Alba,
sola nella
sua stanza, si osserva allo specchio, ammirando quella bellissima
acconciatura
che Ivana ha realizzato con estrema dolcezza, mentre le raccontava di
se e
della vita trascorsa in Ucraina.
L’undicenne
non ha
mai pensato di poter trovare immediata sintonia con una persona
effettivamente
sconosciuta. Invece ciò è accaduto, a
dimostrazione del potere e della forza
dei legami di sangue. Probabilmente, però, il
“colpo di fulmine” tra le due
sorelle è scattato non per la parentela, ma per la
somiglianza caratteriale.
“Mi è sempre stato detto di avere un
caratteraccio quando avevo su per giù la tua età.
Beh, è vero! Mia madre mi
rimproverava ogni due per tre. Però sapevo farmi rispettare.
Con il tempo e la crescita
sono diventata più razionale e meno casinista” - le ha rivelato Ivana, o
meglio Varsavia,
mentre chiacchieravano al momento della presentazione.
Anche
Alba si
ritiene una bambina dura e forte come la roccia, inscalfibile. Almeno
è ciò che
credeva fino alla sparizione di Ginevra, circostanza di vita che
l’ha messa di
fronte alle fragilità proprie della sua età.
Fragilità che ha scoperto esistere
anche negli adulti e di cui soffre anche lei, in segreto.
Avrebbe
messo la
mano sul fuoco circa la storia d’amore della sua mamma e del
suo papà:
dopotutto li vedeva ogni giorno scambiarsi effusioni, essere
l’uno la seconda
metà dell’altra. E improvvisamente tutto
è cambiato, e l’ha resa consapevole
che nulla nella vita può essere dato come certo e definitivo.
Il
flash di poche
ore prima le piomba insistente nella mente, facendosi strada
violentemente tra
i tanti pensieri. Non potrà mai dimenticare lo sguardo di
Bogotá di fronte alla
domanda che lei gli pose sull’innamoramento. E tantomeno
potrà scordare la
freddezza e l’imbarazzo di Nairobi quando venne chiamata in
causa, spinta ad
esporsi.
Gli
occhi di Alba
si inumidiscono al solo ricordo, velandosi di immensa tristezza.
“Non
tornerà più
nulla come prima” – commenta ad alta voce. Volge un
ultimo sguardo su di se,
riflessa allo specchio, e scioglie la treccia, lasciando i lunghi
capelli
castani ricaderle sulle spalle e coprirle in parte il viso.
Con
un nodo alla
gola, la bambina si dirige nella camera del fratellino, vogliosa di
distrarsi.
Sebastian
è alle
prese con le macchine a giocattolo. Allora Alba, senza disturbarlo, lo
spia
dalla porta socchiusa. Accenna un timido sorriso, mentre lo sente
imitare la
voce del Professore o degli altri Dalì, inscenando
un’ipotetica fuga dalla
polizia a bordo dei suoi veicoli di plastica.
“Sbrighiamoci,
abbiamo poco tempo”
“Si,
facciamo in
fretta o ci prenderanno”
Continua
a dire il
piccoletto, muovendo le automobiline una dietro l’altra.
Fortuna
che
Sebastìan ha sbloccato il suo mutismo, pensa Alba, cosciente
che, semmai ciò
non fosse accaduto, la situazione sarebbe sprofondata nel baratro
più totale.
“Ehi,
cosa ci fai
qui?” – le domanda qualcuno comparso alle sue
spalle improvvisamente.
Lei
si volta
riconoscendo la voce.
“Ivana!”
– esclama.
“No,
ti correggo…”
– precisa la vent’enne, fiera della nuova
identità – “Sono Varsavia!”
“Ok,
Varsavia! Però a me piace chiamarti
Ivana”
“Allora, solo per te rimango Ivana!” – le
sorride dolcemente la bionda,
mostrandosi talmente dolce e premurosa, da regalare alla sorellastra
quella
dose di affetto tipicamente materno di cui proprio Alba necessita ora
più che
mai.
La
ragazza le
accarezza i capelli notando l’assenza della treccia,
però sorvola non volendo
mettere, magari, in imbarazzo la parente che li ha volutamente sciolti.
“Ti
va di
chiacchierare un po' io e te?” – le chiede
Varsavia, avendo intuito il
malessere dell’undicenne.
“Certo!
Vieni,
andiamo in veranda!” – risponde la minore,
prendendola per mano, trascinandola
fino al luogo preciso.
Siedono
sul
divanetto da esterno che dà a quel posto un tocco di
eleganza.
“Questa
villa è fin
troppo lussuosa per me che sono sempre stata abituata ad avere
poco!” –
sostiene Ivana, ammirando con quanta precisione è curato
anche il terrazzo.
Poi
le due si
accomodano e si lasciano andare ai ricordi.
Varsavia
chiede ad
Alba si raccontarsi, così da sperare che quel momento possa
condurla ad uno
sfogo e alla liberazione di un sentire nascosto.
Alba
apre il suo
cuoricino, narrando di momenti dove tra le mura di casa regnava
soltanto la
felicità, momenti dove Ginevra era presente e fortemente
centrale.
“Che
rapporto hai
con lei?”
“Speciale!
Proprio
come faccio con Sebastìan, la proteggo sempre da
tutti”
“Sei una bravissima sorella maggiore” –
la lusinga Ivana, asciugandole il viso
da una lacrima che, senza volere di Alba, è scivolata sulla
guancia.
“Adesso
che non è
qui con noi, io sento un forte buco qui” – dice la
bambina, indicandosi il lato
sinistro del petto, lì dove sa, imparandolo a scuola, che
è posizionato il
cuore.
La
ragazza avrebbe
tanto da dirle per trasmetterle conforto e vicinanza, però
ogni parola appare
come vana. Quindi si limita ad un abbraccio.
A
quel punto è
proprio l’undicenne a ricordare un vecchio video trovato sul
PC tempo addietro
per puro caso.
“Voglio
farti
vedere una cosa, aspetta!” – preda di una forte
nostalgia, la bambina afferra
il computer, riposto da due giorni proprio su un tavolino in veranda e
lo accende.
Cerca,
attenta,
qualcosa sotto lo sguardo curioso di Varsavia.
“Eccolo!!”
–
esclama, una volta trovato il filmato in questione.
Dopo
che Alba clicca
il Play, davanti agli occhi di Ivana si mostra un momento speciale,
girato con
uno smartphone, da Rio, sette anni prima.
7
anni prima…
E’
luglio e l’arrivo
dei gemelli è previsto verso la prima metà di
dicembre.
Tokyo
decide di
organizzare un party dopo aver scoperto della moda americana del
“Gender Reveal”.
All’insaputa di tutti, consulta la ginecologa di Nairobi,
grazie all’aiuto di
Carmen Johnson, venendo così a conoscenza del sesso dei
piccini in arrivo
prima, addirittura, del resto della famiglia.
“Sicura
che nessuno
riuscirà a scoprirti?” – le domanda,
all’epoca, la
tutrice
dei Dalì.
Le
due sono appena
tornate a casa con delle buste per la spesa stracolme.
“Ehi
ma avete
svaligiato il supermercato?” – chiede Rio,
svegliatosi di soprassalto dal suo
solito pisolino pomeridiano, a causa del vociare chiassoso delle donne.
“Bene,
proprio l’uomo
che ci serviva!” – afferma, sorridente, Selene
affidando la roba pesante al
compagno.
“Che?!”
– esclama
lui, costretto a sobbarcarsi mansioni di cui non sa neppure lo scopo
– “Da quando
in qua sono diventato il maggiordomo?”
“Da
sempre, mi
amor!” – lo prende in giro la Oliveira, dandogli un
bacio a stampo come
ringraziamento del servizio – “Portali in cucina e
disponi la roba come si deve!”
“Potrei
sapere, di
garbo, cosa ti sta passando per la mente?” – Rio
è confuso e mentre esegue gli
ordini della compagna, esige spiegazioni.
Ovviamente
Tokyo tace,
impedendo anche a Carmen Johnson di aprire bocca in merito.
“E’
una sorpresa. A
proposito…hai il gonfiatore elettrico da qualche
parte?” - domanda
la donna, tirando fuori dalla borsa due
palloncini sgonfi uno di colore bianco, l’altro nero.
Quell’interrogativo
spiazza ancor di più Anibal che, inarcando il sopracciglio,
alquanto perplesso,
si chiede a cosa possa mai servirle. Ovviamente evita di farle altre
domande,
visto che Selene non ha intenzione alcuna di svelare il fatto.
Così,
le indica
dove trovare l’aggeggio e, dopo la sistemazione della spesa,
torna in camera
per riprendere il suo sonnellino.
“Nairobi
e Bogotá
sono invitati a cena da noi stasera! E anche i Johnson” - comunica la Oliveira a
Rio, quando l’uomo
nel tardo pomeriggio raggiunge la donna in cucina.
“Sul
serio? Ecco spiegato
perché di tanta roba!” – commenta,
rubando al volo da un vassoio dei biscotti
colorati.
“Cosa
sono questi? Perché
rosa e blu?” – indica la copertura di glassa del
cookie.
“Anziché
farmi l’interrogatorio,
raggiungi Adam in soggiorno. Lui è alle prese con i
palloncini!”
“I
palloncini? Ma che
giorno è oggi? il compleanno di qualcuno e non lo
ricordo?” – Cortés consulta il
calendario, cercando di capire di più. Ma tutto inutile; non
gli rimane che
accettare di non sapere cosa sta per accadere.
Le
ore seguenti i
due uomini sistemano quanto più possibile, su ordine delle
rispettive compagne
e, una volta tutto pronto, Tokyo e Carmen si distendono sul divano
organizzandosi
sul da fare.
E
quando, alle 19
in punto, suonano alla porta gli invitati, è proprio Selene
a correre all’ingresso
per accoglierli.
Bogotá
ha in mano
una torta gelato confezionata che porge subito alla padrona di casa.
“Cazzo”
– esclama non
appena nota che in soggiorno c’è un vero e
proprio banchetto.
Nairobi,
a bocca
aperta, non riesce a rimproverarlo per l’espressione scurrile
perché è troppo
spiazzata dall’abbondanza di cibo.
“Alba,
tesorino, ti
va di venire con me? Devo dirti una cosa!” –
approfittando di distrazioni della
coppia di amici, la Oliveira si allontana con la bambina,
all’epoca di quattro
anni.
Conoscendo
bene le
possibili gelosie che possono sorgere tra minori, con
l’arrivo di un fratellino
o una sorellina, specialmente gelosie duplicate essendo i new entries
dei
gemelli, la ribelle dei Dalì cerca di rendere sua nipote
partecipe dell’evento.
“Dovrai
essere tu a
portare mamma e papà nel salone principale. E quando
sarà il momento, sarai
proprio tu a bucare i palloni. Va bene?”
“Si!”
– esulta di
gioia la piccina.
Così
la serata,
rimasta impressa nei ricordi di tutti i presenti per essere stata ricca
di
cibo, di allegria, di serenità, e di sorprese, scorre veloce.
“E’
il momento
giusto” – sussurra Tokyo ad Alba.
La
bambina esegue
subito la missione datale dalla adorata zia. Così si
avvicina a Nairobi e le
chiede di seguirla.
Agata
non esita,
pensando che sua figlia dovesse rispondere a bisogni fisiologici.
E
non appena si
trova nella sala addobbata, nota due enormi palloni leggendo
chiaramente su di
essi “Boy or Girl”.
“Non
ci credo” – si
commuove, comprendendo quanto sta per accadere e il perché
di una vera e
propria sorpresa.
Bogotá,
condotto
dal resto del gruppo proprio in quel punto preciso della villa, rimane
a bocca
aperta.
“Siete
dei pazzi” –
esclama il saldatore, avvicinandosi alla moglie, a due passi da quello
che a
breve Alba farà esplodere.
Mai
nessuno ha mai
organizzato qualcosa di tanto speciale per loro…eccetto il
giorno delle nozze!
“Vi
vogliamo bene,
amici!” – risponde Selene, commuovendosi di gioia.
“Sei
un genio, mi
amor”- dice Rio a Tokyo, cingendole la vita e appoggiando il
mento sulla spalla
di lei. Ora sì che tutto è chiaro anche per lui.
“Volevo
la versione
spagnola di questi buffi palloni, purtroppo qui in Australia hanno
quella
inglese…perciò Boy or Girl! Si capisce
ugualmente, giusto?” – aggiunge la padrona
di casa, sorridente.
Dopo
una serie di
lacrime versate e l’euforia del momento, la bambina si
posiziona tra i
genitori.
“Sei
curioso di
saperlo?” – domanda la gitana al marito,
stringendosi forte al suo petto.
Lui
le bacia il
capo con dolcezza, però non trova parole per risponderle,
troppo preso dalla
felicità.
“10…
9…8…7….6” – i
Johnson
insieme ai Cortés-Oliveira iniziano il conto alla rovescia.
Udendo
l’euforia
degli amici, Nairobi e il suo adorato consorte si scambiano un puro e
dolce
bacio, sotto lo sguardo estasiato di Alba.
La
loro primogenita
ha soli quattro anni e non sa cosa significhi la parola
“amore”, ma le basta
vedere la sua mamma e il suo papà e gli sguardi che si
scambiano per capirlo.
“3…2…1”
Boom!
Alba
fa esplodere
sia il pallone alla sua destra che quello alla sua sinistra, liberando
in aria coriandoli
rosa e blu.
Rio,
alle prese con
la registrazione del momento, grida euforico, creando il caos.
Ed
è proprio quel caos
che adesso, proiettato sul PC, Alba sta mostrando ad Ivana.
“Siete
una famiglia
bellissima. E papà e Nairobi si amano alla follia”
– commenta la ragazza,
asciugandosi il viso bagnato di lacrime.
“Non
si amano più
come quel giorno” – precisa, amareggiata,
l’undicenne.
“Invece
sì, è solo
la situazione di Ginevra ad averli allontanati. Però,
proprio come fece Tokyo
con quel party a sorpresa, dobbiamo trovare un modo per fargli far
pace, per
regalare loro la gioia di cui necessitano”