Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: damnslyth    21/05/2021    3 recensioni
Raccolta di one-shots incentrate sui vari personaggi di Attack On Titan.
Alcune saranno collegate alla mia precedente breve storia, "Dark Paradise".
Allerta spoiler manga&anime.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Annie Leonhardt, Armin Arlart, Jean Kirshtein, Mikasa Ackerman
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Maybe this time,
maybe this time I'll outwit my past
I'll throw away the numbers, the keys
and all the cards
Maybe I can carve out a living in the cold
at the outskirts of some city
I extinguish all my recent pasts
become another man again
and have a quiet life
a quiet life for me
 

 
Io e Armin siamo insieme nella vasca di acqua calda; lui sta leggendo uno dei suoi libri mentre ozio e a tratti mi insapono le braccia. Lo becco lanciarmi qualche occhiata furtiva e arrossisce quando si accorge che l’ho sorpreso. Ancora diventa rosso per me dopo tutto questo tempo insieme.
Mi piace condividere la quotidianità con lui, averlo tra i piedi a gironzolarmi per le stanze, vedere le sue facce sconvolte e imbarazzate quando vago nuda per la cucina e il salotto -sono abituata così-, il modo in cui esamina le cose prima di mangiarle, i suoi occhi innocenti da cerbiatto che diventano torbidi quando facciamo l’amore.
Non mi sarei mai aspettata di diventare così dipendente da qualcuno. Quando esce per recarsi a lavoro o per trascorrere del tempo insieme a Mikasa, la casa improvvisamente diventa vuota e io rimango sola con i miei pensieri; mostri che mi risucchiano in un vortice di insicurezza, complessi, sensi di colpa.
Ad esempio, cosa ho fatto di buono per meritarmi lui? Si stuferà presto di me? Si renderà conto che sono solo un’egoista assassina? Che ci sono donne più belle e interessanti? Poi, ripassati i difetti che mi osservo ovunque, dal naso leggermente ricurvo al mio caratteraccio intrattabile per poi concludere con la mia bassa statura, le attenzioni si rivolgono al passato che prepotente ritorna ad attaccarmi. Me la merito l’occasione di vivere, datami da Eren con il suo sacrificio? Come ho potuto sterminare come insetti i membri del vecchio Corpo di Ricerca? Gli occhi spenti e puntati verso il cielo di quella ragazza, Petra… e poi Marco.
Ancora sogno di notte il suo volto di puro terrore e le sue ultime parole.
Non abbiamo nemmeno avuto tempo di discuterne.
Con quale coraggio posso svegliarmi al mattino accanto all’uomo che è il simbolo della pace e pensare che tutto ciò me lo sono meritato? Quando poi c’è Mikasa che ha letteralmente salvato l’umanità ed è sola. Ha sacrificato la sua famiglia, il suo amato Eren per noi e soffre come una dannata.
Se Onyankopon avesse ragione ed esistesse una qualche forma di dio o di intelligenza superiore che governa le leggi del mondo, allora ne conviene che sarebbe un sistema distorto che non funziona. Si può definire equilibrio una situazione simile? Secondo quale logica universale a pagare sono i buoni? E ancora, io in quale categoria sarei affibbiata? Mi posso definire una cattiva convertita a buona? Il mio pentimento è sufficiente per essermi vinta una vita tranquilla come ho sempre desiderato, accanto a un uomo che amo e che mi ama, con mio padre, mentre la persona che ora più si avvicina a un’amica è destinata a ricercare in eterno l’altro pezzo di sé che ha perso?
 
<< Armin, tu credi esista l’anima? >>.
Abbassa il libro che sta leggendo, guardandomi sorpreso dalla domanda ma neanche troppo, pensandoci su: << Non saprei, ma di getto ti direi di sì >>.
<< E come si è formata? Da un’unica fonte? Dove sta dopo la morte? >>.
Mi osserva in difficoltà, capisco di aver toccato un argomento troppo complesso: << Perché me lo chiedi? >>.
<< Così >>.
 


Uno di quei pomeriggi era venuto a trovarmi Reiner e tra un argomento depressivo e l’altro, accompagnati da qualche lattina di birra che scolavamo entrambi per annientare le nostre angosce e rimorsi, me l’aveva chiesto. Gli avevo risposto che secondo me, dopo la morte, semplicemente non c’era nulla, sono un enorme vuoto eterno.
<< Ah, non so >> aveva sospirato, appoggiandosi contro lo schienale del divano a braccia conserte << non voglio credere Bertholdt non esista più da nessuna parte >>.
Allora avevo capito. Avevo capito il motivo per cui le persone sentivano la necessità di credere in qualcosa, che fosse l’esistenza dell’anima, di un dio benevolo e onnipotente, di un ordine cosmico a noi incomprensibile. E io non ero nessuno per smontare a Reiner, agli altri quelle convinzioni, nemmeno a Jean e Connie quando spesso si mettevano a parlare al vento convinti ci fosse Sasha lì con loro ad ascoltarli. Come potevo credere di avere ragione, se di fatto io non avevo perso nessuno? Se Armin fosse morto all’improvviso sotto ai miei occhi in una delle nostre mattine insieme, avrei pensato che ad attenderlo ci sarebbe stato il nulla cosmico?
No. Non avrei potuto accettare così l’inesorabile fine del legame che ci unisce.
 
<< Annie, tu invece? Credi nell’esistenza dell’anima? >>.
<< Credo più al concetto di Coscienza >> rispondo, allungando le gambe sul lato sinistro della vasca, contro il suo fianco, con la nuca appoggiata sul bordo << vivi, sei cosciente di te e del mondo circostante; muori, sei come addormentato, non-cosciente, finché non ti svegli e ti ritrovi di nuovo cosciente in un altro corpo. Un po’ come un interruttore >>.
<< Sembra simile alla teoria della reincarnazione >>.
<< Può darsi >>.
<< E quando ti risvegli nel nuovo corpo sei cosciente di essere stato qualcuno precedentemente? >>.
<< Mi piace pensare che i più fortunati possano ricordarselo >>.

Rimane in silenzio, guardandomi con i suoi occhi azzurri e vividi. L’argomento gli interessa. Volge ora lo sguardo oltre la finestra, guardando il cielo. Credo stia pensando a Eren.
<< Sì, la tua idea mi piace. Funzionava così per il passaggio del potere dei Giganti, ereditavi i ricordi del tuo predecessore; forse vale lo stesso per l’esistenza umana >>.
Sì, deve essere così. Per Mikasa ed Eren, Nicolò e Sasha, per… me e te.
Ora mi osserva con gli occhi leggermente lucidi, nostalgici e speranzosi: << Annie, spero tu abbia ragione. Se così fosse, un giorno ci ritroveremo tutti insieme, in un mondo senza mura come questo, dove Eren potrà vivere a lungo con noi e stare accanto a Mikasa come avrebbe desiderato >>.
Sì, Armin, lo sogno anche io ora che tu mi sei accanto e dai alle giornate un senso di pienezza e serenità. Questa è la speranza che ho, credere in un sistema in equilibrio; per Mikasa e la felicità che si merita nel ritrovarsi con Eren e magari ricordare, per noi quando un giorno la Morte ci separerà.

<< Annie, io… >> ora avvampa, guardando altrove << se dovessi reincarnarmi, ti verrei a cercare >>.
<< Suona quasi come una minaccia >> sogghigno, guardando divertita la sua espressione indignata. Amo quando mi esprime il suo amore a parole come io non riesco a fare.
<< Ehi! >>.
Mi avvicino a lui muovendo insieme l’acqua che fino a poco prima ristagnava tranquilla e gli lascio un bacio sulle labbra, sussurrandogli poi nell’orecchio: << Vorrei ben dire, perché se non mi cerchi e riconosci potrei romperti un braccio >>.
Ti amo, Armin Arlert.
  
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