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Autore: JasonTheHuman    18/05/2021    0 recensioni
Umani.
Verità o finzione? Antica civiltà perduta o solo una vecchia favola dei pony?
Nessun pony ne ha mai visto uno, e molti non ne hanno neanche sentito parlare. Ma Lyra sa che queste creature meravigliose sono più di una vecchia leggenda, ed è determinata a scoprirne di più… e possibilmente far impazzire la sua coinquilina nel processo.
Genere: Avventura, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 14

WALK THIS WAY

 

Il giorno seguente, Audrey portò Lyra ad una casa a qualche isolato di distanza. Lyra osservò  Audrey mentre pressava il campanello con un singolo dito e poi arretrava per aspettare nel portico, a braccia incrociate.

Lyra aveva addosse alcuni dei suoi nuovi vestiti. Jeans blu, con una maglia verde. Le stavano meglio degli abiti con cui era arrivata, dato che venivano originariamente da Equestria e non erano stati pensati per un umano. Questi invece erano perfetti.

“Non vedo Nathan da settimane,” disse Audrey. “Questa è la scusa perfetta per venirlo a disturbare.”

Da quanto Lyra potè capire, questo Nathan era un altro umano. Lyra non era sicura del perché Audrey avesse dato lo stesso nome a quel piccolo aggeggio che picchiettava sempre con le dita, o a cui occasionalmente parlava portandolo vicino alla faccia.

“È un musicista?” Chiese Lyra.

“Ci ha tentato,” rispose Audrey. “Qualche anno fa. Non è mai riuscito a fare granchè. Mi aveva detto che stava provando a vendere la sua vecchia chitarra su eBay, assieme ad un po’ di altre cose, ma gli ho detto che tu eri interessata.”

Lyra le stava per far notare come avesse detto che non vedeva Nathan da settimane, quando la porta si aprì e un altro umano le salutò. Un maschio, con i capelli scuri che gli arrivavano poco sotto le orecchie, e una maglietta nera con la scritta “Aperture”. Come tipico per la maggior parte dei maschi, era qualche centimetro più alto di loro. Si grattò la testa.

“Ciao…” disse, come sorpreso.

“Ti ricordi che ci dovevamo incontrare oggi, vero?” Disse Audrey.

“Sì, certo.” Diede un sguardo a Lyra. “quindi tu sei…?”

“Lyra.” Allungò una mano per salutarlo, e lui la strinse. Ci si stava abituando.

“Io sono Nathan. Tu devi essere la persona interessata alla chitarra, giusto?”

Lyra annuì.

“Entrate pure. Io vado a prenderla.” Si girò e tornò dentro. Audrey lo seguì, e Lyra le si accodò dietro.

Potevano sentire della musica, a volume sempre più alto, mentre entravano nel soggiorno. Gli umani sembravano amare la musica, anche più dei pony. Era comune sentire motivetti provenire praticamente dappertutto – negozi, ristoranti, qualche volta anche per strada dalle loro carrozze. Lyra cercò di individuare un giradischi nella stanza, ma non riuscì a vederne nessuno.

Era difficile riconoscere molte delle parole al di fuori dal ritornello – “walk this way, talk this way” – ma il tema strumentale che veniva suonato in ripetizione ti rimaneva impresso in testa. Lyra capì che si trattava di musica rock. Era diversa da quella di Equestria – più pesante, con strumenti diversi – ma qui non era tutto differente? Era proprio ciò a cui si doveva abituare.

“Non ti vedo da un po’. Che fai in questo periodo?”

“Non molto,” disse lui. “Mi godo l’estate. Racimolo qualche soldo. Tu come l’hai conosciuta lei?” Chiese, rivolgendo un cenno a Lyra, che era intenta ad esaminare una bottiglia mezza vuota di Mountain Dew sul tavolino del salotto. 

“È complicato. Ti spiego dopo.” Disse Audrey.

“Non importa,” disse lui. “È già ottimo aver trovato un’acquirente.”

“Beh, non esattamente. Più un noleggiatore.” 

“Ok…” Disse lentamente. “Quindi cosa avevate in mente?”

“Oh, um…” Lyra era intenta ad osservare le interazioni tra gli umani. Si trovò presa alla sprovvista quando si rivolsero direttamente a lei. 

“È abbastanza determinata ad entrare in un gruppo rock,” spiegò Audrey. “Anche se non ha mai suonato una chitarra prima d’ora.”

“Non per altro, dall’aspetto sembra proprio essere adatta a una cosa del genere…” Disse Nathan.

Lyra sorrise. “Grazie!”

“E tu non l’hai messa in vendita online, vero?” Chiese Audrey.

“Rilassati, non sono mai arrivato a quel punto. EBay è molto complicato da usare quando vuoi vendere roba grossa. Stavo cercando di venirne a capo, ma non ho fatto molti passi avanti. E da quello che ho capito, sarei fortunato anche solo a farci duecento dollari.”

Lyra avrebbe voluto davvero capire meglio ciò di cui stavano parlando gli umani. Era affascinante anche solo guardarli dialogare.

Notò che anche lui aveva una di quelle grandi scatole nere in salotto. Lyra ricordò che il padre di Audrey l’aveva chiamata “TV”, qualunque cosa significasse. Quella in questa casa aveva una lista di parole scritta sopra – “Riprendi, Opzioni, Esci.”

Pure Audrey se ne accorse. “Sembra che tu stia lavorando duramente.”

“Beh, sì. Prima.” Disse Nathan. “Sto vendendo una tonnellata di roba. Ho messo a listino qualche vecchio gioco, dei libri. Mi sto disfacendo di molte cose oltre alla chitarra.” Si voltò verso Lyra. “Quindi, hai detto che sei alle prime armi?”

“Oh, um… Non ho mai davvero provato una chitarra. Volevo imparare qualcosa di nuovo. Io suono la lira, ma ho sentito che non è molto popolare da queste parti.”

“Una lira?” disse Nathan. “Se riesci a trovare qualcuno che suona l’ocarina, potreste fondare una nuova band.”

“Davvero?” chiese Lyra, inclinando la testa. Scoprire cosa fosse avrebbe reso le cose più semplici.

“Non è abituata a cogliere il sarcasmo,” disse Audrey. 

Nathan rise, e continuò, “Comunque, ho anche qualche guida per principianti. Puoi prenderle in prestito per aiutarti nei primi passi. Sono sopra, porto tutto giù.”

“Grazie tantissime,” disse Lyra.

“Nessun problema.”

Lyra aspettò con Audrey nel soggiorno, ascoltando i passi dal piano superiore.

“Mi chiedo se non abbia ancora scelto l’università,” disse Audrey, sistemandosi sul divano. Lanciò uno sguardo di nuovo alla televisione – quelle parole erano ancora immobili nello stesso punto. “Non ha mai avuto molta motivazione. Non sono neanche sicura di cosa voglia studiare.”

“Anche lui è ancora a scuola?” disse Lyra.

“Certamente,” rispose Audrey. “E farebbe meglio a darsi una mossa e cercare un college. Abbiamo solo un paio di anni di scuola superiore rimasti.”

Erano passati oltre quattro anni dall’ultima volta che Lyra era stata dentro un’aula scolastica. Probabilmente, ci sarebbe dovuta tornare. Il sistema scolastico degli umani era molto diverso da quello di Canterlot. Non aveva mai imparato l’intera storia e cultura della sua razza, e questo le stava rendendo difficile l’integrarsi. Ciò che aveva studiato arrivava solo fino a un certo punto.

Almeno il suo talento musicale era ancora utile qui come lo era in Equestria. E per ora, doveva solo preoccuparsi di ottenere un reddito stabile. Dopo, si sarebbe occupata di altro, come la scuola, o cercare il suo luogo di nascita...

Qualche istante dopo, Nathan tornò portando con sé una grossa custodia nera. Aprì la cerniera – la custodia sembrava essere fatta niente più che di stoffa rigida, molto diversa da quella rigida che usava per la lira.

“Cavolo, penso siano anni che non la tiro fuori,” disse lui.

“Um… Posso…” Lyra lo stava osservando attentamente.

Lui annuì. “Fai pure.” 

Lyra prese la chitarra, e Nathan le mostrò come far passare la cinghia oltre la testa e sistemarla sulla spalla. Lei posizionò le mani come le veniva comodo – mano destra sulle corde, mano sinistra a tenere il manico. 

“È una Les Paul, ma non entusiasmarti troppo. È solo una Epiphone. È una delle più economiche che producono,” disse Nathan.

“Um… okay,” disse Lyra. Un altro oggetto inanimato a cui gli umani avevano dato un nome simile ai loro. Interessante. 

Non era esattamente come le chitarre che Lyra aveva visto nelle illustrazioni, e neanche simile a quelle che aveva visto qualche volta suonare ai pony. Quelle erano tipicamente in legno. Fece scorrere la mano sulla facciata liscia e nera, e pizzicò alcune delle corde con le punte delle dita. Sembravano allentate. Trovò le chiavette in cima al manico e le tese, ma il suono era ancora troppo debole.

“Uh, non penso che suoni bene…” 

“Devi attaccarla,” disse Nathan. Prese una lunga corda e le porse una delle estremità. Indicò il connettore di metallo. “Questo va sul fondo. Vado a prenderti l’amplificatore.”

Ritornò al piano superiore. Lyra cercò sul corpo della chitarra fino a trovare il posto dove connettere la testa del cavo e provò di nuovo le corde. Ancora non andavano bene. Il suono era troppo fievole. Non era neanche sicura del perché avesse creduto che attaccare una corda avrebbe cambiato qualcosa, ma Nathan sembrava certo di quello che stava dicendo. Realizzò che la chitarra non aveva neanche la cassa di risonanza. Senza di essa, il suono non si poteva propagare. Era ancora più silenziosa della sua lira.

Lui tornò con una piccola scatola nera. Prese l’altro capo della corda e gliela attaccò. “Probabilmente ti servirà regolare questi.” 

Lo guardò mentre girava qualche manopola sulla scatola. Erano piccole, ma larghe abbastanza da poter essere prese tra pollice e indice. La varietà di usi delle dita era davvero sbalorditivo.

“Cosa fanno?”

“Quello è l’amplificatore. Serve per regolare il suono.” Puntò ad ognuno di esse in sequenza mentre le girava. “Ti conviene tenere questa qui a 5, il registro un po’ più alto, aggiungi del riverbero…”

Lei si sentiva completamente persa.

“Prova ora,” disse lui.

Lei strimpellò le corde, e stavolta saltò all’aria da quanto era forte. 

“È… normale che sia così?” chiese lei.

“Posso abbassartelo un po’,” disse Nathan. Regolò di nuovo qualcosa sull’amplificatore.

Lei provò un altro po’, e scoprì che in realtà il suono le piaceva. Era insolito – diverso da quello che si sarebbe aspettato da uno strumento a corda. O a dirla tutta, anche da qualsiasi altro tipo di strumento. Ma in qualche maniera, Lyra lo trovava comunque musicale. Ascoltando ancora, realizzò che, durante l’ultimo paio di giorni, aveva già sentito questo tipo di suono in molti brani umani. 

L’atto fisico di suonare, però… Era fantastico. Una mano era impegnata sulle corde, non molto diverso dalla sua lira, ma l’altra mano doveva muoversi sul manico, aggiungendo una nuova dimensione ai modi di suonare lo strumento. Entrambe le mani, e ogni dito, dovevano tutti lavorare indipendentemente per produrre una melodia, ed era una sfida appassionante. Si sentiva di nuovo una bambina che imparava a suonare la sua prima canzone a lezione di musica.

“Ho anche un accordatore, è da qualche parte qui dentro…” Disse, cercando nella custodia. “Ti posso mostrare come usarlo.”

Lyra era occupata con le chiavette in cima al manico. “Ci penso io.” Suonò una corda alla volta, testando il suono.

“Ad orecchio?”

“È come lo faccio sempre.” Provò qualche altra nota, ad una ad una, quindi annuì.

Nathan si grattò la testa. “Sperimenta un po’,” disse. “Non sono mai riuscito veramente a prenderci la mano, ma fa’ pure.”

Lyra gli sorrise. Fece passare la mano sinistra sulla tastiera, provando diverse posizioni e testando il suono. “Penso che mi piaccia,” disse. “Dammi solo un po’ di tempo. Credo di riuscire a venirne a capo.” 

Fece qualche altro tentativo, con le dita che imparavano velocemente come muoversi sulle corde.

“Ti dispiace se ci allontaniamo per un po’?” Disse Audrey, indicando la porta. “Volevo parlare con Nathan di una cosa.”

“Non c’è problema,” disse Lyra, osservando la sua mano sinistra scorrere lungo il manico dello strumento.

“Continua a lavorarci su,” le disse Nathan. “Cerca di abituartici.” 

Lei annuì, ma era già persa nella concentrazione. Audrey portò Nathan nel corridoio, mentre ascoltava i suoni che emetteva Lyra. Una singola nota alla volta, ripetuta più volte finché non sembrava intonata. 

“Che ne pensi di lei?” chiese lei.

Lui la fissò. “In che senso? Direi che è carina, ma – “

Audrey lo guardò storto. “Non è quello che intendevo. Non ti sembra un po’... strana? Volevo il tuo parere su questo.”

“Beh, sì. Non la chiamerei davvero ‘normale.’ Hai detto che l’hai incontrata pochi giorni fa. Qual è la sua storia?”

“Da quello che mi ha raccontato, ha scoperto di essere adottata e sta cercando i suoi reali genitori. Ed è stata mandata via di casa solo con una loro vecchia fotografia che è stata trovata assieme a lei quando era bambina.”

“È una storia un po’... drammatica,” disse Nathan. “E tu come ci sei entrata?”

“Era nel parco del campidoglio, qualche giorno fa, a suonare la sua lira. I suoi capelli hanno attirato la mia attenzione.”

Lui annuì. “Sì, posso capire.”

“Ma… dopo aver iniziato a parlare con lei, ho intuito che era un po’ strana.”

“Me ne sono accorto anch’io.”

“Non ne hai nessuna idea.”

Dall’altra stanza, sentirono qualche stonatura e il ritorno stridente dell’amplificatore. Sussultarono entrambi contemporaneamente. 

“Sembra che ci stia prendendo la mano,” disse Nathan. “In ogni modo, stavi dicendo?”

“Per esempio,” disse Audrey. “Come avrai notato, non sa assolutamente niente di come funzioni una chitarra elettrica. È così con un sacco di elettronica. È come se non avesse mai visto niente del genere prima d’ora.”

“Forse è Amish,” suggerì Nathan.

“Con dei capelli così? Non penso proprio.”

“Amish aliena?”

“Non scherzarci. È seria la cosa.” Disse Audrey, guardandolo male e stringendo gli occhi.

Nathan alzò una mano. “Okay, comicia dall’inizio.”

“In realtà, non abbiamo avuto un grande inizio. Ho parlato con lei. Mi ha chiesto dove mangiare, così l’ho portata dal McDonald. Ho pensato che non sarebbe stato un problema, ma sono quasi sicura che non ci avesse mai messo piede dentro nella sua vita. Non sapeva neanche cosa ci fosse nel cibo. E poi ho scoperto che era vegetariana.”

“Oh,” disse Nathan. Dopo un istante, realizzò. “Oh. Sì, non… Non è una bella cosa.”

“Il suo sguardo… Era come se avesse commesso un omicidio. E probabilmente si sentiva esattamente così…” Disse Audrey, scuotendo la testa. “Ma mentre eravamo là, abbiamo continuato a chiacchierare amichevolmente, e ha detto altre cose che mi hanno turbato.” 

“Come?”

“Beh, apparentemente vive da sola da quando aveva dodici anni. Lei e qualche altra ragazza che chiamava sua coinquilina,” disse Audrey. “Magari erano scappate di casa. Ma Lyra non capiva neanche che non è normale vivere da soli a quell’età.”

“Sei seria? Dov’è esattamente che possono vivere due pre-adolescenti senza essere trovate dai servizi sociali – o peggio?” chiese Nathan.

“Non me lo vuole dire. Ogni volta che provo a scoprire da dove viene, lei racconta sempre la stessa cosa – che ‘non importa.’ Non conosco neanche il suo cognome.” Audrey si fermò. “Forse non lo sa neanche lei. O di nuovo, non me lo vuole dire.” 

“E tu la stai facendo vivere a casa tua, anche se non sai niente di lei.”

“Dopo che mi ha raccontato quelle cose, ho cominciato a preoccuparmi per lei. Non ha nessuna idea di quello che sta facendo,” disse Audrey. “Sono riuscita a convincere i miei genitori che è innocua. Ed ora è determinata a guadagnare dei soldi… e da qui la storia della band.”

I suoni cominciarono gradualmente a diventare più musicali. Nathan si fermò un momento ad ascoltare. “Quindi ha detto che fino ad ora ha solo suonato l’arpa.”

“Quando gli è balenata l’idea di provare la chitarra, ho pensato che sarebbe stata in grado di fare di più. Credo ci vorrà un po’ prima che riesca a sostenere un’audizione per una band.”

“L’arpa però è curiosa. Dove avrebbe imparato a suonarla?”

“Credimi, mi piacerebbe saperlo. Spero che si confidi di più se le do un altro po’ di tempo,” disse Audrey.

Nathan si appoggiò al muro e incrociò le braccia. “Quindi cos’è che ti ha detto?”

“Niente di utile. Sostiene che sua madre – madre adottiva, penso – era una meteorologa. E ha menzionato alcuni dei suoi amici.” Audrey si interruppe, così da sentire alcune note. Lyra stava provando una scala, e ci era anche abbastanza vicina. “Vediamo… Qualcuno di nome Twilight, e poi c’era Diane, anche se prima l’ha chiamata Pinkie. Ma ha detto che Twilight non era un soprannome.”

“Se fossero stati nomi inventati, avrebbe potuto scegliere qualcosa di più ragionevole.”

“Penso che, almeno in quelle volte in cui racconta qualcosa, sia sincera. Ma sta ancora evitando di parlare di cose specifiche, come da dove viene o perché è scappata. All’inizio mi domandavo se c’era qualcosa sotto, come… un abuso.” Audrey esitò. “Ma sembra fin troppo allegra. Anzi, è come se fosse un po’ triste di essersene andata via da casa.”

“Quindi cosa pensi che non vada in lei?”

“Forse niente. Almeno non nel senso di ‘disturbo’. È naïve, ma la sua mancanza di comprendonio sembra principalmente una cosa culturale. Ho come l’impressione che possa essere molto intelligente.  L’unico problema è da quale cultura provenga, e come sia finita nel mezzo dello Iowa quando capisce a malapena come funziona la società americana. E hai visto pure tu come ha reagito alla chitarra, e come non si aspettava che suonasse in quella maniera.”

“Quindi che intenzione hai di fare con lei?” chiese Nathan. “Intendo, per quanto può stare a casa tua? Da quello che dici, sembra impossibile che riesca a trovare i suoi veri genitori.”

“Me ne rendo conto…” disse Audrey. “Ma sto cominciando a pensare che ciò di cui abbia bisogno sia una mano. È decisamente intenzionata a lavorare per sostentarsi, e ora necessita solo di un posto dove stare per un po’. È ciò che sto facendo per lei.”

“Ti posso solo dire che sei in mezzo a qualcosa molto più grande di te, Audrey.”

“Mai quanto Lyra.”

Fu allora che udirono qualcosa – un semplice e familiare riff. Uno che avevano entrambi ascoltato recentemente. Nathan e Audrey si guardarono, e poi tornarono nella stanza dove Lyra si stava esercitando. 

“Penso di aver capito come funziona,” disse lei.

“Sono gli Aerosmith…” Nathan la osservò incredulo mentre ripeteva qualche altra volta lo stesso riff.

Lyra lasciò penzolare la chitarra. “L’ho sentito mentre stavamo entrando, così ho pensato di provare a suonarlo.”

Sicura che non tu non l'abbia mai suonato prima d’ora?” chiese Audrey.

“Ho sempre imparato in fretta. La musica è il mio talento speciale.” Rispose Lyra, facendo spallucce.

“Sì, se si può dire così…” 

Lyra si concentrò nuovamente sulla chitarra, cercando ancora di familiarizzare col nuovo strumento. Non avrebbe mai sognato che una cosa del genere fosse possibile. Il timbro era diverso da qualsiasi cosa avesse sentito in vita sua. 

“Non sono il miglior musicista che ci sia,” disse Nathan, grattandosi il mento. “Ma anche se non sei esattamente Joe Perry – “

“Certo che no. Sono una ragazza,” disse Lyra.

“ – penso che potresti fare un provino per una band locale se davvero vuoi,” finì Nathan. “Sei già brava quasi quanto lo sia mai stato io. In qualche modo.”

“Come sei riuscita ad imparare così in fretta?” disse Audrey.

“Te l’ho detto. La musica è il mio talento speciale, e sono sempre stata veloce ad apprendere.” Lyra si rivolse a Nathan. “Posso davvero prenderla?”

“Non esattamente.”

Lyra si incupì. “Ma – “

“Mi piacerebbe guadagnarci qualcosa,” disse Nathan. “Te la posso prestare per un po’.”

“Posso pagartela. Dammi solo del tempo per fare dei soldi.” Le piaceva quello strumento. Si sentiva a suo agio con esso, e avrebbe potuto iniziare a suonarlo a tempo pieno.

Lui annuì. “Ok. Non vale comunque così tanto, ma va bene.”

“Te la compro appena me la posso permettere. È una promessa,” disse Lyra. Sistemò con attenzione la chitarra nella sua custodia e chiuse la cerniera. C’era una cinghia per portarla in spalla. 

“Io prendo questo, Lyra,” disse Audrey, afferrando l’amplificatore dal manico. 

“Vado a prendere quelle guide da principiante, ma comincio a chiedermi se ne avrai mai bisogno,” disse Nathan. “Suoni molto bene. Hai un dono per queste cose.” 

“Lo pensi davvero?” Lyra non riusciva a credere alle proprie orecchie. Sentire ciò da un umano – mentre parlava della loro musica! Era davvero un onore. “Appena rientriamo a casa tua, voglio subito cominciare ad esercitarmi!”

“Sei proprio determinata ad andare fino in fondo,” disse Audrey.

“Certamente!” disse Lyra. “I miei genitori mi hanno sempre spronata a concentrarmi sulla carriera musicale. Dicevano costantemente che sarei potuta arrivare lontano, fin dalla prima volta che ho suonato la lira da piccola.”

Probabilmente non volevano che ti unissi a una band da garage di un qualche tizio.”

Lyra sorrise “Probabilmente no.”

Non lo disse a nessuno dei due, ma i suoi genitori non avrebbero neanche voluto che lei diventasse un umana, tantomeno che cominciasse a suonare musica umana. Quanto desiderava che potessero vederla in questo momento, e sapere che se la stava cavando bene. Le cose stavano già cominciando ad andare nel verso giusto.

   
 
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