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Autore: _Agrifoglio_    20/05/2021    12 recensioni
Una missione segreta, un’imboscata vicino al confine austriaco e il corso degli eventi cambia. Il senso di prostrazione dovuto al fallimento, il dubbio atroce di avere sbagliato tutto, un allontanamento che sembra, ormai, inesorabile, ma è proprio quando si tocca il fondo che nasce, prepotente, il desiderio di risorgere. Un incontro giusto, un’enorme forza di volontà e, quando tutto sembrava perduto, ci si rimette in gioco, con nuove prospettive.
Un’iniziativa poco ponderata della Regina sarà all’origine di sviluppi inaspettati da cui si dipanerà la trama di questa storia ricca di colpi di scena, che vi stupirà in più di un’occasione e vi parlerà di amore, di amicizia, di rapporti genitori-figli, di passaggio alla maturità, di lotta fra concretezza e velleitarismo, fra ragione e sogno e della difficoltà di demarcarne i confini, di avventura, di duelli, di guerra, di epos, di spirito di sacrificio, di fedeltà, di lealtà, di generosità e di senso dell’onore.
Sullo sfondo, una Francia ferita, fra sussulti e speranze.
Davanti a tutti, un’eroica, grande protagonista: la leonessa di Francia.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Riassunto dei capitoli precedenti
Da non leggere se si è dei nuovi lettori capitati qui per caso e non si vogliono spoiler
 
A metà maggio del 1788, Oscar e i soldati della Guardia Metropolitana parigina devono scortare alla frontiera franco – austriaca un gentiluomo straniero, il Conte di Falkenstein che altri non è che l’Imperatore Giuseppe II d’Asburgo Lorena, recatosi in incognito in Francia per discutere di un argomento segreto col cognato.
Giunti sulle rive del Reno, alcuni sgherri – che lo stemma impresso sull’elsa di un pugnale rivelerà essere stati mandati dal Duca d’Orléans – cercano di uccidere il fratello della Regina, ma sono sconfitti e uccisi. Durante la colluttazione, un improvviso attacco di cecità di André rivela a Oscar e a tutta la compagnia le condizioni di salute dell’uomo che è congedato dall’esercito per infermità.
L’improvviso e inesorabile allontanamento da Oscar, il senso di colpa per averla assalita in occasione dello strappo, la consapevolezza di essere diventato un peso e un pericolo per lei e la convinzione di non poterla sposare per le insormontabili differenze di censo e di rango che rovinerebbero Oscar e tutti i de Jarjayes oltre che per la particolare situazione psicologica ed esistenziale di lei spingono André a ubriacarsi in una taverna. All’uscita dalla bettola, l’uomo è aggredito e derubato e, trovatosi riverso a terra, con la faccia nella polvere, giura solennemente a se stesso di non ridursi più in quello stato e di non prendere mai più in mano una bottiglia. Soccorso da Alain, l’uomo è trasportato a Palazzo Jarjayes da un vetturino di piazza pagato col denaro dell’amico.
Recatosi a casa di Alain – nel frattempo, finito agli arresti per una scazzottata in taverna – per restituire il denaro alla madre dell’amico, André arriva giusto in tempo per salvare dal suicidio la giovane Diane che si innamora, non ricambiata, di lui. Da quel giorno, Alain farà di tutto per indurre André a sposare la sorella.
Nel frattempo, dei balordi al soldo del Duca d’Orléans, travestiti da soldati della Guardia Metropolitana, stanno gettando discredito su Oscar e sulla compagnia da lei comandata.
Le indagini seguite ai disordini portano Oscar a scoprire un arsenale di armi rubate e una stamperia clandestina di libelli scandalistici. L’ultima serie di libelli stampati, raffigurante l’uccisione del Conte di Falkenstein sulla riva del Reno e rimasta inutilizzata grazie all’intervento di Oscar che ha scongiurato l’attentato, inchioda il Duca di Orléans alle sue responsabilità, in quanto Oscar trova nella stamperia un plico contenente una copia del libello e una lettera di accompagnamento, indirizzata a Lord William Stratford, Ambasciatore inglese a Parigi e firmata dal Duca d’Orléans in persona. Oscar, su invito di Maria Antonietta, conserva questa lettera presso di sé.
La scoperta dei libelli osceni induce la Regina a recarsi in incognito nei bassifondi parigini, scortata da Oscar e dai soldati della Guardia Metropolitana, allo scopo di sentire cosa la plebe dice di lei. Sollevato per un attimo il velo che le copriva il volto, Maria Antonietta è riconosciuta da Théroigne de Méricourt, un’esaltata agitatrice belga che passava di là.
Intanto, André conosce un medico veneto che gli cura l’occhio destro da un’infezione e gli opera quello sinistro da un ematoma che gli cagionava la cecità e che svela a Oscar che la tosse che l’affligge non è un sintomo di tubercolosi, ma una manifestazione psicosomatica di nervosismo, dovuto ai problemi di scarsa accettazione che la donna si porta dietro.
Durante la convalescenza, André accetta la proposta del Generale di diventare il nuovo amministratore delle proprietà della famiglia Jarjayes e contemporaneamente, pur continuando ad amare Oscar, decide di “rimettersi in carreggiata”, di vivere di realtà e non di fantasia e di non farsi condizionare da pensieri dolorosi e privi di sbocco.
La scoperta delle armi rubate, su molte delle quali è impresso il marchio del reggimento dei soldati di Oscar, induce il Duca d’Orléans a brigare per fare deferire l’antica rivale alla Corte Marziale, con l’accusa di essere complice di quei traffici. Il tempestivo intervento della Regina, che offre all’amica l’incarico di Comandante Supremo delle Guardie Reali, salva la situazione, ponendo Oscar sotto la diretta protezione della Casa Reale e allontanandola dal focolaio del pericolo.
Tornata a prestare servizio alla reggia, Oscar fa due nuove conoscenze: il Conte Maxence Florimond de Compiègne, cugino di Girodel (nel frattempo promosso Colonnello), un brillante uomo di mondo dal fascino enigmatico che, in realtà, è uno spiantato cacciatore di dote e Mademoiselle Henriette Lutgarde de Chambord, una nuova dama di compagnia della Regina, amica di Madame de Jarjayes e segretamente innamorata di Girodel. Oscar sfrutta il suo ritorno alla reggia anche per rinverdire il rapporto con la madre.
Oscar, quindi, ha scoperto di non avere la tisi, André ha riacquistato la vista e ha un buon lavoro da amministratore e, fra i due, accantonate le incomprensioni, è tornata l’intesa di un tempo. Il destino, però, è ancora in agguato e si manifesta sotto le spoglie della forsennata e bellicosa Théroigne de Méricourt, decisa ad assaltare la reggia perché convinta che Maria Antonietta fosse andata nei bassifondi parigini per prendersi gioco delle sofferenze del popolo. Durante un evento mondano organizzato nei boschetti di Versailles a metà luglio del 1788, Théroigne de Méricourt piomba addosso ai cortigiani con una banda di facinorosi e, con una scorrettezza, riesce a prevalere su Oscar che sta proteggendo la Regina. André, avvertito del pericolo da Alain, venuto fortuitamente a conoscenza del folle piano, giunge in tempo per salvare Oscar, ma è colto da un malore e Théroigne de Méricourt ne approfitta per ferirlo. Oscar fa lo sgambetto alla donna e riesce a deviare il colpo, ma il giovane si accascia ugualmente al suolo, privo di conoscenza.
La ferita di André è superficiale, tanto che l’uomo guarisce nel giro di un mese, durante il quale il rapporto di amicizia fra lui e Oscar si rinsalda e torna ai livelli del passato. Nel corso di una visita di convalescenza, Oscar si accorge della cotta di Diane per André – situazione che un successivo dialogo fra André e la nonna evidenzia ancora di più – e ne rimane colpita.
Contemporaneamente, il Duca d’Orléans viene a sapere da Lord William Stratford, Ambasciatore inglese a Parigi e suo amico di vecchia data, che Re Giorgio III e il Principe di Galles non intendono più appoggiarlo, perché dissuasi dal Conte di Canterbury, lontano cugino di Oscar. Il Duca d’Orléans convince, quindi, il Duca di Germain che la mancata assegnazione della Contea di Lille, alla quale il secondo tiene moltissimo, è dipesa dalla ferma contrarietà di Luigi XVI anziché dallo scarso aiuto fornitogli dall’alleato, che un avvicendamento sul trono cambierebbe le cose e che quest’avvicendamento è stato reso più difficile dall’intromissione del Conte di Canterbury. Il Duca di Germain invia, allora, due sicari in Inghilterra per uccidere il Conte di Canterbury che, però, si salva grazie alla propria prontezza di riflessi e al provvidenziale aiuto del cugino, Sir Percy Blakeney.
Il 15 agosto 1788, dopo le celebrazioni dell’Assunzione, nella sala del trono, ha luogo la solenne cerimonia di premiazione di coloro che sventarono l’assalto perpetrato da Théroigne de Méricourt, salvando la vita alla famiglia reale e a tutti i presenti. Oscar è promossa Maggior Generale, il padre di lei riceve la Signoria di alcune terre a Nevers mentre il Conte di Fersen e il Colonnello de Girodel sono insigniti della Croce di San Luigi. Al termine della cerimonia e del tutto a sorpresa, il Re crea André Cavaliere e Conte di Lille, grazie ai buoni uffici del Generale de Jarjayes e della moglie di lui che, alleati con Madame Élisabeth, Fersen, Girodel, Mademoiselle de Chambord e con la stessa Regina, si erano fortemente prodigati per ottenere quel risultato. Il Duca d’Orléans tenta di opporsi, ma è zittito da Oscar che minaccia di smascherarlo, simulando di avere nella giubba la lettera di accompagnamento al libello osceno che il Duca aveva indirizzato a Lord William Stratford.
Il giorno dopo l’investitura, il Generale de Jarjayes, anticipando i tempi e forzando la mano ad André, fa sapere a Oscar che l’uomo vorrebbe sposarla, ma lei lo rifiuta e lascia la stanza. André è distrutto dal dolore e, dopo avere avuto un’accorata discussione con Diane, nel cui amore non corrisposto si è rispecchiato, decide di prendere possesso delle sue terre a Lille e di lasciare Palazzo Jarjayes.
Nelle sue nuove terre, André sperimenta l’inedita condizione di nobile, le grandi responsabilità legate alla gestione di un feudo e all’organizzazione del lavoro proprio e altrui e le difficoltà connesse al suo proposito di dimenticare Oscar. Sempre a Lille, André conosce la sgradevole Marchesa d’Amiens, intenzionata a fargli sposare la brutta figlia Geneviève e Maurice Le Barde, uno strano poetastro. Stringe amicizia col Conte di Canterbury e con Sir Percy Blakeney, passati da lì durante la tappa di un viaggio a Parigi e col Marchese di Saint Quentin e la di lui sorella, una giovane e bellissima donna, caratterialmente molto simile a Oscar, che si innamora, non ricambiata, di lui.
Dopo la partenza di André, Oscar è sempre più in balia della solitudine, alla quale cerca di sopperire accogliendo in casa la giovane Diane, la cui madre è andata a Nevers per prestare assistenza alla sorella malata. La distanza caratteriale che la separa da Diane non consente a Oscar di trovare un sollievo dalla solitudine. Inizialmente, neppure Diane – che ha alle spalle un doloroso passato, segnato dall’abbandono e dalla precoce morte del padre alcoolizzato che l’ha indotta a cercare l’amore in figure idealizzate – si trova a suo agio a Palazzo Jarjayes.
Oscar, oltre che con la solitudine, deve anche misurarsi con molte missioni fallite, causate dal sabotaggio di un’ignota spia, col fastidioso corteggiamento del Conte di Compiègne e col disagio arrecatole da alcune strane osservazioni di Diane che le riportano alla mente il suo travagliato e complesso rapporto con André.
Girodel, nel frattempo, vincendo le iniziali resistenze paterne, sposa l’amata Mademoiselle de Chambord.
Passano i mesi e iniziano gli Stati Generali che aumentano il carico del lavoro di Oscar. André continua a vivere a Lille, Diane, pur non avendo dimenticato André, grazie agli insegnamenti di Oscar, è diventata molto più matura e Girodel e la moglie sono in attesa del loro primo figlio.
Oscar, dopo avere avuto un’accorata discussione con la madre, che l’aveva esortata a non immolare la sua vita dietro a miti irraggiungibili e a non idealizzare il padre, ha un ulteriore trauma, causato dall’attentato subito dal genitore ad opera di Saint Just che lei non era riuscita a sventare per colpa dei depistaggi della spia. Il Generale se la cava con una ferita superficiale, ma padre e figlia sono raggiunti dalla notizia dell’evasione dal carcere di Théroigne de Méricourt.
Nei giorni successivi, Oscar prende commiato dal Delfino morente e rifiuta la proposta di matrimonio del Conte di Compiègne, scoppiando a ridergli nervosamente in faccia e ferendone la vanità e l’orgoglio. Subito dopo, la donna cade in un’imboscata tesa dalla spia ed è catturata da alcuni sgherri del Duca d’Orléans. Nel rapimento, sono implicati anche Théroigne de Méricourt, Robespierre e Saint Just. Quest’ultimo, in base alle ferite riportate, è riconosciuto da Oscar come l’autore del fallito attentato ai danni del padre e del Generale de Bouillé.
André è avvisato da Alain del rapimento di Oscar e si precipita a Versailles per salvarla. Il Generale organizza la missione di salvataggio della figlia, mettendo insieme tutte le persone a lei care. Il Conte di Fersen, il Colonnello de Girodel, il Capitano de Valmy, André, il Conte di Canterbury e Sir Percy Blakeney (che altri non è che la Primula Rossa), utilizzando una mappa procurata da Bernard Châtelet, entrano nella fortezza nei cui sotterranei è imprigionata Oscar e, dopo una serie di rocambolesche avventure, grazie anche all’intervento esterno di Alain e dei soldati della Guardia Metropolitana e all’apporto della stessa Oscar che riesce a evadere dalla segreta in cui era rinchiusa, hanno la meglio. André decide di tornare a Lille senza farsi vedere da Oscar, che, nel frattempo, era svenuta, per non farla sentire in debito verso di lui.
In questo frangente, Oscar e André hanno modo di udire i deliranti discorsi di Saint Just e di Théroigne de Méricourt e di rendersi conto della pericolosità di questi personaggi e dello stesso Robespierre.
Pochi giorni dopo, il castello di campagna di André è cinto d’assedio da alcuni mercenari reclutati dal Duca di Germain che non ha mai perdonato ad André lo “scippo” della Contea di Lille.
Oscar apprende da Alain che André si è battuto come un leone per salvarla, ma è raggiunta dalla notizia dell’uccisione dell’uomo, durante l’assedio del castello. Disperata, la donna vede crollare la sua corazza, capisce di amare André e parte alla volta di Lille.
Girodel, nel frattempo, da un bottone di madreperla ritrovato in un fascicolo d’ufficio, capisce che la spia è il cugino, il Conte di Compiègne (responsabile, tra l’altro, anche dell’attentato al Generale de Jarjayes e del rapimento di Oscar) e lo caccia da palazzo. L’uomo, allora, ricatta Madame de Girodel, minacciandola di portare a conoscenza del marito i trascorsi da usuraio del padre di lei, se non avesse acconsentito a spiarlo in vece di lui. La donna, però, confessa tutto al marito che sfida a duello il Conte di Compiègne.
Nel corso del duello, il Conte di Compiègne spara proditoriamente al Colonnello de Girodel e lo ferisce a una spalla.
Oscar arriva a Lille, si accorge che André è ancora vivo e, comandando la milizia cittadina, salva gli assediati da morte sicura. Oscar e André si ritrovano e, pur in preda a mille dubbi e paure, si dichiarano il reciproco amore.
Il Duca d’Orléans e il Conte di Compiègne, alleati già da alcuni mesi, sono trionfanti, perché, con Oscar a Lille, Girodel ferito e il Capitano de Valmy agli arresti domiciliari per avere fatto da padrino al duello, si sono liberati, seppure temporaneamente, dei più strenui difensori della Corona e hanno ottenuto campo libero.
Oscar e André si sposano e trascorrono a Lille il primo mese della loro vita coniugale. Il loro idillio è, però, interrotto dall’arrivo del Tenente Henri Beauregard il quale li informa che Alain e altri undici soldati della Guardia Metropolitana sono stati condannati alla fucilazione, a causa di un grave atto di insubordinazione commesso mentre erano di servizio agli Stati Generali, nel frattempo divenuti Assemblea Nazionale.
I due sposi tornano di corsa a Versailles dove trovano una situazione alquanto particolare: nell’assenza di Oscar e di Girodel, il comando delle Guardie Reali è stato affidato al Maggiore de Limours, un uomo molto vicino al Duca d’Orléans e, malgrado la mancanza di fondi, sono stati assunti una nuova Guardia Reale, Charles de Valenciennes e un nuovo valletto, Hervé Huppert.
Oscar convince la Regina, stanca e indurita dalla morte del figlio, a graziare i dodici soldati mentre il Re, in preda a un crollo nervoso, si lega molto ad André che gli consiglia di andare a Parigi e di parlare al popolo.
La corte si trasferisce temporaneamente alle Tuileries, dove Hervé Huppert, con un sotterfugio, allontana Oscar, André, Girodel e Valmy da palazzo, dando modo a Charles de Valenciennes di sparare al Re. Il Sovrano muore il 13 luglio 1789 e la notizia del decesso interrompe, il giorno dopo, la presa della Bastiglia, perché la folla abbandona l’assedio e si riversa alle Tuileries per avere notizie. Oscar parla ai parigini e assicura che sarebbero state emanate leggi più giuste.
André, intanto, dona al popolo affamato parte del suo raccolto e l’esempio di lui è seguito da molte famiglie ricche, nobili e borghesi.
La Regina, dapprima riluttante perché incupita dai lutti e dall’odio di cui è vittima, si lascia convincere ad avviare alcune riforme e ad emanare la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino, ma esige che Oscar, André e Girodel entrino a far parte del Consiglio di Reggenza dove dovranno coabitare con la scomoda presenza del Duca d’Orléans. Nel frattempo, il Conte di Mirabeau popone di nominare Robespierre Ministro di Giustizia, per creare una spaccatura fra lui e Saint Just, per avvicinare l’Avvocato di Arras agli ambienti di corte, così da tenerlo più facilmente sotto controllo e anche nella speranza che l’ubriacatura di potere lo induca a gettare la maschera, mostrando al mondo il suo vero volto di estremista sanguinario.
Diane, invitata a Versailles dalla Regina, vede Alain aggredire il suo ex fidanzato, Tristan de Monmorency e scopre che il vero motivo dell’abbandono non fu un nuovo legame sentimentale dell’uomo, ma il carattere oppressivo e nevrotico di lei. Sconvolta e indotta a una serie di riflessioni, la ragazza riceve una proposta di lavoro dal Tenente Henri Beauregard, segretamente invaghito di lei.
In questi frangenti, Oscar rivela ad André di essere incinta.
La Contessa di Polignac ha, però, capito che Diane è innamorata di André.
Nel settembre del 1789, l’Imperatore Giuseppe II d’Asburgo Lorena, in fin di vita perché malato di tisi, invia in Francia la sorella, l’Arciduchessa Maria Cristina di Sassonia Teschen, per stipulare un trattato con Maria Antonietta. Si scopre, così, che, l’anno precedente, l’Imperatore era giunto in Francia sotto mentite spoglie per trattare con Luigi XVI la cessione all’Austria dell’Alsazia e della Lorena in cambio dell’invio in Francia, per dieci anni, di un contingente militare di cinquantamila uomini. Prima di accomiatarsi dal mondo e dalla sorella Maria Antonietta a cui è affezionato, l’Imperatore vuole reiterare la proposta a condizioni più vantaggiose per la Francia, esigendo, in cambio dell’invio del contingente militare, non più la cessione dell’Alsazia e della Lorena, ma un decimo delle rendite di quelle regioni.
La gravidanza di Oscar procede senza complicazioni, ma la donna vive la sua condizione con fastidio, sentendosi strana e impacciata. Questo particolare stato d’animo, unito alla caparbietà della donna nel continuare a fare le stesse cose di prima senza riguardarsi, crea attrito fra lei e André. Il nervosismo dell’uomo è accresciuto dalle particolari attenzioni che l’Arciduchessa Maria Cristina, bisessuale, rivolge a Oscar durante il suo soggiorno francese.
Di questa situazione di attrito approfitta la Contessa di Polignac che, divenuta l’amante del Duca d’Orléans, vuole minare la stabilità del Consiglio di Reggenza su richiesta di lui. La figlia della Contessa, la Duchessa Aglaé de Gramont et de Guiche, conquista facilmente l’amicizia di Diane de Soisson e, con un sotterfugio, riesce a introdurre la giovane negli appartamenti di Oscar alla reggia. Vedendo André, rientrato negli appartamenti prima di lei, in compagnia di Diane, Oscar ha un attacco di gelosia e inveisce contro l’uomo, ma i due hanno modo di chiarirsi. Diane, invece, fugge dalla stanza in preda alla vergogna e si imbatte in alcuni ubriachi che l’aggrediscono. La giovane è salvata dall’ex fidanzato, Tristan de Montmorency, con cui ha modo di spiegarsi, aggiungendo un nuovo tassello alla sua maturazione.
Nel novembre del 1789, nasce Grégoire Henri de Girodel, figlio del Colonnello e della moglie.
André è nominato vice Ministro da Robespierre e, lavorando gomito a gomito con lui, ha modo di conquistarne la fiducia e di mitigarne il fanatismo. Questo stato di cose irrita il Duca d’Orléans che decide di uccidere André.
Il 21 marzo 1990, Oscar dà alla luce un bambino cui è imposto il nome di Honoré François e, durante una visita di cortesia, Alain rivela che Bernard Châtelet nutre del risentimento verso di loro, perché gira voce che Robespierre e André sottraggano parte del frumento destinato ai poveri per arricchirsi. André va a trovare Bernard e chiarisce la propria innocenza, invitando l’uomo a recarsi a Versailles per visionare i documenti nel proprio ufficio. Tornando a casa, è aggredito da alcuni sgherri del Duca d’Orléans, ma riesce ad avere la meglio.
Nel giugno del 1790, ha luogo, nella Cattedrale di Reims, l’incoronazione di Luigi XVII, ma la processione dei monaci che portano alla Cattedrale la Santa Ampolla è interrotta da un gruppo di facinorosi, fra i quali Oscar riconosce Hervé Huppert, il finto valletto che aveva avuto un ruolo nell’uccisione di Luigi XVI. Durante la colluttazione, cade dalle mani dell’uomo un’ampolla identica a quella recante l’olio sacro.
Nella reggia di Versailles, Antoine Laurent de Lavoisier analizza il contenuto della falsa ampolla, scoprendo trattarsi di un potente veleno che agisce a contatto con la pelle. Contemporaneamente, Bernard Châtelet, che si trova nell’ufficio di André per leggere gli incartamenti relativi alle elargizioni di frumento, è ucciso da un sicario del Duca d’Orléans che lo scambia per André. L’intenzione del Duca era di sbarazzarsi sia di lui sia di Oscar sulla quale sarebbe dovuta ricadere la responsabilità dell’omicidio.
Rosalie è riaccolta a Palazzo Jarjayes dove diventa la vice governante e dove, nel novembre del 1790, dà alla luce una bambina che chiama Bernadette.
Del delitto è accusato il chimico Lavoisier, presente alla reggia per analizzare il veleno. Suoi maggiori accusatori sono Saint Just e Marat, col quale Lavoisier aveva dei conti in sospeso. I due rivoluzionari individuano come movente dell’omicidio certe indagini condotte da Bernard su alcuni episodi di peculato, avvenuti alla Fermée Générale di cui Lavoisier era una dei dirigenti. Certa dell’innocenza dell’uomo, Oscar convince la Regina a liberarlo e, in questa impresa, riceve l’insperato aiuto di Robespierre, persuaso dell’innocenza del chimico da André. Davanti alle porte del carcere, Marat, che si trova in mezzo alla folla, è assassinato da Carlotta Corday d’Armont.
Lo schierarsi di Robespierre a favore di Lavoisier e contro Saint Just acuisce i dissapori fra i due rivoluzionari, minando i loro rapporti, già tesi da quando Robespierre era diventato Ministro di Giustizia.
Il 18 dicembre 1790, dopo una mattinata tumultuosa, Oscar dà prematuramente alla luce la sua secondogenita, Antigone Auguste.
Nel gennaio del 1791, Maria Antonietta rivela a Oscar di avere sposato in segreto il Conte di Fersen e di aspettare un figlio. La Regina si ritira nel Petit Trianon dove, amorevolmente assistita da Rosalie, dà alla luce una bambina, Élisabeth Clotilde, che è fatta passare come figlia secondogenita dei coniugi Girodel. Il parto della Regina è estremamente complicato, ma la fibra forte di lei prevale. Maria Antonietta sopravvive, ma dei fastidiosi e debilitanti sanguinamenti continuano ad affliggerla.
Nel frattempo, il Conte di Compiègne, corrotto e scansafatiche cugino di Girodel, tenta di aggredire la Marchesina Victoire Aurélie de Saint Quentin, ospite a Palazzo Jarjayes per alcune settimane, della quale si era invaghito durante i festeggiamenti per l’incoronazione. Al rifiuto della donna, tenta di strangolarla. L’adolescente fratello di lei, il Marchese Camille Alexandre, decide di sfidare a duello il Conte di Compiègne, ma il Conte di Canterbury, il cugino inglese di Oscar, per salvare il ragazzo, sfida per primo il malfattore, proclamandosi falsamente fidanzato della Marchesina. Oscar, conoscendo la scorrettezza del Conte di Compiègne, che già era costata una ferita alla spalla a Girodel, minaccia l’uomo, ingiungendogli di non presentarsi al duello. L’occasione è, però, propizia al Conte di Canterbury e a Mademoiselle de Saint Quentin per dichiararsi i reciproci sentimenti e fidanzarsi davvero.
Giunge, intanto, a Parigi la Contessa Bérénice Eulalie de Compiègne, madre del Conte Maxence Florimond e sorella del Conte de Girodel. La donna, autoritaria e narcisista, stanca della vita di sperperi e di scandali del figlio, a lei del tutto sottomesso dalla nascita, gli ordina di sposare la Marchesina Geneviève d’Amiens, brutta e zoppa, ma immensamente ricca e, per concessione reale, madre del futuro Marchese d’Amiens. Il Conte di Compiègne è riluttante, perché la donna lo disgusta mentre la Marchesina d’Amiens è follemente innamorata di lui sin dal loro primo incontro, avvenuto durante i festeggiamenti per l’incoronazione. Per vincere le resistenze della Marchesa d’Amiens, madre di Geneviève, che detesta il Conte di Compiègne, la Contessa madre invita la Marchesina in un padiglione di caccia concessole in uso dal fratello dove il Conte di Compiègne la droga e abusa di lei. Il matrimonio riparatore ha, quindi, luogo.
A giugno del 1791, Maria Antonietta, stremata dalle emorragie conseguite al parto, si reca, su consiglio di Oscar e di André, ad Amnéville, una località termale sul confine, per farsi visitare da Lucilio Vianello, giunto sul posto per studiare le proprietà delle acque. Il giovane medico illuminista riconosce la Regina, ma la cura ugualmente. Al ritorno a Versailles, un violento temporale costringe il convoglio a fermarsi in una locanda a Varennes, dove la Regina è riconosciuta e ricondotta a Parigi. Si crea, subito, agitazione e, mentre alcuni sostengono che la Regina sia stata rapita, altri affermano che volesse fuggire per consegnare la Francia alle potenze straniere. Robespierre, interrogato sul punto, per conservare la carica di Ministro e portare avanti le sue riforme, appoggia la versione della Regina di essersi recata alle terme, ponendo fine alla questione. Ciò scatena la furia di Saint Just e di Théroigne de Méricourt che decidono di avvelenarlo, ma, per errore, a trovare la morte è Mirabeau.
La morte di Mirabeau, che sapeva ben mediare fra le parti sociali e mantenere buoni rapporti con l’estero, unita all’ascesa al trono asburgico di Francesco II, un nipote di Maria Antonietta ben poco affezionato alla zia, determinano, il 20 aprile 1792, lo scoppio della guerra fra Francia e Austria, perché quest’ultima giudica il trattato del settembre del 1789 poco vantaggioso.
L’Imperatore richiama indietro il contingente militare di 50.000 uomini e ciò preoccupa Oscar, perché i due anni e mezzo di permanenza sul suolo francese hanno fatto sì che gli austriaci venissero a conoscenza di tutte le tattiche francesi e la Francia, oltretutto, non dispone di nuovi Generali che possano fare la differenza.
Sempre agli inizi del 1792, muore Marie, la nonna di André.
Con lo scoppio della guerra, Lille viene cinta di assedio, ma, con l’apporto determinante di Oscar e di André, la città si salva. I fatti di Lille costano il confino a vita nelle terre di cui è proprietario al Duca di Germain, reo di tradimento. Oscar, invece, è promossa Luogotenente Generale mentre André è insignito della Croce di San Luigi.
Frattanto, viene alla ribalta una nuova figura, quella del Vescovo de Talleyrand Périgord, uomo di antica nobiltà, abile politico, ma sacerdote corrotto e senza vocazione. Il prelato, che è apparentemente inviso a Maria Antonietta, si conquista la fiducia di Robespierre che incoraggia a portare avanti delle strane riforme e il culto dell’Essere Supremo.
Dopo un’umiliante vita coniugale, Geneviève, ora Contessa di Compiègne, rimane incinta, ma la suocera e il marito tramano di sbarazzarsene, facendola morire di parto. André, però, messo in allerta da Geneviève, fa arrivare la madre e la zia di lei che ne scongiurano la morte. Quest’evento, unito al presunto ruolo giocato da André nell’assegnazione della reggenza del feudo d’Amiens alla madre di Geneviève anziché alla suocera, scatena l’odio della Contessa madre di Compiègne contro l’uomo.
Maria Antonietta, per sottrarre Geneviève al terribile clima familiare, fa di lei la sua nuova dama di compagnia, ma ciò fornisce un’ottima scusa al Conte di Compiègne e alla madre di lui per aggirarsi negli appartamenti della Regina, a caccia di presunte prove che suffraghino la nascita illegittima del Re, da fornire al Duca d’Orléans, loro alleato. Con uno stratagemma, il Conte di Compiègne sottrae alcuni documenti da un armadio nascosto nel cabinet doré. In quest’occasione, Alain, per salvare Oscar,  uccide Hervé Huppert che altri non è che il cugino Guillaume Colbert, fuggito di casa tanti anni prima. La morte del cugino traumatizza moltissimo Alain.
I documenti sottratti dal cabinet doré non provano la nascita illegittima di Luigi XVII, ma la segreta alleanza fra Maria Antonietta e Talleyrand per neutralizzare il pericolo costituito da Robespierre, da Saint Just e dai giacobini. Questa scoperta causa dei disordini che Oscar, non senza fatica, placa. In questo frangente, Madame de Girodel resta ferita, per avere preso parte a una missione col beneplacito di Oscar, ma contro il parere del marito.
Il Conte di Compiègne, braccato, decide di fuggire all’estero e, per non essere catturato, usa come scudo i figli di Oscar e di André che rapisce. Giunto sul confine, per procurarsi denaro e per vendicarsi di Oscar e di André, vende i bambini alla folle Théroigne de Méricourt, decisa ad assassinarli in modo plateale e brutale, per vendicarsi del fallimento della rivoluzione. Il piano fallisce e la donna, colpita da un calcio del cavallo di André e scagliata contro un muro, finisce in manicomio.
La scoperta del tradimento di Talleyrand accentua la paranoia e il senso di accerchiamento di Robespierre che scivola lentamente nella pazzia, anche a causa della convocazione davanti alla Santa Inquisizione (per rispondere del culto dell’Essere Supremo) e della morte di tumore della sorella, da lui erroneamente ritenuta incinta e perseguitata. Robespierre, ormai preda della pazzia, si suicida, dopo avere ucciso Danton, Demoulins e Fabre d’Églantine.
Saint Just, invece, insieme a una manciata di fedelissimi, si fa esplodere all’interno della Bastiglia e soltanto il pronto ed efficace intervento di Oscar scongiura danni maggiori.
Diane, intanto, si fidanza con Henri Beauregard, da poco divenuto Signore di Bourges mentre Alain, non riuscendo a superare il senso di colpa per la morte del cugino, decide di arruolarsi in guerra, fra gli artiglieri.
Quattro anni dopo la cruenta fine di Robespierre e di Saint Just, il Duca d’Orléans e il Conte di Compiègne, riparato a Venezia, con lettere contraffatte e molti maneggi, convincono Re Giorgio III d’Inghilterra e di Irlanda che la Regina Maria Antonietta sta pianificando un attacco oltre Manica e che il Conte di Canterbury è un traditore. Il risultato è che il Conte di Canterbury finisce agli arresti domiciliari mentre l’Inghilterra entra in guerra, aggiungendosi ai già numerosi nemici della Francia.
Al ricevimento organizzato per le nozze di Diane e di Henri Beauregard, Oscar e André rivedono Alain, reduce dalla Campagna d’Italia e promosso sottotenente degli artiglieri. L’uomo parla loro con entusiasmo di un giovane Brigadier Generale, Napoleone Bonaparte.
Oscar e André comprendono subito che Napoleone potrebbe imprimere una svolta alla guerra, essendo un uomo nuovo, pieno di idee originali e, quindi, non conosciuto dagli austriaci nel corso della loro permanenza sul suolo francese. Decidono, perciò, di parlarne alla Regina che ordina loro di indagare su di lui.
Bonaparte suscita sentimenti contrastanti, perché, se tutti sono concordi nel riconoscergli genialità ed estrema competenza, non sfuggono, tuttavia, l’ambizione, l’arroganza e la mancanza di trasparenza di lui. Il Generale de Jarjayes e Girodel, anch’egli, da due anni, Brigadier Generale, sono i più riluttanti mentre il Vescovo di Talleyrand è pronto a puntare sui talenti del nuovo arrivato e Oscar è possibilista.
Napoleone, dal canto suo, è sprezzante con la Regina e maldisposto verso tutti, perché il Generale de Jarjayes e Girodel incarnano le caratteristiche dell’aristocrazia che egli detesta, Oscar gli tiene testa e occupa un posto che, secondo lui, non le competerebbe mentre André ne risveglia la feroce gelosia, avendo involontariamente suscitato l’attrazione di Joséphine de Beauharnais che, in questa versione, non è rimasta vedova del primo marito ed è amante e non moglie di Napoleone.
Parallelamente, in India, il Colonnello Arthur Wellesley, nato in Irlanda lo stesso anno di Napoleone e, come lui, membro della piccola nobiltà isolana, cerca affermazione nel mestiere delle armi. Arthur Wellesley persegue fama e gloria, ma antepone a tutto il senso dell’onore.
Napoleone mira a impossessarsi dell’Egitto, per controllare il Mediterraneo orientale e invadere l’India, la principale colonia inglese in oriente e la Regina Maria Antonietta lo pone a capo della spedizione al fine di metterlo alla prova e di allontanarlo dalla Francia.
Subito dopo la partenza da Tolone, però, il Generale Bonaparte invade l’isola di Malta, depredando l’immenso tesoro dei Cavalieri Ospitalieri e Maria Antonietta chiede a Oscar di recarsi in Egitto per tenerlo d’occhio. Oscar parte, quindi, alla volta di Alessandria insieme a tutta la famiglia, col pretesto di far conoscere la terra dei faraoni ai figli e a Bernadette. Napoleone comprende il vero scopo della presenza di Oscar, ne è infastidito, ma non ha l’autorità di mandarla via.
Subito dopo la Battaglia delle Piramidi e la conquista de Il Cairo, Oscar e André scoprono accidentalmente una corrispondenza segreta fra Napoleone e il Duca d’Orléans e se ne impossessano. André, accampando come scusa di essere malato, torna ad Alessandria per consegnare le lettere all’Ambasciatore francese.
Informato del furto delle lettere da uno dei suoi attendenti, Napoleone gli ordina di seguire André (che ancora detesta a causa dell’infatuazione di Joséphine de Beauharnais) e di farlo assassinare da sicari locali. L’egiziano assoldato tende un’imboscata ad André, ma, anziché ucciderlo, lo vende allo Sfregiato del Mediterraneo, un contrabbandiere che ha in animo di chiedere un riscatto al Generale de Jarjayes. La nave dei contrabbandieri è, però, catturata da Sir Horatio Nelson che salva André dai malviventi, ma lo arresta con l’accusa di spionaggio.
La Royal Navy, comandata dal Contrammiraglio Nelson, distrugge la flotta francese nella baia di Abukir e Napoleone fa credere a tutti che l’immenso tesoro dei Cavalieri di Malta sia saltato in aria con l’ammiraglia L’Oriént.
Napoleone, nel frattempo, viene a conoscenza dei tradimenti della sua amante e ne rimane devastato. La delusione gli incupisce l’umore e lo rende più freddo e spietato. Parallelamente, l’adorazione di Alain verso Napoleone inizia a scalfirsi, perché il soldato nota la spietatezza del suo Generale e l’eccessiva condiscendenza di lui verso i saccheggi dei soldati. L’uomo è, comunque, ancora determinato a giustificare Bonaparte, adducendo le necessità della guerra.
In Francia, intanto, Joséphine de Beauharnais deve fare i conti con la delusione di una poco gratificante presentazione a corte e con l’ostilità della famiglia Bonaparte mentre il Generale de Jarjayes e Girodel apprendono dei contatti fra Napoleone e il Duca d’Orléans e devono fronteggiare le bordate della Contessa madre di Compiègne, ben decisa a far cessare l’esilio del figlio.
Napoleone fa credere a Oscar che André è al sicuro ad Alessandria e la invia, insieme ai savants, a visitare l’Alto Egitto dove la donna subisce diversi attentati alla sua vita.
Organizza, poi, una spedizione in Siria per prevenire l’attacco degli ottomani che, dopo la disastrosa battaglia della baia di Abukir, si stanno organizzando contro di lui.
Oscar, tornata ad Alessandria, scopre che André non vi è mai giunto e che Napoleone è coinvolto nella sparizione di lui. Affidati i figli e Bernadette al Conte di Fersen, giunto in Egitto su incarico del Generale de Jarjayes per appurare che lei stesse bene e appreso dal nobile svedese che il marito non si trova in Francia, decide di seguire le truppe napoleoniche in Siria per indagare.
In Siria, Oscar tocca con mano la spietatezza di Napoleone verso i nemici, i prigionieri di guerra, i civili e gli stessi soldati francesi. La campagna si rivela fallimentare anche perché i saccheggi che Bonaparte concede alla truppe favoriscono il diffondersi della peste.
In punto di morte, l’attendente di Napoleone confessa a Oscar e ad Alain di avere incaricato un sicario egiziano di uccidere André. Rintracciato l’uomo, apprendono che André è stato venduto allo Sfregiato del Mediterraneo. Oscar, quindi, decide di rientrare in Francia mentre Alain resta in Egitto.
André, nel frattempo, è rinchiuso nella Torre di Londra e subisce un approssimativo processo per spionaggio, dall’esito compromesso da un fallito tentativo di fuga e dalla sottrazione, a opera di ignoti, della corrispondenza trovata nella tenda di Napoleone che ne avrebbe dimostrato l’innocenza. L’uomo è condannato a morte, ma Oscar, con l’aiuto del padre, di Girodel, di Valmy, del Conte di Fersen e con il determinante appoggio in loco di Sir Percy Blakeney, organizza una rocambolesca fuga e il ritorno in patria.
Successivamente, Oscar, André e i loro alleati diffondono dei libelli scandalistici che mettono alla berlina l’adulterio della Contessa di Polignac col Duca d’Orléans, inducendo il Conte Jules de Polignac a denunciare la coppia. Col Duca d’Orléans agli arresti, Oscar e gli altri possono liberamente perquisire il Palays Royal, dove trovano parte della sovversiva corrispondenza intercorsa fra il Duca, il Conte di Compiègne e Napoleone Bonaparte.
Un’altra parte della corrispondenza è rinvenuta, col fondamentale aiuto della Contessa Geneviève, nel palazzo veneziano che il Conte di Compiègne conduce in locazione col sostegno economico del Duca d’Orléans. Fra le lettere, ve ne sono alcune che dimostrano la nullità del matrimonio dei Conti di Compiègne e che la Contessa userà davanti alla Sacra Rota.
Le missive dimostreranno inconfutabilmente che non era intenzione della Regina invadere l’Inghilterra. Ciò porterà a un trattato di pace che imporrà il ripristino dello status quo ante e la restituzione di tutte le conquiste napoleoniche a Malta e in Egitto.
Napoleone Bonaparte, non accettando la nullificazione delle sue conquiste e comprendendo che la scoperta della corrispondenza col Duca d’Orléans e col Conte di Compiègne lo condurrà di fronte alla Corte Marziale, lascia l’Egitto e sbarca in Francia con l’Armata d’Oriente senza comunicare ai superiori le sue mosse.
Fa rapire Re Luigi XVII da un manipolo di soldati travestiti da briganti e prende d’assalto la Reggia di Versailles, con l’intento di destituire Maria Antonietta, di sposare Madame Royale e di incoronarsi Imperatore. Il decisivo intervento di Oscar e del Generale de Jarjayes scongiura il peggio, ma Napoleone riesce a fuggire. La fedeltà dell’Armata d’Oriente e la disponibilità dei tesori saccheggiati ai Cavalieri di Malta e ai notabili egiziani fanno di lui un pericolo pubblico.
Nel frattempo, Joséphine de Beauharnais, ricorrendo alle sue arti di seduttrice, riesce a farsi perdonare i tradimenti da Napoleone e a riconciliarsi con lui.






 
Il fuoco dell’ambizione
 
Grenoble, inizio dell’estate del 1800
 
– Napoleone, la città di Avignone è capitolata! E’ arrivato un corriere di Murat a comunicarcelo!
Giuseppe Bonaparte fece un’entusiastica irruzione nella camera da letto del fratello e grande fu lo stupore dell’uomo nel constatare che questi non era solo.
– Madame de Beauharnais, cosa fate Voi qui? – domandò il maggiore dei fratelli Bonaparte, con volto teso e voce divenuta improvvisamente stridula – E, poi, non siete in condizioni di decoro! – aggiunse, scrutando con disapprovazione la bella Viscontessa avvolta, con finto imbarazzo, nel lenzuolo del letto del Generale.
Il tentativo disperato di riconciliazione, esperito da Joséphine de Beauharnais la sera prima, era andato a buon fine e, adesso, Napoleone era nuovamente soggiogato dal fascino della seducente creola.
– Giuseppe, rivolgiti con maggiore rispetto alla Viscontessa e non startene lì impalato a fissarci! Un gentiluomo non dovrebbe accrescere l’imbarazzo di una Signora! – ribatté Napoleone, in piedi a fianco del letto, con indosso una veste da camera verde scuro.
Giuseppe Bonaparte avrebbe voluto ribattere che non scorgeva imbarazzo né vedeva signore, ma si trattenne per quieto vivere e per non smorzare l’euforia della vittoria. Gli bruciava, però, che, dopo tutti gli sforzi che la famiglia aveva compiuto per fare pedinare quella donna, raccogliere le prove della vita dissipata e peccaminosa che conduceva e distruggerla agli occhi di Napoleone, le fosse bastata una manciata di ore per riconquistare il vantaggio e nullificare il lavoro svolto.
– Suvvia – insistette Napoleone – spostiamoci nello studio e diamo modo alla Viscontessa di rinfrescarsi.
Napoleone fece entrare il fratello in una stanza esagonale di medie dimensioni, molto ben illuminata e si sistemò davanti alla finestra che si apriva sul lato opposto alla porta. La sfuriata del maggiore dei Bonaparte non tardò ad arrivare.
– Napoleone! – sbottò Giuseppe, non riuscendo più a trattenersi malgrado i buoni propositi di poco prima – Quella donna è una cortigiana, una poco di buono e te l’abbiamo ampiamente dimostrato. Mentre tu combattevi e pativi innumerevoli privazioni in Egitto per innalzare il nome dei Bonaparte e colmarlo di gloria, lei si trastullava a Parigi, concedendosi a Charles Hippolyte, a Barras e a molti altri!
– E’ acqua passata, Giuseppe, ci siamo chiariti – rispose Napoleone, guardando, con aria indecifrabile, il giardino oltre la finestra – Nessuno dei due è esente da colpe, ma lei mi ha giurato fedeltà incondizionata da questo momento in poi e io intendo crederle.
– Ma è sposata! Stai investendo le tue aspettative in una storia senza futuro!
– I matrimoni si possono annullare.
– E intenderesti far sedere quella donna accanto a nostra madre e alle nostre sorelle?!
– Se mi amano, ameranno anche lei e smettila di chiamarla “quella donna”!
– E’ più vecchia di te, non può darti dei figli…
– Non vedo perché no, dato che ne ha già avuti due in buona salute, ma questo è un discorso prematuro ed è inutile affrontarlo. Accennavi alla presa di Avignone.
– Sì – disse Giuseppe Bonaparte, mutando espressione e tono di voce – La città è caduta alle prime luci dell’alba e, adesso, è nelle nostre mani. I soldati del Re nulla hanno potuto contro l’Armata d’Oriente. I civili sono rimasti chiusi nelle loro case e sono stati risparmiati. Non ci sono stati saccheggi e violenze e le perdite hanno colpito soltanto i soldati.
– Bene! – esclamò Napoleone – E’ fondamentale che i francesi non ci percepiscano come dei nemici, ma come liberatori dal giogo dei Borboni. Ora che il Re è stato rapito, la reggenza della madre non durerà in eterno e io intendo colmare questo vuoto di potere, ma, per farlo, avrò bisogno del consenso popolare e, di conseguenza, di una reputazione immacolata. Chiunque sarà sorpreso nell’atto di uccidere, stuprare o saccheggiare sarà impiccato sul posto. Sottolineo “impiccato”, perché le munizioni costano e i proiettili non vanno sprecati per fucilare la feccia.
– Sarà fatto – assicurò Giuseppe – A proposito, Murat ha segnalato l’ottimo operato del sottotenente de Soisson. Grazie a lui, l’assedio si è concluso in poco tempo e con pochissimo spargimento di sangue. Il sottotenente si sta anche prodigando affinché i civili e le loro proprietà siano salvaguardati.
– Da questo momento in poi, il sottotenente de Soisson è promosso Tenente e molta altra strada farà, se si comporterà come si deve.
Sollevò le mani dal davanzale e si voltò di scatto, inchiodando il fratello coi suoi occhi saettanti e indagatori.
– Tolone e Marsiglia erano già nostre e, ora, abbiamo anche Avignone. Seguiranno Nimes, Montpellier, Tolosa… Il sud della Francia ha un’importanza strategica fondamentale per controllare il Mediterraneo e per invadere la Spagna… Attaccare subito la Francia del nord, invece, sarebbe un errore, dopo la sconfitta subita a Versailles. Mi sposterò in Italia, dove ho già combattuto per il Re. Questa volta, però, conquisterò terre per me e per me soltanto. Conoscendo i luoghi, gli usi e il clima, sarà facile vincere una seconda volta. Con il sud della Francia, la Spagna e il Regno di Sardegna nelle mie mani, la Francia del nord sarà accerchiata e capitolerà. Contemporaneamente, dal nord dell’Italia, potrò mettere in scacco l’Austria, il Papato e il Regno delle due Sicilie.
– Sono dei progetti molto ambiziosi, ma sicuramente alla tua portata! – esclamò Giuseppe Bonaparte, mosso da sincera ammirazione e da grande affetto per il fratello minore.
– Il Re è stato tradotto nel luogo della sua detenzione? – chiese Napoleone, felice dell’elogio, ma sforzandosi di darsi un contegno.
– Certamente!
– Bene, Giuseppe, vai ad avvisare lo Stato Maggiore dell’esercito della seconda Campagna d’Italia.
Dopo che il fratello ebbe lasciato lo studio, Napoleone fece ritorno in camera da letto, dove lo attendeva Joséphine che, nel frattempo, si era vestita e acconciata. La donna sembrava allegra e felice, per nulla turbata o in collera per le parole di Giuseppe Bonaparte.
– Cara Joséphine, ti comunico che partirò presto per l’Italia.
– Splendido, Bonaparte, mi porterai con te?
– E’ fuori questione – rispose lui con allegria, contento come un bambino che lei avesse espresso il desiderio di seguirlo – Una donna distrarrebbe le truppe, una bella donna le distrarrebbe mille volte di più e tu le ubriacheresti, ma ti prometto sin da ora che, quando avrò conquistato il Regno d’Italia, tu sarai la prima dama di Torino.
– Ne sono lusingata! – trillò lei, con la sua voce gaia e argentina, ben felice che l’improbabile proposta di seguirlo nella campagna militare l’avesse di tanto elevata nella considerazione di lui senza esporla ad alcun effettivo disagio.
 – Joséphine…
– Sì?
– Ho un incarico per te?
– Ebbene?
– Torna a Parigi. Lì, sarai i miei occhi e le mie orecchie. Con le conoscenze che hai e con i salotti che frequenti, ti sarà facile carpire informazioni… Ma bada…
– Cosa?
– Se mi tradirai un’altra volta, fra di noi, sarà finita per sempre.
 
********
 
– Avignone è caduta, Padre! Mi è giunta la notizia questa mattina… e non è tutto… – disse Oscar al Generale, al suo rientro a Palazzo Jarjayes.
– Lo so, Oscar, la notizia ha raggiunto anche me mentre mi trovavo presso il mio reggimento – rispose l’anziano militare, pensieroso e accigliato.
L’età aveva scavato solchi profondi sul viso e sulle mani del nobiluomo, ma non ne aveva fiaccato lo spirito. Mai si sarebbe immaginato di trascorrere l’ultima fase della sua vita combattendo rivoluzionari radicali e rincorrendo, per mezza Europa, Generali impazziti col culto smisurato della propria personalità, ma le sfide, per natura, anziché spaventarlo, lo agguerrivano.
– L’Armata d’Oriente si sta dirigendo verso Tolosa che, quasi sicuramente, sarà espugnata, così come Avignone, Tolone e Marsiglia prima di essa – proseguì Oscar – ma l’aspetto più inquietante dell’intera faccenda è che, stando a ciò che mi riferiscono le spie, Bonaparte intende usare il sud della Francia come base d’appoggio per invadere la Spagna.
– C’era da aspettarselo – chiosò il Generale de Jarjayes.
– Sempre dai servizi segreti, che hanno piazzato alcuni loro agenti, travestiti da servitori, nella casa di Grenoble che Bonaparte crede di occupare di nascosto, ho appreso che egli sarebbe in procinto di intraprendere una seconda campagna in Italia, per tenere sotto scacco l’Austria, il Vaticano e il Regno delle due Sicilie. La Spagna, il Regno di Sardegna e l’Austria sono attualmente nostre avversarie, ma, se saranno sconfitte e inglobate da Bonaparte, la Francia sarà circondata da un unico, grande nemico.
– Guidato da un pazzo – commentò il Generale.
– Esattamente – fece eco Oscar – L’esercito di quest’uomo è estremamente veloce e agile negli spostamenti e utilizza tecniche innovative ed efficaci, ma la cosa sconcertante è il modo in cui egli si presenta: ha dato ordine alle truppe di distribuire viveri ai civili, di non vessarli e, con l’oratoria che lo contraddistingue, si propone come il liberatore dei popoli dal giogo della tirannide anziché come il despota che effettivamente è. La gente comune, stremata dalle carestie e dalle guerre, ci crede e lo acclama. E’ incredibile come le truppe di Bonaparte si ingrossino ogni giorno di più di nuove leve: contadini, artigiani rimasti senza lavoro e tanti altri disperati attratti dalla prospettiva di una paga regolare e di ricchi bottini. Io, che l’ho visto in azione, so, invece, come tratta i soldati, i prigionieri e finanche i civili… Come pedine di una scacchiera, mere voci di un bilancio che deve quadrare per forza e, all’occorrenza, addirittura come carne da macello…
– Tutte queste cose mi sono tristemente note, Oscar ed è proprio per questo che Bouillé sta per partire per il sud della Francia e io per l’Italia. Tenterò di trattare la pace con il Re di Sardegna, offrendogli il sostegno del mio reggimento contro il nemico comune.
– Ma Padre! Non è prudente! Voi siete… – si trattenne per un soffio.
– Un ferro vecchio? Può darsi, ma la Francia, attualmente, ha soltanto ferri vecchi come me di cui potersi fidare.
Oscar arrossì, comprendendo di avere umiliato l’orgoglio paterno e, nell’impossibilità di rimediare, cambiò rapidamente argomento:
– Del Re, invece, nulla si sa. C’è chi sostiene che è stato deportato in America, chi dice di avere udito delle grida di aiuto provenire da un castello in Borgogna e chi afferma di avere visto un giovane, col volto coperto da un maschera di ferro, dentro una carrozza che si aggirava per le vie di Chartres…
– Guardati principalmente da una persona, Oscar…
– Da chi?
– Da quella dama dai non irreprensibili costumi, quella Madame de Beauharnais… Ah, se fosse stata una delle mie figlie! I miei informatori affermano che è stata ospite nella casa di Grenoble dove si nasconde Bonaparte. E’ facile che sia una spia di quel rinnegato.
Oscar annuì alle parole del padre e si rabbuiò, perché sapeva bene che Joséphine de Beauharnais non era soltanto una spia, ma anche una languida e pericolosa sirena che aveva adocchiato André e il solo sentirla nominare la riempiva di collera.
 
********
 
Versailles, metà luglio del 1800
 
Oscar e André passeggiavano per la boscaglia che circondava la tenuta di Palazzo Jarjayes, discutendo delle ultime novità. In sottofondo, si udivano le voci argentine dei bambini, intenti a raccogliere more e a fare confusione. I beagles accompagnavano la comitiva, annusando ovunque e segnalando la presenza di ogni forma di vita con i loro abbai.
– Tuo padre è al corrente che Bonaparte dispone del tesoro dei Cavalieri di Malta e del bottino di guerra razziato in Egitto e in Siria e mai restituito?
– Certamente, gli ho riferito questi fatti.
– Ma perché colpisci quella felce col bastone? Non ti ha fatto niente… – protestò, in lontananza, una voce infantile.
– Honoré, fammi il favore, stai zitto!!
– Antigone, sii più educata con tuo fratello! – ingiunse André alla bambina.
Poi, rivolto a Oscar, proseguì:
– Mi stavi accennando un’altra cosa.
– Sì – confermò la donna, facendosi scura in volto – Tempo fa, mio padre mi ha esortata a guardarmi da Madame de Beauharnais, affermando che è sicuramente una spia di Bonaparte… Antigone, prima di allungare le mani sui rovi, percuoti i rami col bastone, te l’ho detto mille volte! – ordinò alla figlia, riversando in quell’urlo il malumore indotto dal pensiero della bella creola – Bernadette, che è mille volte più giudiziosa di te, lo sta facendo da ore!
Lupus in fabula… – mormorò, guardando verso il sentiero, André, conscio dell’idiosincrasia che la moglie avvertiva per la graziosa Viscontessa.
Annunciata dai latrati dei cani, un’esile figura in tenuta da amazzone cavalcò in quella direzione, fermandosi a pochi passi di distanza da loro. Reggendosi elegantemente in equilibrio sulla sella, la signora si rivolse ai presenti con voce gaia e seducente mentre il vento le scompigliava i capelli castani che ondeggiavano in morbidi riccioli sul velluto nero della giacca.
– Generale de Jarjayes, Conte di Lille, che piacere incontrarVi!
– Il piacere è nostro, Madame de Beauharnais – rispose, con un lieve inchino, André mentre Oscar rivolgeva alla nuova arrivata un cenno del capo.
– E’ una bella giornata per cogliere le more! – esclamò la Viscontessa, fissando lo sguardo sui cestini di vimini e sulle mani graffiate dei bambini – Sarete anche Voi al ricevimento del Duca di Nancy, vero? – chiese loro, con un amabile sorriso a labbra socchiuse che ne evidenziò le fossette.
– Abbiamo ricevuto l’invito – disse André.
– Ne sono lieta, daremo vita a una piacevolissima comitiva! Adesso, però sono costretta a salutarVi altrimenti i miei figli penseranno che sono stata rapita dai briganti!
– Buona giornata, Madame – la salutò André, tentando di coprire la freddezza della moglie che si ostinava a rimanere in silenzio.
– Poveri briganti! – ringhiò, infine, la donna, dopo che la bella creola si fu sufficientemente allontanata.
– Non essere ingiusta, Oscar. Si tratta di una dama dal passato complicato e dalle incerte fortune che non ha avuto le opportunità di tanti altri. E’ lontana dalla sua terra d’origine e il marito la disprezza…
– Ma ha trovato in te un validissimo difensore – sbottò Oscar, voltandogli le spalle – Bambini, si torna a casa, i cestini sono già colmi di more, lasciatene qualcuna agli uccelli!
Diresse il passo verso di loro, piantando in asso André che non sapeva se sentirsi lusingato o infastidito da quell’irrazionale manifestazione di gelosia.
 
********
 
Il grande salone dei ricevimenti di Palazzo Nancy scintillava di luci e risuonava di ottima musica e del chiacchierio degli invitati.
– Da una parte, ci siamo noi e, dall’altra, ci sono Paolina Bonaparte e la Viscontessa de Beauharnais. Il Duca di Nancy non si fa mancare proprio nulla – ironizzò Oscar, sottolineando il variegato assortimento degli invitati.
– E, da un’altra parte, c’è chi non sta da nessuna parte – celiò Girodel, alludendo alla presenza in sala di Talleyrand.
– Il Duca aspetta gli sviluppi e, intanto, sta a guardare – osservò André – In attesa di schierarsi dalla parte del vincitore, si tiene buone tutte le fazioni.
Joséphine de Beauharnais, intanto, sorrideva a questo e a quello, arrossiva, abbassava le palpebre languidamente e, poi, le risollevava con brio. Elogiava le dame, lusingava i cavalieri, era complice coi giovani e rispettosa con gli anziani e, nel frattempo, occhieggiava pericolosamente in direzione di André. Stava, però, bene attenta a non compromettersi in pubblico con alcuno, memore degli ammonimenti di Napoleone.
A un certo punto, Paolina Bonaparte, non meno ammirata e sicuramente più giovane e bella in senso classico, le si accostò in compagnia di una schiera di amiche e, quando fu abbastanza vicina da essere udita, ridacchiò:
– Proprio non capisco perché alcune persone si ostinino a ridere a labbra serrate o con un ventaglio davanti alla bocca. In fin dei conti, non è certo un crimine avere i denti storti!
– Neppure sono crimini il malanimo e l’invidia – ribatté, con voce altrettanto udibile, la Viscontessa, rivolgendosi a una sua amica – Ma dovrebbero renderli tali.
– Con la circostanza attenuante dell’assoluta impudicizia della “vittima” – sibilò la giovane sorella di Napoleone, dismettendo lo schermo delle amiche e parlando direttamente a Madame de Beauharnais.
– Non mi risulta che siate stata proposta per un processo di beatificazione – rispose la Viscontessa, alludendo alla scandalosa licenziosità della Signorina Bonaparte.
– Io, almeno, sono giovane e non una mummia accasata! – protestò la ragazza – Non mi parlereste così, se ci fosse mio fratello!
– Vostro fratello avrebbe dovuto assestarvi due solenni schiaffoni a tempo debito – ribatté Madame de Beauharnais – Ormai, siete adulta e il danno è fatto…
– Suvvia, Signore! – intervenne la Duchessa di Nancy per placare gli animi – La sala è grande e la vita è breve. Non sprechiamo la seconda e sfruttiamo le opportunità della prima!
– Avete ragione, Duchessa – cinguettò la ragazza Bonaparte – Intendo seguire i Vostri consigli. Chiederò al Tenente Charles Hippolyte di invitarmi a danzare.
Se ne andò via, lasciandosi alle spalle Joséphine de Beauharnais che la guardò raggiungere il centro della sala al braccio dell’ex amante che, per ordine tassativo di Napoleone, non poteva più avvicinare.
– Ma che bella scena madre! Sarà questo il nuovo che avanza? – sussurrò, divertito, Talleyrand al gruppo dei Jarjayes e dei Girodel.
Non appena il Vescovo zoppo si fu allontanato, il Generale de Girodel, con voce abbastanza alta da farsi udire dalla Viscontessa, domandò a Oscar:
– Comandante, il Generale Vostro Padre è già arrivato nel Regno di Sardegna?
– Non ancora, Generale de Girodel – rispose Oscar – Vi giungerà nel mese di settembre.
Il Generale de Jarjayes avrebbe raggiunto Torino ad agosto, ma quella falsa notizia fu servita alla probabile spia affinché la riferisse al suo mandante.
 
********
 
L’ora era tarda e il caldo soffocante.
Vestito di nero per confondersi col buio, felino nell’incedere per non infrangere il silenzio, l’uomo era deciso ad andare fino in fondo.
Una spietata determinazione era scolpita nei freddi occhi grigi di lui, duri come il marmo.
Si nascose dietro una tenda, attendendo il momento opportuno.
Introdursi in quelle stanze era stato relativamente semplice, grazie alla copia delle chiavi che si era procurato e al favore delle tenebre. I servitori dormivano, la casa era immersa nella quiete ed egli aspettava la sua preda, come un ragno al centro della tela.
Dopo una decina di minuti, vide la sua vittima entrare nella stanza, con in mano una bugia contenente un mozzicone di candela acceso.
E’ di spalle! Ora o mai più! – pensò l’uomo mentre si avvicinava alla preda, brandendo qualcosa di poco rassicurante con la mano nascosta sotto il mantello.
Quando si fu avvicinato al punto da udire nitidamente il respiro della vittima e da illuminare i propri fluenti capelli castani col tenue bagliore della fiamma, sollevò il braccio destro e affondò il pugnale. Un gemito di dolore seguì la ferita, il corpo stramazzò al suolo e, con esso, anche il mozzicone di candela che, al contatto col pavimento, si spense e, poi, il silenzio si rimpossessò della notte.
Il Conte di Compiègne si chinò, constatò l’assenza di respiro e di battito cardiaco e sgusciò via come un gatto. 
   
 
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