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Autore: LarcheeX    22/05/2021    4 recensioni
Storie di momenti brevi e forse imprevedibili di variopinti affari sicuramente immaginabili. Satura lanx.
Tales of
1. Ending pages
2. Broken cages
3. Wind of changes
4. Moving pictures
5. Other hues
6. Rotten cakes
7. Fatal crazes
8. Lost purposes
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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UEH
Sorgo dal disastro pieno di cose che sono diventati i miei giorni per aggiornare rapida per il contest
 "Gara di Flash" indetto dal gruppo Facebook "Takahashi Fanfiction Italia". Ce la farò a rimettermi in piedi? boh
Comunque ecco, l'ispirazione di questa storia è stata la canzone "Still loving you" degli Scorpions, una delle ballate rock più romantiche e struggenti della storia della musica, quindi l'intenzione di andare nella stessa direzione nemmeno mi è venuta, non sarei mai stata capace di essere all'altezza. Quindi ho pensato, come posso rovinare una delle ballate rock più romantiche e struggenti della storia della musica?
Ecco a voi questa storia, buona lettura!


Titolo: Fatal crazes
Personaggi: Sorpresa
Genere: drammatico, horror, suspence
Coppia: //
Note: AU
Rating: arancione (tematiche delicate)


Fatal crazes

Anelava a lei.
La mancanza era insopportabile, ma si manteneva saldo nel proprio lavoro, le dita formicolanti tra operosità e attesa. Chino sul tavolo, perdeva la vista al lume di una debole candela: lei non si meritava l’accecante neon delle lampade, ma la soffice e labile fiamma romantica che lottava per sopravvivere, il simbolo mite ma potente della sua vita.
Il collo scricchiolò, cupo, quando alzò la testa. Da quante ore era all’opera?
Doveva perseverare. Impugnò l’ago con la sapienza del medico e riprese a cucire, le azioni cadenzate dai pensieri, sempre più conturbanti, appassionati, vivi.
Lei si manifestò nei suoi occhi e nella sua mente come un’ispirata visione, musa candida di un lavoro struggente, la pelle perfetta, lo sguardo altero eppure pieno di dolcezza, addolorato ma ribelle: quasi gli parve che le sue mani si muovessero, che il gomito si piegasse per sollevare un polso, delle dita ricolme di carezze che lambirono la sua guancia.
Oh, se solo avesse potuto ricominciare da capo, con lei, con i suoi capelli di seta che profumavano di frangipani! Se ci passava dentro la mano, ancora sentiva la loro irresistibile consistenza quasi impalpabile che gli solleticava i polpastrelli nella più deliziosa delle sensazioni.
Quando si punse con l’ago, pensò con dolore all’ultimo ricordo di lei: camminava con i suoi soliti passi leggeri, le lunghe gambe lasciate nude da un candido vestito estivo che brillava sotto i lampioni notturni; camminava, ma si allontanava da lui, orgogliosa, ferita, libera.
Quell’orgoglio maledetto era stato la morte del loro amore. Il fiero e incontrollabile desiderio di sfuggire alla sua stretta, la dimostrazione del fatto che sarebbe dovuta essere ancor più serrata. Ma l’aveva sconfitto, quel dannato orgoglio, la rabbia l’aveva cacciato, fatto a pezzi, smembrato su quel marciapiede notturno dove lei si stava allontanando per sempre.
Riprendendo a lavorare, si convinse che non potesse essere la fine, ci doveva essere la possibilità di ricominciare, non importava né il modo né il motivo, doveva tornare ad avvilupparla, tenerla a sé, stringerla nel letto caldo anche se era fredda, per l’eternità.
Se avesse potuto cambiare i motivi della loro separazione, l’avrebbe fatto.
Ma non poteva uccidere sé stesso, perciò aveva annientato lei.
 
Ebbro di una soddisfazione invasata, Naraku si scostò dal tavolo impregnato di sangue quasi fresco, ammirando con occhi ossessi la propria magnifica e terribile opera. Si allontanò ancora per sorbirla nella sua più fosca bellezza, l’odore di preservanti e morte che aveva ghermito la sua cucina.
Kikyo era sopra una sedia, elegante e posata come era stata in vita. Il rigor mortis non aveva leso la sua soprannaturale bellezza, tale da non poter essere divisa con nessuno. Gli arti che Naraku aveva in precedenza spiccato, accecato dalla propria furia possessiva, erano stati ricuciti al loro posto, delicati, fermi e lucidi. Un’eterna bambola.
Un lugubre gorgoglio che forse era una risata sorse nella gola di Naraku. Si avvicinò di nuovo per toccarle una guancia gelida e, sospirando di desiderio, le sussurrò in un orecchio sordo: «Ti amo ancora.»
  
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