Mai fidarsi. Intanto faremo delle ricerche su di loro, giusto fratelli?” – Yerevan sprona i consanguinei a darsi una mossa.

Stabilita il primo passo da compiere, che vede protagonista, al momento, solo Vienna, Rio propone ai Dalì il pernottamento in casa sua.

“Se qui rimarranno gli eredi di Bogotá, voi altri verrete a stare da me e Tokyo”

“Anche i Johnson hanno camere extra” – aggiunge la Jimenez, ricordando il supporto degli amici.

E così, dopo il pranzo abbondante, com’è solito organizzare Bogotá con il suo barbecue, ognuno viene condotto al proprio luogo di ristoro.

“Ragazze questa è la camera più luminosa ed è la vostra” – comunica Nairobi alle due uniche femmine del gruppetto.

Il saldatore conduce, invece, gli altri cinque in tre stanze al secondo piano.

“Uno di voi avrà la singola!”

“Io che sono il maggiore” – si fa avanti Emilio, senza dar modo agli altri di pronunciarsi.

“Però non è giusto”
“Sei sempre il solito”

“Il bello di essere il più grande” – ridacchia il venezuelano.

“Pochi bisticci, siete adulti ormai. Potete sistemarvi, riposare, insomma… dovremmo attendere gli ordini del Professore. Fate come se foste a casa vostra”

Così dicendo, Bogotà si congeda e torna nella sua di camera.

Sorpresa sorpresa..

“Come mai sei qui?” – chiede riconoscendo Nairobi seduta sul letto con le braccia incrociate al petto e l’aria di chi ha voglia di discutere, per l’ennesima volta.

 “Devo dirti che prima la situazione d’imbarazzo non mi è piaciuta affatto. Evita di aprire certi discorsi..”

“Cosa? Adesso mi accusi di parlare con i miei figli di te?”

“No, voglio solo che non mi mettiate in situazioni come quella di prima… volevano creare disagio, beh ci sono riusciti”
“Si può sapere da quando in qua parlare del nostro amore ti crea disagio?” – a quel punto Bogotá perde le staffe. La sua pazienza ha un limite e non si trattiene più.

Accorcia la distanza tra se e la donna, e lo fa in modo molto audace.

Il che costringe Agata ad indietreggiare fino a trovarsi bloccata con le spalle alla parete.

Il marito è davanti a lei, con l’aria di chi non ha voglia di scherzare.

“Non mi piace diventare oggetto di scherno”

“Cosa cazzo dici? Scherno? Mi avevano solo domandato come ci fossimo innamorati”

Nairobi sente gli occhi di lui fissarle le labbra.

Lo conosce bene e sa che presto potrebbe baciarla…e non vive bene quella sensazione.

Per evitare che ciò accada, lo allontana a parole, attuando l’atteggiamento di chi schiva la gente o la provoca per tenerla a debita distanza.

“Ah si? Allora dimmi…come ti sei innamorato di me? Per il mio corpo? Sbaglio o dicevi che il mio sedere ti faceva arrapare?”

“Arrapare?” – ripete, scioccato, il saldatore – “Hai davvero questa scarsa considerazione di me?”

Indietreggia, esausto di un comportamento ingiusto nei suoi riguardi.

 “Penso che sia inutile continuare di questo passo…tu non mi ami più…” – le dice  - “Sappi solo che così facendo non abbiamo perduto solo Ginevra, ma anche la nostra relazione. Dovresti seguire il cuore e non le paure. Il mio cuore vuole offrirti tanto, tu invece mi scansi ogni volta che ne hai modo. Ed io non voglio essere più il sacco da colpire per liberarti dalla frustrazione. Ho sopportato, però ora basta. Io non insisterò più, sta a te decidere se mandare a puttane tutto o reagire!” – conclude il discorso, con un nodo alla gola, segnale del suo malessere interiore. Si appresta a lasciare la camera, mentre proprio in quei frangenti, nella mente di Nairobi partono mille pensieri e mille ricordi.

Stavolta il cuore domina la testa e le rammenta di quanto fu bello scoprire l’amore per Bogotá, quanto fu bello baciarlo la prima volta, quanto fu bello sposarlo, diventare sua moglie, trascorrere notti insieme tra momenti intimi di pura passione e attimi di dolcezza e coccole, quanto fu bello dare alla luce Alba, e regalargli poi altra gioia con l’arrivo dei gemelli.

Tutti questi flash balzano rapidi e violenti e sembrano non fermarsi.

Ed è allora che Agata mette in standby la ragione. Si dirige alla porta dalla quale Bogotá è prossimo ad uscire.

Lo frena, interponendosi tra l’uomo e l’uscio.

“Cosa vuoi ancora?” – borbotta il capofamiglia.

Non ha tempo di aggiungere altro. Nairobi si avventa sulle sue labbra e lo fa come se quello fosse un istinto naturale di cui non può più fare a meno per sopravvivere.

Le loro mani si intrecciano, i corpi iniziano ad accaldarsi e i cuori ad accelerare il battito.

Avrebbero potuto frenarsi, discutere lucidamente su quanto sta accadendo. Invece no.

Lui desidera lei.

Lei desidera lui.

È un gioco di passione quello che segue.

Mentre continuano a baciarsi, si liberano degli indumenti.

Nairobi spinge il marito sul letto e si pone a carponi sul corpo di quell’omone grande e grosso e dal cuore tenerissimo.

Nel giro di pochi minuti i due si denudano totalmente, e consumano la passione carnale tra pulite e profumate lenzuola bianche.

L’uomo accarezza ogni parte del corpo della sua donna, godendo di un momento tanto voluto. E ogni pezzo di carne che sfiora lo manda in estasi.

Perdersi in lei, inebriarsi del suo profumo, sono la sola medicina ad una sofferenza che cova da giorni e che sapeva bene che solo Nairobi avrebbe potuto alleviare.

I loro corpi si uniscono e si muovono al ritmo dell’amore, il sentimento che ricorda loro che avrebbero potuto perdersi per sempre.

Ma chissà se quando la passione si estinguerà tra loro tornerà la serenità o se dopo un intenso momento intimo le circostanze e il dolore gli rammenteranno delle tensioni non effettivamente superate?

   
 
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