Il ritorno
di Papillon
*
Capitolo 17
*
Adrien e Marinette avevano visto l’auto di Tom svoltare l’angolo e
allontanarsi sempre di più da loro.
Non
era raro che i tre micetti passassero il fine
settimana dai nonni, anzi, era un modo per i tre ragazzini di comportarsi come
volevano ed ottenere tutto ciò che desideravano, anche se erano tre, i nonni,
sia materni che paterni, li accontentavano in tutto, al contrario dei genitori
che ogni tanto erano costretti a dire di no.
Marinette ebbe una
stretta al cuore e mai come in quella giornata avrebbe voluto averli accanto, anche
solo per sentirsi dire dal più piccolo “ti
voglio bene” o “sei una roccia mamma”
mentre l’abbracciava, ma le loro continue telefonate con i legali e il buttare
giù una strategia per far uscire di prigione Gabriel, non li faceva concentrare
sui loro bisogni, e in più si era messa anche Nathalie con le sue crisi di
nervi.
Sia
chiaro, la presenza della donna non dava nessun fastidio ai due coniugi
Agreste, era solo un problema che si era aggiunto alla lunga lista.
E
Marinette stava per avere un crollo psicologico,
troppa pressione sulle sue spalle e troppi problemi da risolvere, compreso
quello di Alya, le aveva promesso che quel grassone
del capo non l’avrebbe passata liscia e che presto o tardi si sarebbe accorto
dell’enorme sbaglio commesso.
Nel
tardo pomeriggio la villa era stata presa d’assalto dai giornalisti e i due si
erano visti costretti a chiudere a chiave porte, finestre ed attivare l’allarme
per evitare spiacevoli incursioni.
Il
campanello suonava continuamente, così Adrien lo
staccò.
Erano
in trappola finché quegli sciacalli non se ne sarebbero andati, ma non
l’avrebbero fatto senza ottenere il tanto agognato scoop e la conferma che
dietro la maschera di Papillon in realtà si nascondesse il famoso stilista.
“Sono
una pessima madre” Sospirò Marinette portandosi le
mani sul volto fino a coprirlo completamente una volta seduta sulla sedia
dell’enorme tavolo di mogano in sala da pranzo.
Adrien le si avvicinò
con circospezione e comprensione, le aveva messo le mani sulle spalle e
avvicinata al suo petto, infine le aveva fatto appoggiare la testa proprio dove
c’era il battito del suo cuore.
Lo
poteva sentire tamburellare e quel suono
infondeva in lei pace e tranquillità.
“Non
è vero Marinette, sei un’ottima madre, i nostri figli
non potrebbero chiedere persona migliore”.
“Non
so nemmeno badare a loro, li ho dovuto spedire da mia madre.” Singhiozzò.
Adrien le tolse le
mani dalla faccia molto provata dal momento di crollo.
“Se
pensi di essertene liberata ti sbagli. E i nostri figli non penserebbero mai
una cosa del genere, sanno quanto li amiamo e quanto teniamo a loro. E poi
vedrai, domani quando li andremo a prendere ci racconteranno dei casini che
hanno combinato in pasticceria. Ti ricordi l’ultima volta che li abbiamo
lasciati lì? I tuoi dovettero chiudere il negozio il lunedì solo per sistemare
il disastro combinato”. Le sorrise e lei incurvò leggermente il labbro
inferiore asciugandosi le lacrime.
Tirò
su con il naso e fece un bel respiro profondo “Andiamo a parlare con Lila.”
“Non
sappiamo dove abita.”
“Chiamo
Sabrina, è un poliziotto, sa trovare le persone.” Prese dalla tasca dei jeans
il cellulare, ma Adrien la fermò.
“Vai
a farti un bel bagno rilassante, la chiamo io Sabrina”. Adrien
le stampò un dolce bacio sulla fronte.
*
Adrien e Marinette attendevano
nell’area ristoro della prigione l’arrivo di Gabriel, era giornata di visita e
i due ragazzi dovevano assolutamente vederlo per aggiornarlo sugli ultimi
sviluppi, o anche solo per parlare.
Da quanto avevano
appreso, lo stilista si trovava in una cella di isolamento lontano da altri
detenuti, anzi,non gli era nemmeno permesso vederli.
Le uniche
persone con cui poteva interagire erano i famigliari stretti e gli avvocati e
sempre continuamente sotto stretta sorveglianza.
Il piantone
però, non ascoltava le conversazioni, si limitava solo a controllare la
situazione.
Si alzarono
appena lo videro varcare la soglia della porta: sciupato e con quell’orrenda
tuta intera arancione di seconda mano.
“Ciao ragazzi”
Li salutò abbracciandoli non appena la guardia gli tolse le manette.
“Ciao papà!”
“Ciao Gabriel”
Lo stilista si
massaggiò i polsi e i due notarono subito i lividi lasciati dalle manette.
“Le stringono
sempre troppo” Aveva detto. “Che novità mi portate?” Chiese andando subito al
sodo, non era un uomo da tanti giri di parole.
Fu Adrien a parlare dopo aver lanciato un’occhiata alla moglie
“Niente di buono, mi spiace”.
“Non potete
parlare con i vostri kwami?”
“Già fatto, non
possono aiutarci.” Sussurrò il biondo.
Gabriel si tolse
gli occhiali e si massaggiò la faccia.
“Buffo…sembra che dovrò marcire in prigione”.
“Non lo
permetteremo” Intervenne Marinette “…però prima devi dirci chi secondo te c’è dietro tutta a
questa storia.”
Lo stilista
sbuffò dal naso, ci pensò su qualche secondo “Lila Rossi” Soffiò fuori senza
troppi preamboli.
“In passato
diciamo pure che avevo stretto un patto con lei. I miraculos
di Lady Bug e Chat Noir in cambio di…te” Si rivolse
ad Adrien che strabuzzò gli occhi.
“Cosa?”
“E’ stato tanto
tempo fa e io volevo quei gioielli ad ogni costo”
“Sacrificando
me?”
“Non parlerei di
sacrificio, gliel’ho detto solo per raggiungere il mio scopo. Poi non ti avrei
lasciato nelle sue mani.”
“Si però lei ci
credeva.”
“Santo cielo!
Mai far incazzare una donna” Marinette si era alzata
e gli stava dando le spalle.
“Lo so, non
dovevo, è solo che…”
“E’ solo che un
corno!” Marinette aveva sbattuto i pugni sulla tavola
d’alluminio attirando l’attenzione della guardia che aveva allungato la testa.
“Va tutto bene?”
“S-si non si preoccupi! Sono scivolata” Balbettò la corvina
sedendosi composta e cercando di mantenere la calma.
“Lo sai che ci
ha fatto visita l’altra sera e ha sedotto tuo figlio?” Gabriel poteva vedere le
fiamme dentro quegli occhi azzurri, deglutì perché era mortificato e non sapeva
più cosa dire “…me lo vuole portare via e non si
fermerà finchè non avrà ottenuto ciò che vuole.”
“Nessuno mi
porterà via da te” Adrien strinse la mano alla
moglie.
“Lo sai bene che
Lila è subdola e manipolatrice e non si arrenderà facilmente. Ha uno scopo in
testa e nessuno glielo toglierà.”
*
Quartiere San
Martin, 47 Rue Derui. “Ma siamo seri?”
Adrien lesse il messaggio da parte di Sabrina con una
smorfia di disgusto.
Che
quella ragazza fosse imprevedibile lo sapeva bene, ma addirittura vivere in un
quartiere squallido come quello lo aveva sorpreso, doveva ammetterlo.
“Abbiamo
una pista?” Aveva Chiesto Marinette uscita dal bagno
tamponandosi i capelli con un asciugamano.
Adrien le mostrò il
messaggio appena arrivato da parte di Sabrina, non le era stato affatto
difficile trovarla.
Marinette arricciò le
labbra “Che schifo…” Le venne quasi da vomitare, in
quella parte di Parigi vivevano tutte persone malfamate e la criminalità era
tutta concentrata in quell’area, le sembrò strano che ad una così non le fosse
ancora capitato nulla di spiacevole.
“Che
facciamo?” Domandò Adrien serio.
“Me
lo chiedi anche? Se vuoi ci vado da sola a darle una lezione” Marinette si tolse l’accappatoio ed iniziò ad infilarsi la
biancheria intima accuratamente selezionata dal suo cassetto personale.
Il
biondo la osservava e la gola gli si seccò di colpo, ma non poteva farsi
distrarre da certe cose e soprattutto da qualcuno che chiedeva di uscire dai
suoi pantaloni.
“Scordatelo!”
Lo anticipò sua moglie avvicinandosi pericolosamente a lui.
“N-non è c-come pensi?” Mise le
mani avanti balbettando imbarazzato.
Marinette inarcò un
sopracciglio “Ah no?” Gettò uno sguardo fugace più in basso all’altezza dei
suoi pantaloni.
“Colpa
tua!”
“Beh!
Sono felice di apprendere che mi trovi ancora attraente, ma abbiamo una
missione ben precisa.”
“Come
comandi, milady…mi prenderò la mia ricompensa più
tardi” Adrien si leccò le labbra.
“Ecco,
bravo micetto” Marinette
gli diede un buffetto sul naso “Andiamo!”
“Dove?”
Le chiese prima di vederla sparire oltre la porta per poi vederla ricomparire.
“Da
Tikki e Plagg…è arrivato il
momento di indossare i nostri costumi”
*
Marinette aprì la porta
dello studio con Adrien al seguito e notò subito che
qualcosa non andava.
Il
quadro del loro matrimonio non era chiuso alla perfezione, ma la cassaforte sì,
digitò la combinazione e tirò fuori la Miracle Box
che sembrava essere messa in modo differente.
“Stai
bene?” Le chiese notando la sua espressione stranita.
“Credo
di si. Hai per caso toccato la Miracle Box?”
“No!”
Fece spallucce.
“Forse
ricordo male io.” Schiacciò il pulsante posto in alto, liberando così gli
orecchini della coccinella e l’anello del gatto nero.
Li
indossarono facendo fuoriuscire i kwami.
“Ancora
qui, mocc…ioso!” Si corresse Plagg
trovandosi davanti Adrien e Marinette.
“Sono
anni che non mi chiami più così” Incalzò il biondo.
“Oh!
Sai…ritorno ai vecchi tempi. Che ci fate qui a
proposito?”
“Come
hai detto tu vecchio mio…ritorno ai vecchi tempi”
“Dovrete
aiutarci ad essere ancora Lady Bug e Chat Noir” Spiegò Marinette
guardando prima Tikki e poi Plagg.
“E’
successo qualcosa, Marinette?” Chiese Tikki preoccupata.
La
corvina sospirò “Andiamo da Lila a riprenderci il miraculous
della farfalla…speriamo solo che il vestito mi stia
ancora!” Sospirò infine.
“Ma
se viene modellata in base al tuo corpo!”
“Si,
ma tu non hai avuto tre figli!” Gesticolò con le dita.
“Vuoi
dire che non sono miei?” Scherzò lui.
“Sai
cosa intendo…”
“Lo
scopriremo presto…Plagg trasformami” Il kwami nero fu risucchiato nel suo anello e cucì addosso al
suo portatore una tuta di spandex nera, un po’ diversa
dal solito, il campanello era sparito per lasciare il colletto più aperto fino
ad arrivare quasi ai pettorali, il bastone era raddoppiato e incrociato dietro
le spalle.
“Speriamo
bene…Tikki, trasformami”
Marinette venne avvolta
da una luce rossa e anche il suo outfit aveva subito
una trasformazione, in vita era accennata una leggera gonna in tulle e anche
nel suo caso il colletto era aperto mostrando sul collo una collana con il
simbolo della coccinella.
“Wow!”
Esclamò Chat Noir fischiandole.
“Smettila!”
Incrociò le braccia sotto il seno in segno di offesa.
“Sei
una favola!” Le si avvicinò per baciarla, ma lei sciolse quella posa rigida per
avvicinarsi alla finestra.
“Ti
sei forse scordato la missione?”
*
Lady
Bug e Chat Noir arrivarono in n batter d’occhio all’indirizzo indicato dall’amica
Sabrina saltando di tetto in tetto come ai vecchi tempi.
Entrarono
da una finestra lasciata aperta e quando varcarono quella soglia, Marinette fece una smorfia di disgusto.
L’appartamento
era in disordine, sembrava che Lila non pulisse da mesi, a terra erano state
lasciate bottiglie vuote di birra e super alcolici, oltre che a biancheria
intima.
Lady
Bug e Chat Noir ispezionarono ogni stanza e ogni singolo angolo notando le foto
dell’ex modello tappezzare le pareti.
“Te
la farò pagare Lila” Sibilò a denti stretti Lady Bug stringendo i pugni dalla
rabbia.
“Lady
Bug” La chiamò Chat Noir con voce tremante e lei lo raggiunse nella sala
principale.
Il
micetto indicò il loro ritratto di famiglia: c’era
una X sulla faccia di Marinette, una freccia
conficcata nel cuore di Adrien e un enorme cerchio
rosso sui tre ragazzi, i due genitori non ci misero molto a fare uno più uno.
*
continua