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Autore: Flami151    17/05/2021    3 recensioni
Nessuno è fatto di sola luce o oscurità. In ognuno di noi alberga lo Spleen, un senso di noia, di disperazione, di male di vivere; e l’Ideale, la forza che ci spinge a sognare, lottare e amare.
Lo scopriranno insieme Hermione e Draco quando si troveranno a stringere un’inattesa alleanza, per svelare il mistero dietro la sparizione di Narcissa Malfoy.
Ancora una volta, sarà l'Amore a tenere le fila: amore per la vita, amore per la famiglia e amore di sé, spesso sottovalutato.
Dal testo:
«Narcissa, hai paura?» Le sussurrò Lord Voldemort.
Si era ripromessa che non si sarebbe lasciata piegare, che non avrebbe mai abbassato la testa se avesse dovuto difendere la sua famiglia. Ma il Signore Oscuro aveva ragione: lei aveva paura, talmente paura da non riuscire più a parlare.
«Eppure, non mi sembrava che avessi paura il giorno in cui mi hai pregato di risparmiare Draco dal Marchio Nero. Sapevi quali sarebbero state le conseguenze e ti sei fatta avanti comunque. Non dirmi che te ne sei pentita».
Lei scosse la testa. Non avrebbe mai rinnegato la sua scelta.
«Bene».
Genere: Avventura, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Narcissa Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
Capitoli:
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Spleen e Ideale ~

 

 

CAPITOLO XVII


17 Marzo 1997:
 
Narcissa Malfoy era stanca.
 
Quel tipo di stanchezza viscerale che non solo atrofizza il corpo, ma paralizza anche la mente, rendendola vulnerabile. E Narcissa era esattamente così che si sentiva: indifesa ed impotente.
Tutto ciò che ancora la manteneva in vita era la fede. Fede che avrebbe protetto suo figlio, riabbracciato suo marito, rivisto sua sorella e che avrebbe potuto ricominciare una nuova vita, facendo ammenda per i suoi errori passati.
 
Ormai le sue giornate le trascorreva in uno stato di quasi completa incoscienza. Solo dormendo riusciva, seppur in parte, ad alleggerirsi del peso delle sue preoccupazioni. Solo dormendo poteva rivedere il volto di Draco, sentire la sua voce, accarezzare il suo viso.
Draco: il suo bambino così forte e al tempo stesso così spaventato, così caparbio e anche così fragile.
 
Poche volte apriva gli occhi durante il giorno e, quando accadeva, faticava a distinguere il sogno dalla realtà.
Le sembrava di vedere la sua elfa Zoury, che si prendeva cura di lei amorevolmente preparandole da mangiare e aiutandola a bere. Sentiva sua sorella Bellatrix, che le stringeva la mano e le carezzava i capelli. A volte parlava con suo padre, che le chiedeva da quando l’amore fosse diventato più importante del sangue. E lei non sapeva rispondere.
 
Forse in fondo lo era sempre stato, fin da quando era piccola: quando si nascondeva nel letto di Andromeda per paura del buio o quando Bellatrix si prendeva la colpa delle sue marachelle per proteggerla.
Anche se l’aveva negato per molto tempo, la verità era che per lei l’amore era sempre stato più importante di qualsiasi arazzo di famiglia.
 
E così la mente di Narcissa continuava a vagare tra il passato ed il presente, tra il sonno e la veglia, perdendo il contatto con la realtà.
 
A volte, il suo orecchio era raggiunto da parole lontane.
 
«Come faremo quando Draco tornerà a casa?»
 
Draco. Qualcuno aveva detto Draco.
 
«Per quel giorno si sarà ristabilita completamente, vedrai». Di chi stavano parlando? Forse di lei?
 
«E se il ragazzo dovesse sospettare di qualcosa?»
 
«Non devi preoccupartene, se Draco avesse qualche sospetto io di certo lo saprei».
 
Ancora il suo nome. Ogni volta che sentiva pronunciare quel nome, il cuore di Narcissa accelerava.
 
«Come fai ad esserne così sicura? Non crederai davvero che la tua fonte sia affidabile?»
 
«Ne sono convinta. Senza il minimo dubbio. Tiene d’occhio Draco dall’inizio dell’anno: se dovesse iniziare a mostrare qualche segno di dubbio, stai pur certa che io sarò la prima a saperlo».
 
Narcissa avrebbe voluto urlare, scappare, ma il suo corpo non rispondeva ai suoi comandi e la sua mente sprofondò nuovamente nel buio.
 
 
18 Marzo 1997:
 
Un buco nell’acqua. La nostra indagine è stata un totale fiasco.
Adesso sappiamo che chiunque stia inviando le lettere a Malfoy non è sicuramente sua madre, ma non abbiamo alcun indizio riguardo al reale mittente. I due sospettati di Malfoy, chiunque essi fossero, si sono rivelati innocenti e adesso per le mani non abbiamo più niente.
 
Questo sta facendo innervosire non poco la Serpe, che da due giorni trascorre le lezioni nel più completo silenzio, muovendo freneticamente la gamba sotto al banco e passandosi la mano tra i capelli con nervosismo. Quasi mi manca non sentirlo più sghignazzare con i suoi compagni, sbeffeggiando qualche Grifondoro.
Per fortuna nessuno sembra aver dato troppo peso al suo cambio d’umore: credono tutti che dipenda dalla vittoria dei Grifondoro alla partita di domenica, che hanno stracciato i Tassorosso con un vantaggio di 120 punti. Sono giorni che non si parla d’altro. Anche adesso, durante la lezione di Difesa Contro le Arti Oscure, sento alcuni dei ragazzi borbottare qualcosa sulla “fenomenale manovra di Porskoff della Weasley”.
 
Harry mi picchietta sulla spalla «Ehi, tutto bene?»
 
Riemergo dalle profondità dei miei pensieri, annuendo leggermente. «Sì tutto bene, grazie». Ma i nostri sussurri non sfuggono al Professor Piton, che immancabilmente si volta verso di noi con sguardo ruggente.
 
«Potter, visto che ti prendi la briga di chiacchierare durante la mia lezione, suppongo che tu conosca già la differenza tra un Inferius ed un fantasma».
 
Harry sbianca, chiaramente colto in fallo. «Ehm… beh… i fantasmi sono trasparenti…»
 
«Oh, molto bene Potter». Lo interrompe Piton con disprezzo. «È bello vedere che questi sei anni di istruzione magica non sono andati sprecati. I fantasmi sono trasparenti».
 
Sento Pansy Parkinson emettere una risatina acuta, seguita dagli altri ragazzi di Serpeverde. Malfoy invece continua a fissare il vuoto, come se non avesse nemmeno sentito.
 
Harry però non si lascia scoraggiare e continua. «Sì, i fantasmi sono trasparenti, mentre gli Inferi sono corpi morti, quindi devono essere solidi…»
 
«Un bambino di cinque anni avrebbe potuto dirci altrettanto». Risponde Piton sarcastico. «L’Inferius è un cadavere che è stato rianimato dagli incantesimi di un Mago Oscuro, mentre un fantasma è l’impronta di un’anima dipartita lasciata sulla terra e, naturalmente, come Potter ci informa, è trasparente».
 
«Beh quello che ha detto Harry è utilissimo se vogliamo distinguerli!» Interviene Ron, che di fronte agli sbeffeggi di Piton non riesce mai a trattenersi. «Quando ci troviamo faccia a faccia con uno di loro in un vicolo buio abbiamo giusto il tempo di un’occhiata per vedere se è solido, non ci mettiamo a chiedere “Mi scusi, lei è l’impronta di un’anima dipartita?»
 
In aula si leva un’ondata di risate, repressa all’istante dallo sguardo di Piton. Anche stavolta mi volto verso Malfoy, sperando di vedere in lui una reazione, ma niente.
 
«Dieci punti in meno a Grifondoro». Sentenzia Piton. «Non mi sarei aspettato niente di più sofisticato da te, Ronald Weasley, un ragazzo così concreto che non riesce a Materializzarsi quindici centimetri più in là di dove si trova». Un colpo davvero basso per Ron che, finora, si è dimostrato il meno abile del nostro anno al corso di Materializzazione. «Prima della fine dell’ora voglio una relazione su tutte le difese da mettere i atto in presenza di un Inferus!»
 
Tutta la classe estrae dalla cartella la pergamena, il calamaio e la penna. Io mi metto rapidamente al lavoro, impugnando la piuma di pavone regalatami dal Malfoy. Chissà se anche questa proviene dal mittente misterioso o se è davvero un regalo da parte della Signora Malfoy. Mi chiedo se, come per le lettere, esiste un modo per determinarlo: se avessimo la conferma che anche la penna arriva direttamente dall’impostore forse potremmo risalire tramite la manifattura all’artigiano che l’ha prodotta e chiedergli se…
Ma i miei pensieri vengono interrotti dallo sguardo indagatore di Piton, che mi scruta con attenzione come se mi vedesse oggi per la prima volta. Ma è solo un attimo. Subito dopo si volta, rivolgendo la sua attenzione a qualcun altro.
 
Finita la lezione, io e Ron ci dirigiamo in Sala Grande per il corso supplementare di Materializzazione, riservato agli studenti che, come noi, hanno già compiuto diciassette anni e potranno fare l’esame il prossimo mese. Harry ci ha salutati dicendo che avrebbe pensato ad un modo per ottenere il ricordo di Lumacorno, ma ho il sospetto che voglia ancora seguire Malfoy sulla Mappa del Malandrino.
 
«Harry non ci sta provando nemmeno!» Dico a Ron mentre scendiamo le scale. «Continua a procrastinare nascondendosi dietro la sua stupida ossessione per Malfoy! Ma mi stai ascoltando?»
 
«Piton ha ragione, vero?» Borbotta lui. «Non so se vale la pena che faccia l’esame. Non riesco proprio a capire la Materializzazione».
 
Poverino, ero talmente presa da Malfoy e dal suo stato d’animo che non mi ero accorta che, proprio accanto a me, Ron era stato annientato dalle parole di Piton. «Vedrai che con queste lezioni extra migliorerai a vista d’occhio!» Lo incoraggio io. «E se poi non sarai ancora bravo come vorresti, potrai ritentare l’esame insieme ad Harry dopo l’estate!»
 
«Grazie Hermione». Dice il rosso con un sorriso. Poi si ferma, prendendomi la mano per fermarmi a mia volta. «Senti Herm, volevo dirti una cosa… io… sono davvero felice che le cose tra noi si siano aggiustate. Tempo fa ti dissi che senza di te sarei stato perso… ed è così che mi sono sentito negli ultimi mesi. Ho bisogno della tua forza, della tua determinazione. Ho bisogno di te».
 
Silenzio. Intorno a noi sembra essere calato l’assoluto silenzio: nessuno studente che cammina per i corridoi, nessun fantasma che attraversa le pareti, nessun quadro chiacchierone. Siamo solo lui ed io.
Ron mi sta guardando con i suoi occhi blu pieni di dolcezza. Ricordo bene l’ultima volta che mi ha guardata così e ricordo come mi fossi sentita elettrizzata. Ricordo di aver passato settimane a ripensare a quel momento, chiedendomi se mai Ron mi avrebbe più guardata in quel modo, sperando che lui posasse di nuovo lo sguardo su di me. Ricordo di aver provato tutte queste emozioni per il ragazzo che adesso si trova di fronte a me, eppure adesso sono, per l’appunto, solo un ricordo. Come anche l’Hermione che mesi fa ha provato certi sentimenti è solo un ricordo.
 
La persona che ero è sfumata e la persona che sono adesso, per Ron, non prova niente.
 
E all’improvviso, il mio subconscio mi riporta indietro di due giorni quando, nella Stanza delle Necessità, ho afferrato la mano di Malfoy e l’ho stretta nella mia. La sua presa non era come quella di Ron, calda e rassicurante, ma era fredda e decisa e mi aveva scossa nel profondo.
 
Lascio di scatto la mano di Ron. «Dobbiamo andare, o faremo tardi».
 
 
23 Marzo 1997:
 
È passata una settimana da quando la Granger ed io abbiamo preparato la Confero Scriptum e da allora trascorro le mie giornate in preda all’ansia.
I miei sospetti erano reali: qualcuno si sta fingendo mia madre. Ero certo che si trattasse di Severus o di zia Bellatrix, ma quando ho gettato nel calderone le pergamene con la loro scrittura, la pozione è rimasta esattamente com’era.
 
Non so che fare. Sono bloccato in questa maledetta scuola per altri tre mesi, senza la possibilità di tornare a casa, senza che nessuno possa rispondere alle mie domande. Cosa è accaduto a mia madre? Se sta male, perché nessuno si è messo in contatto con me per avvisarmi? Perché qualcuno dovrebbe aver preso il suo posto? Perché Piton mi ha mentito, fingendo che andasse tutto bene?
 
Questo senso di impotenza mi sta facendo letteralmente impazzire e quel che è peggio è che tutto ciò che desidero, in questo momento, è nascondermi nella Stanza delle Necessità insieme alla Granger.
Non riesco a capacitarmene: la mia priorità assoluta dovrebbe essere scoprire la verità dietro la scomparsa di mia madre, ma la mia mente continua a tornare alla Grifondoro. Ogni volta che succede mi passo la mano tra i capelli, come se sfregarmi la testa riuscisse in qualche modo a scacciare certi pensieri.
 
Ma forse non dovrei neanche sorprendermene più di tanto. In fondo, la Granger aveva ragione quando ha detto che sono solo. E non solo quest’anno, in sei anni di scuola non sono riuscito a costruire nemmeno un rapporto sincero, non mi interessava: la mia famiglia era tutto ciò di cui avevo bisogno. Finché mia madre e mio padre erano a casa ad aspettarmi, non sarei mai stato davvero solo. Adesso invece mi manca la terra sotto i piedi e nessun rapporto superficiale o di sudditanza, come quello con Tiger e Goyle, può rimpiazzare quello che loro mi davano.
 
Con la Granger invece è diverso. Con la sua energia, la sua smania di infrangere le regole, la sua determinazione ogni volta che ci siamo scontrati a duello, la sua risolutezza di fronte alle situazioni difficili… Con lei la solitudine è più… sopportabile.
 
E adesso, che mi sento più solo che mai, tutto ciò che desidero è la sua compagnia e questo pensiero mi manda fuori di testa.
 
Busso all’ufficio del Professor Piton, per la consueta lezione domenicale. La sua voce da dentro mi invita ad entrare.
Faccio il mio ingresso nell’ufficio buio e come sempre mi appresto a tirare fuori il materiale alchemico, ma Piton mi blocca. «Oggi non prepareremo alcuna pozione». Dice facendomi cenno di sedere alla sua scrivania.
 
Io eseguo. «E allora perché mi ha chiesto di venire qui?» Chiedo con diffidenza.
 
«Perché vorrei parlarti, Draco». Risponde il Professore con un tono sospettosamente cortese. «Come vanno le cose?»
 
Come vanno le cose? Dove vuole andare a parare? «Bene, come sempre». Mento io.
 
«Quindi non c’è niente di cui vorresti parlarmi?» Continua ad indagare lui.
 
«No, professore. Sto mantenendo un profilo basso e mi sto concentrando sullo studio. Sto anche passando più tempo con gli altri Serpeverde, proprio come mi ha suggerito lei.». Rispondo guardingo.
 
«Lo vedo». Dice lui con tono mellifluo. «Eppure Draco ho la sensazione che tu mi stia nascondendo qualcosa, ed è arrivato il momento che tu sia sincero con me».
 
«Non so di cosa stia parlando. Ho fatto come mi ha chiesto: ho smesso di parlare del Signore Oscuro e di isolarmi dagli altri, sono persino venuto qui ogni settimana per seguire le sue lezioni. Non è sufficiente?»
 
Mi accorgo di aver alzato la voce, ma Piton non sembra scomporsi. «Bene, se non vuoi parlare allora mi vedo costretto a prendermi da solo le risposte che cerco».
 
Questa volta non mi faccio cogliere impreparato e, prima che lui possa scorgere anche un solo mio pensiero con la Legimanzia, riesco a chiudere la mente. Posso quasi sentirlo mentre cerca di abbattere le mie difese, come un ladro che tenta di forzare la porta di ingresso, senza riuscirci.
 
«Cosa stai nascondendo, Draco?» Chiede lui mollando la presa sui miei pensieri.
 
«Non sto nascondendo niente, ma se crede che la lasci frugare liberamente tra i miei ricordi si sbaglia di grosso». Dico io prendendo le mie cose per andarmene il più velocemente possibile.
 
«La tua tecnica di Occlumanzia è davvero patetica». Commenta Piton costringendomi a fermarmi.
 
«Però lei non è riuscito ad entrare, o sbaglio?» Gli chiedo in torno provocatorio.
 
«Non importa che io non sia riuscito ad entrare, il tuo sforzo per trattenermi fuori era evidente. A volte questo è sufficiente». Risponde lui con calma.
 
«Che intende dire?» Quel maledetto ha ottenuto la mia attenzione.
 
«Intendo dire che devi saper valutare la situazione, Draco. A volte è sufficiente chiudere la mente, altre volte invece bisogna essere più furbi, bisogna lasciar entrare il proprio avversario, fargli credere di avere il controllo, per poi mostrargli solo ciò che desideri e nient’altro».
 
Ha ragione: se solo l’avessi lasciato entrare e fossi riuscito a guidarlo attraverso i miei pensieri, senza però permettergli di accedere a quelli più privati, a quest’ora si fiderebbe di me e non mi starebbe col fiato sul collo. Ma perché mi sta dicendo certe cose?
 
«Io posso insegnarti, se lo desideri».
 
Il volto di Piton è impassibile, mi chiedo cosa stia pensando davvero. Guardo la porta e provo il forte desiderio di imboccarla e di non voltarmi più indietro, di non dover più trovarmi a tu per tu con l’uomo che, sicuramente, è coinvolto nella scomparsa di mia madre. Ma qualcosa mi trattiene: sento che l’unico modo per andare a fondo di questa faccenda è rimanere qui, lasciando che Piton mi insegni a padroneggiare l’Occlumanzia.
 
Senza aggiungere altro, torno a sedermi alla scrivania.
 
 
15 Aprile 1997:
 
Sono trascorse altre tre settimane e non ci sono stati progressi.
La Granger mi ha promesso che avrebbe continuato a cercare un modo per aiutarmi a scoprire la verità. Ha suggerito che forse anche la piuma che le ho affidato potesse essere un indizio. Le ho confessato che è stato Piton a consegnarmela: glielo avevo taciuto perché non ero certo di potermi fidare di lei, ma adesso non ha più senso nasconderlo. Per coerenza, le ho anche detto che una delle due pergamene che ho gettato nella Confere Scriptum apparteneva a lui. Concorda con me col fatto che sia sospetto.
 
Ma, per l’appunto, non ci sono stati altri progressi.
 
Rientro in Sala Comune dopo un allenamento di Quidditch estenuante: maledetto Urquhart e i suoi esercizi di prima mattina. Il dormitorio è deserto, devono essere tutti a fare colazione. Mi sdraio sul letto privo di energie, ma poco dopo qualcun altro fa il suo ingresso.
 
«Ciao Draco». Dice Nott sedendosi sul suo letto, quello accanto al mio.
 
«Ciao Theodore. Già di rientro?»
 
«Sì». Dice lui girandosi tra le mani una busta con su scritto Per Theodore Nott. «Senti, sai per caso quando sarà la prossima gita ad Hogsmeade? Alecto mi ha finalmente mandato i soldi che le avevo chiesto e ho bisogno di comprare una cosa».
 
Alecto… Se è vero che non hanno alcuna confidenza, mi chiedo come mai continui a chiamarla per nome. «Non lo so, ma lunedì Zabini ci andrà per l’esame di Materializzazione, puoi chiedere a lui di comprarti quello che ti serve».
 
«No…» Commenta lui estraendo i soldi dalla busta e riponendola nel cassetto del suo comodino. «È qualcosa che non posso delegare, che devo scegliere personalmente… Sai… È per una ragazza».
 
Ecco qualcosa che non mi aspettavo davvero di sentire: il timido, introverso e riservato Theodore Nott alle prese col gentil sesso. Mi chiederei perché ne stia parlando proprio con me, ma ho sperimentato sulla mia pelle che la solitudine ti fa avvicinare alle persone più impensabili. «E chi è la fortunata?» Gli chiedo.
 
«Tracey Davis». Borbotta lui abbassando la testa. «Il mese prossimo è il suo compleanno».
 
«Tracey Davis?» Chiedo io. «La Nata Babbana?» Che un Nato Babbano fosse stato smistato in Serpeverde era già molto strano, ma che il figlio di un Mangiamorte se ne fosse invaghito è ancora più surreale.
 
Nott però sembra caduto dal pero. «È Nata Babbana?»
 
«Sì, come fai a non saperlo? È la tua ragazza, no?» Gli chiedo io con una risata.
 
«No, no. Non è la mia ragazza. Non ci conosciamo nemmeno così bene…» Poi torna ad ammutolirsi. «E così non proviene da una famiglia di maghi… Forse potrei sorprenderla con qualche diavoleria Babbana. Chissà se la Professoressa Burbage ha qualcosa che potrebbe fare al caso mio».
 
«Se ti sentisse tuo padre, pregherebbe un Dissennatore di succhiargli via l’anima con un bacio». Commento io.
 
«Può essere». Risponde lui sdraiandosi sul suo letto. «Non me ne importa granché».
 
È la seconda volta che sento Nott lasciarsi andare a discorsi un po’… sovversivi. Mi chiedo con che coraggio gli venga anche solo in mente di pensare certe cose.
 
«Dovrebbe importanti, invece». Dico io. «La tua famiglia fa parte delle Sacre Ventotto. Non vorrai mica mandare all’aria decine di generazioni di discendenza Purosangue per una cotta?»
 
«Non prendermi in giro, Draco. Se le nostre famiglie sono Purosangue, allora io sono un Folletto della Cornovaglia! Ormai nessuno ha più in sangue completamente puro! E lo sai bene anche tu».
 
Non che io in questo momento sia nella posizione di impartire lezioni sulla purezza del sangue e sulle persone che è bene e non è bene frequentare, ma davvero mi è difficile credere che il figlio di un Mangiamorte parli della sua famiglia con questa leggerezza. «Sai che tuo padre è in carcere per difendere le famiglie Purosangue, vero? E tu è così che parli?» Non credo di suonare accusatorio, forse più curioso.
 
«Non diciamoci cazzate Draco, almeno tra noi. Se mio padre e tuo padre sono in carcere, non è di certo per difendere la finta purezza del sangue di famiglia».
 
Il suo tono saccente mi urta i nervi, come quella sera quando l’ho trovato a leggere in Sala Comune. «Allora per favore Nott, illuminami, perché mio padre sarebbe ad Azkaban?»
 
«Per il potere». Dice Nott mettendosi di nuovo seduto. «È il potere a smuovere il mondo, nient’altro. La purezza del sangue è solo un pretesto. Finché sei dalla loro parte, a nessuno gliene frega davvero con chi stai e con chi non stai».
 
È davvero come dice lui? Tutto quello che mi hanno insegnato fin da quanto ero piccolo è niente di più che un pretesto? Sono davvero così miope da non essermene mai accorto? Quante altre sono le cose di cui non mi sono reso conto? Vorrei chiedergli tante altre cose, ma io non sono stupido come Nott, che apre bocca e dice tutto quello che gli passa per la testa. «Farai bene a tenertele per te certe osservazioni, sempre che tu ci tenga a rimanere in famiglia».
 
Nott ride, una risata forzata, innaturale. «Forse dovresti pensare alla tua di famiglia, Draco».
 
Mi alzo a sedere di scatto. Di che diavolo sta parlando? Era forse una minaccia? Un avvertimento? Un consiglio? Forse era solo un modo di dire, forse sono solo paranoico. Eppure sono certo che voglia dirmi qualcosa, che sappia qualcosa. E se ho ragione, allora devono essere stati i Carrow ad informarlo.
Guardo istintivamente il comodino in cui Nott ha riposto la busta proveniente da Alecto. E se…
 
Ma non faccio in tempo a concretizzare i miei pensieri che la porta del dormitorio si apre di nuovo.
 
«Draco eccoti!» Pansy entra senza neanche chiedere permesso. «Tutta la squadra è giù in Sala Grande tranne te, stai bene?»
 
«Sì sto bene grazie». Dico col tono meno esasperato possibile. Mi sono ripromesso che avrei cercato di perdonare Pansy e di essere più tollerante con lei. «Pansy scusami potresti lasciarci soli un secondo, avrei bisogno di…»
 
«Non preoccuparti Draco, io me ne sto andando». Dice Nott alzandosi. «Grazie per la chiacchierata, ne avevo bisogno». Prima di andarsene però si avvicina a me e mi sussurra «Mi raccomando, stai in guardia» ed esce dal dormitorio senza salutare Pansy.
 
 
22 Aprile 1997:
 
La giornata di ieri ha portato con sé molte novità: io e Ron abbiamo sostenuto l’esame di Materializzazione (lui purtroppo è stato bocciato per un soffio, l’esaminatore si è accorto che aveva lasciato indietro mezzo sopracciglio), mentre Harry è riuscito a recuperare il ricordo originale di Lumacorno usando la Felix Felicis.
 
«Quindi stai dicendo che Lord Voldemort ha mutilato la sua anima? Che l’ha divisa in sette parti?» Sono inorridita, come si può anche solo pensare di voler strappare un frammento della propria anima? In sette parti poi.
 
«Urca». Aggiunge Ron ascoltando il racconto di Harry «Quindi andrai sul serio con Silente a cercare di distruggere… urca!»
 
Riuscire ad individuare i manufatti scelti da Tom Riddle per custodire la propria anima, trovare il luogo in cui sono nascosti, recuperarli e distruggerli… Sembra un’impresa titanica.
Ma a quanto pare Silente ci sta già lavorando da tempo e, se i ricordi che lui ed Harry hanno esaminato finora non mentono, il medaglione di Salazar Serpeverde, la coppa di Tosca Tassorosso e il serpente Nagini dovrebbero essere tre dei sette Horcrux. A questi si aggiungono l’anello della famiglia Gaunt e il diario di Tom Riddle, già distrutti da Silente ed Harry. Manca solo un ultimo Horcrux all’appello: che si tratti di qualcosa appartenuto a Godric Grifondoro o a Priscilla Corvonero?
 
La Sala Comune oggi sembra più cupa e mesta del solito, come se tutto intorno a noi percepisse il peso dell’enorme responsabilità gravante sulle spalle di Harry.
 
«Sfido che Lumacorno volesse tenersi questo ricordo per sé… Quale sconsiderato parlerebbe mai ad uno studente di una pratica così… malvagia?» Chiedo io.
 
«Tu non l’hai visto, Hermione. Riddle da giovane era davvero… accattivante». Si vede che dirlo gli costa un enorme sforzo. «Sarebbe stato impossibile immaginare le sue reali intenzioni».
 
Il passaggio dietro la Signora Grassa si apre, costringendoci a cambiare discorso.
 
«Ciao Dean!» Dice Ron rivolto al suo compagno di dormitorio, che però tira dritto in camera senza degnarsi di rispondere. «Ma che gli prende?»
 
«Lui e Ginny si sono lasciati ieri sera». Spiego io notando immediatamente un cambiamento nell’espressione di Harry.
 
«Come mai?» Chiede il ragazzo con la cicatrice, fingendosi il più indifferente possibile.
 
«Oh, per una cosa stupidissima: Ginny gli ha detto di smetterla di aiutarla a passare per il buco del ritratto, come se lei non fosse capace di camminare da sola. Ma erano secoli che avevano un po’ di problemi».
 
La notizia sembra sconvolgere anche Ron, che si lancia a capofitto in una filippica sul Quidditch e sul rischio che possono rappresentare i problemi sentimentali per le prestazioni dei giocatori.
Io non gli do retta, non solo perché non me ne potrebbe fregare di meno, ma perché mentre Ron parla, sento il galeone incantato bruciare nella mia tasca: Malfoy sta cercando di mettersi in contatto con me.
 
«Scusatemi ragazzi, mi sono ricordata di aver lasciato dei libri in biblioteca! Forse mi tratterrò lì per finire il mio saggio sui Sigilli di Sangue per Antiche Rune. Andate pure a letto senza aspettarmi!» Ma loro non sembrano neppure sentirmi, tanto sono presi dalle loro faccende.
 
Appena fuori dalla Sala Comune do un’occhiata al galeone:
 
223022041997
 
Malfoy mi sta aspettando.
 
Corro verso la Stanza delle Necessità: se Malfoy mi ha chiesto di vederci senza neanche un minimo di preavviso, deve trattarsi di qualcosa di grosso.
Una volta arrivata lo trovo intento ad alimentare il fuoco sotto al paiolo. Sdraiato sul pavimento c’è anche il suo gatto.
 
«Sei arrivata finalmente». Mi accoglie lui senza smettere di lavorare. «Ho già pestellato le crine di Abraxan, se mi aiuti con la Belladonna non dovremmo metterci molto».
 
«Devo supporre che tu abbia trovato del nuovo materiale da confrontare». Dico io arrotolandomi le maniche della divisa e prendendo in mano il coltello.
 
«Esattamente». Mi risponde lui. «Sono giorni che provo a mettere le mani su quella maledetta busta». Dice indicandomi un involucro poggiato accanto agli strumenti alchemici. «Ma il dormitorio era sempre pieno di gente e Pansy non mi ha lasciato solo nemmeno un istante questa settimana, per fortuna che ieri si è beccata una punizione con Vicious».
 
Prendo in mano la busta, sopra sono riportate le parole Per Theodore Nott in una grafia che non ho mai visto prima.
 
«Draco scusami, ma i genitori di Nott non sono…»
 
«Sì, la madre è morta ed il padre è ad Azkaban. Quella busta non viene da loro».
 
«E da chi proviene?»
 
Lui resta in silenzio. Se ha lasciato che io vedessi la busta allora vuol dire che era intenzionato a rivelarmi anche l’identità del mittente, ma adesso sembra averci ripensato. Dopo un minuto di attenta riflessione sembra però essersi deciso a parlare. «Da Alecto Carrow. Lei e suo fratello hanno la custodia di Theodore, adesso».
 
Ho già sentito parlare dei fratelli Carrow in passato: hanno combattuto di fianco a Lord Voldemort durante la guerra ma sono riusciti ad evitare l’incarcerazione fingendo di aver agito sotto la Maledizione Imperius, proprio come i Malfoy.
Secondo Sirius e Lupin, i fratelli Carrow erano soliti accompagnare Greyback nei pressi delle case delle sue vittime e attendere insieme a lui la luna piena per poi assicurarsi che, una volta trasformato, azzannasse i più piccoli della famiglia. Una volta trasformati, li prendevano e li portavano via dai loro genitori, crescendoli secondo la dottrina del Signore Oscuro. Purtroppo, non ci furono mai prove sufficienti per una condanna, e quei mostri sono ancora in libertà.
 
«Malfoy… perché pensi che i Carrow siano coinvolti in questa faccenda?»
 
«È una sensazione». Mi risponde lui mescolando la pozione.
 
«Una sensazione? Sai che dopo questo tentativo non avremo più scorte sufficienti per ripreparare la pozione, vero? Sei sicuro di volerci provare solo per una tua… sensazione?»
 
«Il fatto è questo». Dice lui dopo essersi preso qualche altro istante per riflettere. «Credo che Nott volesse che io prendessi questa busta. Abbiamo parlato diverse volte negli ultimi tempi e credo che ogni volta lui abbia cercato di comunicarmi qualcosa. Credo che lui sappia cosa sia accaduto a mia madre e che i Carrow siano in qualche modo coinvolti».
 
Rifletto sulle parole di Draco. Deve aver ponderato molto prima di decidere di parlarmi apertamente. In pratica mi sta confessando i suoi sospetti riguardo ai Mangiamorte e, da come ne parla, direi che l’idea che sua madre possa essersi in qualche modo invischiata con i Carrow lo preoccupa abbastanza. Evidentemente, tra i Mangiamorte ce ne sono alcuni che vengono considerati peggio di altri.
 
Ora che ci penso, mi sono talmente tanto preoccupata che il mio rapporto col Serpeverde non venisse scoperto da Ron ed Harry, che non mi sono mai realmente soffermata a riflettere su cosa potrebbe significare per Malfoy se questa storia venisse allo scoperto.
Cosa succederebbe se si sapesse che Malfoy vede di nascosto una Nata Babbana? Che le ha confessato di sentirsi in colpa per gli eventi di Hogsmeade? Che lavora con lei per dare la caccia a dei Mangiamorte che potrebbero essere responsabili della scomparsa di sua madre? Ora che Lucius Malfoy è ad Azkaban, in che modo la famiglia Malfoy è ancora coinvolta negli affari del Signore Oscuro?
 
Non ho la risposta a queste domande, ma quel che è certo è che Malfoy si sta esponendo davvero molto in questo momento, molto più di quanto non stia facendo io. Ed io sono certa di volerlo aiutare, fino alla fine.
 
Lasciamo la pozione a sobbollire come l’ultima volta e, nel frattempo, entrambi ci immergiamo nei nostri pensieri.
 
«Malfoy senti…». Dico io rompendo il silenzio. «Non potrebbe essere che forse Nott ti stia tendendo una trappola?»
 
«Una trappola?» Chiede lui.
 
«Sì… Insomma, ammesso che tu abbia ragione, che Nott sappia più di quanto dica e che abbia fatto in modo che tu trovassi questa busta… allora vuol dire che sa quello che stiamo facendo qui. Forse sa dei nostri incontri e forse voleva attirarci qui per averne la conferma».
 
«Per questo lui è qui». Dice indicando il gatto, che mi scruta con attenzione dal basso. «Non appena percepisce una presenza ostile si fa subito vigile. Come è accaduto quella volta sul treno».
 
«O quella volta in guferia». Commento io ricordando bene entrambe le volte, quando ho puntato la bacchetta contro Malfoy ed il suo gatto mi ha soffiato. «In effetti è davvero molto sveglio… sembra quasi senziente. La prima volta che l’ho visto ho creduto fosse un Animagus».
 
A Malfoy scappa una risata. «Per questo sul treno gli hai lanciato contro un incantesimo detrasfigurante? Sei paranoica Granger».
 
«La prudenza non è mai troppa». Dico io scrollando le spalle.
 
La stanza ricade nel silenzio, lasciando me e Malfoy di nuovo immersi nei nostri pensieri, finché un odore acre non ci avvisa che la pozione è pronta.
 
Malfoy osserva pensieroso il contenuto del paiolo ribollire, mentre stringe tra le mani la busta di Alecto Carrow e l’ultimo frammento della lettera di Narcissa. Al contrario della volta scorsa, quando aveva gettato con sicurezza le pergamene all’interno della pozione, vedo Malfoy esitare. Continua a fissare il calderone senza riuscire a muoversi.
 
Poi si volta a guardarmi e, contro ogni mia aspettativa, mi abbraccia.
 
Resto immobile, colta di sorpresa da questo slancio improvviso. Mi lascio stringere tra le braccia di quello che un tempo avrei giurato essere il mio peggior nemico, senza riuscire ad oppormi, senza desiderare di oppormi.
 
«Ho paura». Mi sussurra all’orecchio.
 
Queste due parole, questa confessione fatta con un fil di voce, mi riempiono di tenerezza, portandomi a ricambiare la sua stretta. Appoggio la mia fronte nell’incavo del suo collo e lo stringo a me, ispirando l’odore della sua pelle.
Sento lo stomaco in subbuglio, proprio come quella volta che, insieme, abbiamo solcato il cielo notturno a cavallo della scopa: il mio corpo trema a contatto con il suo, proprio come aveva tremato a contatto col freddo vento invernale, le mie mani si stringono intorno alla sua vita, come se avessi paura di cadere nel vuoto, ed il mio cuore fa le capriole, perché mai nella vita una cosa mi è sembrata così giusta e così sbagliata allo stesso tempo.
 
«Ti prometto che qualunque cosa accada, troveremo una soluzione». Lo rassicuro.
 
Sento la sua presa stringermi più forte un attimo prima di lasciarmi andare. Il suo sguardo è di nuovo determinato: adesso è pronto.
Lascia cadere i due frammenti di carta nel calderone che, al contrario della volta precedente, emette uno sbuffo e dopo pochi secondi inizia a rapprendersi, virando il suo colore da un deciso rosso amaranto ad un blu notte scurissimo.
 
Malfoy impallidisce.
 

 
 
Note dell’autore:
 
Ciao a tutti Potterheads, buon inizio settimana!
Come preannunciato ho modificato la data di pubblicazione! Spero che per voi non sia un problema.
 
Vorrei cogliere alcuni spunti forniti da questo capitolo per conoscerci un pochino meglio!
Prima di tutto sono curiosa di una cosa? Voi come chiamate la fondatrice di Corvonero? Priscilla, Cosetta o Corinna? Le varie edizioni italiane hanno fatto un po’ di confusione, ma io sono affezionata alla prima traduzione!
In secondo luogo, vorrei sapere chi è il vostro personaggio preferito. Il mio è Sirius, che purtroppo in questa storia sono riuscita a nominare solo poche volte, ma al quale sono molto affezionata.
 
Infine, vorrei farvi un piccoliiiiiiiissimo spoiler e dirvi che nel prossimo capitolo ne vedremo delle belle! Tutti i nodi stanno venendo al pettine e iniziamo a vedere la fine di quest’anno scolastico. Che ne pensate di come stanno andando le cose? Il rapporto tra Draco ed Hermione sta evolvendo a vista d’occhio ora che hanno buttato giù molti dei muri che li dividevano ed Hermione ha definitivamente messo la parola fine a quello che era stato il suo interesse per Ron.
 
Aspetto vostri feedback che mi rendono sempre tanto felice!
Un abbraccio a tutti e alla prossima,

 
Flami15
  
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