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Autore: Manu_00    19/05/2021    5 recensioni
Raccolta di one-shot legate ai personaggi principali e secondari di JIID: Story of a thief.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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La Compagnia

Coern si era fermato a Vacuo da meno di una settimana, e tanto era bastato per prendere in odio la città.
Non tanto per gli abitanti, per la miseria degli edifici (la qualità delle abitazioni dei quartieri periferici raggiungeva standard talmente bassi che in confronto Menagerie ospitava un resort di lusso) e i truffatori che a ogni angolo tentavano di raggirarlo proponendo amuleti arcani, braccialetti in osso di di drago e lampade ammaccate ospitanti irraggiungibili entità magiche.
No, il motivo per cui Coern stava dannando Bercen, il suo maestro, Roxane, il capo del distaccamento, e l'intera Compagnia in generale, era dovuto al più semplice dei motivi: il cazzo di clima.
Il fauno riteneva di essere cresciuto in un ambiente caldo, e si era pure convinto di avere acquisito una certa resistenza ai climi aridi, le lucertole non sono forse animali a sangue freddo, alla perenne ricerca di fonti di calore?
Beh, tutte le sue certezze erano andate in frantumi neanche dopo un giorno: facile dire di sopportare il caldo quando abiti accanto ad una cazzo di spiaggia, prova a passare tutta la giornata senza poterti fare un bagno, nel bel mezzo del deserto!
Il sole di Vacuo sembrava puntarlo come un occhi maligno, scaricando contro di lui l'intera potenza dei suoi raggi, per non parlare della sabbia, oh la sabbia, non c'era differenza tra il passare in mezzo ad una tempesta beccate una di quelle rare giornate prive di vento, al calar del sole si sarebbe trovato granelli dappertutto, li avrebbe sentiti tra i suoi capelli, sotto il suo collo, dentro le sue scaglie!
Decisamente Vacuo non faceva per lui e lui non faceva per Vacuo, ma non poteva negare che l'esistenza di quella città dimenticata dagli dei rappresentava una miniera d'oro per la Compagnia: tra villaggi isolati e in balia dei grimm, le violenze dei gruppi criminali dentro la città, e gli assalti degli abitatori del deserto o della White Fang ai treno merci, erano numerose le occasioni di guadagno per chiunque, cacciatore o mercenario, avesse avuto abbastanza forza e abbastanza stomaco per accettare ogni genere di commissione che la città aveva da offrire.
Lavori spesso appaltati dalla stessa Shade, l'accademia di cacciatori di Vacuo nonché la sottile linea che separava la turbolenta cittadinanza della città dalla totale anarchia.
Non era una sorpresa che la parte orientale di Sanus fosse uno dei settori più redditizi per l'intera Compagnia, per non parlare poi di tutta la spazzatura umana e faunista che la città vomitava giornalmente nei propri bassifondi, spazzatura da cui un buon reclutatore riusciva sempre a ricavare qualche elemento valido per l'organizzazione mercenaria, come evidenziato dal suo stesso istruttore.
Insomma, che a Coern piacesse o meno, la presenza a Vacuo faceva e avrebbe fatto parte della sua futura carriera da mercenario, qualora fosse sopravvissuto abbastanza a lungo per vederla realizzarsi.
Per questo si trovava qui: per imparare come funziona la vita della Compagnia, se voleva veramente diventare qualcosa di più che carne da cannone diceva Bercen, avrebbe dovuto trovare il modo di usare per fini costruttivi quello scarto di materia grigia intrappolato all'interno della sua scatola cranica.
Doveva essere sera in quel momento, eppure quel sole bastardo non ad andare via, illuminando con i suoi raggi il piccolo accampamento ai piedi della città.
Una ventina di tende, contenenti dalle quattro alle sei persone (eccezion fatta per quella della comandante) erano state disposte a cerchio su una piccola piana distanze a non meno di una ventina di metri dalla più vicina baraccopoli fuori dalle mura della città, con il perimetro difensivo costituito da niente più che casse e materiali di scarto raccolti lungo la strada.
All'interno del perimetro, un continuo via vai di uomini e armi scandiva i ritmi dell'accampamento, come nessuno fosse ancora collassato sotto il sole cocente per Coern costituiva un mistero non da poco.
Il giovane fauno se ne stava seduto su una piramide di legna rovinata, intendo a svuotare la quarta borraccia di quella giornata mentre con la mano libera scavava all'interno della sua stessa armatura in cerca di granelli di sabbia e potenziali parassiti tipici di quelle regioni (un brutto incontro con uno scorpione due giorni fa lo aveva reso particolarmente sensibile al tema), interrompendo di tanto in tanto il suo lavoro per versarsi un po' d'acqua sul palmo della mano e bagnarsi i capelli: il caldo del deserto asciugava rapidamente acqua e sudore, e a detta di Bercen, sarebbe stato prudente cercare di idratarsi il più possibile.
Solo una delle tante raccomandazioni date dal vecchio cacciatore, il quale alternava il suo lavoro all'addestramento del suo moccioso (come era stato affettuosamente soprannominato il ragazzo lucertola dai commilitoni più anziani), addestramento separato da quello di Petar, l'istruttore delle nuove leve, che Coern era tenuto a seguire assieme a quelle di Bercen.
La cosa non lo entusiasmava, ma dopotutto, quali altri suoi futuri colleghi avrebbero potuto vantare di avere un istruttore personale oltre a quello ordinario?
Anche se ad essere sinceri non era propriamente un istruttore privato, e Coern non era certamente il suo unico allievo, semplicemente, la sua coda, il suo dono e la sua maledizione aveva reso necessario un addestramento a parte rispetto agli altri onde evitare di renderlo un pericolo per gli altri e per se stesso.
Almeno in questi termini l'aveva descritto il vecchiaccio, ma Coern preferiva pensare che l'anziano cacciatore volesse spremere dal suo dono naturale il massimo del potenziale per rendere quel ragazzino di Menagerie una perfetta macchina da guerra!
O quantomeno, in grado di usare la sua coda spinata senza aprirsi il cranio con la stessa facilità con cui si apre un'anguria.
La vicenda dello zio Quincey insegna.
Il punto, è che ormai da un anno alternava l'addestramento con le nuove leve con quello solo lui e Bercen, addestramento che gli aveva provocato almeno il doppio dei lividi di quello con Petar, e in tutto questo era ancora ben lontano dall'essere un mercenario vero e proprio.
Serviva Bercen come assistente, e qualche volta aveva schiacciato un rattle sotto la coda, ma a parte questo, il suo battesimo del fuoco era ancora lontano, malgrado in quella settimana dove la Compagnia si era fermata a Vacuo avesse assistito a ben tre scontri tra i suoi colleghi e grimm, banditi e feccia varia.
La cosa più simile ad un combattimento per il momento erano gli allenamenti tra lui e la futura generazione della Compagnia, che era tenuto ad affrontare con la coda avvolta da spessi bendaggi, che se da un lato evitavano una precoce morte (anche) ai suoi compagni, dall'altro lo rendevano ancora più goffo di quanto non fosse prima, il che unito al fatto che, in quanto recluta più “anziana” era il principale bersaglio durante le mischie, non gli facilitava certamente l'esistenza.
Ma ehi, questo non voleva dire che i suoi compari guardavano a lui come quello più forte?
O semplicemente vedevano un bersaglio facile a causa della sua stupida e grossa coda?
Difficile stabilire quale delle due.
Coern scacciò il pensiero e riagganciò la borraccia mezza svuotata alla cintura, poi saltò giù dalla sua sedia improvvisata sollevando una colonna di polvere che quasi arrivò ai suoi occhi.
Scacciò il tutto con un colpo di tosse, portando subito la mano alla borraccia.
Fottuta polvere, fottuta sabbia e fottuto sole!
Un anno da quando aveva lasciato Menagerie, non poteva dire che il tempo stesse passando rapidamente, ma gli effetti si notavano: era cresciuto, tanto, non solo in altezza, il suo corpo si era fatto più resistente, la sua pelle era più dura, e la sua coda era meno incline ad incastrarsi in mobili e pareti.
Ed a detta di Bercen, era un po' meno deficiente rispetto al loro primo incontro.
Per gli standard di quell'uomo si poteva parlare di un complimento.
Un danno lontano da Menagerie...
I suoi non avevano accettato di buon grado, specie suo padre, ma quel lavoro avrebbe offerto molto più di quanto avrebbe mai trovato restando sull'isola e loro lo sapevano, che futuro avrebbe mai potuto avere lì del resto?
Guardia cittadina non se ne parlava, la sua coda non era la benvenuta, e di certo non voleva passare la vita a lavorare in un maledettissimo bar, era sbagliato aspirare a qualcosa di più?
Non era stato facile convincerli, ma se ne dovettero fare una ragione, e se non l'avessero fatto, beh sarebbe cambiato poco, se non altro si erano salutati con una minima dose di affetto.
Lo avevano seppellito di raccomandazioni, ma avevano accettato, mentre suo fratello, dall'alto dei suoi cinque anni di vita, gli ha raccomandato di essere educato e spedire qualche souvenir ogni tanto.
… Tutto sommato l'aveva presa bene.
E così era partito, spostandosi da Menagerie a Anima e da Anima a Sanus, il tutto nell'arco di un anno di apprendistato, marce forzate, lavori all'accampamento, eccettera.
La Compagnia solitamente non addestrava le proprie nuove leve per lunghi periodi, mirava a reclutare persone già in grado di guadagnarsi lo stipendio o per lo meno di usare un'arma, ma per i “giovani promettenti” c'erano delle eccezioni.
Anche se, a dirla tutta, sperava di smettere di essere un'eccezione il prima possibile: aveva imparato a combattere con diversi tipi di armi da taglio, a maneggiare pistole e fucili, e ad assemblare le armi, ed inoltre aveva reso la propria arma di morte... un'arma di morte più per gli altri che per se stesso.
E invece, eccolo lì, sotto il sole, ad addestrarsi con le nuovissime leve e spostare attrezzatura come un mulo da soma, il tutto per ma metà di quello che avrebbe guadagnato quando sarebbe diventato un uomo ufficiale della Compagnia.
Preso dalla stizza, quasi non si accorse che la coda aveva preso a muoversi per i fatti suoi.
Riuscì a imporle di fermarsi prima di polverizzare una cassa alla sua destra, ma non prima che uno dei suoi spunzoni passasse il legno da parte a parte.
<< Cazzo! >>
Con uno strattone, rimosse la coda dalla scatola sperando di non aver preso, tra tutti i cazzo di depositi dell'accampamento, la scorta personale di Bercen, o peggio, di Roxane.
Purtroppo per lui, la sostanza liquida che stava minacciosamente colando dal buco lasciato sulla cassa sul terreno sabbioso, costituiva la conferma dei suoi sospetti, cioè di essere fottuto.
Ottimo, tutto un discorso interiore sul quanto si sentiva pronto, ed ecco che avrebbe dovuto spiegare al suo istruttore o peggio, al suo datore di lavoro, perché una o più bottiglie sarebbero mancate all'appello: codona del cazzo!
Nemmeno il tempo di proferire le giuste bestemmie agli dei conosciuti e non di quel triste mondo popolato da mostri mangiauomini, che un'ombra si proiettò su di lui, soffocando sul nascere le sue speranze di far passare inosservato l'incidente con le scorte di alcool.
Nel corso del suo addestramento aveva imparato a prestare molta attenzione al suono dei passi, in modo da non essere mai preso alla sprovvista.
Ma con lei era impossibile, come puoi sentire i passi di qualcosa che non cammina, ma striscia?
<< Scommetto che quella cassa era già così quando eri arrivato. >>
Gli occhi di Coern si soffermarono sulla grande code serpentina che stava alla base di una ragazza che ad occhio e croce doveva avere più o meno la sua età, ma che a suo differenza era decisamente più a suo agio in quell'ambiente, a giudicare dall'assenza di screpolature da insolazioni che invece infestavano le braccia e le spalle del collega.
<< I miei occhi sono quassù... >>
<< Certo! Certo... >>
Non era la prima volta che sentiva pronunciare quella frase, nei suoi confronti o verso quelli di altre reclute, e pure gli stessi veterani che magari la conoscevano da più tempo di loro non riuscivano ancora a distogliere lo sguardo dalla coda del fauno.
Coern sapeva di essere nato con un dettaglio particolarmente ingombrante e... appariscente, era abituato ad essere guardato, ma in confronto a lei, pure lui sembrava una persona totalmente ordinaria.
Nissa, quello era il suo nome.
Si erano conosciuti quando lui e Bercen si erano spostati a Vacuo assieme al resto del distaccamento, lei era già lì, e Coern non avrebbe saputo dire da quanto tempo stava con Compagnia, ma a differenza sua la ragazza lavorava già sul campo, nello specifico come spia all'interno della città.
Il loro primo incontro non lo avrebbe dimenticato di certo: Bercen lo aveva fatto presentare con tutti i membri del distaccamento di Vacuo presenti per l'occasione, e quando era venuto il turno di conoscerla, quel vecchio bastardo aveva trovato molto divertente esordire con un “Ok, siete entrambi rettili quindi spero andiate d'accordo e se sboccia qualcosa di più ricordate di farlo protetto che non vogliamo reclute troppo giovani!”.
Se a Nissa la cosa fosse sembrata divertente Coern non lo avrebbe mai saputo dire, era troppo impegnato a cancellare dalla propria faccia l'espressione da ebete che si era creata subito dopo.
Ora, lui non si sarebbe definito certamente come una persona timida, ma ci vollero almeno tre incontri per riuscire a guardarla senza arrossire come un idiota.
Fottuto Bercen e fottuta vecchiaia.
Ok che erano entrambi rettili, ok che avevano lo stesso colore degli occhi... e della coda, ma un po' di tatto non farebbe male, stupida mummia!
Scacciando il rancido viso ghignante del suo istruttore dalla mente, Coern si impose di darsi un contegno.
<< C'è qualcosa che posso fare per te? >>
Nissa sorrise facendo segno di diniego, mentre con la mano si spostava una ciocca ribelle dalla fronte.
<< Mi hanno soltanto chiesto di chiamarti per l'addestramento con quelli nuovi, ma se vuoi fare qualcosa per me, cerca di non strapazzarli troppo quei poveretti. >>
Il fauno inarcò un sopracciglio.
<< Io li starei strapazzando troppo? Fanno squadra contro di me da quando li ho conosciuti. >>
<< Lo fanno perché ti temono, e non solo loro, anche con la coda fasciata combatti molto bene. >>
Un complimento?
Ok che era una spia (e tanto di cappello per riuscire ad esserlo nonostante l'aspetto appariscente, che per lui non si limitava soltanto alla coda), ma che motivo avrebbe di mentirgli?
Beh, bugia o non bugia, il suo orgoglio si sentiva gratificato, e se il suo orgoglio era gratificato, il suo umore lo era altrettanto.
<< Non l'avevo considerata in questo modo, va bene, cercherò di non... andarci troppo pesante. >>
<< Bravo ragazzo, ed io farò finta di non aver visto la tua coda devastare le scorte di alcool, ma solo perché non hai preso la mia scorta privata, a presto ragazzone. >>
E senza aggiungere altro, si girò sulla sua coda e con un'inversione a U fu presto a svariati metri da Coern, ai cui occhi quel movimento durò una piacevolissima eternità.
<< Affare fatto... aspetta! La tua scorta privata? Ed io quando avrò la mia?! >>
Nessuna risposta.
A quanto pare avrebbe dovuto scroccare la birra a Bercen per ancora un po' di tempo.
<< Tutto a suo tempo Coern... tutto a suo tempo. >>
Senza aggiungere altro, si diresse verso il centro del campo, dove erano soliti tenere le esercitazioni delle reclute.
Questa volta, si sarebbe premurato di guardarsi attorno per sincerarsi di chi avrebbe assistito.
   
 
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